Dopo aver visto “A Ghost Story” sentirete qualcosa di diverso, una “strana” sensazione. Questo è un dato di fatto.
Magari sognerete il film, o ci penserete per un paio di giorni o, forse, avrete alcuni pensieri sull’umanità che non avete mai avuto prima. Beh, di sicuro è un film che rimane, a chiunque lo guardi.
Dopo averlo visto ho pensato: “È geniale. Sono felice. Sono triste. Oddio, è così bello quello che ho appena visto”. Questo è ciò che un film dovrebbe sempre fare: far riflettere. Farci riflettere sulla vita, le decisioni, la morte, l’enormità del tempo, e…sui nostri fantasmi. Come ha detto il regista David Lowery, “non si tratta di un film horror” e non si tratta nemmeno di un film sui fantasmi. È come osservare la storia dell’umanità e del suo deterioramento dal presente al futuro, in soli 87 minuti. E viene fatto con estrema eleganza.
Quando ho finito di vederlo, ho avuto anche un secondo pensiero: “Vorrei incontrare o parlare con la persona che lo ha creato” che è, ovviamente, il regista e scrittore David Lowery. Il film è stato anche nominato agli Independent Spirit Awards come miglior film prodotto con un budget inferiore ai 500.000 dollari.
Regista e scrittore anche del film “Senza Santi in paradiso“, presentato al Sundance Film Festival del 2013 e fuori concorso al 66° Festival di Cannes, vede recitare Casey Affleck e Rooney Mara insieme, gli stessi (quasi) unici personaggi di tutto il film “A Ghost Story”. È anche regista del film della Disney “Il drago invisibile” e sarà anche colui che dirigerà e scriverà il nuovo live action della Disney su Peter Pan.
Se volete conoscere la mente brillante ed unica di David Lowery, leggete la nostra intervista con lui.
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Quali sono state le tue maggiori influenze mentre scrivevi “A Ghost Story”? Fanno parte del tuo background sia personale che “accademico”?
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Ci sono così tanti aspetti che portano a questo a film. Uno di questi è stato un articolo del New Yorker intitolato The Big One, su un terremoto improvviso nel nord-ovest del Pacifico degli Stati Uniti. Mi ha fatto riflettere intensamente sul mio posto nel mondo. Le fotografie di Gregory Crewdson sono state un’importante fonte di ispirazione – per un po’ ho pensato di girare un film fatto solo con tableau in stile Crewdson. Ho provato a non guardare tanti film prima di questo, col tentativo di mantenere una briciola di originalità, a parte “Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti” di cui ho visto i primi dieci minuti col mio direttore della fotografia poco prima di iniziare le riprese. E siamo andati a vedere anche “The Conjuring – Il caso Enfield”.
Il fantasma in sé viene fuori da tutte le parti della cultura pop – da Charlie Brown ai quadri di Marcel Dzama.
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Rooney Mara e Casey Affleck: perché secondo te sono stati la scelta perfetta per il film?
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Sembra di vedere una vera coppia quando li vedi insieme. E ti fanno credere realmente che si amino. Sapevo avrebbero fatto qualsiasi cosa per me.
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In poche parole, cos’è la nostalgia per te? E come la inserisci nei tuoi film?
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Questa è difficile. C’è una linea sottile tra il ricordare affettuosamente qualcosa e il rimanerci disperatamente aggrappato, e la nostalgia si pone da qualche parte lì in mezzo. Non ho ancora capito come inserirla, ma per qualsiasi argomento possano concernere i miei film, quello che spesso succede è che quando faccio un film molte persone – me compreso! – mi accusano di essere troppo nostalgico e sentimentale, e allora mi dico che dovrei smetterla.
E immancabilmente ci ricasco in pieno.
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Il tuo film parla anche di come il tempo può influenzare le relazioni. Cosa significa per te il tempo?
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Il tempo cambia tutto, non solo le relazioni. È qualcosa che non possiamo battere, e che non dovremmo sottovalutare. È una cosa davvero sconcertante ma finché qualche fisico quantistico non capirà come uscirne, noi dovremo semplicemente metterci il cuore in pace e trovare un modo per rendere più romantico il suo scorrere.
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Nel film ho visto anche dei riferimenti al modo in cui noi tutti maltrattiamo il mondo e al fatto che in fondo faremo sempre gli stessi errori. Ti senti pessimista nei confronti dell’umanità?
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Sì, decisamente. Ci sono molte persone meravigliose nel mondo, ma in generale, come specie, siamo perlopiù orribili. Stiamo rovinando tutto. E ci sto male nel dirlo perché ci sono così tante belle persone, da ammirare. Ma è vero! Ma allo stesso tempo sono un ottimistico pessimista, e considero la fallibilità umana con un certo grado di perplesso affetto.
Amo le persone, nonstante tutto.
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Parlando del format, hai detto che ti sarebbe piaciuto che questo film fosse come un oggetto, qualcosa da tenere con sé, e noi abbiamo percepito questa sensazione!
Tu cosa stavi “tenendo vicino a te” mentre giravi il film?
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Vivevo a casa di un amico mentre stavamo facendo il film, quindi mi sentivo come se avessi realmente poche cose mie a cui aggrapparmi. Forse è stato proprio per questo che mi sono sentito così a disagio durante le riprese.
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Ho trovato personalmente molto commovente la parte in cui M spiega perché nasconde dei bigliettini per la se stessa del futuro e per chiunque altro li dovesse trovare. Sei riuscito con questo film a far connettere profondamente le persone ai piccoli dettagli, sembra tutto così realistico (anche se lasci molto spazio all’immaginazione).
Quanto era importante per te in questo film essere “realistico” nelle emozioni e nei particolari?
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I dettagli erano molto importanti per me. Fatico a dirlo, ma le emozioni erano secondarie. Non stavo pensando così intensamente alle emozioni mentre giravamo. Sono sempre stato concentrato sui dettagli dell’immagine, e qualche volta quelle immagini erano molto commoventi per me, e iniziavo a farmi un’idea di quanto sarebbero state emozionanti montate insieme.
Ma non ci avevo pensato così tanto mentre scrivevo o giravo.
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A settembre hai scritto che nel 2017 avevi visto 102 film, a quanti film sei arrivato? E qual è stato il tuo film preferito dell’anno?
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242 al 20 di dicembre. I miei preferiti sono “Personal Shopper”, “Il filo nascosto”, “The Florida Project”, “L’inganno”, “A Quiet Passion”…ma sono sicuro di essermene dimenticato qualcuno.
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Hai anche un blog dove condividi i tuoi pensieri e quello che ti succede…
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Sento, per la prima volta dopo molto tempo, come se avessi il bisogno di chiudere la porta e prendere un po’ di tempo per me stesso.
Ho bisogno di rieducarmi a scrivere e guardare film.
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Hai detto che per te fare un film è uno stile di vita, un modo di vivere. Qual è il tuo progetto per il futuro?
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Non lo so! Temo che mettere troppa pressione su un determinato progetto, lo faccia inevitabilmente fallire.
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Qual è secondo te l’obiettivo principale dell’essere un regista e fare un film?
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Esprimere qualcosa, e attraverso questo esprimersi stabilire una connessione. Quelle connessioni per me sono l’obiettivo. Piccoli lampi elettrici irradiati attraverso l’universo, che mi connettono a persone che potrei non incontrare mai. È una cosa piuttosto magica.
Credit Images: A24