Il makeup è passione. È creatività, istinto, sperimentazione, trasversalità e sorpresa.
Il makeup per noi è questo ed altro, e sono tutti dei concetti che Anna Maria Negri, makeup artist e beauty editor, ha sempre enfatizzato nei suoi look; anzi, è proprio questo che ci piace dei suoi makeup: la voglia di andare oltre, che “nasce un po’ dalla pancia” come dice lei, da quella creatività istintiva (che però cela conoscenza alle sue spalle) che porta le mani a muoversi da sole, per dar vita a qualcosa di nuovo, di diverso, di bello, sempre.
Questo tipo di ispirazioni e di intenti, non poteva che sposarsi perfettamente con il brand Byredo: fondato da Ben Gorham, grazie ai suoi prodotti è sempre riuscito ad andare oltre ogni convinzione, regole o limite per dimostrare come il makeup sia puro istinto, pura emozione, puro individualismo. In occasione della nomina di Anna Maria come Brand Ambassador in Italia per il lancio della linea makeup ideata da Ben Gorham con la collaborazione di Isamaya Ffrench, abbiamo chiacchierato con Anna Maria di questa collezione multitasking e long-lasting, del suo desiderio che rimanga “di nicchia” e del potere trasformativo del makeup.
Complimenti per il tuo nuovo ruolo di Brand Ambassador per Byredo!
Ti ringrazio, anche io sono molto contenta di questo ruolo, è un brand che amo tantissimo. È stato anche un po’ inaspettato, perché ho pensato, “figurati, prenderanno qualcuno che ha più follower di me, piuttosto…”, non ci speravo, ti dico la verità. Invece, sono stata molto contenta di essere stata selezionata.
Anche io sono stata molto contenta perché, oltre a stimarti moltissimo, e lo sai, penso che il tuo stile assomigli molto al brand. Quando ho visto le loro uscite makeup sono rimasta sconvolta, ovviamente in senso positivo: è pazzesco, come lo è lei, Isamaya Ffrench…
Lei è fantastica, io l’ho intervistata quando lavoravo per L’Officiel Italia, e aveva fatto un servizio per noi, ma in tempi non sospetti, tipo 8 anni fa. Lei era abbastanza agli inizi, però era già una bellissima promessa del make-up internazionale; l’ho sempre reputata un’outsider, per cui venire selezionata da lei mi ha fatto veramente tanto piacere, perché, ti ripeto, non me l’aspettavo.
“Era già una bellissima promessa del make-up internazionale”.
“l’ho sempre reputata un’outsider, per cui venire selezionata da lei mi ha fatto veramente tanto piacere.”
Quali sono gli aspetti del brand che ti hanno fatta innamorare, già all’inizio, quando ancora non c’era in Italia, quando l’hai visto per la prima volta?
Mi sono innamorata del design, perché è la prima cosa che ti colpisce, come in generale in tutte le cose che fa Ben Goran con Byredo, c’è un design incredibile. Ho trovato che fosse così moderno proprio perché aveva un ché di molto antico. Per esempio, il mascara è un totem, una specie di monolitico, che però a noi italiani ricorda anche un cornetto della fortuna, ha veramente talmente tanti riferimenti che sembra un oggetto ritrovato tremila anni fa, quasi alieno, quasi futuribile. Questo brand mi ha intrigata veramente tanto e quello è ovviamente il primo aspetto.
Poi, mi sono innamorata delle texture, le formulazioni sono green, tanti prodotti sono addirittura vegani, ci sono pochi ingredienti e validi, e sono molto performanti, il che non è scontato. Tutti noi prestiamo particolare attenzione ai prodotti green, però spesso non sono performanti, invece qui si tratta veramente di un prodotto professionale. Come truccatrice li uso tantissimo sui set, perché hanno una resa incredibile, sono sovrapponibili. Sono veramente entusiasta.
Quali sono dei prodotti che, per la loro versatilità, ti hanno colpito in particolare?
Senza dubbio, mi hanno colpito molto, ancora prima di provarli, i Colour Stick. Sono dei prodotti veramente furbi, sono multitasking, e io amo i prodotti multitasking, soprattutto per noi truccatori che viaggiamo con tre/quattro valige di prodotti da 20 kg l’una, e fa comodo avere un prodotto multitasking che mi risolve tanti problemi. Ci sono tante colorazioni che, mescolate insieme, ti danno altrettanti spunti diversi, proprio perché li puoi mescolare anche insieme, è utilissimo. Oltretutto, se vai ad applicare il Colour Stick e sopra vai a saturare con le palette di polveri, hai una tenuta spaventosa, che dura tutto il giorno, finché tu non decidi di struccarlo, nonostante il caldo di questi giorni, non si muovono. Questa è una cosa che pochi brand si possono permettere, sono davvero long-lasting. Probabilmente hanno sbagliato a prendere una fan come me come Ambassador, perché sembra quasi mio il brand, io ne sono innamorata.
“Mi sono innamorata del design, perché è la prima cosa che ti colpisce, come in generale in tutte le cose che fa Ben Goran con Byredo, c’è un design incredibile (…) Poi, mi sono innamorata delle texture, le formulazioni sono green, tanti prodotti sono addirittura vegani, ci sono pochi ingredienti e validi, e sono molto performanti, il che non è scontato”.
“Senza dubbio, mi hanno colpito molto, ancora prima di provarli, i Colour Stick. Sono dei prodotti veramente furbi, sono multitasking, e io amo i prodotti multitasking”.
Sì, infatti quando ho ricevuto l’annuncio via email che eri tu, ho pensato, “ma è perfetto, il brand sembra suo!”
È vero, e sono felicissima, perché poi, sai, io sono una persona molto etica, quindi se fosse stato un brand nel quale avessi creduto di meno, probabilmente avrei detto di no, perché prima di parlare di una cosa che utilizzi, che veramente ti dà una mano sul lavoro – noi siamo persone pratiche, degli artigiani della bellezza – devi essere sicura. Okay tutto, il packaging meraviglioso, la formulazione bella, ma se poi i prodotti non funzionano… Poi ci devi lavorare, ed è difficile da raccontare una cosa che limita il tuo lavoro, invece di facilitartelo. Per cui, provandoli, sono stata cento volte ancora più felice.
Cosa ti piacerebbe che l’Italia, ma in generale le consumatrici di make-up, prendessero da questo nuovo lancio? Come speri che venga percepito il brand nella sua parte makeup?
In cuor mio, spero che rimanga un po’ di nicchia. Ormai, con la globalizzazione, tutti vogliono vendere tanto, e il fatto che loro fossero forse un po’ snob, che abbiano deciso di avere poche porte dove poter acquistare i prodotti, non solo in Italia, ma in generale, spero che rimanga.
Una delle primissime cose che ci hanno detto è stata, “non imponete nessun colore a nessuno, ognuno deve fare quello che vuole” – ed è una cosa che io adoro, questa filosofia, ma allo stesso tempo non vogliono neanche che diventi un prodotto di massa; se lo vuoi, te lo devi un po’ andare a cercare, dev’essere un po’ la chicca che tiri fuori dal tuo beauty, davanti alle tue amiche, e loro ti dicono: “Oh! Ma che cos’è quella roba lì? Ma che meraviglia…”. Lo devi andare a scoprire. Lo trovo molto figo [ride].
“Se lo vuoi, te lo devi un po’ andare a cercare, dev’essere un po’ la chicca che tiri fuori dal tuo beauty, davanti alle tue amiche, e loro ti dicono: ‘Oh! Ma che cos’è quella roba lì? Ma che meraviglia…’.”
Per te, il make-up, almeno da quello che posso aver percepito io, è pura creatività. Come si è evoluta questa cosa nella tua vita e come pensi potrà evolversi anche con questo nuovo step importante che hai fatto nella tua carriera?
Nasce tutto un po’ dalla pancia. Poi, ovviamente, devi studiare, come tutte le cose. Io mi sono sempre definita una make-up artist un po’ punk, però nel rompere le regole le devi conoscere, per cui in generale nella vita, in tutti i campi, io consiglio davvero a tutti di studiare tanto. Non puoi solo guardare la copertina che è uscita il mese scorso e copiare quella, perché nello studio di quella copertina ci sono dei riferimenti a cose fatte ancora precedentemente, poi personalizzata da chi la propone. Oggigiorno è difficile inventare qualcosa di nuovo, però tutto sta nel reinterpretare, col proprio gusto, con la propria sensibilità.
Le ispirazioni possono arrivare da tutto, dalla strada, da un libro, da un film, da qualsiasi ispirazione esterna, o anche interna, può essere una fantasia, un sogno che hai fatto, potrebbe essere veramente qualsiasi cosa. Tutto questo dev’essere veicolato comunque da una conoscenza, tutti noi dobbiamo leggere, dobbiamo guardare dei film, dobbiamo andare nei musei a vedere delle mostre, andare a vedere delle esibizioni fotografiche, o di pittura, scultura, e poi tutto torna.
Per cui, consiglio veramente la pancia, la creatività istintiva, dove le mani si muovono da sole, ma, soprattutto, con una conoscenza dietro.
Ti faccio un’ultima domanda: qual è stata la cosa più coraggiosa, a livello di make-up o no, che ti abbia mai fatto finora?
Urca… tante! [ride] Spesso vengo criticata per le mie scelte perché sono veramente tanto azzardate. Con la mia rivista The Collector ho fatto un numero sul cinema, dove il beauty ha presentato il cinema trash, con questa modella plussize, col rossetto sui denti, piuttosto che le immagini iconiche dei film horror, c’era “Carrie – Lo sguardo di Satana”, con l’attrice stupenda al ballo della scuola ricoperta di sangue, proprio perché dobbiamo ricordarci che il make-up, sì, è correttivo, deve migliorare le persone, ma perché non può anche imbruttirle? Deve rimanere sempre un gioco. Questo è un po’ quello che vivo io.
Proprio per questo sta diventando trasversale, tanti uomini oggi fanno uso del trucco, vuoi, banalmente, per coprire le occhiaie da smart working, vuoi anche perché la sera vogliono andare all’aperitivo con la matita nera dentro l’occhio, perché no? Va bene. Veramente, sta diventando un accessorio per tutti, il makeup.
Sì, è sempre più inclusivo in tutti i sensi.
Sì, e questo sta nascendo, a livello internazionale, da tantissimi brand, e Byredo è una riconferma di questo trend in crescita, perché nessuno si deve porre dei limiti.