“Wolfs” è uno dei film che mi ha fatto ridere di più quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia: una commedia surreale e frenetica che a tratti ha il sapore del dramma. È una miscela perfettamente calibrata di entrambi i generi, con un perfettamente calibrato gioco di scambi tra maestri della recitazione.
Abbiamo avuto un incontro fantastico, divertente e avventuroso con Austin Abrams, “il ragazzo” del film, e protagonista della nostra Cover Story di settembre. Austin ci ha raccontato dell’esperienza unica di lavorare al fianco di veterani del cinema: le lezioni che ha imparato, le nuove parti di sé con cui è entrato in contatto, le sfide fisiche che ha dovuto affrontare, che hanno reso ogni giorno sul set il miglior giorno sul set.
Un’intervista (e un film) sulla vulnerabilità, l’amicizia e le sorprendenti cose che si scoprono attraverso il meraviglioso mondo del cinema.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Sai, sono sempre stato interessato ai film, sin da bambino: a quanto pare, li guardavo per ore ed ore. Ma non riesco a ricordare quale sia stato il primo film che ho visto. Forse perché ne guardavo davvero troppi…
La tua è stata una performance piuttosto dinamica e fisicamente “impegnativa” – corri sotto la neve tutto il tempo, la maggior parte delle scene a torso nudo – cosa hai pensato quando hai letto il copione per la prima volta? Com’è stato il processo di preparazione?
Quando ho letto il copione per la prima volta, ero molto entusiasta. La prima cosa che ho letto in realtà sono state solo alcune battute per il provino e la prima scena che ho letto era quella nella stanza d’albergo; non avevo idea di cosa parlasse il film in quel momento, e nel copione c’era scritto, “Un gigantesco ratto entra nella stanza”: pensavo fosse un ratto enorme, a misura d’uomo, e il nome in codice tra l’altro era “unicorno”, quindi non ho potuto che pensare, “Ma di cosa diavolo parla questo film?” [ride]. All’inizio, sapevo solo che c’erano George [Clooney] e Brad [Pitt]. Più tardi, quando ho letto la sceneggiatura per intero, mi sono molto emozionato soprattutto perché è scritto davvero bene, John [Watts] è un grande sceneggiatore.
La cosa “divertente” per me è stata che nel copione, le sequenze di inseguimento occupavano circa cinque pagine, e non avevo capito pienamente quanto sarebbe durata la ripresa di quelle scene lì, non avevo idea… Alla fine ci abbiamo messo un mese, un mese di corse e acrobazie varie, e non ero preparato, quindi è stato sicuramente impegnativo!
Il film è davvero divertente, ho riso molto. I tuoi tempi comici erano così perfetti e perfettamente allineati con quelli di George Clooney e Brad Pitt. Come avete lavorato insieme per plasmare una trama così frenetica, complessa e divertente?
Bella domanda! George e Brad sono così intelligenti quando si tratta di costruire una scena che, in un certo senso, io li seguivo perché sono dei geni e dei maestri in quello che fanno. Sento che la mia intenzione era di entrare e seguirli e aiutare a costruire la scena nel miglior modo possibile. Sono così straordinari nel loro lavoro che tu non puoi che lasciare che siano loro a plasmare il film.
Qual è stata la scena più divertente da girare? E quella più difficile da interpretare?
La parte più difficile, in un certo senso, è legata a certi aspetti del combattimento, le parti di corsa a volte, come girare la scena della capovolta.
La parte divertente è stata praticamente ogni giorno, ogni singolo giorno in cui arrivavo sul set mi sentivo grato ed entusiasta di lavorare a questo film. Ero grato di lavorare con George e Brad, ma anche solo di passare del tempo con loro, i cui film avevo visto e quando li guardavo sognavo di conoscerli un giorno. È vero anche nella vita reale, vuoi frequentarli, perché sono davvero fantastici, accoglienti, generosi e dei grandi attori. Quindi, per me, ogni giorno sul set è stato il miglior giorno di riprese.
“Ogni giorno sul set è stato il miglior giorno di riprese”
Il regista del film ha dichiarato che “può essere difficile fare nuove amicizie da adulti, anche se due persone hanno molto in comune”. Qual è il tuo punto di vista sull’amicizia e sul valore e il potere di questo tipo di relazione quando diventiamo più grandi?
Ovviamente, l’amicizia è molto importante, così come la vulnerabilità che puoi avere con qualcuno e l’affetto che puoi condividere. Inoltre, la profondità delle tue amicizie è direttamente proporzionale alla profondità del rapporto che hai con te stesso: la profondità delle amicizie che riesci a creare ne è un riflesso, secondo me.
Più sei connesso con te stesso, più profonde possono essere le tue amicizie.
I protagonisti del film sono due lupi solitari costretti a lavorare insieme. Ti identifichi come un lupo solitario? O come un animale sociale?
Penso che tutti siamo animali sociali! Dipende, la vita è un equilibrio e tutti noi fluttuiamo da uno stato d’animo all’altro, quindi ci sono momenti in cui vogliamo passare del tempo da soli e momenti in cui vogliamo vedere più persone. Non è tutto bianco o nero.
L’ironia è sicuramente uno dei protagonisti in questo film. Che ruolo gioca nella tua vita?
Secondo me è importante non prendere le cose troppo seriamente e vivere la vita con una certa leggerezza, perché a volte essere sempre seri può rovinartela. Penso sia importante ricordare che è tutto volatile, specialmente in quello che facciamo noi attori: magari spesso sentiamo la pressione di comportarci in un certo modo o la necessità di essere visti in un certo modo, ma dobbiamo cercare di tenere a mente cosa è importante, come l’essere goffi a volte ed essere noi stessi e non chi pensiamo che gli altri vogliono che siamo.
Non puoi prenderti troppo sul serio, perché la vita sennò è triste.
“Penso sia importante ricordare che è tutto volatile”
“Wolfs” è una meravigliosa commedia, ma hai lavorato anche in drammi come “Euphoria”. Qual è il tuo genere di film preferito su cui lavorare e il tuo preferito da guardare?
Il mio genere preferito da guardare… Dipende dal mio umore. Mi piacciono molti film diversi tra loro.
Per quanto riguarda il mio genere preferito a cui lavorare, penso di non aver mai considerato esplicitamente le cose che ho fatto come distintamente commedie o drammi – “Wolfs”, per esempio, è un misto di entrambi i generi alla fine. Quindi, secondo me è meglio affrontare qualunque cosa tu faccia valorizzando la verità di ciò che sta accadendo in quel momento, e non fare le cose solo per far ridere. Ricordo di aver sentito alcune storie su Paul Newman in “Butch Cassidy and the Sundance Kid”: stavano facendo le prove prima di girare e tutto andava bene, poi hanno iniziato a girare e credo che Paul abbia iniziato a sforzarsi di essere divertente, ma non funzionava; così ne ha parlato con il regista e hanno capito che la comicità emergeva davvero solo quando interpretava la verità.
Di solito, più seriamente prendi le cose, più è divertente.
In generale, cosa ti fa dire sì a un nuovo progetto?
Molte volte sono le persone coinvolte e questo mi rende felice.
È una combinazione di cose, ma la maggior parte delle volte sono le persone e la sceneggiatura: a volte leggi il copione e vuoi fermarti e fare una pausa, e a volte stai leggendo qualcosa e vuoi finirlo tutto d’un fiato. Per esempio, ho appena finito di girare un film intitolato “Weapons” di Zach Cregger, un mese fa: ho iniziato a leggere quel copione all’una di notte e sono stato sveglio fino alle tre del mattino per finirlo perché non riuscivo a smettere di leggerlo. Questo di solito è un buon segno.
Di solito tendi a essere più istintivo o razionale quando prepari e interpreti un nuovo personaggio?
Non sono mai davvero razionale, secondo me devi ascoltare il tuo corpo e ciò di cui ha bisogno perché se provi ad approcciarti ad un ruolo troppo razionalmente, forse non stai ascoltando pienamente te stesso, ma piuttosto pensi di doverlo fare in un certo modo. Tuttavia, molte volte non è sempre così e per me può tagliarti fuori dalla creatività se cerchi di pensarci in modo troppo unidirezionale.
Ho scoperto che affrontare il mio lavoro dando retta all’istinto è più utile e più divertente.
“Devi ascoltare il tuo corpo e ciò di cui ha bisogno…”
Interpretando personaggi diversi di volta in volta, finisci per passare molto tempo con te stesso, esplorando i tuoi molti lati, testando e conoscendo te stesso sempre di più. Qual è l’ultima cosa che hai imparato su te stesso attraverso il tuo lavoro?
Per “Wolfs”, ho dovuto concentrarmi sul lato più infantile di me. Il mio personaggio è un cucciolo, lo chiamano “il ragazzo”, quindi gran parte del mio lavoro è stato cercare di entrare più in contatto con quella parte di me stesso. Ho scoperto che a volte puoi “espanderti” ed esplorarti semplicemente cercando di entrare più in contatto con le parti infantili di te, e molte volte è sorprendente, non sai cosa troverai o come ti sentirai dopo aver lavorato ad un progetto, o cosa scoprirai su te stesso o su un certo aspetto dell’umanità. Questa è una delle cose più belle di questo lavoro, il fatto che puoi fare questo. Sono davvero grato per questo lavoro, perché ti permette di provare molti stimoli diversi e concentrarti su nuove cose che non hai mai fatto prima davvero intensamente, e in un modo che forse altre persone non potrebbero mai fare, perché hanno il loro lavoro a cui pensare, mentre il mio lavoro è proprio quello di concentrarmi su nuove cose, qualunque esse siano. Sono molto grato per questo.