La new entry di “Ancora più bello”, sequel del film di successo “Sul più bello” di Alice Filippi, è una giovane attrice che sa quel che vuole e come ottenerlo, con il vantaggio dell’umiltà, del coraggio delle proprie azioni, e di infallibili tecniche attoriali. La new entry di “Ancora più bello” è salita a bordo portando con sé un personaggio scandito da “battutine piccanti e grosse risate”. La new entry di “Ancora più bello” è Rebecca, la cugina di Federica, interpretata da un’artista a tutto tondo: Jenny De Nucci.
Intervistandola, abbiamo scoperto la sua grande passione per il cinema, per la musica e per la fotografia, in una chiacchierata intervallata da pensieri profondi e aneddoti di cadute da cavallo. Jenny ci ha raccontato della sua esperienza sul set, delle tecniche di preparazione del personaggio, del suo account Instagram di foto a rullino, e dell’effetto deleterio della falsa positività e dell’autocensura – perché, in fondo, cosa c’è di ancora più bello del provare emozioni?
Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo del cinema?
Risale a quando andavo all’asilo. I miei genitori mi compravano un sacco di cassette e passavo pomeriggi interi a guardare film. Mia mamma e mio papà avevano più o meno intuito che mi sarebbe potuta piacere la recitazione tra i 5/6 anni quando imparavo a memoria e ripetevo a pappagallo tutte le battute di “Monsters & Co.”. Ancora me le ricordo. Oppure quando ero già più grande, tra i 10 e 12 anni, creavo teatri con le lenzuola nel salotto di casa mia per fare spettacoli per tutta la famiglia.
“Ancora più bello”, il sequel di “Sul più bello”, in cui interpreti Rebecca: come ti sei approcciata alla sceneggiatura? E qual è stata la prima domanda che hai fatto al regista?
Nello stesso momento in cui stavo iniziando a girare “Ancora più bello”, stavo iniziando anche la preparazione del mio primo film come unica protagonista femminile, “Prima di andare via” di Massimo Cappelli. Il lavoro da fare era veramente tanto, i personaggi erano molto diversi e quindi è stato un impegno che ha richiesto molto tempo. Ho passato la Pasqua a casa della mia maestra/coach di recitazione Anna Redi. Da poco si è spostata a Casperia, un posto sperduto nelle campagne del Lazio, dove gli attori che prepara la raggiungono per fare un ritiro anche spirituale durante il quale si studiano sceneggiature, si mangia sano e si fanno passeggiate.
Come tutti i miei personaggi, anche Rebecca é stato preparato con lei. Abbiamo trovato spunti per creare la personalità effettiva di Rebecca e quel suo sottotesto che giustificasse il suo carattere e le sue reazioni al mondo: abbiamo cercato l’animale più vicino a lei e ci siamo mosse all’osservazione del gatto. La prima domanda che ho fatto al regista é stata “questa é la mia prima commedia, prometti che ci aiutiamo a vicenda?”.
E così è iniziato tutto.
“…abbiamo cercato l’animale più vicino a lei e ci siamo mosse all’osservazione del gatto.”
Il mondo di Marta, Gabriele e Rebecca è un po’ una “fiaba contemporanea”, per citare le parole del regista, Claudio Norza: riuscire a concretizzare una storia tanto romantica e profonda in sequenze di immagini da proiettare sul grande schermo dev’essere stata una bella impresa per tutti. C’è stata una sfida in particolare che hai dovuto affrontare per calarti nei panni di Rebecca? Se sì, come l’hai superata?
Diciamo che come attrice é impensabile non amare il mio personaggio per le scelte che prende e per come si comporta nel mondo. Gli attori sono un po’ gli avvocati di anime da interpretare.
La cosa più difficile è stata avere a che fare con questa cattiveria un po’ soft di Rebecca e il modo in cui tratta chi le sta attorno, studiandola però mi sono resa conto che era tutto dato da un grande senso di insicurezza che si porta dietro.
Come si inserisce il tuo personaggio nelle dinamiche con gli altri personaggi?
Rebecca viene presentata al pubblico come la cugina di Federica, durante una festa organizzata da Marta e i suoi amici. A questa festa incontrerà Giacomo, che nel suo immaginario di fidanzato, probabilmente rappresenta quello più lontano. Tuttavia scoccherà qualcosa e li vedremo andare avanti in questa relazione molto divertente a base di battutine piccanti e grosse risate.
La musica, in questo film, è narratrice: brani inediti e musiche già edite sottolineano e accompagnano i vari momenti e le fasi emotive del film: c’è un brano in particolare dalla colonna sonora di “Ancora più bello” che ti è rimasto nel cuore? Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe la sua colonna sonora?
Probabilmente la canzone che mi è rimasta nel cuore più di tutte è “Penelope” di Rachele Bastreghi, nonché la canzone che faceva da colonna sonora alla mia entrata nel film. I miei amici erano alla prima di Roma e subito dopo la proiezione hanno scaricato la canzone su Spotify e l’abbiamo ascoltata a ripetizione in macchina tornando a casa. Non so come mai, ma è come se ci fossimo affezionati a quella canzone per una questione puramente genuina ovvero che accompagnava la mia vera e propria entrata nel cinema, sogno che i miei amici condividevano con me come se fosse anche loro.
La colonna sonora della mia vita è difficile da scegliere ma sarebbe simile a una di quelle canzoni dei film adolescenziali late 90s early 2000s come “Suddenly I See” di KT Tunstall.
“La colonna sonora della mia vita è difficile da scegliere ma sarebbe simile a una di quelle canzoni dei film adolescenziali late 90s early 2000s come “Suddenly I See” di KT Tunstall”.
Il tuo personaggio, con la sua storia e il suo carattere, è veicolo di messaggi importanti e attuali, soprattutto per il pubblico più giovane che sente particolarmente vicine alcune tematiche affrontate nel film, tra cui bullismo, cyber bullismo, molestie sul lavoro, difficoltà di comunicazione. Quale insegnamento vorresti che gli spettatori portassero a casa dopo aver visto “Ancora più bello”?
La fortuna di questo progetto è che può parlare a tantissime persone differenti, da noi più giovani fino agli adulti. Aver introdotto argomenti come le molestie sul lavoro penso sia stata una scelta coraggiosa. Il film parla di dramma e commedia in modo leggero, senza nascondere delle problematiche molto importanti. Se penso a delle ragazzine che tornano dal cinema consapevoli che purtroppo sul lavoro possono succedere queste cose, mi rende orgogliosa di aver fatto parte di questo progetto.
Il cinema è bello sopratutto quando diventa un grande sistema di comunicazione.
Come definiresti “Ancora più bello” in una sola parola?
Famiglia. Esattamente ciò che ho trovato appena ho messo piede sul set.
L’ultima volta che hai scoperto che qualcosa era “ancora più bello”?
Qualche mese fa, ho scoperto quanto l’amore possa accenderti una scintilla dentro.
Quanto c’è di Jenny nei tuoi personaggi?
C’è tutto il mio bagaglio emotivo. La tecnica che uso più spesso con la mia coach Anna Redi è quella di sostituire i momenti felici o di disperazione del personaggio con sensazioni che ho provato nella mia vita: è un lavoro molto duro ma funzionale.
Hai anche un “film account” in cui pubblichi le tue foto: in che modo ti sei avvicinata alla fotografia, e cosa rappresenta per te?
La fotografia, o riportare momenti, è una delle cose che mi appassionano da più tempo. Anche quando nessuno seguiva la mia pagina Instagram, verso i 14,15 e 16 anni usavo i social come un diario in cui postare tutte le foto dei miei viaggi o scatti street di cose che beccavo in giro. Filmuccy, il mio account di foto a rullino, è nato da una necessità di voler condividere, anche se su un’altra pagina, degli scatti che non si sposavano bene sul mio profilo principale. La voglia di condividerli però era veramente altissima. Per me la fotografia rappresenta una finestra sul mondo, amo i ritratti, i visi delle persone e le micro espressioni. Quando vedo un ritratto che trovo particolarmente bello e ben riuscito, mi si scalda il cuore e sono fiera di me.
“…AMO I RITRATTI, I VISI DELLE PERSONE E LE MICRO ESPRESSIONI”.
Se potessi scegliere una persona del passato o del futuro da fotografare, chi sceglieresti e perché?
In verità non ho il desiderio di fotografare qualcuno in particolare ma molto spesso in giro vedo delle situazioni e delle facce incredibili. Vorrei poter avere la possibilità di scattare chiunque, molto spesso ho timore di chiedere il permesso agli sconosciuti, pero non hai idea di che ritratti mi sono persa a causa di questo blocco.
I social media sono uno strumento tanto potente quanto, a volte, “difficile”. Come li vivi personalmente? Immagino che non sia sempre facile non lasciarsi influenzare da quello che si legge o vede.
I social sono un mondo bellissimo e terribile allo stesso tempo. Fino allo scorso gennaio li utilizzavo in un modo quasi tossico, appena me ne sono resa conto ho alzato un muro di difesa per la mia persona. Purtroppo qualcuno non se n’è mai accorto e mai se ne accorgerà, ma è pieno di persone che condividono toxic positivity, spingendoti a essere felice come una Pasqua tutti i giorni e facendoti sentire in colpa se un giorno sei triste o non te la senti di alzarti dal letto. Le emozioni sono fatte per essere provate e trovo assurdo che qualcuno si prenda la briga di dire il contrario. Allo stesso momento ci sono persone come Emma Chamberlain, che ritengo necessarie nel mondo web, che fanno vedere senza filtri o impasti strani la vera vita di una ragazza di 20 anni famosa a livello mondiale con problemi di ansia o depressione. La seguono milioni e milioni di persone, è vista come una migliore amica. Sogno un giorno di conoscerla e ringraziarla.
“Purtroppo qualcuno non se n’è mai accorto e mai se ne accorgerà, ma è pieno di persone che condividono toxic positivity…”
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Che sono più emotiva di quanto pensassi, mi commuovo molto spesso per le cose belle.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
“La canzone di Achille” di Madeleine Miller. Parla della storia d’amore tra Patroclo e Achille. Ne avevo sentito parlare tantissimo e alla fine mi sono decisa ad acquistarlo. Penso sia uno dei libri d’amore più belli che io abbia mai letto.
Hai mai avuto un “epic-fail” sul set?
Si, eccome se ne ho avuti. Ma il più bello resta quando sono caduta da cavallo insieme a Daniele Liotti durante le riprese di “Un passo dal cielo 5”. Eravamo sullo stesso cavallo in sella insieme, dovevamo girare l’ultimo take prima di chiudere la scena e passare alla prossima. Per una necessità di macchina abbiamo dovuto rifare l’entrata girando attorno a un albero. Abbiamo preso male le distanze e per spostare un ramo che stava per venirmi in faccia ho perso l’equilibrio e mi sono trascinata Daniele per terra con me. Ora lo ricordo con una grande risata ma non mi dimenticherò mai la paura della troupe e del regista quel giorno. Daniele era mortificato, ma era stata palesemente colpa mia.
“Abbiamo preso male le distanze…”
Il tuo must-have sul set.
Le mie cuffiette. Per ogni personaggio che porto sul set creo una playlist ben dettagliata per entrare nel mood delle scene.
Di cosa hai paura?
Del vuoto.
E qual è invece la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Non omologarmi per piacere alle persone e non auto censurarmi.
Qual è la tua isola felice?
L’amore. Amare e prendermi cura delle persone che amo, mi fa sentire completa e in un’altra dimensione.
Photos by Luca Ortolani.
Look: Sandro Paris