Tra i tetti e le terrazze di Roma continua il nostro viaggio alla scoperta della nuova generazione di attori italiani che finalmente trovano lo spazio per potersi esprimere.
LEI ci ha ammaliati tutti con la sua recitazione in “The New Pope“, dove interpreta una suora che si occupa del Papa (Jude Law) durante il suo coma. Ci ha stupito la sua grande espressività e, una volta conosciuta, ci è solo piaciuta di più. Da bambina Jessica Piccolo Valerani sognava di essere Kate Winslet in “Titanic” e la sua grande passione per il mondo del cinema l’ha portata a far parte di “Costellazioni d’autunno” (il primo corto italiano ad essere distribuito su Prime Video), non solo come protagonista, ma anche come produttrice.
E questa è solo una piccola parte del racconto che Jessica sta portando avanti con la sua vita, dove le sfide (anche quella più grande, che riguarda il vedersi per quello che si è veramente) rappresentano un’ulteriore motivazione a continuare, dare sempre di più e dare sé stessi al massimo.
Tra sogni realizzati (come lavorare con Paolo Sorrentino) e quelli ancora da realizzare, Jessica si è raccontata così, sullo sfondo il tramonto sulla città eterna ,ammirato e vissuto dalla terrazza dell’Hotel Savoy, e la consapevolezza che si può sbagliare, e che è proprio questo a rendere ogni esperienza imprevedibile e, per questo, bellissima.
Qual è il tuo primo ricordo del cinema?
Avevo 7 anni e io, mia mamma e mia sorella siamo andate a vedere “Titanic“. Credo mi abbia rovinato per sempre, almeno in campo affettivo….aspetto ancora il mio Jack! Ahahaha! Mi ricordo che guardavo Kate Winslet e dentro di me pensavo: “Io da grande voglio diventare come lei”. Rimane una delle mie attrici preferite.
Cosa cerchi in una sceneggiatura?
Per prima cosa il tempo (l’epoca) e lo spazio (la geografia), poi qual è il bisogno, l’obiettivo che porta il mio personaggio a muoversi in un determinato modo. Più conflitti e sfide ci sono, più diventa interessante.
“Più conflitti e sfide ci sono, più diventa interessante”.
Quanto di Jessica troviamo nei tuoi personaggi?
C’è sempre un po’ di me, soprattutto di quello che vorrei essere ma che la realtà quotidiana non mi da la possibilità di esperire. I miei personaggi sono spesso più interessanti di me e mi regalano più conoscenza, sono più liberi.
Ti piace cercare dello spazio per l’improvvisazione?
Sì, soprattutto nella fase di ricerca iniziale tendo a spaziare molto. Poi, trovati tutti gli elementi cerco di rimanere con quelli fino in fondo per vedere dove mi portano.
“Costellazioni d’autunno”, il primo corto italiano ad essere distribuito su Prime Video (ITA, USA, UK), un progetto realizzato con amici oltre che colleghi, com’è stata l’esperienza sul set?
Folle, anche perché il campo base era casa mia. Sono stati otto giorni di lavoro incessante, ci siamo concessi solo qualche ora per dormire. È un progetto al quale rimarrò legata per sempre perché è stata per me l’occasione di capire cosa volesse dire veramente “fare cinema” in tutte le sue parti. L’abbiamo auto prodotto e abbiamo chiesto a tutti di lavorare gratis perché i soldi bastavano solo per pagare l’affitto delle attrezzature e i costi vivi. Finivo di girare una scena e mi ritrovavo a preparare i cestini per il pranzo. La difficoltà maggiore è stata separarmi completamente e continuamente da tutte le difficoltà legate alla produzione del corto per entrare in Amalia, il personaggio che ho interpretato.
“La difficoltà maggiore è stata separarmi completamente e continuamente da tutte le difficoltà legate alla produzione del corto per entrare in Amalia, il personaggio che ho interpretato”.
La magia di girare un cortometraggio rispetto a film o serie tv?
La magia sta in quello che si racconta, in chi lo racconta e in come si decide di raccontarlo, non trovo differenze sostanziali tra i cortometraggi, il cinema o le serie tv.
Cosa vuol dire per te sentirsi a proprio agio nella tua pelle?
Non avere paura di essere ciò che si è. Trovo che la sfida più grande e anche la più interessante sia riuscire a guardarci per quello che realmente siamo, nel bene e nel male. Solo così si può andare un po’ oltre i propri limiti.
L’incontro cinematografico ad oggi più significativo per te?
Paolo Sorrentino e Paolo Taviani.
Parlando di incontri, hai lavorato con Paolo Sorrentino e Jude Law (tra i tanti) in “The New Pope”. Come è stato entrare in quel set? Cosa ti sei portata a casa di quell’esperienza?
È stato come realizzare un sogno, anzi forse di più perché mai avrei pensato di lavorare con Jude Law. Il set di “The New Pope” è una macchina di professionisti eccelsi che lavorano con una perfezione quasi maniacale. Avevo molta paura ma nello stesso tempo è stata la cosa più facile che io abbia mai fatto perché tutto funzionava nel modo giusto. Mi porto a casa tanto ma soprattutto il desiderio di ritrovarmi sempre più spesso a lavorare in set così.
“Trovo che la sfida più grande e anche la più interessante sia riuscire a guardarci per quello che realmente siamo, nel bene e nel male”.
Come è stato lavorare con Sorrentino, di cui sappiamo eri già una grande fan, anche della sua scrittura? E qual è il suo libro che ti piace di più?
Lavorare con Paolo Sorrentino è un’esperienza unica, la magia è garantita e come attrice ti ritrovi nelle mani di un maestro che sa esattamente cosa vuole e come realizzarlo. Il suo modo di scrivere mi stimola cervello, cuore e corpo nello stesso tempo. Il suo libro che mi piace di più è “Gli aspetti irrilevanti” (anche questo rigorosamente sul mio comodino).
In “The New Pope” interpreti una suora che si prende cura del Papa mentre è in coma. La tua espressività è pazzesca. Come ti sei preparata? Cosa hai provato nel girarla?
Per prima cosa grazie 🙂 Mi sono preparata innanzitutto per interpretare una suora e già questo è un grande tema da approfondire. Sono andata in chiesa più volte e ho pregato cercando di capire e sentire a livello sensoriale ed emotivo come e dove mi portavano quei luoghi e la ripetizione di quelle parole. Poi c’è l’amore, in questo caso per il papa, ma sempre di amore stiamo parlando. Girare quella scena mi ha fatto sentire un grande senso di libertà. Quando ci sono scene molto intime, se si riesce a lasciarsi andare e a credere al cento per cento a quello che si sta facendo in quel momento, ci si ritrova arricchiti e molto oltre quello che avevi preparato o pensato.
“Lavorare con Paolo Sorrentino è un’esperienza unica, la magia è garantita e come attrice ti ritrovi nelle mani di un maestro che sa esattamente cosa vuole e come realizzarlo”.
“Sono andata in chiesa più volte e ho pregato cercando di capire e sentire a livello sensoriale ed emotivo come e dove mi portavano quei luoghi e la ripetizione di quelle parole”.
Quanto i costumi sono importanti per te nell’interpretare un personaggio? È un momento “catartico” quando li indossi?
Sono fondamentali. Il personaggio prende forma quando c’è tutto, costume e trucco. Ti danno una postura, un movimento e un respiro diverso. Anche per i provini cerco sempre di comprare qualcosa o di usare un vestito che non sia il mio, mi lascio ispirare.
Quando ti senti più libera di esprimere te stessa?
Quando non conosco e non mi conoscono. Il momento del primissimo incontro, sia nella vita che nel lavoro.
L’ultimo bugia che hai raccontato?
Che ieri ho seguito la dieta perfettamente.
Il primo DVD che hai comprato?
Non me lo ricordo, ma i primi dvd erano quelli che noleggiavo e che restituivo entro mezzanotte per spendere di meno e poterne prendere un altro.
Il tuo guilty pleasure film?
“Mamma, ho perso l’aereo”.
Il libro sul comodino?
Ne ho sempre tantissimi, tra quelli che sto leggendo e quelli che ho amato e che ogni tanto ho bisogno di risfogliare. Dal sacro al profano: c’è “Donne Mie” di Dacia Maraini, “Gridalo” di Roberto Saviano ma anche “Club Godo” e “Una Cartografia del Piacere” di Jüne Plã.
Must have sul set.
La playlist del mio personaggio da ascoltare con le cuffiette.
Epic fail sul lavoro.
Ero ad un provino con un regista importantissimo e durante un’improvvisazione mi ha chiesto di togliermi le scarpe in maniera sensuale. Avevo delle décolleté di pelle altissime, faceva caldo ed ero molto agitata. Insomma, inizio il lavoro ma non c’era verso di sfilare quella maledetta scarpa. Dopo vari tentativi, cercando di dissimulare la cosa in tutti i modi, sono scoppiata a ridere e per fortuna anche lui insieme a me. Diciamo una sensualità un po’ alla Bridget Jones.
Il film che sai quasi a memoria.
Non ne ho uno nello specifico ma vado letteralmente in fissa, a periodi, con dei film che guardo più volte in maniera compulsiva. Il più recente “Call Me By Your Name” di Luca Guadagnino.
“Vado letteralmente in fissa, a periodi, con dei film che guardo più volte in maniera compulsiva”.
La tua prima crush per un personaggio del grande schermo?
Brad Pitt in “Troy”.
Il personaggio del cinema che vorresti come amico?
Edward mani di forbici.
Che storie sogni di raccontare?
Vorrei raccontare storie con protagoniste femminili. Con le donne al centro, con tutto il loro mondo e con il loro punto di vista. Non solo satelliti al servizio di racconti prettamente maschili.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Che posso sbagliare.
Pensi che il cinema italiano stia cambiando, si stia evolvendo? Cosa ti piacerebbe vedere?
Penso che il cinema italiano non abbia mai smesso di avere i suoi talenti. Semplicemente, a volte è mancato lo spazio e la volontà di farli emergere e esporli alla luce. Mi auguro più meritocrazia e scelte più coraggiose da parte delle produzioni.
Cosa ci puoi svelare dei tuoi progetti futuri?
Interpreterò un ruolo molto profondo e delicato, in un progetto ambientato in un contesto storico drammatico, che è parte fondamentale della nostra storia e mi auguro non si dimentichi mai. La realizzazione è momentaneamente bloccata per l’attuale situazione dovuta alla pandemia, ma spero partiremo al più presto.
“Mi auguro più meritocrazia e scelte più coraggiose da parte delle produzioni”.
Photo & Video by Johnny Carrano.
Total Looks by REDValentino.
Makeup by Carlotta Badiali.
Thanks to Hotel Savoy Roma.
Thanks to Giusy Ghisalberti, Ceo Founder di Location di Charme.