A cosa si pensa quando si nomina il Natale? Per lo più a famiglia, abeti decorati, cibo in abbondanza, e allegria generalizzata, dico bene? E se invece il Natale dei nostri sogni si trasformasse in un incubo violento? Se Babbo Natale si rivelasse un puzzolente ubriacone tormentato dal desiderio di mollare il suo lavoro secolare? E se il suddetto Babbo Natale si trasformasse nella salvezza del suddetto violento Natale da incubo? Ecco, in pochissime parole, questo è “Una notte violenta e silenziosa”, una commedia d’azione, distribuita in Italia da Universal Pictures, super divertente e super macabra su come la magia del Natale possa declinarsi in così tanti modi.
Abbiamo intervistato Alexis Louder, una delle protagoniste del film, e chiacchierato della sua esperienza su questo set: della costruzione dei legami familiari, in particolare della sintonia con una brillante figlia (sullo schermo), e del divertimento di condividere la scena con i miglior colleghi che si possano desiderare. Alexis ci ha anche raccontato del suo Natale e dei principi in cui crede fermamente, che si fanno sentire con rinnovato vigore in tempi di feste e celebrazioni sacre.
Perché credere in qualcosa è l’unico atto che può salvarci, dalle difficoltà del mondo esterno e dal nostro difficile mondo interno.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo è la volta in cui ho visto “X-Men” con la mia famiglia, seduta per terra con una coppa di popcorn in grembo. Assurdo come vola il tempo, perché mi sembra ieri, e invece ero un’adolescente. Di sicuro, ho visto tantissimi altri film anche prima di quello, perché ricordo di quando andavo al video-noleggio con la mia famiglia alla ricerca di film da guardare insieme. Sono dei ricordi che custodisco con affetto. Ma direi che quella serata è il ricordo più vecchio che ho legato al cinema, quello che mi è più rimasto impresso.
“Una notte violenta e silenziosa” propone un punto di vista inedito sulla magia del Natale e di Babbo Natale: qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura del film?
Appena finito di leggere la sceneggiatura, ho subito capito che sarebbe stato uno spasso metterla in scena. E infatti lavorare in questo film ha rispettato le aspettative. Mi sono divertita un sacco a condividere il set con persone fantastiche.
Linda, il tuo personaggio, in un certo senso è doppiamente ostaggio: sia dei mercenari che occupano la casa la sera della vigilia, sia delle grinfie di sua suocera: come hai approcciato la performance e come ti sei preparata prima di iniziare a girare? Ti sei ispirata a qualcosa in particolare?
Sostanzialmente, mi sono concentrata sul cercare di capire cos’è che conta davvero per me in una relazione e nel rapporto con la famiglia e in che modo lotterei per difendere quella cosa là. Inoltre, Alex [Hassel] e io ci siamo confrontati molto spesso su come impostare la relazione tra Linda e Jason, il suo personaggio. Abbiamo anche parlato con Tommy per capire quale fosse la radice dei loro problemi e fino a che punto questi derivassero dalla suocera o dal fatto che Jason non riuscisse a porsi dei sani limiti per proteggersi.
Lavorare con dei bambini-attori è spesso una sfida ma altrettanto spesso riserva delle sorprese: i bambini hanno davvero tanto talento e si possono rivelarsi ottimi partner di scena senza troppi sforzi. Come hai costruito la tua relazione (personale e recitativa) con Leah Brady, che interpreta tua figlia nel film?
Leah e io ci siamo divertite tantissimo, sia sul set che fuori dal set. Ricordo delle volte in cui siamo andate insieme a farci la manicure e quando con Alex infornavamo biscotti come fossimo una vera famiglia. Volevamo farla sentire inclusa anche se questo film è più per adulti, in un certo senso.
Credo proprio che abbiamo legato tanto, sia in veste di colleghe che come “madre e figlia”.
“Mi sono divertita un sacco a condividere il set con persone fantastiche”.
Credere nell’incredibile salva vite in questa storia: in cosa vorresti che più persone e la maggior parte di noi credesse? Tu in cosa credi?
Vorrei che più persone credessero in Gesù. In chi era come persona e nel modo in cui si è preso cura degli altri. E credere che la nostra vita è importante al punto che qualcuno è morto per noi senza nemmeno conoscerci penso che aiuterebbe a credere di più in noi stessi.
Com’era il tuo Natale quando eri bambina e com’è adesso?
Quando ero piccola, facevamo quello che si fa di solito: decoravamo l’albero tutti insieme. Mangiavamo un sacco. Aprivamo i regali. Era un momento speciale. Ora che sono un’adulta, le vacanze sono diventatr esperienze da vivere con la famiglia. Andiamo a vedere spettacoli, le luci del vicinato, passiamo del tempo con le persone che amiamo, doniamo a chi ne ha bisogno, e ringraziamo per la possibilità di fare del bene agli altri.
Cosa ti fa dire di sì ad un progetto?
Quando si tratta di un soggetto su cui passerei mesi e mesi a lavorare, e di persone con cui passerei mesi e mesi a lavorare.
Qual è il tuo genere preferito da interpretare e quello da guardare?
Le commedie d’azione. Adoro ridere e sentire l’urgenza di muovermi!
Un epic fail sul set?
All’inizio, nella scena in cui inizio ad aprire il regali, devo nascondere il regalo che Jason ha fatto a sua madre, in modo tale che nessuno sappia che è stato lui a rubare i soldi. E poi Bertrude insiste che c’è un regalo da parte di Jason e lo trova. Beh, io devo cercare di impedire a Bert di prendere quel regalo, ma in uno dei ciak, inciampo su Alex mentre mi dirigo verso l’albero di Natale. Quindi, è stato come se non fosse mai successo. E secondo me idea geniale!
Il tuo must-have sul set?
La mia coperta. Sono molto freddolosa e ci sono tanti momenti di pausa sul set, quindi mi porto sempre una coperta per quando ho voglia di fare un pisolino o semplicemente per stare al caldo.
Il tuo ultimo binge-watch?
“Atlanta”.
Cosa ti fa ridere di più?
Quando la gente si sforza troppo. Lo trovo esilarante.
Il tuo più grande atto di ribellione?
Portare snack a chi si trova dietro le quinte del set. Negli ultimi tempi, sui set c’erano sempre cose da mangiare messe a disposizione di tutti. Ma in una zona separata (per motivi che capisco, ma non direi che condivido). Quindi, spesso porto di nascosto alcuni snack a chi c’è dietro le quinte se ci troviamo nella stessa zona nello stesso momento.
Qual è la tua più grande paura?
Non lo dirò mai. Ma spero di riuscire a raggiungere certi obiettivi prima di lasciare questa terra e penso che sarei delusa se mia madre non riuscisse ad essere presente in certi momenti importanti della mia vita.
Cosa significa per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Stare bene anche in solitudine.
Qual è la tua isola felice?
Il mio balcone, con l’aria tiepida, al tramonto. Oppure, l’ascella del mio cane.
Photos by Maxim Vakhovskiy.