C’è una categoria di voci della moda che seguo con ammirazione da qualche anno, un gruppo di creativi che contribuiscono all’immaginario di un settore in costante aggiornamento, dove tutto (o quasi) è sotto gli occhi di tutti grazie anche ai social media: mi riferisco agli stylist e, nello specifico, ai celebrity stylist che, tramite i look con cui vestito i loro clienti, riempiono di messaggi ed emozioni ogni red carpet.
Tra i celebrity stylist più influenti al mondo (The Hollywood Reporter li ha appena inseriti nella lista degli stylist più importanti della decade) troviamo Wayman Bannerman e Micah McDonald, conosciuti come Wayman + Micah: il duo, che tra i suoi clienti annovera Tessa Thompson, Regina King, KiKi Layne, Logan Browning e Lizzy Caplan, si distingue per scelte di stile ricche di colori, di dettagli elaborati e “imprevedibili”; alla base del loro lavoro, troviamo la volontà di rappresentare al meglio la personalità della cliente, il rispetto per le sue origini e per i suoi desideri, l’ispirazione proveniente dalle loro nonne e madri e il desiderio di dar voce sul red carpet anche a designer emergenti o meno conosciuti.
Come ci riescono? Grazie allo studio dei tessuti e della storia del red carpet, a loro kit di styling specifici per ogni cliente, alla grande passione per la moda (sono dei mecenati del settore a tutti gli effetti) e al coraggio nel saper correre dei rischi che però poi, ripagano sempre.
Ammirando fortemente il loro lavoro, non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di incontrarli di persona a Los Angeles, precisamente nel loro studio: circondati da abiti sfarzosi e da scarpe di ogni genere, Wayman e Micah ci hanno raccontato del loro processo creativo, del loro stile personale, della passione per cappotti e scarpe, e del rapporto con i loro clienti. In altre parole, ci hanno aperto le porte della “magia dietro la magia”, quella che non si vede sul red carpet, ma che rende ogni abito una lettera d’amore fatta di tessuto, e che viene resa autentica dalla persona che lo indossa.
Raccontateci del vostro processo creativo e di cosa vi ha spinti a diventare degli stylist, insieme.
W: All’inizio eravamo solo amici. Entrambi vivevamo a New York e a quel tempo lavoravamo come assistenti di moda, ci siamo conosciuti una sera ad una festa nel centro di New York: sono andato alla festa con un mio amico e c’era anche Micah, poi un amico in comune ci ha presentati e ci ha detto: “Voi due lavorate nella moda, dovreste conoscervi, scambiarvi idee, storie, esperienze…” Era tardi, era venerdì sera e mi sono detto: “Sto bene così, non voglio parlare di lavoro o altro, non ne ho davvero bisogno ora”. [ride] Comunque, in qualche modo ci siamo messi a parlare e ci siamo resi conto che avevamo molti interessi in comune: abbiamo parlato per tutta la notte, poi abbiamo iniziato ad uscire insieme come una crew, era divertente. Facevamo delle cose insieme sia a livello sociale che professionale; due anni dopo, mentre stavamo facendo dei vision board a gennaio, continua pure tu…
M: Era l’inizio dell’anno e stavamo lavorando ai nostri vision board: entrambi avevamo lasciato i nostri lavori nella moda e avevamo un’idea condivisa, in quanto amici che parlavano di tutto, di volerci dedicare allo styling delle celebrità. Dunque, stavamo facendo i nostri vision board, Wayman era abbonato a diverse riviste e stavamo lavorando a casa sua: sfruttando le sue riviste, ci siamo messi a tagliare le cose che ci interessavano nella vita, in termini finanziari, di amicizia e di famiglia e, quando siamo arrivati alla sezione lavoro, abbiamo iniziato a ritagliare diverse potenziali celebrità con cui ci sarebbe piaciuto lavorare, e continuavano a tagliare le stesse facce più e più volte; all’inizio facevamo finta di niente e ci dicevamo cose come: “Penso che di questo dovresti occupartene tu, penso che rappresenti il tuo stile, la tua estetica, voi due lavoreresti bene insieme e viceversa, mentre con altre persone dicevamo: “Non so cosa dirti, lasciamo che vinca il migliore” E così via… Ad un certo punto ho detto: “Abbiamo fatto diverse cose insieme, come servizi fotografici e simili, lavoriamo così bene insieme, perché non ce ne occupiamo in due piuttosto che perdere clienti contro qualcun altro?”
Era il 2013 e una delle persone a cui stavamo pensando era Forest Whitaker, perché sapevamo che aveva “The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca” in uscita e che ci sarebbe stato un lungo press tour, di cui entrambi eravamo molto appassionati e interessati, è stato il nostro primo cliente insieme. Poi si sono aggiunti sempre più clienti ed eravamo richiesti sia a New York che a Los Angeles, le cose hanno continuato a crescere finché non ci siamo detti: “Ok, immagino che sia ufficiale, andiamo in tribunale e apriamo società”. [ride]
“Avevamo un’idea condivisa, in quanto amici che parlavano di tutto, di volerci dedicare allo styling delle celebrità”.
“Abbiamo iniziato a ritagliare diverse potenziali celebrità con cui ci sarebbe piaciuto lavorare, e continuavano a tagliare le stesse facce più e più volte…”
Parlando nello specifico del vostro lavoro di stylist, cosa potete dirci dei vostri kit?
M: Amiamo i nostri kit, abbiamo le cose convenzionali come nastro biadesivo, spille di sicurezza e simili, poi ci sono altre cose segrete che normalmente non sono presenti in un kit; generalmente in ufficio teniamo le scorte, mentre per i nostri clienti abbiamo dei kit su misura, con cose specifiche che sappiamo andare bene per loro, è così che facciamo funzionare il tutto.
Vedo ad esempio il kit di Regina Hall, di Tessa Thompson, tutti ben organizzati…
M: Quella è la magia dietro la magia, quella che non si vede sul red carpet. [ride]
Riguardo i vostri clienti, come abbinate la loro personalità con le vostre idee e con l’evento in questione? Cambiando ogni volta, deve essere una sfida…
W: È una sfida divertente che ci appassiona molto, perché ogni singola donna è dotata di una luce propria con le sue prospettive, i suoi bisogni, il suo modo di pensare, quello che ama trasmettere giorno dopo giorno, proprio come noi essendo dei creativi a nostra volta. Di solito quando ci occupiamo degli eventi più importanti e abbiamo dei clienti da vestire, ci confrontiamo con loro sullo styling, a volte si arriva al punto in cui ci dicono: “Quella che per voi è l’opzione migliore, mostratemi il meglio” e fine. [ride] Ma offriamo sempre la possibilità di avere prima una conversazione a riguardo, per assicurarci che sia una collaborazione e che capiscano cosa stanno indossano, che sappiano chi stanno indossano, perché lo stanno indossano, in modo da avere un vantaggio da tradurre poi sul red carpet.
“Per i nostri clienti abbiamo dei kit su misura, con cose specifiche che sappiamo andare bene per loro”.
“Offriamo sempre la possibilità di avere prima una conversazione a riguardo, per assicurarci che sia una collaborazione e che capiscano cosa stanno indossano, che sappiano chi stanno indossano, perché lo stanno indossano, in modo da avere un vantaggio da tradurre poi sul red carpet“.
Create anche dei moodboard quando dovete presentare delle idee?
W: Sì, creiamo dei moodboard, ci permettono di scoprire cose che non vediamo necessariamente ad occhio nudo nella quotidianità. Ci consentono di fare ricerca, di scavare a fondo, di fare avanti e indietro con le idee prima di presentarle a un cliente; e poi, una volta che abbiamo una moodboard abbiamo una visione, una dichiarazione, una voce, ci piace molto farli.
Dove trovate la maggior parte delle ispirazioni quando dovete realizzare dei moodboard o dei look?
M: Siamo grandi storici del red carpet quindi per lo più si tratta di ispirazioni provenienti dal passato, ma in realtà spesso ci ispirano i clienti stessi, siamo fortunati a lavorare con individui forti e donne intelligenti che hanno speso del tempo per conoscersi a fondo, è fantastico tenere conto anche di questo aspetto. E poi, la ricerca si basa su quello che emerge dalle nostre conversazioni, su quello che funziona in termini estetici, sulla direzione che vogliamo prendere, come ha detto Wayman: “Anche durante la fase di ricerca, il soggetto inizia a dispiegarsi”. Sei alla ricerca di immagini e di conoscenza per comprendere meglio ciò che funziona, ciò che non funziona, ciò che è appropriato, ciò che è enigmatico, ciò che è emozionante, ciò che può essere spinto e comunque essere apprezzato.
Dal momento che avete menzionato la storia, avete un periodo/personaggio/momento preferito a cui fate riferimento in termini di ispirazione?
W: Molte delle nostre ispirazioni nascono dalle conversazioni sui nostri genitori e antenati, parliamo delle nostre nonne, delle nostre madri, delle nostre sorelle, delle nostre cugine, di ciò che abbiamo visto crescendo e a scuola… Entrambe le nostre nonne amavano gli orecchini decorati, gli accessori vistosi, mia nonna ad esempio amava grandi perle. Gran parte della nostra ispirazione nasce da ciò che abbiamo visto da bambini e crescendo, sono cose che sono rimaste con noi nel tempo. Ne ho parlato con Micah qualche tempo fa, gli ho detto che quando ero piccolo mia madre si metteva il rossetto rosso e gli orecchini e non doveva andare da nessuna parte, voleva farlo solo per sentirsi bene con sé stessa mentre era a casa. Le nonne sono un’ispirazione straordinaria; amiamo riflettere e condividere le loro storie di tanto in tanto, ci fa sentire bene.
“Sei alla ricerca di immagini e di conoscenza per comprendere meglio ciò che funziona, ciò che non funziona, ciò che è appropriato, ciò che è enigmatico, ciò che è emozionante, ciò che può essere spinto e comunque essere apprezzato”.
C’è un ricordo con un vostro cliente a cui siete particolarmente affezionati?
W: Troppi [ride].
M: Una volta Regina King doveva andare a un evento HFPA durante l’Award Season, penso fosse solo la seconda o terza settimana che stavamo lavorando con lei: è un fatto recente, mi ricordo che mentre stava raggiungendo la sua auto, noi invece stavamo impacchettando le cose per andarcene da casa sua, ci ha detto: “Vi amo ragazzi, spero che non sia troppo presto per dirlo, ma vi amo davvero.” È stato il momento più dolce, è stato meraviglioso, [ride] poi la nostra storia d’amore è continuata.
W: Ce ne sono così tanti, una delle nostre notti più memorabili è stata quella degli Oscar nel 2018, abbiamo vestito tre donne per la cerimonia e circa nove per il giorno, per i party degli Oscar, e tutte si sono distinte singolarmente a modo loro, è stato bello vedere così tante donne di colore brillare ed essere così sfarzose, splendide e felici, ci ha fatto sentire magici.
Avete mai avuto un epic-fail facendo uno styling?
M: Epic-fail? Non è stata colpa nostra. [ride] Non saprei, perché quando le cose hanno bisogno di essere sistemate entriamo direttamente in uno stato di crisi calma, io dico: “Wayman vieni, guarda qui” e poi diciamo: “Ok, dateci solo 5 minuti” e risolviamo la questione, ma ci assicuriamo che ogni dettaglio funzioni fino all’ultimo minuto. Quindi, niente epic-fail.
Quali sono i cambiamenti che vorreste vedere nell’industria dello styling?
W: Penso che stia già accadendo, ma mi piacerebbe vedere più diversità sul red carpet, senza dover scegliere sempre i soliti brand, ci sono anche dei designer emergenti e altri con culture differenti da prendere in considerazione, e bisognerebbe condividere la loro voce con il mondo intero. Vorrei vederli più spesso, voglio vedere la gamma di designer espandersi ancora di più per l’Award Season e per i red carpet, ma penso che qualcosa si stia già muovendo.
“È stato bello vedere così tante donne di colore brillare ed essere così sfarzose, splendide e felici, ci ha fatto sentire magici”.
Quali sono i vostri designer preferiti, sia per i vostri clienti che per voi stessi?
M: Sia per noi che per i nostri clienti amiamo Gucci, Prada… Ma poi amiamo anche i designer emergenti afroamericani, come Christopher John Rogers, stanno facendo grandi cose e sono dei pionieri nel loro campo, penso che lavorare con loro sia davvero appassionante per noi e per i nostri clienti che provano un tale senso di orgoglio nell’indossare i loro pezzi, perché sono persone che condividono il loro stesso vissuto e la loro eredità; essendo dei pionieri in quello che stanno facendo, amano questo tipo di supporto, c’è sempre un’energia incredibile.
Partecipate anche a molte fashion week, c’è stata una collezione che, di recente, vi ha lasciati senza parole?
W: Abbiamo partecipato alle sfilate di Parigi, credo fosse febbraio o marzo 2019, era la Paris Couture Week, e abbiamo assistito alla sfilata Couture di Valentino, che è stata la nostra ultima sfilata della stagione, ci siamo sciolti sia internamente che esternamente; eravamo sulla via del ritorno per gli Oscar e abbiamo parlato della sfilata per ore, è stata così bella, così romantica, il paradiso della moda.
M: Pierpaolo Piccioli è fantastico, è una personalità molto interessante, ogni stagione siamo entusiasti di vedere il suo lavoro, è pieno di energia, emozione e passione, e il modo in cui ha celebrato le donne come le nostre nonne o madri, quello che ha fatto per loro, è incredibile, ha così tanto talento.
Qual è il vostro go-to-look?
W: Il nero. [ride]
M: Il nero firmato. Un amico una volta mi ha detto: “Hai così tanti maglioni e vestiti casual, sembri un barbone di lusso” e io ho risposto: “Mi sta bene come idea”. [ride]
Quali sono i vostri accessori preferiti?
M: Mi piacciono gli occhiali da sole, e gli occhiali in generale.
W: Io amo gli anelli.
Nel vostro armadio, ne avete troppi di…?
W: Scarpe, vale per entrambi.
M: E cappotti, compriamo così tanti cappotti e viviamo a Los Angeles, quindi ogni volta che andiamo a New York o alle fashion week di febbraio ci assicuriamo di indossare un cappotto diverso ogni giorno, li amiamo. Compriamo costantemente cappotti e li guardiamo pensando: “Questo è bello, lo abbino a dei pantaloni corti perché fa caldo”, adoro i miei cappotti.
Preferite scarpe da ginnastica o eleganti?
M: Entrambe. [ride]
W: Abbiamo molte scarpe che sono dolorose ma stupende.
M: Le scegliamo in base agli eventi: “Ok, conosciamo il posto, è molto vicino e saremo seduti tutto il tempo per la cena, quindi posso mettere queste”, oppure “Oh no, è una mostra, e dovremo camminare, allora non le metto”. [ride]
Secondo voi, quale pezzo d’abbigliamento meriterebbe un armadio per conto proprio?
W: Sicuramente i cappotti, ne abbiamo tantissimi, come giacche in denim e altre giacche che sono perfette per il tempo di Los Angeles. E ancora, giacche da motociclista in pelle, ma occupano così tanto spazio nell’armadio, mi impediscono di raggiungere tutto quello che ho, e mi rendo conto che non ci riesco perché sono ostacolato dai cappotti; per dirti, una volta ho ricomprato una camicia perché non riuscivo più a trovare quella originale, così l’ho comprata di nuovo e, non appena l’ho comprata, mi sono reso conto che quella che stavo cercando era stata davanti a me per tutto il tempo.
M: Rivisiterà la camera degli ospiti che si trova dall’altra parte del corridoio e la renderà una stanza armadio, la situazione sta diventando ingestibile. Siamo dei grandi mecenati della nostra industria, è difficile quando facciamo dei lavori e dobbiamo fare acquisti perché ci ritroviamo sempre nella sezione maschile ma non dovremmo essere lì, dovremmo essere nel reparto femminile a fare acquisti per il nostro lavoro! Amiamo fare shopping.
“Scarpe, vale per entrambi”.
“Abbiamo molte scarpe che sono dolorose ma stupende”.
“Rivisiterà la camera degli ospiti che si trova dall’altra parte del corridoio e la renderà una stanza armadio, la situazione sta diventando ingestibile”.
Cosa c’è al primo posto della vostra wish-list?
W: Non lo so, forse più anelli per me. Mi piace avere degli anelli da cambiare. Mi viene sempre voglia di acquistare accessori e gioielli… Oh, ecco, voglio prendermi, o meglio, voglio che qualcuno mi regali un nuovo Cartier Love Bracelet.
M: Avrei detto lo stesso.
Com’è cambiato il vostro stile personale negli anni?
W: Mi prende sempre in giro per questo, ma a New York indossavo i jeans Mavi con la gamba larga.
M: Ne ha fatta di strada da allora. [ride]
W: Stavo lavorando!
M: Ed è divertente perché mi ricordo di tutte le giacche, come quelle lunghe fino a metà gamba… Per la cronaca, sono dell’Ohio e mi sono trasferito a New York, e i primi newyorkesi lo hanno fatto, quindi l’ho fatto anche io. Ci siamo decisamente evoluti verso il lusso. [ride] Qualsiasi cosa sia comoda e nera. Sembriamo dei cantanti di supporto.
“Ci siamo decisamente evoluti verso il lusso”.
Che cos’è la moda per voi?
M: Una forma d’espressione, sei tu, è personale, è come ti esprimi senza dover dire una parola. È il modo in cui mostri il tuo percorso, la tua evoluzione. È tutto, il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro.
W: Attraverso la moda, puoi rivelare così tanto su come ti senti, su quale sia il tuo stato d’animo attuale, o quello che vuoi far trasparire, puoi vivere attraverso la moda e attraverso i tuoi look, amiamo il fatto che la moda ti permetta di essere una persona, una voce, che ti permetta di essere anche più voci allo stesso tempo, e ci piace essere circondati da persone che vedono la moda come un mezzo di espressione personale.
C’è un look che preferite tra quelli realizzati nell’arco della vostra carriera?
W: Sarebbe presuntuoso dire troppi? [ride]
M: Sono assolutamente d’accordo, riversiamo così tanto di noi stessi nei nostri look, e vogliamo assicurarci che si percepisca sempre quella passione, quella cura, quell’attenzione ai dettagli. I look sono il nostro orgoglio così come il modo in cui facciamo sentire le persone, abbiamo dei clienti che ci dicono: “Non cercate mai di cambiarmi, mi fate sentire la migliore versione di me stessa”. Questo è l’obiettivo. È la sensazione migliore sentirlo dalla loro bocca, è così gratificante per noi e ci piace che siano in grado di esprimersi e che si sentano a loro agio nel farlo. Questo ci fa provare orgoglio e gioia.
“Abbiamo dei clienti che ci dicono: ‘Non cercate mai di cambiarmi, mi fate sentire la migliore versione di me stessa’. Questo è l’obiettivo”.
Quando realizzate dei look, c’è un dettaglio/tessuto o altro che ricercate?
M: Certamente. Iniziamo dall’idea che si materializza nella nostra testa. Ci siamo concessi il nostro tempo per capire tessuti e costruzioni, quindi sappiamo che il raso duchesse non avrà la stessa fluidità dello chiffon, ma darà la struttura della spalla o alla manica che vogliamo; quello che facciamo è dire: “Questo è quello che vogliamo, quello che vediamo nella nostra testa, ora, cosa funziona meglio in termini pratici?” Consideriamo tutto in base alle nostre conoscenze tessili.
Cosa potete dirci dei vostri progetti e styling futuri?
W: Aspettatevi molto divertimento, tanta scelta e tante novità, come abbiamo detto ci piace sperimentare con diversi designer, vorremmo dare a molti di loro nuove opportunità di lavoro, e vogliamo offrire tali opportunità anche ai creativi nel reparto accessori; ci piace collaborare e a volte ci piace correre il rischio, ma poi ci ripaga sempre. Quindi, più rischi per noi, sempre!
M: Almeno uno di noi due non riesce a dormire la sera prima di un evento e pensa: “Oh mio Dio, va bene? Andrà tutto bene?” e se ci sentiamo così, probabilmente sappiamo che andrà tutto bene. [ride] Pur sapendolo, la sera prima ci chiamiamo e ci diciamo: “Ti piace vero? Perché a me piace, e a te invece?” [ride]
W: Esattamente. [ride]
Photos & Video by Johnny Carrano.
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