In un’intima e dolce chiacchierata, l’attrice Alba Bellugi ha aperto per me una porta sul suo percorso nei panni di Gina nel film “Maldoror”, un personaggio che affronta la dolorosa realtà dell’amore, dell’isolamento e delle difficoltà della vita adulta. Alba ha analizzato e affrontato le più profonde delle emozioni umane durante la preparazione per questo ruolo, in un progetto che non solo l’ha messa alla prova come attrice, ma ha anche avuto un impatto duraturo sulle sue opinioni riguardo alla fiducia e alla giustizia.
In questa intervista, ci parla del processo intenso di immedesimazione nel ruolo, del lavoro sul set con attori non professionisti e dell’interpretazione di momenti chiave di una storia e di una vita, come il matrimonio e la maternità.
Alba ci rivela anche le paure e le vulnerabilità con cui ha a che fare quotidianamente, sia nella sua carriera che nella vita, e come il legame stretto con sua sorella la tenga con i piedi per terra anche nei momenti di incertezza.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Mia madre è danese, quindi siamo cresciuti guardando cartoni animati danesi, che sono piuttosto strani, quindi il mio primo ricordo legato al cinema è probabilmente uno di quelli!
Parlando di “Maldoror”, il tuo personaggio, Gina, è una giovane donna che si sente sempre più isolata e trascurata da suo marito, il cui lavoro spesso ha la priorità sulla loro relazione. Come hai lavorato sulla complessità dei sentimenti e della situazione del tuo personaggio?
È stato interessante, perché ho interpretato il viaggio del mio personaggio come una terribile storia d’amore, in cui quando ami qualcuno così tanto e lo vedi precipitare lungo un sentiero di morte e di declino, arrivi a un punto di rottura in cui la domanda che ti fai è: “Brucio con lui o salvo ciò che resta da salvare?”. È terribile e straziante vedere qualcuno che ami crollare.
“È terribile e straziante vedere qualcuno che ami crollare”.
Com’è stato il tuo processo di preparazione? Come sei riuscita a “diventare lei”?
Abbiamo lavorato anche prima delle riprese, siamo andati in location e abbiamo incontrato le persone che avrebbero interpretato i membri della famiglia di Gina, che erano effettivamente abitanti del posto, non erano attori professionisti. Sono davvero diventati una famiglia per me.
Inoltre, è tutto ambientato negli anni ’90, quindi ho lavorato su me stessa per comprendere e interiorizzare quel momento storico.
Poi, Gina rimane incinta in un momento molto delicato della storia. Interpretare questo personaggio ti ha influenzata o cambiata in qualche modo?
È stato strano, perché era la prima volta che interpretavo così tanti momenti chiave in un film: mi sposo, rimango incinta, partorisco. È stato intenso, perché in questi casi devi scavare a fondo in ciò che hai dentro e in ciò che hai vissuto nella tua vita.
Chiedevo alle donne sul set che erano madri della loro esperienza di gravidanza e com’era partorire, e quanto intenso potesse essere il dolore, ma in realtà nessuna riusciva a ricordarlo!
Si dice che il parto sia così traumatico che la mente ne cancella il ricordo.
Ad ogni modo, “Maldoror” parla tutto del sentirsi impotenti di fronte alla disfunzione istituzionale, che è un problema che un po’ tutti i Paesi, sencondo me, hanno in comune. Cosa ne pensi? Cosa hai imparato partecipando a questo progetto?
È una verità triste, perché ti rendi conto che non puoi davvero fidarti della giustizia e che la giustizia è ingiusta, e il paradosso è opprimente, perché come puoi sopravvivere come Paese e come società se non puoi fidarti delle istituzioni? Da qui i tribunali sociali, ovvero persone giudicano senza il sistema giudiziario, il che diventa una caccia alle streghe che è semplicemente terribile.
Quindi, cosa ho imparato? A non fidarmi ciecamente delle istituzioni.
Quali sono state alcune delle sfide o delle scoperte che hai fatto mentre studiavi il copione o anche mentre eri sul set?
È stata la mia seconda volta con Fabrice Du Welz, quindi lavorare insieme su un nuovo personaggio e lasciarci alle spalle il vecchio è stato molto interessante, il processo di scoperta è stato davvero intenso. Lavorare con il cast è stato anche fantastico, imparare dagli attori non professionisti che interpretavano la mia famiglia è stato un’emozione grande; sono stati così generosi a farci entrare nelle loro vite.
“…lavorare insieme su un nuovo personaggio e lasciarci alle spalle il vecchio è stato molto interessante…”
In generale, cosa ti fa dire di sì a un nuovo progetto?
Il copione e il processo creativo: amo l’idea di farne parte. Quindi, accetto quando percepisco che il/la regista ha una visione precisa e quando mi fido di lui o lei e quando sento di avere qualcosa con cui contribuire.
Tendi di essere più istintiva o razionale quando prepari e interpreti un nuovo personaggio?
Non mi piace lavorare troppo in anticipo, fare troppe prove. Quindi, direi che sono più istintiva, anche se mi piace fare le mie ricerche e pensare al personaggio e alla sua vita passata.
Crescendo, c’è stato un aspetto di te stessa difficile da accettare? Come l’hai vissuto?
Penso che, rispetto a quando sono cresciuta, negli anni 2000, questa nuova generazione sia molto più aperta a temi come il femminismo e la parità dei diritti. Quando ero più piccola, avevo una certa idea di cosa significasse essere donna e mi sforzavo per soddisfare tutti gli standard, quindi ora sono felice di essere cresciuta, e sto cercando di trovare il mio posto nel mondo in quanto donna. Sto cercando di fidarmi di me stessa di più.
“Sto cercando di fidarmi di me stessa di più”
Quando ti senti più al sicuro? E quando ti senti più sicura di te?
Mi sento al sicuro e sicura di me quando sono con le persone che amo. Può essere al lavoro con persone di cui mi fido o che ammiro, ma principalmente è con i miei amici, la mia famiglia e mia sorella.
Glatea! L’abbiamo conosciuta l’anno scorso per un’intervista!
Sì, lo so! È un’attrice anche lei e mi sento così potente quando siamo insieme, è una benedizione.
Un epic fail sul set?
Non ricordo alcun epic fail, ma ad essere sincera, ti dirò che l’atmosfera sul set era molto leggera, nonostante i temi difficili. Ad esempio, quando abbiamo girato la scena del matrimonio, sono venute sul set tante persone, tantissime comparse, e penso che alcune di loro si siano sentite come se fossero ad un vero matrimonio, perché effettivamente l’abbiamo girato come se fosse un vero matrimonio, bevendo, mangiando la torta insieme, quindi è stato davvero un momento divertente e gioioso. Mi sono sposata per la prima volta! [ride]
Ora sai come ci si sente!
Interpretando personaggi diversi di volta in volta, gli attori finiscono per trascorrere molto tempo con loro stessi, esplorandosi, testandosi e conoscendosi sempre di più. Qual è l’ultima cosa che hai imparato su te stessa attraverso il tuo lavoro?
Ogni giorno imparo come fare questo lavoro, imparo a lasciarmi andare e smettere di cercare di controllare tutto perché non posso. Non è facile, perché a volte lavori con persone di cui ti fidi, ma poi il progetto non è quello che pensavi sarebbe stato, ma sto lentamente imparando a “perdere il controllo” e lasciare che la magia accada.
Il tuo più grande atto di coraggio?
Svegliarmi la mattina e fare il mio lavoro! [ride] Navigare nella vita e in quest’industria come donna, ed essere presente per le persone che amo.
“Che la magia accada”
Di cosa hai paura?
La mia paura più grande è essere abbandonata da tutti. Ho anche molta paura per la nostra Terra che brucia: a volte mi sento un piccolo animale inutile, e a volte mi sento bene, ci sono alti e bassi, ma ho comunque molta paura.
Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Penso che sei davvero a tuo agio quando riesci a dimenticare te stessa e a essere completamente immersa nelle cose che fai mentre le fai.