Se, quando finisci di leggere un libro, quel libro ti rimane dentro a tal punto che continui a pensarci, capisci che chi l’ha scritto ha centrato l’obiettivo e che quel libro deve assolutamente essere letto.
Ed è proprio questo che succede leggendo il romanzo d’esordio di Camilla Filippi, ”La sorella sbagliata“. È uno di quei pugni nello stomaco di cui tutti abbiamo “bisogno”: ti spinge infatti a riflettere sulle tue scelte, sul tuo passato e, forse, anche su alcuni limiti che pensavi di aver superato. Abbiamo incontrato Camilla su un rooftop (ebbene sì, tornano ancora una volta i tetti) della Città Eterna, e non potevamo che chiederle cosa l’abbia spinta a scrivere questo libro che “indaga” sul senso di colpa, la sorellanza e la diversità che, oltretutto, è solo negli occhi di chi sta guardando. A proposito di limiti da superare come società ed esseri umani.
Da dove nasce “La sorella sbagliata?”
Nasce dalla voglia di indagare il senso di colpa, il rapporto di sorellanza e la diversità come espressione degli occhi di chi ci guarda.
Cosa hai provato quando hai visto per la prima volta il libro stampato e rilegato?
Ero emozionata ed incredula. Ce l’avevo fatta, lo avevo portato a termine, era tutto vero. È stata una forte iniezione di autostima.
“…indagare il senso di colpa, il rapporto di sorellanza e la diversità come espressione degli occhi di chi ci guarda.”
“Ogni giorno è il giorno in cui la tua vita potrebbe cambiare, non sai se in positivo o in negativo, ma potrebbe cambiare. Questo è il pensiero che sfiora alcuni, ma per molti, invece, ogni giorno è un giorno come un altro.” Che pensiero sfiora Camilla tutte le mattine? E se devi cambiare, come affronti i cambiamenti?
Dipende dalle mattine, ci sono giorni in cui sono piena di energia, di idee e altri che vorrei starmene immobile con il cervello spento, come molti penso. I cambiamenti mi piacciono, sia quelli interiori che quelli che riguardano aree più concrete, mi fanno sentire viva, mi aiutano a dare un senso alla vita. Siamo al mondo per migliorarci, almeno per provarci in modo da lasciare qualcosa di migliore sul quale far costruire chi arriverà dopo di noi.
“…ci sono giorni in cui sono piena di energia, di idee e altri che vorrei starmene immobile con il cervello spento…”
Quanto c’è di Camilla in Luciana e Giovanna?
C’è soprattutto il cinismo e l’ironia, fondamentali per sopravvivere alle difficoltà.
Perché hai deciso di ambientare il libro nel 1978, dandogli come sfondo il rapimento e uccisione di Aldo Moro?
Il 1978 è l’anno in cui passa la legge per cui nelle scuole pubbliche devono essere ammessi bambini diversamente abili, è il primo passo verso l’inclusione, il primo di molti che ancora dobbiamo fare. Toccando quell’anno non potevi o non parlare del Rapimento Moro, sarebbe come ambientare un libro a marzo 2020 e non parlare di covid.
Il tema della diversità è presente all’interno di tutta la storia, ma non è detto che sia l’altro il diverso…
Esatto la diversità è solo negli occhi di chi guarda non nella persona guardata, è un limite umano che dev’essere superato. C’è bisogno di educazione, tanta educazione.
“…la diversità è solo negli occhi di chi guarda non nella persona guardata, è un limite umano che dev’essere superato”.
Ti sei mai sentita “sbagliata”?
Spesso mi sento sbagliata, inadatta ad una situazione, bisogna accettare anche quello e poi cercare di migliorarsi e superare il momento.
“Mamma”, è sempre con la M maiuscola, cosa c’è dentro e dietro quella maiuscola?
C’è la Mamma. Per noi figli, i genitori, non hanno un nome proprio, sono Mamma e Papà ed è quello il loro nome proprio di persona, è quello che invochiamo mille volte al giorno e che invocheremo per mancanza quando non ci saranno più.
Cosa hai scoperto di te stessa mentre scrivevi “La sorella sbagliata?”
Che alcuni dolori sono ancora vivi, come fossero accaduti ieri. Che la mia memoria funziona per dettagli. Che riesco a portare a termine i progetti anche se a volte mi fermo piangendo e vorrei mollare. Che non ho paura.
Cosa vuol dire per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Vuol dire riuscire ad essere in equilibrio con la testa.
Ti piacerebbe vedere “La sorella sbagliata” adattata per il grande schermo?
Mi piacerebbe molto, perché mi piacerebbe vedere il mio lavoro ampliato da un altro sguardo artistico.
E parlando di grande e piccolo schermo, come scegli i progetti a cui partecipare?
A volte non posso scegliere perché devo mantenermi, ma quando posso scelgo sempre personaggi che mi permettano di essere altro da me e da quello che già ho fatto, ha senso mettersi alla prova altrimenti diventa un lavoro come un altro.
Torni adesso sullo schermo con la seconda stagione de “Il silenzio dell’acqua”, cosa ci dobbiamo aspettare?
Sono una grande appassionata di gialli, scoprire chi è il colpevole è per me eccitante, lo è stato anche mentre leggevo i copioni di questa seconda stagione. Dovete aspettarvi un colpo di scena dopo l’altro.
“…scelgo sempre personaggi che mi permettano di essere altro da me […], ha senso mettersi alla prova altrimenti diventa un lavoro come un altro”.
Che tipo di evoluzione hanno subito i personaggi, e in particolare il tuo, Roberta?
Roberta quest’anno farà i conti con il suo passato, che per una vita non ha affrontato e il conto sarà salato.
Che sensazioni si provano a tornare ad interpretare lo stesso personaggio per una nuova stagione?
Adoro la serialità, permette di far vivere i personaggi, farli evolvere o implodere, trasformarli di stagione in stagione come se fossero esseri umani reali.
“Il silenzio dell’acqua 2” in una parola?
Disorienta.
Che storie sogni ancora di raccontare?
Tutte quelle che sono immaginabili e non immaginabili.
Il film che sai quasi a memoria.
“Edward Mani di forbici”
Il libro sul tuo comodino?
“Il codice dell’anima” di James Hillman.
Oltre al tuo ☺, il primo libro che consiglieresti a una persona di leggere?
“Vite che non sono la mia” di Emanuel Carrere.
Un epic fail sul lavoro.
Gli epic fail sono dolorosissimi, si rimuovono.
Il tuo must have sul set.
Il thermos con acqua zenzero e limone
La tua isola felice.
I MIEI AFFETTI.
Cosa c’è nel futuro di Camilla? Un altro libro, forse?
Sicuramente un nuovo libro e poi in una casa nel verde con un asinello.
Photo by Johnny Carrano.
Thanks to Other.
Thanks to Hotel Teatro Pace.
Makeup & Hair by Chantal Ciaffardini.
Styling by Sara Castelli Gattinara e Vanessa Bozzacchi.
Styling assistant Claudia Senna
Thanks to Giusy Ghisalberti, Ceo Founder di Location di Charme.
Look 1
Total look: Fendi
Earrings: Giuliana Mancinelli Bonaccia
Look 2
Blouse: Fendi
Blazer: Fendi
White denim: Two Women Two Men
Boots: Unknown Footwear