Avevamo già avuto l’occasione di conoscere Harriet Byczok con il nostro “5 Flair Minutes With“, in cui l’avevamo intervistata sul suo lavoro di styling per Maisie Williams e sul Layering Trend, l’arte di saper giocare con vari capi, stratificandoli uno sopra l’altro. Ma, in occasione di un nostro viaggio a Londra, abbiamo pensato di incontrarla, questa volta di persona, per scoprire ancora di più qualcosa su di lei.
Tra commenti sui look delle celebrity, opinioni sull’industria della moda, nuovi aneddoti sul suo lavoro di stylist e sul suo percorso, quella con Harriet è stata una bella chiacchierata che volevamo non finisse più.
Ci hai già raccontato come è iniziato il tuo lavoro di stylist nella precedente intervista, ma come è cambiato negli anni? Te lo aspettavi così o ti ha sorpreso in qualche modo?
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È stato uno choc enorme perché quando ho iniziato come stagista, come ho detto in precedenza, c’era la recessione, e mi sembrava che gli stage non finissero mai, penso di averne fatti 25. Il momento in cui hanno iniziato a pagarmi sono rimasta senza parole, probabilmente è stato il mio più grande risultato perché per tanto tempo ho pensato che non sarebbe mai successo: ci sono così tanti stagisti ed è un settore molto competitivo. Quando ho ottenuto un lavoro retribuito ho smesso di fare l’assistente.
Tutti devono passare per la fase da assistente, perché è l’unico modo per imparare davvero, ed è così che ci si crea una rete di contatti; se durante uno shooting sei l’assistente dello stilista o l’assistente del fotografo, come è successo anche a me, nei successivi due anni finisci a lavorare come stylist e fotografo. Per me è stata un’evoluzione.
Penso che molti celebrity stylist siano diventate delle figure importanti negli ultimi due anni. Prima la gente non ha mai realmente prestato attenzione alla figura dello stylist, mentre al giorno d’oggi è fondamentale: tutti si informano su chi sia, ecc…
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Ha senso perché le celebrità vengono fotografate molto, e sono così impegnate con il loro lavoro di attrici, le persone dimenticano che devono imparare le battute, fare audizioni e conferenze stampa… Avere una persona che si concentra solo ed esclusivamente sul look fa una grande differenza. Ho seguito alcune celebrità, ma mi sono concentrata più sugli editoriali e sul lavoro con Maisie: ci siamo conosciute e ha funzionato da subito. Dopo di lei, penso che altre celebrità siano arrivate da me perché amo quello che faccio, è una passione.
“Avere una persona che si concentra solo ed esclusivamente sul look fa una grande differenza”.
Forse un cliente ti dà l’opportunità di esprimerti, sempre seguendo le loro esigenze e il loro gusto ovviamente.
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Esattamente. Perché quando si lavora con le modelle ovviamente si deve far combaciare il brief con lo shooting, loro indossano ciò che il team dice loro loro di indossare. È un po’ impersonale, non ti godi la relazione personale. E poi, ci deve essere molta più fiducia. In alcuni casi il rapporto si è trasformato in un’amicizia, il che è fantastico. Con alcuni dei miei clienti sono amica da anni, come con Maisie, ed è un bene perché se non le piace qualcosa me lo può dire. A volte dimentichiamo che anche le attrici, che di solito sono così fiduciose, essendo sempre fotografate, hanno bisogno di instaurare questo tipo di legame.
Anche perché si nota quando le persone indossano qualcosa che non le soddisfa.
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Esatto, si vede sul red carpet. Il che non è un bene né per me né per loro. Se si impone loro il look da indossare, i clienti finiranno per assomigliarsi tra loro: tutto deve essere personalizzato, quindi l’input del cliente è importante.
“L’input del cliente è importante”
Parlando del tuo lavoro come assistente, c’è stata un’esperienza che si è rivelata poi particolarmente utile?
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Penso che lo stage ti insegni molto. Può essere difficile perché, soprattutto nel momento in cui ho iniziato c’è stata la recessione, tutti erano disperati e particolarmente stressati, inoltre le ore di lavoro possono farsi davvero lunghe. Penso che imparare come rimanere sé stessi anche in quelle situazioni, e non essere spazientito se sei stanco e frustrato perché sei uno stagista da molto tempo, sia importante.
Penso che alcune delle cose che mi piaceva nell’essere assistente fosse avere un rapporto con la stilista, ne ho assistite alcune di veramente brave e gentili che erano state nella mia stessa posizione in precedenza e che in quel momento invece mi stavano dando dei consigli, con rispetto e fiducia. Così facendo si instaura un’amicizia. Poi, quando raggiungi il loro livello, ci si può scambiare consigli a vicenda.
Deve essere una bella soddisfazione.
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Penso che non si sia mai completamente soddisfatti. Si vuole sempre fare meglio, il settore è frenetico, si è sempre in movimento. Ma a volte è bello sedersi e pensare: “Ok, ho del tempo per riflettere. Questo era un lavoro ben fatto”, o “Voglio fare questo prossimamente e lavorare con questa persona”.
È un settore così creativo, non si può mai essere soddisfatti, proprio come hai detto tu.
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E nuove persone arrivano in continuazione. C’è sempre movimento, non sei mai completamente soddisfatto, ma penso che tutti nel settore della moda abbiano bisogno di mettersi in gioco, perché non ci sono scorciatoie, tutti quelli che conosci hanno lavorato sodo per essere dove sono. Anche un designer davvero consolidato era un tirocinante all’inizio, non ci sono scorciatoie.
“Tutti quelli che conosci hanno lavorato sodo per essere dove sono”.
Quanto pensi che i social media abbiano cambiato e stiano influenzando il mondo degli stylist? Tu li usi per cercare ispirazioni?
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Penso di non essere così brava con i social media perché, molto spesso, quando sei occupato come siamo, ci si dimentica di fare le foto a qualcosa. O, se sei preso dal momento, te ne dimentichi comunque. Penso sia una piattaforma fantastica per il lavoro, soprattutto per gli stylist. Ho visto celebrity stylist fare dei lavori incredibili su Instagram. Mi piacerebbe fare di meglio dal momento che è fondamentale per il settore ora, ma è un po’ difficile quando si è concentrata su qualcosa. È anche giusto avere un po’ di privacy. Specialmente perché a volte il lavoro non è così glamour, ci sono delle giornate, come durante l’Award Season, in cui sono in pigiama per tutto il tempo, davanti al pc, scrivendo freneticamente mail o inseguendole al telefono. Hai anche questo tipo di momenti, e non sempre vivi una vita così glamour che meriti di essere mostrata su Instagram.
E per l’ispirazione, sicuramente. Penso sia fantastico per i nuovi designer, ne ho contattati alcuni su Instagram attraverso il mio profilo ed è stato incredibile. Sono sempre alla ricerca di nuove ispirazioni.
Parlando dell’Award Season, quali consigli daresti per occasioni così importanti?
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Penso che la cosa più importante sia essere se stessi. Ci sono così tanti premi durante l’Award Season e hai bisogno di tenere a mente tutte le idee per tutto il tempo, penso che il modo migliore per trovarne di nuove e per imporsi sia apporre il proprio tocco personale. Come fa Maisie, il suo contributo si vede in ogni look.
È facile indossare un abito lungo e nero, ma poi si è in competizione con tutte le altre centinaia di persone che indossano un abito lungo e nero. Vorrei consigliare di attenersi al proprio stile personale, e penso che quel che rende un outfit unico siano gli accessori. Non amo indossare accessori in prima persona, perché penso che non siamo adatti al mio stile di vita, ma credo che quando si deve essere fotografati, allora rappresentino un buon modo per aggiungere quel tocco extra; il proprio stile personale deve trasparire dagli accessori.
“Non amo indossare accessori in prima persona, perché penso che non siano adatti al mio stile di vita, ma credo che quando si deve essere fotografati allora rappresentino un buon modo per aggiungere quel tocco extra; il proprio stile personale deve trasparire dagli accessori”.
C’è un look della scorsa Award Season che ti è particolarmente piaciuto?
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L’abito bianco di Angelina Jolie ai Golden Globes. E quello di Margot Robbie agli Oscar. Indossava un abito lungo e ho amato la forma semplice che aveva, l’orlo. Non è un semplice abito bianco, sta tutto nella forma. Non si tratta solo di dettagli, quel tipo di forma fa una grande differenza: come ho detto prima, si deve trovare qualcosa di diverso. E quello di Millie Bobby Brown ai SAG, lei è sempre cool. Penso che il look che indossava fosse adatto alla sua età, era divertente. Mi piace il fatto che indossi sempre scarpe comode che funzionano con il resto del look. Assomigliava a una piccola Spice Girls, anche per i capelli e le scarpe che aveva.
Poi Mandy Moore, sempre ai SAG, per il colore dell’abito, semplicemente. Penso che molte persone abbiano paura del colore mentre io no. Non tutti stanno bene con ogni singolo colore, ma ci sono alcuni sfumature che possono metterti in risalto e farti sembrare “Wow“. Potrebbe non stare bene a qualcun altro, ma penso che a lei invece il blu si addica molta. E non è un colore ovvio. Sono abbastanza sicura che fosse l’unica con quel tipo di blu intenso e luminoso ai SAG.
Hai visto il suo abito da sposa firmato Rodarte? L’ho trovato stupendo.
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Oddio, sono ossessionata dagli abiti da sposa, sono un problema per me. Penso che sia perché lavoro molto per il red carpet, quindi ho a che fare con abiti lunghi per tutto il tempo. Ma sì, il suo abito da sposa era fantastico e anche un po’ divertente.
L’emancipazione femminile e l’inclusività sono un argomento sempre più importante: come pensi che la moda potrebbe rinforzare questi concetti per esaltare la vera forza e bellezza?
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Penso che l’industria della moda abbia una mentalità aperta, e credo che questo sia d’aiuto. Lo diamo per scontato molte volte, ma puoi indossare tutto quello che vuoi, in qualunque modo tu voglia. Tu vai al lavoro, e la gente è semplicemente se stessa. In termini di emancipazione, direi che ogni settore ha ancora una lunga strada da percorrere per quanto riguarda l’uguaglianza di genere, ma credo che siamo uno dei settori con il maggior numero di donne forti ed indipendenti al suo interno, lavoratrici autonome come donne d’affari e molte designer di primo livello. Ovviamente c’è la tematica delle donne, dei modelli femminili, dell’essere pagate quanto dovrebbero… In termini di ciò che rappresenta il femminismo, si tratta di essere considerati tutti allo stesso modo, e penso che tutti vivano l’industria della moda diversamente, ma al suo interno si trovano molte donne forti, indipendenti e d’affari. È anche un settore in cui tutti sono ben accetti.
Qual è stato, secondo te, una trend fondamentale dell’anno scorso, e quale sarà invece trend importante nel 2019?
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Penso che possiamo vestirci in modo un po’ più confortevole ora, e ci è voluto del tempo per raggiungere questo traguardo. Anche Louis Vuitton per esempio ha realizzato delle scarpe da ginnastica con il calzino. Penso che tutti vogliano sentirsi comodi perché hanno una vita da vivere, un lavoro, e un altro vantaggio è che vuoi essere presentabile e comoda anche quando hai un appuntamento importante. Anche nella moda, e come stylist, non si può essere glamour tutto il tempo, a volte si è in tacchi, a volte in scarpe e altre ancora in pigiama, perché il cliente è la priorità. Penso che sia bello lo sviluppo di questo lato della moda.
Com’è il tuo rapporto con il beauty e la skincare?
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Ora che ho 29 anni, e so di non essere vecchia, presto maggior attenzione alla cura della mia persona, utilizzando ad esempio creme idratanti e per il contorno occhi; negli ultimi due anni ho sviluppato il mio rituale di bellezza e provato un sacco di prodotti. Voglio invecchiare con grazia, ma con quel tocco extra di protezione solare o simili. Adoro i prodotti beauty, davvero: in realtà ne sono un po’ ossessionata. Non per vanità, ma per il semplice fatto che una buona crema idratante può cambiarti la vita.
E penso che il makeup sia una forma d’arte, ma sento come miei più i vestiti che il makeup. I vestiti sono il mio forte ma quando si parla di styling, il capelli e trucco possono rendere un look ancora più sorprendente o al contrario, se non vanno bene, possono renderlo terribile. Così molto spesso quando mi occupo dello styling, io e gli addetti al makeup e ai capelli ci sediamo insieme, diciamo quello che pensiamo e immaginiamo il look nella sua interezza.
“Penso che possiamo vestirci in modo un po’ più confortevole ora, e ci è voluto del tempo per raggiungere questo traguardo”.
I tuoi tre fashion must-have.
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Il mio pc. Un paio di scarpe da ginnastica e un buon paio di jeans. Penso che quando si trova un paio di jeans perfetto e comodo, ci si senta anche bene con se stessi. Come ho detto nell’altra intervista, servono un buon paio di jeans, di scarpe e un cappotto. La moda non deve essere difficile, ma quando si trova il capo giusto lo si deve indossare ancora e ancora.
Che accessorio fashion ti piacerebbe comprare prima o poi?
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Sto per dirne uno arcaico: conoscete le zeppe di Stella McCartney, quelle a strati? Ne voglio un paio, ho bisogno di comprarle perché sento che, nonostante il business si reinventi in continuazione, loro siano ancora popolari. Sono senza tempo, e sono state un grande successo quando sono uscite. Come un buon paio di jeans, delle scarpe da ginnastica o un buon tacco da giorno, sono una scoperta gratificante. Personalmente amo aggiungere un po’ di altezza quando posso. Quindi sì, probabilmente quelli.
C’è un look di una serie tv o di un film che per te è iconico?
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“Ragazze a Beverly Hills”, lo adoro, potrei guardarlo in continuazione. È fresco e divertente, proprio come gli anni ’90. Sono ossessionata dagli anni ’90 e penso siano tornati di moda recentemente, ci sono ancora tante cose di quel periodo a cui la gente non può rinunciare. A esempio, se vedo qualcosa in plaid o tartan, devo comprarlo. Ma dei film mi affascinano le forme, penso che una persona creativa debba cercare ispirazioni sempre, e i film sono una delle mie fonti preferite.
Cosa c’è nel tuo futuro?
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Ho scritto qualcosa negli ultimi anni. Sono laureata in giornalismo, e avevo dimenticato quanto la scrittura potesse essere terapeutica. Quindi, penso che vorrei scrivere di più. Voglio anche continuare a vestire le ragazze, ogni cliente che arriva è diverso. Con i miei clienti al momento stiamo pensando e sviluppando nuove idee e voglio continuare così. Inoltre, non ho mai vestito qualcuno per gli Oscar, che è il sogno di ogni stylist.