Alice, Davide, Carlo e il futuro del triangolo amoroso sullo sfondo degli allineamenti astrali: cosa racconteranno e combineranno le stelle e i pianeti questa volta? Attualmente disponibile su Netflix, la seconda stagione di “Guida astrologica per cuori infranti” è il freschissimo secondo capitolo della serie evento di Bindu De Stoppani, tutto dedicato ai segni zodiacali esclusi dalla prima stagione, in una perfetta combinazione di rom-com e astrologia. Riuscitissima, cosa rara e difficile, come ci ha raccontato Alberto Paradossi, AKA l’“ex-fidanzato pasticcione” di turno.
In una lunga chiacchierata, divertente e memorabile, Alberto ha concentrato tutti i suoi ricordi e impressioni della serie, dall’esperienza sul set, il primo dopo il lockdown, all’evoluzione dei personaggi, e del suo Carlo in particolare, osservando come il giudizio del proprio ruolo è il nemico da cui ogni attore dovrebbe tenersi alla larga per un’interpretazione autentica e soddisfacente.
Tra discorsi sulle differenze generazionali, l’ansia dei millenial di stare al passo con la matura gen Z, i benefici del respiro e della connessione testa-pancia, Alberto si è raccontato, aprendosi sui suoi desideri, tra i più condivisibili e quelli più proibiti: dunque, occhi aperti, perché un giorno potremmo beccarlo intento a leggere i tarocchi con un curioso tatuaggio in vista!
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
“Indiana Jones”! Il terzo, “L’Ultima Crociata”, che non credo di aver visto al cinema, perché ero troppo piccolo. Tra i 5 e i 6 anni ho divorato tutta la saga, ma per caso, perché i miei non guardavano molto la televisione; quindi, quella volta, mi sono trovato questa cassetta che era una di quelle che davano in omaggio con i settimanali in edicola, ed è uno dei miei primi ricordi. Poi, per quanto riguarda il cinema in senso stretto, la memoria va a quando sei piccolo, quindi mi ricordo che i primi film che ho visto sono stati “Toy Story” e “Jurassic Park”.
Sei tra i protagonisti della serie Netflix italiana “Guida astrologica per cuori infranti”, ormai una hit, con la seconda stagione attualmente disponibile sulla piattaforma. Quale aspetto particolare della serie ti ha fatto interessare al progetto?
Guarda, l’astrologia mi incuriosisce, perché ne sento parlare talmente tanto che, mentre fino a poco tempo fa non mi andavo a cercare l’oroscopo, adesso mi viene da chiedermi: “Ma di cosa state parlando? Come funziona? Che cos’è?”. Mi sono fatto fare anche la carta astrale, che ti dice com’erano allineati i pianeti quando sei nato! E poi, c’è anche il fatto che non mi dispiacciono le commedie romantiche, se fatte bene, sono divertenti. Magari poi sono un romanticone io… [ride]
È difficile farle bene, però!
Sì, molto difficile, figurati! Però, pensa ad una cosa tipo “Fleabag” o, sempre di genere romantico, “500 giorni insieme”, quelli sono una vera bomba, perché si sono scansati dagli stereotipi, con una certa dose di cinismo e dramma, insieme alla commedia.
Quindi, la mia curiosità per l’oroscopo e passione per le romantic comedy mi hanno portato ad interessarmi al progetto, oltre al mio personaggio, questo ex fidanzato un po’ disagiato e un po’ stronzo perché, poveraccio, è un disagio umano! [ride] Nella prima stagione, ne conosciamo solo un lato, anche perché essendo le due serie tratte da un unico libro, la sua evoluzione si ferma a metà, quindi il personaggio ha avuto pochi momenti in cui riuscire farsi capire. Invece, nella seconda stagione, viene fuori un personaggio più positivo di quello che si potesse pensare prima.
“Nella prima stagione, […] il personaggio ha avuto pochi momenti in cui riuscire a farsi capire”.
Quando hai ottenuto la parte di Carlo, che è appunto l’ex della protagonista nonché suo collega, e ricevuto le sceneggiature, qual è stato il tuo primo pensiero e la prima domanda che hai rivolto alle registe e a te stesso?
Leggendo le sceneggiature e poi anche il libro, in questo caso, ti fai un’idea negativa di questo soggetto, quindi la prima cosa che ho fatto è stata davvero togliere ogni giudizio, cosa che bisogna fare con tutti i ruoli che si interpretano, perché più il giudizio è assente, più neutrale sei, più riesci ad entrare nella parte. Quindi, la prima cosa che ho pensato è stata, “Okay, non devo fare il cattivo”, perché lui non è cattivo, è questo che ci siamo detti con le registe, alla fine il mio personaggio è il più cucciolone di tutti [ride]. È un uomo immaturo che sbaglia, quindi non è lontano da me, dai miei coetanei. Ecco, io sto attento a non mettere incinte le persone, magari, mentre lui no! [ride]
Quindi, qual è stato il tuo approccio al personaggio, e quanto c’è di te in lui?
È stato divertente, riesci ad avere in mano più corde quando prendi il personaggio per quello che è, così com’è; non puoi pensare che ci siano personaggi buoni e personaggi cattivi. Recitando poi, scopri anche qualcosa di te. Io, di mio, ho cercato di dare a Carlo un po’ di empatia, anche per avvicinarlo al pubblico quando glielo presenti. Lui sicuramente è una persona abbastanza estemporanea e istintiva, in quello mi ci sono abbastanza ritrovato, sebbene lui sia più egoista di me. Poi, io penso un po’ di più di Carlo, sono un po’ più riflessivo! [ride] Ho un istinto che è quello di sopravvivenza. Però, anche lui ha quest’ansietta che è un po’ generazionale, dei trentenni di oggi, che ci accomuna al di là del sesso.
Ci accomuna anche il fatto che entrambi lavoriamo in ambito creativo, il che mi ha aiutato, perché non mi sono ritrovato ad interpretare un geometra, il ruolo era a me noto.
Hai letto il libro prima di iniziare le riprese? Quanto ti ha aiutato/influenzato?
Sì, l’ho letto quando ho saputo che avrei fatto il provino, e mi ha aiutato a farmi un quadro della situazione. La serie poi è abbastanza fedele al libro; certo, alcune cose sono diverse rispetto alla sceneggiatura, ma tendenzialmente la storia è quella. Leggere il libro ti aiuta a reagire in maniera diversa rispetto alla sceneggiatura, e anche ad avere una conoscenza globale e complessiva. In particolare, leggerlo all’inizio della prima stagione, insieme alla sceneggiatura, è una ripetizione, muovi i tuoi primi passi su quello quando poi inizi a girare, la partitura del tuo personaggio è lì: più consapevole sei di quello che succede, e meglio è.
Soprattutto per il fatto che libro e sceneggiatura non sono lontani, quindi la loro lettura parallela non rischia di confonderti, anzi, è una base più solida.
Esatto. Le uniche cose cambiano sono magari alcuni luoghi, per esempio nel libro la protagonista va a Roma, mentre nella serie va a Parigi, ma a parte quello, l’andamento delle vicende è stato rispettato.
A proposito, il trailer della seconda stagione ci ha già svelato alcuni risvolti importanti, tra cui la “gita” a Parigi di Davide e Alice di cui parlavi. Cosa dovremmo aspettarci, quindi, da questo secondo capitolo?
Tante storie che si muovono parallele e tanti personaggi che si sviluppano, quindi, più dinamiche! Alcune storie si chiudono e altre si aprono… ma non ti voglio spoilerare troppo! Ti dico che i personaggi sono un po’ più autonomi, mentre prima si muovevano tutti intorno alla protagonista; non che non lo facciano anche in questo secondo capitolo, ma diciamo che adesso ognuno inizia a partire per il proprio percorso, e questo aiuterà anche Alice a fare certe scelte.
Il tuo personaggio, Carlo, è una delle punte di un triangolo amoroso (insieme ad Alice e Davide), un triangolo che alla fine della prima stagione minaccia di cambiar forma con l’arrivo di un nuovo personaggio che fa perdere la testa ad Alice. Cosa ci puoi anticipare sull’evoluzione del tuo personaggio nella seconda stagione?
Fa un po’ di casini… Fa delle cazzatone! [ride] Ma alla fine, sono propedeutiche ad una redenzione, fanno parte di un percorso. A me piace interpretare personaggi che sbagliano, è la cosa più naturale, umana e divertente, visto che quando lo fai nella vita hai delle responsabilità e delle conseguenze, mentre se lo fai nell’immaginazione, nella finzione, puoi sbagliare tanto e bene. Quindi, mi piace aver trovato anche questa buona volontà nel personaggio, che vuole cambiare, però pasticcia, perché è un pasticcione, un arraffone, è un po’ un cialtrone! [ride] Però, non mi sento di colpevolizzarlo…
Quello che fa, lo fa a fin di bene!
Sì! Poi, per carità, mi dirai “parla per te” [ride], però fa davvero parte tutto di un disegno.
“A me piace interpretare personaggi che sbagliano, è la cosa più naturale, umana e divertente…”
Come descriveresti “Guida astrologica per cuori infranti 2” in una sola parola?
Piacevole.
Per tante cose. Piacevole perché è stato il primo lavoro dopo la pandemia, perché è una serie piacevole da interpretare, perché ho incontrato persone piacevoli. Anzi, magari è un po’ troppo blando come aggettivo, però racchiude tutto.
Prima dicevi che da un po’ di tempo a questa parte l’astrologia ti interessa. Ma ci credi all’oroscopo?
Mah, no! [ride] Oddio, magari a volte l’oroscopo ti dice qualcosa che ti può alleggerire un percorso, ma alla fine le risposte ce le hai tu, non te le dà l’oroscopo. Sicuramente, è interessante, curioso, perché comunque deriva da tante religioni antiche messe insieme, ha una storia e un’evoluzione interessante, è affascinante. Però, ammesso ciò, io non ci credo. È vero anche che ti dice cose sulla tua natura, del tipo “hai una percentuale di questo”, “quando sei nato hai avuto questo per la posizione degli astri e del sole”, e che possono anche essere una spinta ad agire in un certo modo, un promemoria… E poi la gente crede in tante cose, anche più discutibili dell’oroscopo, quindi forse l’oroscopo è la più innocua delle credenze! [ride]
Dunque, se ci credo? Per ora ti dico di no, ma chissà in futuro… Magari ci rivediamo tra 20 anni a Parigi a leggere i Tarocchi come Jodorowsky!
Qual è stato l’incontro cinematografico più significativo della tua carriera, finora?
Le prime esperienze che ho avuto, magari anche piccole, sono state tutte significative, e in ognuna, sbagliando, o riconoscendo delle cose, dei metodi, impari qualcosa di significativo se le fai con passione, se ci lavori bene, se ci tieni. Ho interpretato il figlio di Craxi in “Hammamet”, per esempio, il film di Gianni Amelio, e già incontrare un regista come lui e recitare accanto a Pierfrancesco Favino come prima esperienza, è fulminante. Anche il film “Permette? Alberto Sordi”, in cui interpretavo Fellini, con una grande responsabilità addosso, è stato un’esperienza significativa; In “Guida astrologica”, ho imparato un modo di stare, di respirare sul set. Spero di non smettere mai di imparare, ma magari ora sono in una fase in cui mi viene da dire “è ancora tutto significativo”, è un continuum di incontri significativi, ognuno con la sua potenza, il suo ricordo e il suo valore.
Chi o cosa ti ispira sul lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni?
Sul lavoro, quando riesci a connetterti a doppia mandata, a sintonizzare testa e pancia. È tanta roba, se ci riesci. Nella vita di tutti i giorni, la stessa cosa, perché rappresenta l’unione tra sovrastrutture che abbiamo e desideri primari, e riuscire a unirli è difficile, nella vita soprattutto.
“…quando riesci a connetterti a doppia mandata, a sintonizzare testa e pancia…”
Il primo dvd che hai comprato?
Il mio primo dvd l’ho rubato! [ride] Dalla cartoleria dietro la mia scuola media, che adesso ha chiuso. Non l’ho fatta fallire io però! Non ricordo bene se l’ho rubato per regalarlo a qualcuno (qualcuna), oppure per una scommessa… Ma non sono un cleptomane! Il film era “Matrix”, che tra l’altro manco mi piace. Il primo dvd che ricordo di aver comprato, invece, è “L’armata Brancaleone” di Monicelli, bellissimo, con Vittorio Gassman, avevo 11 o 12 anni.
Io ho iniziato ad appassionarmi al cinema in quarto ginnasio. Avevo un professore di greco, latino e italiano che era bello tosto, e siccome ti ammazzava di 3 e 4, ma si sapeva che era un cinefilo, cercavi di arruffianartelo parlando di film che lui citava, ed erano anche film della madonna! Quindi, io ho iniziato con Brian De Palma, Cimino, Coppola. Addirittura, mi ricordo della volta in cui stavamo studiando “Cuore di tenebra”, e Coppola in “Apocalypse Now” si rifà a “Cuore di tenebra”, e io gli feci una leccatona di culo incredibile, e “Cuore di tenebra” manco l’avevo letto, dopo 13 pagine mi ero rotto le scatole! [ride] Adesso però leggo. Ma ho iniziato a leggere a 20 anni, per sconfiggere l’insonnia. Prima non leggevo infatti, ho iniziato per calmarmi e addormentarmi, con Ennio Flaiano. Il fatto è che quando inizi a leggere così tardi, poi diventa bulimica come cosa, anche perché io passo dei momenti in cui non leggo un cazzo, e altri in cui leggo tre libri in una settimana. Invidio quelle persone che leggono in modo sistematico, tipo mio padre, lui è una di quelle persone che legge 20 pagine al giorno, sempre.
Leggere fa bene, alla testa.
Invece, tornando al cinema, qual è un personaggio di un film o serie TV che ti piacerebbe avere come amico?
Michael Scott di “The Office”, oppure Fleabag, anzi, lei più di Michael Scott; quell’umorismo lì, soprattutto al femminile, mi fa uscire di testa. Quella maliziosità e il cinismo, unite in una figura femminile, per me è il massimo. Io non ho tantissime amiche e amici, ne ho pochi ma buoni, ma è con alcune mie amiche che mi ammazzo dalle risate. Io ho fatto asilo ed elementari dalle suore, e il fatto che ti imponessero tanto rigore, l’austerità dell’ambiente, mi ha portato senza volerlo a scherzare su certe cose con i maschietti, e su altre con le ragazze, e questa cosa mi ha sempre un po’ disturbato. Infatti, per me, quando si rompe questo confine, è incredibile.
Quindi, vorrei Fleabag come amica, per quanto, a piccole dosi. Però mi piacerebbe, nel 2022 mi piacerebbe!
Un personaggio realmente esistito che ti piacerebbe interpretare?
Stefano Rosso, quello che canta “Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello”. Era un cantautore degli anni ’70 che ha scritto canzoni secondo me molto intelligenti e molto divertenti. A parte il fatto che è nato il 7 dicembre come me, e lo dice in una canzone molto bella, in cui parla della sua nascita e, dopo il parto, si dice, “Sentivo d’aver preso già il bidone. Potevo stare là!” [ride], è un personaggio che ho conosciuto per caso, perché a Roma si sente spesso quella canzone che dicevo all’inizio. Lui ha avuto una storia assurda, ha iniziato con la musica, poi però non gli andava più di suonare ed è andato nella legione straniera, ha girato il mondo. Quindi mi piacerebbe interpretare lui, e anche Piero Ciampi.
Un epic fail sul set?
Eh, l’ho fatta una figura di merda… Bisogna stare attenti, molto attenti, ai microfoni, quando stanno accesi e quando sono spenti. Io ho detto qualcosa, un commento ad una roba, con espressioni colorite in mezzo, e chi non avrebbe dovuto sentirmi probabilmente mi ha sentito. Non ne sono certo, perché mi vergognavo talmente tanto che poi non ho indagato, non ho chiesto niente, ho solo detto: “Cazzo, è acceso il microfono”. Ti giuro, ho fatto finta di niente.
Il tuo must have sul set?
La testa! [ride]
Cosa significa per te “sentirsi a proprio agio nella propria pelle”?
Respirare. Perché, hai detto “pelle”. Qualcuno molto più intelligente e molto più profondo di me, ha detto che la pelle è il confine tra noi e l’infinito. Vorrei dirti che la frase è mia… [ride] ma è di David Le Breton. Quindi, respirare, raggiungere dentro di me una temperatura ideale, uno stadio di rilassamento, una leggerezza nel senso di equa distribuzione dei pesi. Secondo me, respirare aiuta a trovare un equilibrio fra quello che c’è dentro e quello che c’è fuori. Io a volte mi accorgo di non respirare, e non va bene, perché non ti fa pensare, e il non pensare non ti fa avere delle immagini chiare, non ti fa camminare bene, e da qui un sacco di altre cose. Lo stesso vale per la recitazione, respirare ti aiuta a bilanciare tutto e a rischiare, a muoverti e ad azzardare delle scelte, delle risposte, dei silenzi.
“La pelle è il confine tra noi e l’infinito”.
Qual è, invece, la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
La prossima cosa che farò [ride].
Di cosa hai paura?
Del vuoto, soffro di vertigini! E poi ho paura dei latticini scaduti; ricorda: sempre meglio la carne scaduta dei latticini scaduti. E ho paura dei serpenti.
Qual è l’ultima cosa/persona che ti ha fatto sorridere?
Ieri, ero in treno, stavo venendo qua a Milano, e accanto a me c’era un quartetto di ragazzine adolescenti che parlavano in maniera un po’ stupita, un po’ incerta, di due loro amiche che avevano fatto coming out come non binarie e quindi si erano scelte dei soprannomi. Questa cosa in realtà, più che farmi sorridere, mi ha sorpreso, soprattutto le loro reazioni, perché, sai, per noi della nostra generazione è una cosa non dico nuova, però ne sentiamo parlare da poco, quindi ci stiamo ancora abituando; mentre, vedere loro, le loro reazioni, alcune scomposte e altre invece sul pezzo, perché c’è chi ha detto “dobbiamo farlo”, ma anche una ragazza che fa: “Ma allora vai all’anagrafe!”. Sembravano persone diverse ognuna in rappresentanza di un lato della società, ed erano tutte quante bambine, ma davano delle risposte mature.
I ragazzini di oggi hanno a che fare con cose che noi ci sognavamo, quindi questa cosa mi ha fatto sorridere, anche di piacere. Cioè, per esempio, i ragazzini di oggi guardano “Euphoria”… Io lo guardo a 30 anni e la prima stagione l’ho dovuta vedere in una settimana, perché ad un certo punto mi sono detto “no, basta”, e non è perché sono bigotto! Certe cose, un conto è se le inizi a pensare a 10 o 12 anni, un altro e se inizi a 30, e in effetti i ragazzini oggi sono più avvantaggiati, perché vedono da subito che tutto è vario. Ci sta anche che siano confusi, perché poi se sin da piccolo ti ritrovi ad avere a che fare con tutto questo, sicuramente sarai più maturo di me, però hanno anche una bella patata bollente in mano. Li invidio e non li invidio.
Una cosa è certa, noi dobbiamo tenerci agganciati, e il fatto di sorprenderti è probabilmente la pillola per non uscire dal tempo. Altrimenti, lo step che ti aspetta è andare a vedere i cantieri con la coppola, e dopo andare in bocciofila! [ride] Invece, a me a 70 anni piacerebbe andarmi a fare un tatuaggio, uno che ho visto in un documentario pazzesco, “American Animals”, e mi ha mandato fuori di testa, di un T-Rex che non riesce a spegnere un ventilatore. Ecco, questa secondo me è la vita: un T-Rex, che può tutto, che è il re del mondo, non riesce a spegnere un ventilatore. Quindi, io a 70 anni mi faccio quel tatuaggio.
La tua isola felice?
Una casa al mare d’inverno.
Photos by Johnny Carrano.
Grooming by Claudia Raia.
Thanks to Andreas Mercante PR Talent Agency.
LOOK 1&2
Total look: Kiton.
Shoes: Stokton.
LOOK 3
Total look: Canali.
Shoes: Stokton.