È stata una notte a Venezia.
È stata una notte a parlare con una delle artiste più cool della scena.
È stata una notte passata con l’attrice, cantante e produttrice Jasmin Savoy Brown.
Una notte a parlare senza filtri di salute mentale, sessualità e del diritto di scoprire sé stessi.
E questa è stata una notte vestita di Miu Miu, parlando del potere che Miu Miu Women’s Tales dà alle donne, agli artisti, registi, attori e persone nell’industria che non solo fanno arte, ma parlano d’arte e, così facendo, creano nuove reti, creano potere.
Questa è una notte di flash nei vicoli stretti di Venezia, una notte in cui la mia mente si è aperta di fronte a Jasmine, una donna che vorrei intervistare altre mille volte.
Sei un’attrice, cantante e produttrice. In che modo questi aspetti diversi di te rappresentano e arricchiscono chi sei?
Che bella domanda. Penso che ogni cosa che faccio porti alla luce una parte diversa di me, creativamente parlando. Quando recito, esploro qualcosa che qualcun altro mi ha dato; quando scrivo musica, creo tutto da zero. Non ci sono luoghi dove nascondermi quando scrivo una canzone, sono io al cento per cento. Produrre è una sorta di combinazione di questi due mondi, è come incontrare qualcuno lì dove si trova e creare qualcosa insieme. Questo mi permette di far emergere il mio lato più infantile, ma anche la businesswoman che c’è in me, e tanti altri aspetti di me stessa.
Durante il panel delle Miu Miu Women’s Tales, hai detto che la musica è sempre stata parte di te, che recitare non ti spaventa tanto quanto fare musica, perché quando scrivi musica sei sola con te stessa, come dicevi anche prima. In che modo gestisci le tante emozioni che derivano dall’essere semplicemente te?
Penso che sia proprio per questo che ho bisogno di scrivere musica, è una valvola di sfogo. È uno sbocco per tutte queste parti di me, e ci sono così tanti cantautori che raccontano storie attraverso la loro musica e penso che sia un ottimo modo di farlo: per me è tutto basato sulle esperienze personali. In questo EP che sto per pubblicare, ogni canzone racconta la storia di una persona diversa che ho incontrato e con cui ho avuto un flirt o di cui mi sono innamorata, quindi penso che la mia valvola di sfogo sia proprio scrivere canzoni. È il mio modo di elaborare le cose, e una volta che la mia musica è fuori nel mondo, diventerà qualcosa anche per gli altri, spero.
“Penso che sia proprio per questo che ho bisogno di scrivere musica, è una valvola di sfogo”.
Stai scrivendo qualcosa in questo momento?
Scrivo sempre qualcosa, più o meno. Dipende dal periodo.
Ci sono periodi in cui scrivo tutti i giorni, poi ho attraversato una fase in cui non ho toccato la chitarra per otto mesi. Solo di recente ho ricominciato a sedermi con la mia chitarra e scrivere musica. È interessante vedere cosa è cambiato ora che sono in una relazione sana, prendo antidepressivi e mi sento una persona più equilibrata. È interessante esplorare l’arte da “sana”, con una terapia da seguire, medicine da prendere, e sufficienti ore di sonno. Avevo paura di non avere più nulla da scrivere, ma invece ne ho di cose da dire. Penso che sia solo un mito il fatto che gli artisti debbano stare male per creare.
Parlando di salute mentale, sto seguendo il tuo stesso percorso… Avevo paura perché sono una persona molto empatica, forse troppo. Sono molto emotiva e quando ho iniziato la terapia pensavo: “Non sarò più così triste”, ma allo stesso tempo ero spaventata che non avrei sentito più tutte le emozioni.
Capisco, ma non funziona così. Invece di camminare per strada e vedere tutto grigio, vedi tutto a colori. Io piango ancora, mi sento ancora triste, provo ancora dolore, sento ancora tutto. E penso che questo sia anche merito della mia psichiatra che mi ha dato la giusta terapia. Non ne ho dovute provare tante, sono davvero fortunata. Almeno per me è andata così.
Sento ancora tutto, sono ancora empatica, solo che non sono triste ogni giorno, il che è davvero bello.
Come affronti invece un nuovo progetto lavorativo? Come lasci fluire la creatività? Sei più razionale o istintiva?
Sono decisamente più istintiva. Sai, Molly [Gordon] ha detto una cosa interessante durante il panel di Miu Miu, riguardo al fatto che, più successo ha avuto, più è diventata timorosa nel suo lavoro, e io mi rivedo in questo. Parlando di Taissa, il personaggio che interpreto in “Yellowjackets”, durante la terza stagione mi sentivo un po’ intimorita. Interpreto questo personaggio da cinque anni, la conosco molto bene. Da un lato, può significare che puoi lasciarti andare completamente e fidarti di te stessa, e io lo faccio, ma ora questo personaggio significa molto per molte persone. Razionalmente, non voglio fare la cosa sbagliata, non voglio deludere nessuno. È spaventoso interpretare lo stesso personaggio per così tanto tempo. Comunque, quando inizio un nuovo progetto, direi che ci metto al 65% istinto e al 35% razionalità.
Oggi hai detto anche qualcosa di molto bello e potente, ovvero che è divertente e liberatorio essere “sregolate” in un modo che solo le donne sono in grado di essere. Cosa rappresenta per te questo concetto e come cerchi di essere fedele a questa aspirazione ogni giorno?
Grazie. Sai, per me significa esistere in modo autentico al di fuori della lente dello sguardo maschile. È questo che intendo per “sregolata” come solo le donne sanno essere. Quando vedi o senti donne descritte come folli o altro, è una visione spesso maschile e molto specifica.
Ma quando togliamo gli uomini dalla scena, “sregolata” non è più nemmeno necessariamente una cosa negativa: alcuni dei miei momenti preferiti con amici o compagne sono quando siamo “sregolate” in quel modo, come puoi esserlo durante un ipotetico episodio maniacale di pittura e pulizia, della serie: “Sei così sregolata, perché hai appena pulito tutta la casa e dipinto per tre ore?”, cosa tipicamente femminile. Così come lo è uccidere qualcuno che ha spezzato il cuore della tua migliore amica. Entrambi questi comportamenti li definirei “sregolati”, ma in modi diversi. E sai cosa penso? Nella mia vita quotidiana posso essere più sregolata di molte donne che conosco, perché sono in una relazione lesbica e in circoli lesbici. Quindi ho smesso di vivere per lo sguardo maschile anni fa, e questo mi fa sentire più libera di essere sregolata, cioè la vera me stessa.
“Ho smesso di vivere per lo sguardo maschile anni fa, e questo mi fa sentire più libera di essere sregolata, cioè la vera me stessa”.
E cosa ti spaventa di più?
In generale? I ragni! Odio i ragni! A volte mi chiedo se in una vita passata sono stata morsa da un ragno e uccisa, perché ho una paura tremenda dei ragni. Quest’estate, per tre volte, un ragno era caduto su di me. E ho pensato: “Ok, forse è l’universo che mi sta dando l’opportunità di apprezzarli”. Così ho iniziato a pensare: “Ok, forse sono carini”, ma no, assolutamente no. Comunque pare che pochissimi ragni possono realmente farti del male.
Non dovresti andare in Australia, però.
No. Sono stata in Australia, ma in inverno, grazie a Dio, e i ragni non c’erano. Perché ho sentito dire che lì sono enormi. Sverrei. Sverrei davvero.
E quando ti senti più al sicuro e sicura di te stessa?
Mi sento più sicura e sicura di me quando sono con la mia compagna, che mi ama tantissimo e sono certa che lei non ami solo l’idea di me: è davvero bello arrivare a questo punto della vita, in cui sono in una relazione e ci piacciamo per davvero. Sai, ormai ho superato i 20 anni e vado per i 30, e le mie relazioni passate sono state così faticose, ma ora è finita, ed è una bella sensazione. Anche quando sono con le mie migliori amiche, quando vogliamo fare escursioni e andare in campeggio, essere donne, selvagge e divertenti ed esistere.
Mi sento così con un paio delle mie migliori amiche e con la mia compagna.
È fantastico.
E stai dirigendo i tuoi video musicali, e vuoi concentrarti di più sull’essere produttrice. Come sta andando il percorso finora e quali sono state le principali sfide che hai dovuto superare? E qual è stata la parte migliore?
Sì, mi sto preparando a dirigere uno dei miei video musicali. I primi due li ho prodotti, ma ho trovato dei registi ed erano fantastici e penso che, onestamente, la parte più difficile sia superare la voce nella mia testa che dice: “Non sei pronta, non puoi farlo, non sei abbastanza brava, non conosci abbastanza persone”. E alla fine ho iniziato semplicemente a mandare messaggi privati alle persone chiedendo: “Ehi, ti va? Vuoi fare questo video? Vuoi lavorare con me?”.
E le persone sono entusiaste.
Quando sei appassionata di qualcosa, la gente si entusiasma e si presenta. È stato davvero divertente, anche solo vedere come le persone rispondono alla mia musica. Ho scritto queste canzoni nel 2020 e le ho tenute per me, le ho registrate un anno fa, non le ho mostrate a nessuno, e ora condividerle con ballerini e altri artisti e vedere come rispondono è l’esperienza più bella, umiliante e travolgente che ci sia.
“Penso che, onestamente, la parte più difficile sia superare la voce nella mia testa…”
E hai parlato anche dell’importanza di essere circondata da donne forti, sia nella vita quotidiana, come hai detto, che sul posto di lavoro. Chi sono le donne che ti ispirano di più? E quale eredità vorresti trasmettere ad altre donne?
Altra domanda bellissima.
Nella mia vita personale ci sono molte persone, ma in particolare mi viene in mente Monica, che è la mia manager, perché è una donna di colore e rappresenta la maggioranza delle donne di colore. Le donne di colore sono sottopagate, sottorappresentate, sottovalutate, svalutate, e lei si assicura che tutte ci sentiamo celebrate, forti e potenti, e mi ispira tantissimo sempre.
Poi, negli ultimi due anni mi sono avvicinata molto a mia nipote Alex. Ha appena compiuto 18 anni e la sua generazione se la passerà bene. Non mi preoccupo per loro. Però, quello che vorrei che lei tenesse a mente è:
“Hai sempre ragione. Ascoltati. Ascoltati prima di chiuderti”.
Credo che specialmente per le giovani donne, non so com’è la situazione in Italia, ma negli Stati Uniti siamo molto condizionate da domande come: “Cosa ne pensano gli altri? Cosa pensi dovrei indossare? Cosa pensi dovrei fare? Cosa pensi io voglia mangiare? Cosa pensi voglia guardare? Cosa pensi? Cosa pensi? Dovrei piacere a questa persona? Non dovrei? Cosa pensi?”. E voglio che Alex e le sue amiche chiedano prima a loro stesse cosa vogliono. Questo è ciò che spero che facciano le generazioni Z e Alpha, chiedersi: “Mi piace questa persona? Mi piace questa scuola? Mi piace questa musica?” prima di ottenere l’opinione di tutti gli altri, perché tu lo sai, lo sai sempre.
Penso che crescendo, per me, sia stata la parte più difficile prima perché stai sempre con un certo gruppo di persone, poi ci sono i tuoi genitori con le loro opinioni, e poi i tuoi migliori amici con le loro, e io pensavo: “Cosa mi piace davvero? E chi sono io? Che persona sono?”. Ero più giovane, ovviamente, ma è per questo che dico sempre che ora, a 30 anni, mi sento meglio. Anche se sto attraversando delle difficoltà, mi sento meglio perché sento di conoscere la vera me stessa.
È così difficile. Non credo che gli uomini facciano questa esperienza. Almeno non nella stessa misura. Non sono cresciuti con l’idea di chiedere sempre l’opinione degli altri. La mia compagna l’altro giorno mi ha detto che l’età media in cui le donne si rendono conto di essere queer è 28 anni, mentre per i ragazzi è 18: ed è questa la differenza, perché noi donne, quando parliamo di sesso, o nei media, nella cultura generale, parlando di fare sesso con gli uomini diciamo: “Sì, è stato ok”, ed è quello che ci viene insegnato di aspettarci, ma non ti rendi conto prima di compire 30 anni che il sesso non dovrebbe essere solo “ok”, dovrebbe essere fantastico. Mentre i ragazzi adolescenti magari vanno una volta al letto con una donna e dicono: “Non mi è piaciuto… Ok, sono gay”! È così semplice per loro, non devono passare 10 anni a chiedere in giro, a mettersi in dubbio.
È l’esempio perfetto delle diverse realtà in cui viviamo, uomini e donne. È folle.
“Avere il potere di far funzionare meglio le cose è sempre divertente” è un altro concetto importante che hai condiviso alle Miu Miu Women’s Tales. Cosa pensi che le persone possano fare, con il loro potere, per cambiare davvero le cose? Anche partendo dalla tua esperienza.
Semplicemente dire la propria opinione, anche se non dovrei dire “semplicemente”, perché in realtà è davvero difficile.
Prima di tutto, se sei in una posizione di potere, se sei nella posizione di assumere persone, dovresti assumere un gruppo di persone diversificato, persone con opinioni diverse, modi di pensare diversi, e modi diversi di affrontare i problemi e trovare soluzioni, e lavorare davvero sul tuo ego affinché le persone che lavorano sotto di te o per te o con te possano venire liberamente da te e dire: “Ehi, ho notato che hai parlato a tal dei tali in questo modo e non va bene”, o: “Ehi, ho notato che non ci sono persone di colore a dare un feedback”, e come leader, tu rispondi: “Oh mio Dio, grazie”, o magari dici, “Il mio ego è ferito, ma ne parlerò con il mio terapista, non ha nulla a che fare con te, grazie per avermelo detto”. Per tutti quelli che non sono al vertice, si tratta di capire come essere onesti con gentilezza e rispetto, e dire: “Non mi sento molto bene riguardo a questo”, “Questo è il mio limite”, o “Hai considerato di coinvolgere qualcun altro?”.
È difficile e spaventoso usare la propria voce, ma penso che più lo facciamo, più sarà facile collettivamente.
Per curiosità, hai menzionato il fatto che dipingi, per liberare il tuo lato infantile e per la sensazione che ti dà, senza il bisogno di impressionare nessuno. Cosa dipingi?
Ho dipinto per lo più persone. Il primo corso che ho seguito è stato un corso di nature morte con olio su tela, quindi mele e tazze. Poi ho fatto un corso ispirato a Jenny Saville, e facevamo questi bellissimi ritratti di persone che poi distruggi con il colore. Poi ho seguito un corso di disegno dal vero e ho scoperto che mi piace molto dipingere donne, i corpi e i volti delle donne: penso semplicemente che le donne siano bellissime.
Il mondo del cinema e dell’arte in generale è legato sotto vari aspetti al mondo della salute mentale. C’è qualcosa che continui a notare e che ti dà fastidio o che vorresti cambiare?
Sì, è un buon momento per parlarne per me perché di recente sono entrata in contatto con Loveland Foundation, un’organizzazione non-profit con sede a New York che mira a fornire terapia gratuita a donne e ragazze nere. Penso che sia l’esempio perfetto.
Mi piacerebbe che la psicoterapia diventasse più accessibile.
Sta diventando più comune, non è così stigmatizzata ora, ma non è ancora la più accessibile. La terapia è costosa, dovrebbe costare 20 dollari e non di più, quindi mi piacerebbe se diventasse davvero più accessibile, soprattutto per la comunità nera. Penso che Loveland Foundation stia facendo un lavoro incredibile nel fornire terapia gratuita alle donne e ragazze nere.
Interpretando diversi personaggi di volta in volta, finisci per passare molto tempo con te stessa, esplorando i tuoi molti lati, mettendoti alla prova e conoscendoti sempre di più. Qual è l’ultima cosa che hai imparato su di te attraverso il tuo lavoro?
Questa è una domanda davvero interessante. So che non sono una cannibale, ho scoperto che non mi interessa [ride]. Di recente ho imparato che non devo prendere tutto così seriamente, che posso rilassarmi un po’. La vita può essere più divertente e leggera, non deve essere sempre oscura.
Qual è il tuo posto felice?
Ora la mia Luna in Cancro si fa sentire… Il mio posto felice è con la mia ragazza.
Photos by Johnny Carrano.
Thanks to Miu Miu.
Makeup by Bari Khalique.
Hair by Ilham Mestour.