Quando si vede “Patrick Melrose” per la prima volta, non si può che rimanerne impressionati. Non solo per l’interpretazione meravigliosa degli attori (tra cui Benedict Cumberbatch, Jennifer Jason Leigh e Hugo Weaving), non solo per la regia scattante e profonda, non solo per una sceneggiatura a dir poco perfetta. E non solo per la storia in sé. Ma è l’insieme di tutte queste cose che rendono la serie tv un qualcosa di unico, una gemma rara che ci mostra sofferenza, amore, violenza odio e bellezza. E lo fa in modo magistrale.
Patrick Melrose, interpretato da Benedict Cumberbatch, è un un adulto dilaniato da alcool e droga, ma è anche un bambino che subisce violenza da un mondo che non dovrebbe conoscere, è un uomo che vuole morire, è un bambino che cerca le attenzioni di sua madre ed infine, è quel personaggio che nonstante tutto quello che fa a sé stesso e agli altri, non possiamo fare a meno di amare, con un po’ di voglia di proteggerlo.
La serie di libri da cui è tratta la serie tv, scritti da Edward St Aubyn, è stato ripreso per la sua sceneggiatura da uno degli scrittori più amati dei nostri tempi (e che noi ammiriamo infinitamente). Scrittore del romanzo “Un giorno”, di cui ha ripreso anche la sceneggiatura del film, e autore della sceneggiatura di “Via dalla pazza folla”, David Nicholls si è questa volta messo alla prova con un progetto un po’ distante da ciò che aveva vissuto finora. Per 5 anni ha dedicato la sua vita a voler dare giustizia a questa serie di libri di cui si era innamorato, dei quali voleva mostrare la violenza e la purezza ma dei quali voleva mostrare, prima di tutto, il rispetto.
E se un progetto simile riesce a spiegare le ali e a donarci una serie tv di questo genere, una delle migliori degli ultimi anni, allora non c’è che da ringraziare l’uomo che ha permesso tutto questo, riscrivendolo: David Nicholls.
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Qual è stata, per te, la scena più difficile da trasporre dal libro alla sceneggiatura?
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È stato molto difficile per me, nel senso che quando scrivo i miei romanzi, voglio che i libri siano “gentili”, e questi libri (“I Melrose”) sono molto crudeli, c’è molta cattiveria e tanta violenza. Non ho trovato particolarmente difficile la scrittura perché ho attinto dai romanzi che sono stati la mia fonte principale, ma è un mondo molto duro, non c’è amore e nemmeno gentilezza e ho pensato che fosse importante adattare i libri in modo tale da mostrare tutto questo, ma anche per dare speranza, in particolare negli ultimi episodi.
Ho trovato difficile scrivere di droga o alcolismo nella sceneggiatura perché è una cosa molto personale che può apparire antipatica e brutta dall’esterno, quindi mi sono preoccupato di come sarebbe apparso sullo schermo, dal momento che doveva essere orribile ma anche avvincente, e allo stesso tempo guardabile. La cosa che ho trovato più facile, suppongo, è stata la parte “comica” perché sapevo che Benedict (Cumberbatch) sarebbe stato divertente e sapevo che i dialoghi nei romanzi sono davvero, e dico davvero, eccezionali. Ma sì, non ho mai scritto niente di così cupo, e non avrei potuto scrivere nulla di simile senza i libri, ma va bene, è stato una sfida avere a che fare con qualcosa di così intenso.
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Nel momento in cui la madre dice “anche io” o quando scopriamo cosa sta accadendo, proviamo molta rabbia, risentimento; siamo arrabbiati, devastati e tristi. Non sempre è facile riuscire a trasmettere e far provare tutti questi sentimenti in un solo momento. Qual è stata, per te, la chiave di una scrittura, recitazione e narrazione così perfetti?
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Quando scrivo un libro ciò che mi manca davvero sono gli attori e il lavoro con loro perché non sai mai veramente cosa faranno. E la scena in cui la madre gli dice “anche io” non è nel romanzo, è solamente accennata, ma è nella sua testa, non accade realmente come scena. Sulla pagina non sembra niente, dice quello che è successo e dice “anch’io” ed è molto breve ma sono attori davvero fantastici, e vedi le emozioni giocare sul viso di Patrick Melrose; quella rabbia perché lei non reagisce come lui si sarebbe aspettato, il desiderio di essere compassionevole e comprensivo ma anche furioso, e penso che non puoi mai davvero prevederlo sulla pagina quando sei lì, e scrivi: “anche io”. Non sai cosa farà l’attore, quindi questo è l’elemento misterioso che mi manca quando scrivo libri, per quanto io ami scriverli, e ogni episodio era così: c’erano cose che mi sorprendevano o che non erano state pianificate.
“Non sai cosa farà l’attore, quindi questo è l’elemento misterioso che mi manca quando scrivo libri, per quanto io ami scriverli…”
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Come ti sei preparato a scrivere un personaggio così complicato come Patrick e come hai fatto a far provare empatia nei suoi confronti, che ha in sé tanto male e tanto bene?
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Ho incontrato Edward St Aubyn, solo una volta, e lui mi ha detto, “Possiamo parlare molto o non possiamo parlare affatto e puoi semplicemente concentrarti sui libri” e ho deciso per quest’ultimo, quindi non ho fatto tanta ricerca al di fuori dei libri. Sono però andato ad alcuni degli incontri degli Alcolisti Anonimi e dei Narcotici Anonimi come osservatore, ma non fingendo di avere un problema che non avevo. E ho parlato con molte persone, quindi c’è stata una certa dose di osservazione nel mio lavoro ma le mie fonti principali sono state in realtà i romanzi perché, come spesso viene detto, c’è un forte elemento autobiografico nei libri. Benedict Cumberbatch ha fatto molte più ricerche di me e ha parlato con molte più persone di me perché era molto importante che facesse tutto nel modo giusto. Ma la cosa più bella dell’intera esperienza è stata che persone che hanno avuto esperienze o dipendenze simili o eventi dell’infanzia così traumatici hanno detto che è stato difficile da guardare proprio perché è vero, e questo è stato molto rassicurante.
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È molto rispettoso…
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Penso sia così. Non volevamo che fosse una specie una black commedy o in qualche modo frivola, volevamo che fosse sconvolgente nel modo giusto.
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La cosa più bella è che, quando finisci di guardarlo, vuoi agire. Fare qualcosa. Cosa hai fatto o sentito quando hai finito di scriverlo?
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Per la maggior parte del tempo pensavo che non avrei mai finito di scriverlo, e anche quando pensavo “Beh, è finito e non c’è più nulla che io possa fare”, continuavano a telefonare e dire “ci stiamo chiedendo se avessimo bisogno che mettessi una voce fuori campo qui o forse possiamo provare questo o quello”. Quindi anche adesso non mi sembra ancora vero che sia finito, sento che possono ancora telefonarmi e chiedermi di cambiare qualcosa. Ero molto preoccupato per tutto il montaggio perché era molto diverso da qualsiasi cosa su cui avessi mai lavorato, quindi per me non era solo la cosa più difficile, ma quella più feroce, davvero terrificante.
Una volta che ho visto il primo episodio con il pubblico, ho pensato che andava bene che fosse scioccante, pazzo, spaventoso e difficile, ma nessuno ha pensato all’horror, quindi va bene. Mi ha fatto piacere che la gente lo trovasse commovente e scioccante, e sono passati 5 anni da quando ho iniziato a scriverlo e questo mi ha impedito di fare tante altre cose, quindi sono anche sollevato dal fatto che sia finita, se devo dire la verità.
“Ero molto preoccupato per tutto il montaggio perché era molto diverso da qualsiasi cosa su cui avessi mai lavorato, quindi per me non era solo la cosa più difficile, ma quella più feroce, davvero terrificante”.
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Per te è stato il progetto dei tuoi sogni?
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Sì! È una cosa che avevo sempre voluto fare; per anni ho ascoltato i romanzi in versione audiobook, mi mettevo le cuffie e andavo in giro per Londra, e ogni volta che uscivo di casa ascoltavo e ascoltavo per poter recitare i dialoghi e poter conoscere tutto l’ordine delle scene. E sono davvero felice di non doverlo fare più perché sono libri fantastici ma quel mondo è pieno di veleno e voglio che la prossima cosa che faccio sia molto dolce e gentile.
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Puoi dirci su cosa stai lavorando in questo momento?
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Non ho finito un romanzo per ben 5 anni, quindi sto facendo tutto il possibile per finire il mio nuovo romanzo. E sto scrivendo anche la sceneggiatura di un film per bambini, di cui non posso dire niente perché è un segreto, si tratta di un grande libro. Ma la prossima cosa che farò sarà l’esatto contrario di “Patrick Melrose”.
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Una curiosità: qual è il tuo font preferito?
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È interessante sai, c’è una regola: quando scrivi un romanzo, non dovresti scriverlo in un font che sia bello, che ti piace, perché quando lo leggi ne sei già contento e pensi “Oh, possono pubblicarlo domani, sembra fantastico!”. Quindi non scrivo nel mio font preferito, una volta finito però lo converto in Garamond perché sembra un romanzo, sembra un romanzo americano e mi piaccono tanto i romanzi americani. Con le sceneggiature, invece, devi per forza scrivere in Courier: se non è in Courier, lo rimandano indietro.
La mini serie TV “Patrick Melrose” esce lunedì 9 luglio 2018 alle ore 21.15 su Sky, canale Sky Atlantic.
Photo Credits: Johnny Carrano.