Clara La Rosa è una giovane stylist, ha studiato moda nelle scuole tra le più prestigiose del mondo come l’Istituto Marangoni a Milano e la Central St. Martin a Londra. Ma di lei non ci ha colpito solo la giovane età, ma soprattutto il modo di fare il suo lavoro, il suo senso dell’estetica e la sua voglia grandissima di fare, di andare ovunque nel mondo per realizzare i suoi sogni.
Da Catania a Milano, da Milano a Londra e di nuovo da Milano a New York dove adesso vive facendo il lavoro dei suoi sogni: la stylist. La moda per lei è un modo di vedere il mondo e di raccoglierne le tante sfaccettature.
Abbiamo avuto il piacere di conoscerla e di poterla intervistare riguardo il suo viaggio nel mondo della moda finora.
A che età ha cominciato ad affascinarti il mondo della moda?
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Più o meno alle medie, quando ho iniziato a guardare le sfilate, i backstage, il beauty.. Avevo la passione per Valentino ed Elie Saab sopratutto. Seguivo anche molto i red carpet, adoravo le celebrity con quei vestiti lunghi sognanti.
Poi al liceo ho iniziato a pensare a cosa potessi realmente fare nel campo della moda, senza sapere bene però cosa fosse lo styling. Mi sono quindi informata su un corso di moda a Brighton, composto da 6 seminari. Lì ho capito cosa fosse veramente lo styling e ho capito cosa volessi fare. Prima ero più concentrata sulla moda rispecchiata nel mondo dello spettacolo, in seguito mi sono focalizzata sullo styling.
Come ti sei preparata per affrontare la carriera in fashion styling?
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Ho fatto prima il corso a Brighton, poi mi sono trasferita a Milano, dove ho trovato l’Istituto Marangoni. Il primo anno è stato faticoso, non si studia sui libri ma si devono elaborare progetti, ci si deve organizzare con questi sotto tutti gli aspetti, non solo di styling. Con la passione però si affronta tutto.
Al terzo anno ho frequentato un corso di Cool Hunting a Londra. La professoressa è una cool hunter e mi interessava molto il suo lavoro e la suo metodo. Sono rimasta affascinata dalla loro biblioteca, fornitissima per ogni tipo di ricerca. Poi ho finito il terzo anno alla Marangoni che mi ha preparata molto bene ad affrontare il lavoro fuori da lì; ti insegna ad affrontare progetti ed editoriali in poco tempo, ti mette sotto pressione proprio come nella vita lavorativa, che prevede conoscere persone, gestire le mail e i contatti. Dal terzo anno ti mettono anche in contatto con gli uffici stampa. Qui l’approccio diventa soprattutto lavorativo.
Hai un metodo con cui ti tieni sempre informata sulle tendenze?
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Prima di tutto durante le Fashion Weeks mi scarico tutti i video delle sfilate, sia uomo che donna, poi faccio la trend list seguendo gli stili che accomunano le sfilate. Sto però molto attenta anche allo street style.
Quanto le Fashion Weeks sono per te una fonte di inspirazione? In che modo influenzano le tue scelte di styling?
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Se guardo una sfilata cerco il tema comune, il vittoriano ad esempio, e poi lo metto in pratica negli editoriali. Mi focalizzo su dettagli, accessori, trucco, capelli (se sono più o meno punk mentre il vestito è vittoriano ad esempio). A volte influenza anche il mio modo di vestire. Sono poi talmente dentro quel mondo che mi vestito e trucco secondo le inspirazioni che trovo.
Quanto è importante la comunicazione con il fotografo durante uno shooting? Come lo gestisci?
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Questo è punto importantissimo, all’inizio lavoravo con fotografi che non parlavano molto, io gestivo lo styling ma poi facevano tutto loro. Si deve comunicare, anche per con la modella, per il tipo di luce, tutto.
A volte parlo anche del makeup con i fotografi. Un progetto senza comunicazione non riesce, anche per quanto riguarda la scelta e l’allestimento della location.
Un progetto che ti è rimasto nel cuore?
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Un progetto eseguito sullo styling di uomini, al terzo anno di Marangoni mi sono concentrata sulla moda maschile tralasciando un po’ quella femminile. I vestiti scelti sono stati accuratamente studiati, avevo trovato dei brand perfetti. Inoltre il modello scelto è stato fondamentale.
Se pensi a dove sarai con il tuo lavoro tra 5 anni, cosa immagini?
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Non lo so precisamente. Ho molte idee. Ora vivo a NY e se seguissi il mio sogno d’infanzia mi piacerebbe mi fare lo styling di celebrity, oppure fare editing, per sfogare al meglio la mia creatività, creando così un sogno.
Un uomo e una donna per cui vorresti occuparti dello styling?
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Miley Cyrus, per il suo stile un po’ pazzo, hippie e sexy, mi è piaciuta molto la sua trasformazione. Credo che, al contrario di tante altre star, lei sia una con cui si possa giocare con lo stile. Come uomo direi Jaden Smith. Mi concentrerei il più possibile sui giovani.
Il tuo designer preferito?
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Louis Vuitton. A Londra nel 2015 ho visto la sua exhibition e alla Marangoni ho fatto un progetto di visual merchandising su di lui, è un brand che ha tanti anni ma è sempre molto giovanile.
Se dovessi dare un consiglio a colore che vogliono entrare nel mondo dello styling, cosa diresti loro?
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È un lavoro duro, bisogna avere molta passione, bisogna sapersi organizzare ed essere calmi il più possibile per affrontare al meglio le persone, che spesso non sono gentili poiché ti vedono giovane, si permettono di dirti cose che a un adulto non direbbero mai. Nonostante le situazioni difficili, questo lavoro regala molte soddisfazioni. Devi saper risolvere sempre i problemi e non dire mai “Non ce la faccio”. Inoltre i contatti sono fondamentali.
Hai una/o stylist preferita/o o un’inspirazione in questo campo?
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Ne ammiro molte; all’ inizio guardavo in particolare Simone Harouche (la stylist di Miley Cyrus) e mi piace molto Vanessa Reid. Ora seguo di più i fotografi come Venetia Scott, Lea Colombo, Brianna Capozzi, Harley Weir e Jamie Hawkesworth.
Qual’è invece la tua ispirazione nella vita di tutti i giorni ?
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Una persona fondamentale è mia madre, mi ha sempre supportata. Mi ha dato e mi dà tutt’ora grande forza, specialmente adesso che sto vivendo a New York.
Un film che ti piace particolarmente per il suo styling?
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Adoro i musical in generale!
Video musicali invece?
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Tantissimi. Troppi.
Come definiresti il tuo stile personale?
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Tendo a vestirmi sempre con un minimo di eleganza, anche in palestra, non sono mai troppo sportiva.
Una cosa che ami di Milano e una che non ti piace?
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Amo il fatto che siano tutti molto frenetici, c’è sempre qualcosa da fare: eventi, musei da vedere, non ti fermi o annoi mai. È vero che può essere stressante ma ti dà la carica di fare. Però non mi piace il freddo.
Una cosa che invece ami e una ch e non ti piace di New York?
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Amo il fatto che essendo così grande ci sono sempre nuove persone da conoscere, da tutto il mondo, questo ti arricchisce molto, ti apre verso nuove mentalità e culture. Non mi piace, ovviamente, il freddo.
Qui alcuni dei suoi lavori: