Ci vuole coraggio nel chiedere aiuto e ci vuole una grande forza nel dar voce al silenzio, lasciando che ogni emozione e verità vengano a galla: a rappresentare sullo schermo queste difficoltà così umane e potenti, è Alma Noce in “La ragazza ha volato“, il nuovo film di Wilma Labate con sceneggiatura dei fratelli D’Innocenzo.
Una storia drammatica e purtroppo molto reale e attuale, con un personaggio, quello di Nadia, che Alma ha capito fin da subito, costruendola basandosi sulla sceneggiatura e motivata dal desiderio di raccontare qualcosa di vero e “scomodo“. Tra un excursus sull’esperienza sul set e una certa “vicinanza” con stativi e macchine da presa, Alma ci ha parlato della della bellezza del recitare e dell’essere se stessa, senza conseguenze e, soprattutto, senza giudizi.
Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo del cinema?
Il primo ricordo che ho legato al cinema è il mio primo film: ricordo che stavo in mezzo a questo cerchio di massi enormi con un druido, mi sembrava di star vivendo una magia.
Sei la protagonista di “La ragazza ha volato”, diretto da Wilma Labate e tratto da una sceneggiatura dei fratelli D’Innocenzo. Il film racconta una storia difficile, purtroppo molto reale e attuale, quella del sapore che la vita acquista dopo aver subito una violenza sessuale. Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura? E qual è stata la prima domanda che hai rivolto alla regista a proposito del tuo ruolo?
Leggendo per la prima volta la sceneggiatura di “La ragazza ha volato” sono rimasta colpita da quanto la storia fosse reale e da quanto non fosse stata ne drammatizzata ne edulcorata. Con una storia così non c’è ne bisogno, non c’era bisogno di raccontare il dramma perché era già lì, continuamente presente nelle vicende. Ricordo anche che non riuscivo a capire se il tenersi tutto dentro e non condividere niente con nessuno fosse una dimostrazione di forza di Nadia o una debolezza, perché qualche volta la forza forse sta proprio nel riuscire a trovare il coraggio di chiedere aiuto.
“Qualche volta la forza forse sta proprio nel riuscire a trovare il coraggio di chiedere aiuto.”
Il film è girato a Trieste, in una periferia apparentemente tranquilla, in contrasto con la brutalità di ciò che il tuo personaggio si ritrova a vivere in quelle stesse strade e quartieri. Com’è stata la tua esperienza sul set?
Ho amato molto questo set, mi sono sempre sentita protetta e sicura. Sul set poi c’era sempre un’aria di leggerezza e affetto che erano forse obbligatori per accompagnare un film così duro. Ricordo di aver ringraziato Wilma mille volte per la troupe e gli attori che aveva scelto, non è assolutamente scontato riuscire a mettere insieme un gruppo di persone così.
Il silenzio è tristemente protagonista di questo film, insieme a te: c’è il silenzio della vittima, il silenzio della famiglia, il silenzio del colpevole, il silenzio dell’omertà. Pensi che questo film possa dare voce al silenzio?
Assolutamente, non c’è il minimo dubbio. Questo film da voce al silenzio. Lo racconta perfettamente e lascia sempre presenti quei tempi lunghi e scomodi che all’apparenza possono sembrare vuoti ma che in verità racchiudono tutto quel mondo che i personaggi non hanno il coraggio di affrontare.
Il tuo personaggio, Nadia, è molto complesso: un’adolescente sola, sofferente, che si ritrova a dover prendere decisioni più grandi di lei senza l’aiuto di nessuno. Come hai lavorato alla costruzione di questo personaggio? Ci sono state delle difficoltà? Come le hai affrontate?
Non ho trovato difficoltà a interpretare Nadia, l’avevo capita fin da subito. Non volevo pensarci troppo e costruire cose non necessarie. Volevo che ogni sua reazione fosse il più reale possibile e non costruita, non pensata. L’unica cosa che dovevo fare era ascoltare chi avevo in scena con me e reagire di conseguenza. Un po’ come succede nella vita reale, le reazioni e le scelte che prendiamo spesso non sono premeditate ma sono pura reazione alle circostanze in cui ci troviamo. La costruzione del personaggio la aveva già fatta Wilma tramite la sceneggiatura che non è altro che la storia della sua vita, io semplicemente ho fatto ciò che c’era scritto.
Come descriveresti in una sola parola “La ragazza ha volato”?
È un film “Vero”.
“Un po’ come succede nella vita reale, le reazioni e le scelte che prendiamo spesso non sono premeditate ma sono pura reazione alle circostanze in cui ci troviamo”.
L’ultimo film o serie tv che ti ha fatto scoprire qualcosa di nuovo su te stessa?
“L’Angelo della Vendetta” di Abel Ferrara. La protagonista non ha voce e si trova costretta ad usare altri metodi, io invece la voce c’è l’ho e devo semplicemente imparare ad usarla un po’ di più.
L’ultima serie tv che hai visto tutta d’un fiato?
“Peaky Blinders”, la storia è costruita benissimo e gli attori sono a fenomenali.
Il tuo must-have sul set?
Il mio must have sul set è riuscire ad avere una buona notte di sonno, è una cosa che purtroppo mi è molto difficile.
“Il mio must have sul set è riuscire ad avere una buona notte di sonno”.
Un epic fail sul set?
Un epic fail non so, ma sono molto distratta e forse ho preso più stativi e macchine da presa in faccia io che chiunque altro… È quasi come se me li andassi a cercare.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Riuscire a rimediare ed uscire da delle situazioni e dei meccanismi sbagliati e malati in cui ero rimasta prigioniera per qualche anno. Il coraggio richiede tempo e il cambiamento ne richiede ancora di più.
Qual è la tua isola felice?
La mia isola felice è il set, quando sono in scena è il momento in cui mi sento più vera e onesta. È li che lascio andare tutto ciò che trattengo nella quotidianità. Faccio molta difficoltà ad esprimere emozioni e pensieri nella vita “vera”. Il set mi da la possibilità di farlo senza conseguenze e giudizi.
Photos by Johnny Carrano.