Giovane talento italiano, orgoglio ed emblema della sua generazione, Giulio Pranno valorizza il tempo come elemento prezioso della vita e non perde occasione per accogliere qualunque tipo di sfida attoriale gli venga proposta. Artista versatile, “animo creativo”, Giulio è disposto a dare tutto sé stesso pur di essere vero, sul set e nella vita privata.
In occasione dell’uscita di due suoi nuovi progetti, i film “Comedians”, di Gabriele Salvatores, e “Security”, di Peter Chelsom, l’abbiamo incontrato per farci dire di più.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo legato al cinema sono i western di Sergio Leone. Li ho visti e rivisti con mio papà moltissime volte quand’ero piccolo… Infatti, ad oggi, “Il buono, il brutto e il cattivo” resta il mio film preferito di sempre.
Dopo “Tutto il mio folle amore”, ritrovi Gabriele Salvatores come regista in “Comedians”: in che modo è cambiato il vostro rapporto tra questi due progetti, e come vi siete confrontati per dar vita al tuo personaggio, Giulio Zappa?
Il nostro rapporto è stato sin da subito un bellissimo rapporto. Adoro Gabriele sia come regista sia come uomo. Andiamo molto d’accordo sia sul lavoro sia fuori, ma più passiamo tempo insieme, più la nostra stima e amicizia reciproca si solidifica. Del personaggio abbiamo parlato a lungo prima di iniziare le riprese e poi ci abbiamo lavorato nello specifico durante le due settimane di prove.
Il film conta un cast corale con nomi quali Natalino Balasso, Ale e Franz e Christian De Sica: com’è stato condividere il set con loro?
È stato un set fantastico, con un cast meraviglioso di BRAVISSIMI attori che ormai sono soprattutto amici, prima che colleghi. A causa del Covid, eravamo portati a passare il nostro tempo libero sempre insieme e questo è servito molto a creare un gruppo davvero affiatato.
In “Comedians”, vediamo sei aspiranti comici, tra cui il tuo personaggio, che cercano di farsi strada nel mondo dell’intrattenimento e, nel farlo, emerge il loro lato oscuro, a tratti tragico: com’è stato calarsi nei panni di Giulio Zappa?
Calarsi nei suoi panni è stata la sfida attoriale più difficile che abbia mai incontrato. Nonostante i nostri molti punti in comune, era un personaggio davvero difficile e spero tanto di aver fatto un buon lavoro… perché Zappa se lo merita davvero!
Ti sei ispirato in qualche modo anche al testo teatrale originale di Trevor Griffiths?
Il testo di Griffiths non l’ho letto… E non ho visto nemmeno il film con Jonathan Pryce che ne è stato tratto. Ho guardato alcuni spezzoni su YouTube solo dopo aver finito il film… temevo, altrimenti, che mi sarei ispirato troppo alla recitazione di Pryce!
“Calarsi nei suoi panni è stata la sfida attoriale più difficile che abbia mai incontrato”
Ad un certo punto, discutendo di che cosa sia la comicità, il tuo personaggio afferma che lui la realtà se la vuole tenere ben stretta: quanto conta questo aspetto nel tuo lavoro e, nello specifico, in questo ruolo?
Ogni attore dovrebbe ispirarsi sempre alla realtà che lo circonda. A noi è affidato il difficilissimo compito di portare in scena l’umanità dei personaggi che interpretiamo. Se non prendessimo ispirazione dalla vita di tutti i giorni, non saremmo in grado di fare un buon lavoro! Per quanto riguarda questo ruolo nello specifico, però, si trattava di portare in scena un personaggio davvero fuori dall’ordinario: più un folletto – un Puck Shakespeariano (com’è stato giustamente descritto da qualcuno) – portatore di un forte messaggio morale, e quindi era un personaggio che poteva anche permettersi di essere al di sopra della realtà. Credo che questa debba essere la giusta chiave di lettura per capire a pieno la linea interpretativa che abbiamo scelto di seguire con Gabriele.
Il gruppo di comici si divide poi tra chi decide di mantenere la propria integrità, chi di cambiare il proprio pezzo per farsi notare e chi di puntare tutto sull’originalità: che cosa significa per te essere originale?
Essere originale per me significa semplicemente essere fedeli a sé stessi il più possibile, qualsiasi cosa questo comporti. Se pensiamo alla famosa e banalissima frase che al mondo siamo tutti diversi, allora cosa può esserci di più originale della nostra vera natura?
Cosa ti fa ridere invece?
A me fanno ridere i miei amici! Me li sono scelti appositamente molto simpatici. Abbiamo un umorismo tutto nostro e di solito le risate più vere me le faccio con loro.
“Cosa può esserci di più originale della nostra vera natura?”
Sei anche tra i protagonisti di “Security”, per la regia di Peter Chelsom: qui interpreti Dario, un personaggio chiave per ricostruire gli eventi drammatici che caratterizzano questa storia. Com’è stato ricoprire un ruolo caratterizzato da luci e ombre, tra “corruzione” e voglia di fare quel che è giusto?
Dario è stato un personaggio su cui ho lavorato poco, a causa dei tempi molto stretti: ho saputo del personaggio circa tre settimane prima che andassi a girare. È un ruolo piccolo ma fondamentale per il film. Però è anche il ruolo meno estremo che ho fatto finora. In fondo, mi sono dovuto calare solo nei panni di un mio coetaneo sfacciato e turbolento che non riflette molto sulle conseguenze dei suoi gesti. Un po’ come tutti gli adolescenti. Ma lui non è un cattivo, e una volta messo con le spalle al muro non può che riconoscere di aver combinato un gran casino.
Tra limiti imposti dalla società, la forza della tecnologia e l’attrazione che esercitano potere e ambizione, si tratta di un film che parla alla nostra quotidianità e della nostra società: in questi termini, cosa ti spaventa del presente o del futuro? E questa paura ti è stata in qualche modo utile sul set?
Del presente mi spaventa di perdere moltissimo tempo nella mia vita. Credo di essere nato con un animo artistico, ed è terribile quando non uso il mio tempo per produrre qualcosa che possa avere un valore per me e per il pubblico. Al futuro, invece, cerco sempre di pensarci il meno possibile. Aspetto di vedere cosa mi riserverà la vita. Le mie paure purtroppo spesso prendono il sopravvento sul set, ma piano piano sto imparando a “lasciarle fuori dalla porta e riprenderle con me solo a lavoro concluso”.
“Credo di essere nato con un animo artistico, ed è terribile quando non uso il mio tempo per produrre qualcosa che possa avere un valore per me e per il pubblico”.
Il film affronta anche il tema di quanto siamo disposti a spingerci per la nostra sicurezza: cosa ti fa sentire al sicuro?
Lavorativamente parlando, un bravo regista!
Se potessi scegliere il prossimo ruolo da interpretare, un personaggio realmente esistito, magari, chi sceglieresti e perché?
Ho un carissimo amico che fa il cantante ed è molto famoso…A volte penso che, se mai dovessero fare un film su di lui prima o poi, anche se fisicamente siamo completamente diversi, mi divertirei da pazzi a interpretarlo.
Il primo dvd che hai comprato?
Non credo di averne mai comprato uno personalmente. Però me li hanno spesso regalati. Da piccolo ho ricevuto quello che probabilmente ho visto e quindi apprezzato di più: “West and Soda” di Bruno Bozzetto.
Il personaggio del cinema che vorresti come amico?
Senza dubbio, Quentin Tarantino. I nostri gusti cinematografici sono molto simili, e poi è il mio regista vivente del cuore!
La collaborazione dei tuoi sogni?
La collaborazione dei miei sogni è sempre Tarantino, o Paul Thomas Anderson… ma in realtà anche Clint Eastwood (da più piccolo era il mio idolo indiscusso).
Quali storie sogni di raccontare?
Quelle belle, che non lasciano indifferente lo spettatore!
L’ultimo binge-watch?
Non ti dico l’ultimo, ma gli ultimi che più mi hanno soddisfatto: “The Office” e “I Soprano”!
Il tuo must-have sul set?
Ti risponderei volentieri, se solo sapessi cos’è un must-have! Se si tratta di un vestito particolarmente figo tra i miei costumi di scena, direi senza dubbio i pantaloni di Zappa (che infatti mi sono fatto regalare).
Un epic fail sul set?
Un epic fail non mi viene in mente in questo momento, ma mi piacerebbe recuperare la scena girata quando Gabriele e il cast si sono messi d’accordo e mi hanno cantato “Tanti auguri” (era il mio compleanno) durante una scena del film. Hanno battuto il ciack, io ho iniziato con le mie battute, e poi li ho visti tutti avvicinarsi in grupo, e hanno cominciato a cantare: è stato molto bello… Sarebbe da riguardare la mia espressione perché, preso dalla scena, ci ho impiegato qualche secondo a realizzare cosa stesse accadendo.
“Sarebbe da riguardare la mia espressione, perché…”
“…ci ho impiegato qualche secondo a realizzare cosa stesse accadendo.”
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Probabilmente mangiarmi quello che cucino! [ride]
E di cosa hai paura?
La noia mi spaventa molto.
L’ultima cosa/persona che ti ha fatto sorridere?
L’ultimissimissima, il mio cane, che fa sempre cose molto buffe!
Qual è la tua isola felice?
Il set è sicuramente un’isola molto felice!
“La noia mi spaventa molto”
I tuoi prossimi progetti?
Ho un piccolo ruolo ne “La scuola cattolica” di Stefano Mordini che spero uscirà presto… Ma non posso proprio dire nulla di più!
Photos by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Vanessa Vastola.
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