Quando conosci Ema Stokholma, conosci tutte le “personalità” che la compongono: quella di una ragazza che da modella ha seguito il richiamo della musica diventando una celebre DJ, di una conduttrice radiofonica e di presentatrice televisiva di programmi sempre inerenti al mondo della musica, di una pittrice che osserva il mondo attraverso la “tela” di Instagram e di una donna vera, felice e paziente (quest’ultimo tratto è una scoperta recente, parole sue).
E conosci anche lei, Morwenn Moguerou, una bambina di 5 anni che convive con una madre che, anziché donarle amore e protezione, sa darle solo violenza e odio. Morwenn era Ema, ed Ema torna ad essere Morwenn nel suo primo romanzo “Per il mio bene“, una testimonianza individuale che urla al mondo la terribile verità che si cela dietro a storie tragiche come la sua, e come quella di tanti altri bambini. Ema ci racconta, sia attraverso le pagine del suo libro che nella nostra intervista, che andare oltre la rabbia è possibile, che trovare la propria strada è possibile.
E soprattutto, che il lieto fine è possibile. Per tutti.
Speaker, pittrice, tv host, scrittrice…come gestisci tutti questi ruoli e come si influenzano a vicenda?
Cerco di ritagliarmi molto tempo libero per dipingere e scrivere, e soprattutto per dormire. Se non dormo abbastanza non riesco a fare nessuna di queste cose.
Come è stato il viaggio della stesura del tuo libro?
La scrittura nel mio caso è stata molto spontanea, anche un pò incasinata direi, perché ho scritto di getto senza tecnica e senza schema. Infatti il lavoro di montaggio dei capitoli è stato molto lungo e l’ho fatto insieme al mio editore.
Cosa ti ho portato a decidere di raccontarti in modo così sincero?
Ho sentito l’esigenza di scrivere la mia storia perché mi sono resa conto che si sa ben poco di queste realtà, eppure ce ne sono tante, di violenza a danni di bambini anche molto piccoli. Ho voluto spiegare cosa c’è dietro, per andare oltre la rabbia che si prova leggendo una notizia tragica sul giornale.
“La scrittura nel mio caso è stata molto spontanea, anche un pò incasinata direi, perché ho scritto di getto senza tecnica e senza schema”.
“Ho sentito l’esigenza di scrivere la mia storia perché mi sono resa conto che si sa ben poco di queste realtà, eppure ce ne sono tante, di violenza a danni di bambini anche molto piccoli”.
Una canzone per definire questo momento della tua vita?
“Brandt Rhapsodie” di Benjamin Biolay, sono due persone che leggono i bigliettini che si lasciano sul tavolo e cosi entriamo nella loro intimità, è bellissima ma anche triste (ma cambio ogni mese).
Una canzone invece per definire Ema?
“Wonderful Life” di Black.
L’ultima canzone che ti ha fatto emozionare?
“Sentimi” di Madame prodotta da Crookers.
Il primo quadro che ti ha fatto innamorare?
Ce ne sono tanti ma la Crocifissione di Dalí mi ha fatto piangere.
Il quadro che non hai ancora avuto il “coraggio” di dipingere?
Non ho il coraggio di dipingere quadri di nudi o erotici ma mi piacerebbe tanto.
Come mai ti disegni senza tatuaggi?
È un segreto.
Quanto importante è stata l’analisi nella tua vita?
L’analisi mi ha salvato dalla tristezza, quindi direi che per essere vera e felice è stata fondamentale. Sto benissimo, ma devo ancora fare tanto.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Ho scoperto di essere paziente, non l’avrei mai detto.
Un “epic fail” sul lavoro?
Figuracce sicuramente tante! Epic fail per fortuna solo nella vita privata.
“L’analisi mi ha salvato dalla tristezza, quindi direi che per essere vera e felice è stata fondamentale”.
In un mondo sempre così frenetico e connesso quando pensi sia importante essere presente nel momento? È difficile o è qualcosa che fai spesso?
Credo che siamo presenti nel momento, solo che il nostro mondo è cambiato e quindi ci sembra il contrario. Cerco di non farmi mai troppi problemi e di non essere mai “dittatrice” per me stessa. Se mi va di stare sui social ci sto, se mi va di guardare le stelle lo faccio, ma non disprezzo nulla.
Cosa vuol dire per te sentirsi bene nella propria pelle?
Per stare bene devo assecondarmi senza sensi di colpa.
Qual è l’ultima cosa che ti ha fatto ridere?
Lo sa Andrea Delogu che mi raccontava aneddoti del suo lavoro e sono scoppiata a ridere fino alle lacrime. Mi succede spesso con i miei amici, per fortuna!
Il libro sul tuo comodino.
“La pista di ghiaccio” di Roberto Bolaño.
Photos by Johnny Carrano.
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Look: Emenegildo Zegna, Jimmy Choo, Hogan.
Gioielli: Crivelli.
MUA: Giulio Panciera per Armani Beauty.
Thanks to ID Communication.