Una meravigliosa giornata d’autunno a Roma, un’intervista in agenda, e come sempre quella domanda, chissà come andrà? E poi niente, qualche piano di scale, un caffè e quelle chiacchere spontanee che ti fanno capire che sarà una di quelle interviste che ti lasciano la sensazione di aver conosciuto una persona speciale. E con Beatrice Grannò, è andata proprio così.
Beatrice, attrice della nuova (tanto attesa) generazione del cinema italiano e cantante, ci ha raccontato dell’esperienza surreale sul set de “Gli Indifferenti” diretto da Leonardo Guerra Seràgnoli (disponibile su tutte le piattaforme) e dei progetti futuri come la serie Netflix “Zero” e musica, tanta musica, un progetto musicale in uscita tra pianoforte, ukulele e canto.
Tra una canzone cantata sui tetti di Roma e una pattinata tra le vie del centro, Beatrice è la nostra Cover Story di dicembre.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
La sala buia, non ricordo che film fosse, ero bambina, forse “Fantasia 2000”. Con un pò di nostalgia ricordo tantissima gente e un fortissimo profumo di Popcorn.
Come scegli i progetti a cui partecipare?
In generale cerco sempre di evitare progetti di cui non condivido la filosofia, ma deve essere un caso estremo. È un mestiere difficile, accolgo con gioia le occasioni, mi fido dei miei agenti e non do mai per scontata una proposta di lavoro.
“…cerco sempre di evitare progetti di cui non condivido la filosofia…”
Non è la prima volta che “Gli indifferenti” viene adattato per lo schermo, conoscevi già il primo adattamento? Hai tratto ispirazione dall’interpretazione di Claudia Cardinale o hai preferito non farti “influenzare”?
Ho visto “Gli Indifferenti” di Francesco Maselli solo dopo aver finito di girare il film. Non me ne sono pentita: mentre guardavo e studiavo la maestria della Cardinale continuavo a dirmi “avrei potuto fare anche io questo!” Forse sarebbe stato controproducente, c’è da dire che lei è eccezionale, è difficile stare dietro d’una performance del genere.
Quanto di Beatrice troviamo nei tuoi personaggi, e quanto per esempio in Carla?
Ho studiato a Londra e nel mio corso si parlava della ricerca del proprio “diamante”: ciò che di unico hai da offrire artisticamente. Quando interpreto un personaggio metto sempre in gioco le mie carte, se sono le mie saranno riconoscibili e il personaggio avrà il mio modo di giocare. Carla è una ragazza che lotta per scardinare le dinamiche di una famiglia che tiene la testa sotto la sabbia; credo che molte donne spesso si carichino sulle spalle il ruolo dell’aggiustatrice e in questo mi rivedo molto.
“Quando interpreto un personaggio metto sempre in gioco le mie carte, se sono le mie saranno riconoscibili e il personaggio avrà il mio modo di giocare”.
La noia e l’indifferenza sono le due tematiche fondamentali del romanzo. Come si muove Carla intorno ad esse? E, dato il periodo storico in cui ci troviamo, come ti muovi tu nei confronti della noia?
In questo adattamento Carla sogna di diventare una gamer professionista, internet e i social sono il suo canale di sfogo per combattere l’apatia che regna in casa. Purtroppo non verrà profondamente capita e supportata, e non saranno i social a salvarla ma niente spoiler. Come mi muovo nei confronti della noia? Aiuto, potrei parlarne per ore, preferisco non annoiarvi.
Come ti sei relazionata con il resto del cast, in particolare con Edoardo Pesce e Valeria Bruni Tedeschi?
Lo dico spesso, è stato un set molto particolare, il regista è stato bravo nell’aver creato opportunità per farci entrare tutti in sintonia. Con Vincenzo Crea e Blu Yoshimi è nata un’amicizia molto bella e una profonda stima reciproca. L’attrice che interpreta Mareme è una musicista incredibile, Awa ly, sul set ascoltavamo musica insieme e ci scambiavamo opinioni. Edoardo Pesce e Valeria Bruni Tedeschi sono due attori formidabili, non serve neanche dirlo. Prima di girare abbiamo fatto le prove insieme su una barca, ogni volta che ci penso mi sembra assurdo, tutto il lavoro sembrava accadere in una dimensione senza tempo dall’inizio alla fine. Valeria è un’artista vera, ogni ciak era diverso e per me era difficile restare impassibile, soprattutto con Vincenzo che mi lanciava occhiate di intesa, è stato uno di quei set che mi ha ricordato ogni secondo quanto io ami questo mestiere.
“Come mi muovo nei confronti della noia?”
“Aiuto, potrei parlarne per ore, preferisco non annoiarvi.”
“Prima di girare abbiamo fatto le prove insieme su una barca, ogni volta che ci penso mi sembra assurdo, tutto il lavoro sembrava accadere in una dimensione senza tempo dall’inizio alla fine”.
“DOC – Nelle tue mani”, in una parola?
Vorrei dire “Luca Argentero” ma dico “successone”.
Cinema vs serie TV, come cambia, se cambia, il tuo approccio al personaggio?
Che sia serie, cinema o teatro, l’approccio al personaggio è sempre lo stesso, ciò che cambia sono semplicemente le regole del gioco.
Come hai compreso il mondo attraverso gli occhi dei tuoi personaggi? Cambia qualcosa in te ogni volta che ne interpreti uno di nuovo?
Mi lascio molto attraversare dai miei personaggi ma alla fine resto sempre io, ci tengo a non mischiare. Però è bello pensare invece di poter cambiare il mondo e la prospettiva di chi ci guarda, magari dandogli speranza rispetto a una difficoltà.
Cosa vuol dire per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Nella socialità mi impappino, arrossisco, sono maldestra e non ci capisco niente, spesso non mi sento a mio agio, ma credo che su un piano più profondo io lo sia. Per me stare bene nella propria pelle risiede nell’avere ben chiara la propria storia e identità, a quel punto puoi anche inciampare di fronte a tutti però almeno lo sai e ci fai i conti.
L’incontro cinematografico ad oggi più significativo per te?
Giovanna Mezzogiorno, è il secondo film che facciamo insieme. Forse mi ha portato fortuna, non sono superstiziosa ma lei è stata per me un incontro magico. Mi ha dato molto nel lavoro insieme, è d’ispirazione e sempre molto affettuosa.
Una canzone per rappresentare questo momento della tua vita?
“Vince Chi Molla” di Niccolò Fabi.
Com’è entrata la musica nella tua vita?
Ancora prima di camminare mi chiamavano “ballerina” appena c’era un pò di musica cominciavo a sgambettare; poi cantavo le cose che vedevo per strada facendo impazzire i miei fratelli e scrivevo canzoni d’amore per le mie amiche, il Blues a casa di mio padre, un pianoforte da mia madre e un’insegnante che credeva molto nelle mie capacità.
Quale cantante/musicista ti piacerebbe interpretare sul grande schermo?
Non le somiglio né di aspetto né vocalmente ma, Amy Winehouse. Oppure una cantante degli anni 40’ per esempio Doris Day.
Le prime 3 canzoni nella tua playlist?
La costante è “Nearness of you” di Norah Jones, per il resto variano in continuazione, in questo momento “Flowers Blossom” di Thony, “Stella Di Mare” di Lucio Dalla e “Hey Ma” di Bon Iver.
Quando ti senti più libera di esprimere te stessa?
Quando mi sento triste e trovo le parole e le note giuste per scrivere una canzone.
L’ultimo bugia che hai raccontato?
“Non ho pranzato!” per giustificare il bis di pasta a cena.
Il primo DVD e il primo CD che hai comprato?
Primo DVD: “Grease”.
Il primo CD non saprei ad essere sincera, ma ho un ricordo di vari anni fa a Londra quando entrai in un negozio e comprai un CD di Four Tet senza conoscerlo, non dimenticherò mai l’emozione che provai ascoltandolo poi a casa.
Il tuo guilty pleasure film?
“High School Musical”.
Il libro sul tuo comodino?
“Fedeltà” di Marco Missiroli.
Must have sul set.
Le cuffie sono fondamentali.
Epic fail sul lavoro.
Una volta sul set sono caduta dalle scale girando una scena della mia festa di compleanno, dopo il tonfo allucinante e il rimbombo nella stanza una collega mi ha paragonata ad un “vaso antico”, come dimenticarlo.
Colonna sonora preferita.
Potrebbe partire una lista infinita, ma mi viene in mente il film “Where The Wild Things Are”.
Il film che sai quasi a memoria.
In effetti ora che ci penso, nessuno; è raro che guardi un film moltissime volte anche se mi è rimasto nel cuore.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Che non conosco nessun film a memoria.
La tua prima crush per un personaggio del grande schermo? E quella della musica?
Zac Efron e Jessie McCartney, poco prevedibile, no?
Il personaggio del cinema che vorresti come amico?
Emma Stone, anche se sarebbe più adorazione che amicizia.
Il luogo dove vorresti pattinare per ore e ore?
Se fosse possibile, un’autostrada vuota, mi piace l’idea di un percorso che sembri infinito, ma mi accontento di una ciclabile sul lungo mare.
La canzone che canticchi quando fai le scale di casa tua? (giusto quei 2/3 scalini J)
“I Will Survive”!
Che storie sogni di raccontare? E quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vorrei raccontare storie di riscatto, storie di femminilità e storie che non so mai state raccontate come meriterebbero. Sarò fra i protagonisti di “Zero” Una serie di Netflix nata da un’idea di Antonio Dikele Di Stefano. Inoltre mi sentirete parlare del mio progetto musicale; suono il pianoforte, l’ukulele e canto, poi ho al mio fianco un chitarrista bravissimo… incrocio le dita!
Photos & Video by Johnny Carrano
Makeup & Hair by Veronica Sabbi
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