Si può ancora sentire le Muse cantare? Forse non nello stesso modo in cui intendevano i Greci antichi, ma il loro canto ha superato gli oceani del tempo ed è giunto fino a noi, in chiave rivisitata e moderna certo, ma comunque forte come allora. Achille, Ettore, Odisseo, Agamennone… Certo, sono state figure che hanno compiuto delle imprese eroiche e titaniche, ma in fondo, cos’altro erano se non uomini? Con le loro imperfezioni, emozioni e difficoltà, nel combattere una guerra lunga 10 anni, o nello spenderne altrettanti per cercare di tornare a casa, i personaggi dell’epica ci ricordano che la vera forza risiede nella nostra umanità.
In tempi di cambiamenti, connessioni e velocità nei quali stiamo vivendo oggi, può dunque la letteratura salvarci e ricordarci il nostro valore in quanto esseri umani? A spingere questo intento, ci pensa la collana dei classici liberati di Blackie Edizioni con un primo, grande titolo ad aprire le danze: l’Odissea, con traduzione di Daniel Russo (dalla versione inglese di Samuel Butler) e illustrazioni di Calpurnio, un’opera grandiosa, liberata (appunto) dalla falsa e dannosa patina di noia a cui talvolta viene associata e dalla complessità dell’accademia per renderla alla portata di tutti, ma proprio tutti i lettori.
A parlarci della necessità di rituffarci tra le pagine dell’Odissea e di riscoprire le vicende di Omero, Penelope, Telemaco, ma anche di personaggi “secondari” come Nausicaa, Polifemo, Circe e Mentore, è la professoressa Elena Caselli che, durante il Bookcity Milano, ha proposto una presentazione dell’opera attraverso diverse tematiche, quali la ricerca, l’attesa, il diverso, l’oltre, l’approdo. Per ricordarci l’importanza di conoscere noi stessi, per conoscere il nostro passato, ma anche, e soprattutto, la modernità della nostra condizione umana.
Perché proprio l’Odissea e perché proprio ora?
La prima parola dell’Odissea in greco è “Andra”, che significa “uomo”, e io credo che l’Odissea sia un’opera nella quale si parla proprio dell’uomo in tutti gli aspetti, e dell’uomo in senso ampio ovviamente. C’è sempre bisogno di riscoprire l’uomo, quindi l’Odissea va bene in qualsiasi tempo! (Ride)
La collana di Blackie Edizioni di cui fa parte l’Odissea si intitola “I classici liberati”: in un mondo e una società come la nostra, in che modo possiamo tornare a sentire le muse cantare?
Ritorno un po’ sulla risposta che ti ho dato prima: i classici, come diceva Italo Calvino, sono dei testi che sono sempre contemporanei, questo anche a noi, per esempio quando leggiamo un classico da ragazzi e poi lo rileggiamo qualche anno dopo quando siamo adulti, capita che quel libro ci conquisti comunque ma che ci dia anche altre risposte. Quindi secondo me, in ogni società e in ogni epoca, bisogna saper trovare i canali giusti per raccontare i classici, con le modalità giuste e con gli strumenti e linguaggio giusti.
Ulisse è un eroe complesso, tormentato e “multiforme”, come dice il Proemio stesso dell’opera: come si potrebbe contestualizzare questo suo essere πολύτροπον nel 2022?
Penso che sia molto in linea con i tempi in cui stiamo vivendo perché dobbiamo adattarci alle circostanze, che siano positive o negative; secondo me la società contemporanea ci sta chiedendo sempre più questo, di adattarci a tante situazioni diverse. E quindi penso che sia proprio in linea con quello che stiamo vivendo.
L’Odissea è un’opera che ha solcato il mare del tempo, proprio come Ulisse nel suo ritorno verso Itaca: pensi che le vicende e i personaggi di migliaia di anni fa qui raccontati possano ancora permetterci di rivederci in loro, di farci vivere una sorta di epica reinventata, o comunque di aprire un dialogo/dibattito coinvolgente intorno alla loro attualità? Abbiamo parlato ad esempio durante il dibattito della chiave di lettura che da maggior rilievo alla figura femminile…
Assolutamente, questo ad esempio è qualcosa che uno non si aspetta, perché si pensa alla mentalità greca dell’epoca per cui uno non immagina uno spazio simile dato alla figura femminile, quindi credo che ci siano proprio in quest’opera degli squarci di modernità e di grandissima riflessione. Ovviamente un testo come quello dell’Odissea fa si che il lettore, con la base della propria sensibilità e della cultura dell’epoca, riesca a ricavare dei messaggi per sè.
“In ogni società e in ogni epoca, bisogna saper trovare i canali giusti per raccontare i classici, con le modalità giuste e con gli strumenti e linguaggio giusti”.
Dante, nel XXVI Canto dell’Inferno, ha lasciato pronunciare a Ulisse un messaggio di vita che è ancora attuale: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza”. Penso che i libri e le storie siano ancora il metodo più valido per affrontare il timore dell’oltre e dell’altro e per arricchirci come persone, anche se forse, purtroppo, non è più un’attività ritenuta tale da molti. In quanto “prof per passione”, che cosa speri di lasciare ai tuoi studenti quando si parla di lettura, non solo dei classici, ma in generale?
Io spero che attraverso la lettura scoprano uno strumento per conoscere se stessi. Semplicemente, mi basterebbe portare a casa questo risultato (ride)!
Qual è il tuo canto o momento preferito dell’Odissea?
Sicuramente il libro primo, quindi l’episodio di Telemaco perché secondo me racconta molto bene gli adolescenti anche nella situazione attuale, che tante volte sono loro che vanno a cercare figure adulte. E poi anche l’episodio di Nausicaa, un personaggio femminile giovane e forte che ricerca l’amore.
Se potessi scegliere un classico da “liberare” prossimamente, quale sceglieresti e perché?
Ariosto. Perché penso che l’Orlando Furioso abbia tantissimi spunti di modernità, è un opera costruita sull’entrelacement, ovvero, la stessa tecnica narrativa delle serie tv di adesso per così dire (ride)!
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Un libro per ragazzi scritto da Fabio Geda e Marco Magnone, che sono due autori e amici che mi hanno mandato il loro ultimo libro, si tratta di un giallo e si intitola “I segreti di Acquamorta”.
Thanks to Blackie Edizioni.