Nell’atmosfera frenetica della Milano Design Week, dove i confini tra design, arte ed esperienza si sfumano, ho avuto il piacere di sedermi a chiacchierare con il maestro profumiere Dominique Ropion. Noto per aver creato alcune delle fragranze più iconiche del nostro tempo – tra cui il classico moderno Portrait of a Lady – Ropion è tanto meticoloso quanto istintivo: un vero artigiano, il cui lavoro trascende il concetto di profumo per diventare narrazione olfattiva.
In occasione della mostra per il 15° anniversario di Portrait of a Lady, in una conversazione che ha spaziato dai ricordi d’infanzia alle scelte artistiche audaci dietro un flacone in edizione limitata, Ropion ha condiviso la filosofia, la visione e la silenziosa ribellione che guidano il suo processo creativo.

Qual è il tuo primo ricordo olfattivo?
Il mio primo ricordo olfattivo risale all’infanzia: è l’odore dei giocattoli, ma anche delle torte alla fragola che preparava mia nonna. Sono sicuro che tutti abbiano ricordi simili ai miei!
Sì, anch’io direi cibo e bambole, insieme al profumo di mia madre. A proposito di Portrait of a Lady, la tua fragranza iconica è molto più di un profumo: è una dichiarazione. Qual era la visione originale dietro la sua creazione?
Sai, prima di Portrait of a Lady avevo creato un profumo chiamato Geranium Pour Monsieur, che però non ebbe molto successo [ride]. Ma Frédéric [Malle] lo usava spesso, e un giorno mi disse: “Tra le note di fondo c’è qualcosa di molto interessante, potresti farne una versione per donna”.
Con Frédéric funziona sempre così: si parte da un’idea, ne discutiamo, valutiamo tutte le possibilità, e poi si parte. È molto diretto nel dare critiche e feedback.
L’ho conosciuto lo scorso anno per un’intervista, e mi sembra proprio come lo descrivi.
Esatto! Così è iniziato tutto, dalle note di fondo di Geranium Pour Monsieur, ma sostituendo il geranio con assoluta di rosa.
Con 400 rose turche in ogni flacone da 100ml, questo profumo è una celebrazione dell’eccesso e della raffinatezza. Come hai bilanciato una composizione così opulenta?
Esatto, sono state utilizzate 400 rose per ottenere tre tipi di estrazione: una per ottenere il classico olio essenziale di rosa, una per un’assoluta di rosa trattata con distillazione molecolare, e la terza con un processo a bassa metallurgia. È un equilibrio molto delicato e tecnico.

Hai detto che un buon profumo deve essere sempre esplicito. In che modo Portrait of a Lady incarna questa idea?
È difficile da spiegare, ma quando lavoro su un accordo, voglio trovare qualcosa con una forte identità, qualcosa che si distingua nettamente da tutto ciò che esiste già sul mercato. Con Portrait of a Lady, alla fine abbiamo ottenuto qualcosa di così distintivo che si riconosce immediatamente. Ma sai, ci sono voluti tantissimi tentativi per arrivarci.
L’ho vaporizzato poco fa e ho capito quanto sia davvero unico e contrastante. È classico e moderno, delicato ma potente, spesso associato a forza, sicurezza e sensualità. Se Portrait of a Lady fosse una donna, come sarebbe?
Probabilmente dipende dal momento in cui lo indossa.
Il profumo cambia a seconda della pelle di chi lo porta?
Penso sia più una credenza comune: non sono sicuro che cambi davvero da una pelle all’altra. Ma il modo in cui una persona indossa il profumo sì, quello fa la differenza. Sono più le emozioni emanate dalla persona a dare al profumo quelle sensazioni di cui parli, piuttosto che il contrario.
A proposito della mostra per il 15° anniversario alla Milano Design Week: le foto di Nicholas Fols fondono profumo, arte e femminilità. In che modo questo progetto riflette l’essenza della fragranza?
È sempre difficile collegare forme d’arte così diverse, come profumo e fotografia. Ma tutto dipende dalle persone che vivono l’esperienza artistica: ognuno può percepire connessioni ed emozioni differenti.
Quando lavoro ad una fragranza, mi concentro principalmente sull’estetica, sulla sua forma. Questo è ciò che conta per me. Non penso tanto alle emozioni, anche se ovviamente le provo anch’io annusando un profumo, come tutti, ma non è il mio punto di partenza.
Non penso se un profumo sarà adatto o meno a un certo stato d’animo; voglio solo creare qualcosa di esteticamente riconoscibile.

“Voglio trovare qualcosa con una forte identità, qualcosa che si distingua nettamente da tutto ciò che esiste già sul mercato.”

E il nuovo flacone in edizione limitata è così riconoscibile e unico, con quel design rosso laccato audace. Perché è stato scelto proprio questo colore?
Sono rimasto sorpreso anch’io la prima volta che l’ho visto, ma lo trovo molto bello, anche perché è il colore emblematico del packaging e dell’identità del marchio Editions de Parfums Frédéric Malle. Quindi è stata una buona idea usarlo per Portrait of a Lady.
Hai creato molte fragranze iconiche per Editions de Parfums Frédéric Malle. Dove si colloca Portrait of a Lady nel tuo percorso?
È uno dei tanti passi che ho fatto. Anche se non fosse stato un grande successo, sarebbe comunque stato un passo avanti, quindi è molto importante.
E cosa vedi nel tuo futuro?
Appena inizierò a lavorare su un nuovo progetto per questo brand, capirò meglio cosa potrebbe succedere. Al momento, però, non lo so. È come quando ho creato Vétiver Extraordinaire, non immaginavo quale sarebbe stato il successivo. Direi che vivo nel presente.
In un mondo dominato dai profumi di massa, quanto è importante preservare la libertà artistica nella profumeria?
È fondamentale. Questo settore della profumeria, a cui appartiene Editions de Parfums Frédéric Malle, porta sempre qualcosa di nuovo, e poi il mercato di massa si ispira ad esso. Significa che questa profumeria di lusso è necessaria, ed è vitale preservarne la libertà creativa.
Cosa rende un profumo unico e senza tempo?
La sua identità. Quando crei un profumo che si riconosce immediatamente, hai qualcosa che ha già una sua esistenza propria, ed è un buon segno.
Senza tempo significa che rimane attuale anche dopo anni.
È come la pittura: la pittura astratta è diversa da quella arrivata decenni dopo, ma esiste ancora e viene ancora molto apprezzata. Con il profumo è lo stesso: anche se è stato creato anni fa, esiste ancora perché ha una sua identità che va oltre la moda del momento.


Dove cerchi la creatività nella tua vita quotidiana, per poi tradurla nel tuo lavoro?
Amo l’arte, la pittura, la musica. Non trovo ispirazione diretta in queste cose, ma probabilmente sono ciò che mi nutre. E poi, ovviamente, la vita reale è ispirazione pura.
Dal punto di vista tecnico, però, una fonte importantissima di ispirazione è lo studio: imparare e analizzare a fondo tutti i grandi classici della profumeria – da Mitsouko a Shalimar, passando per Charles V, eccetera. Anche questo è una grande fonte di ispirazione.
Qual è stato, nella tua carriera, il tuo più grande atto di ribellione?
Ogni volta che lavoro. Ogni volta che crei qualcosa, devi andare contro te stesso, trovare qualcosa di nuovo – ed è un tipo di ribellione.
Fare qualcosa che non sia troppo simile a ciò che già esiste. È questo il vero atto di ribellione in questo tipo di arte: non serve fare qualcosa di completamente folle, perché “folle” non vuol dire nulla se non è ben costruito. Serve creare qualcosa di inaspettato, ma con grande costruzione.
Penso che i profumi siano anche un modo per sentirsi più sicuri – se hai un buon profumo, ti senti bene nel tuo corpo e nel mondo. Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
È una domanda molto difficile. Penso che, per sentirsi bene, bisogna prendersi cura di sé, e l’esperienza di vita aiuta. E poi non bisogna essere troppo timidi. Ricordo che da giovane ero molto timido, e la vita era difficile per questo. Crescendo, si diventa meno timidi, e ci si sente più a proprio agio. Non ci si preoccupa più tanto di cosa pensano gli altri di te, di ciò che fai o dici. Capisci cosa intendo?
Arriva il momento in cui capisci che, se sbagli, va bene lo stesso.
Qual è il tuo posto felice?
Adoro la strada, mi piace camminare per strada. Nella strada senti tanti odori, e mi piace moltissimo. Milano, per esempio? La adoro, anche se è molto caotica, perché fa parte del fascino della “strada”.

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