Ha tutto inizio qui, dai valori.
Quelli che vengono tramandati di generazione in generazione, quelli “fatti a mano” che ci valorizzano e che sanno valorizzare soprattutto le risorse e la manodopera a disposizione. Guarda caso, gli stessi valori che rendono la sostenibilità un movimento, uno stile di vita, una filosofia che ci coinvolge tutti, ma proprio tutti: a cominciare dalle piccole scelte di tutti i giorni, come scegliere cosa indossare. Come scegliere di indossare un capo Fraises et Désirs.
Un brand slow wear made in Italy e a conduzione familiare di abiti realizzati made to order con filati avanzati e di provenienza locale, per evitare qualsiasi tipo di spreco e nel nome di trasparenza, inclusività e sostenibilità, che possono sopravvivere alla prova del tempo e delle tendenze. Con Julie, founder di Fraises et Désirs, abbiamo parlato del percorso verso un lifestyle sostenibile, dei cambiamenti che devono (e sottolineiamo, devono) avvenire nell’industria della moda e della bellezza di unire creatività e qualità in ogni capo. Con tanta determinazione e voglia di migliorare, sempre.
Come è nata la tua passione per la moda?
La passione che ho per la moda è nata con me e nel corso degli anni è maturata: chi da adolescente non ha mai acquistato un vestito per utilizzarlo solo per una festa e poi dimenticarlo nell’armadio oppure capi d’abbigliamento di dubbia provenienza? Più un individuo cresce e matura, più si accorge che un acquisto, di qualsiasi tipologia esso sia, ha un impatto su chi e cosa ci circonda.
Da un punto di vista formativo, ho portato avanti un percorso di studi lontano, ma solo per alcuni aspetti, da ciò che sto facendo adesso: mi sono laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche e gli anni dell’università sono stati i più belli e profondi, un percorso che mi ha permesso di entrare ancora più in contatto con me stessa che mi ha dato tante soddisfazioni.
Da quali esigenze nasce Fraises et Désirs, e quali sono invece i valori principali?
Fraises et Désirs nasce dalla precisa volontà di contrapporsi inequivocabilmente al mondo del Fast Fashion e, rappresentare quindi, un’alternativa per il consumatore che possa, attraverso un acquisto più consapevole, condividere i nostri obiettivi ed aiutarci a conseguirli. Ricordo l’esatto momento in cui questa consapevolezza è diventata talmente chiara nella mia mente che ho deciso di intraprendere questo percorso: un giorno, dopo aver trascorso oltre due ore all’interno di un grande centro commerciale e resami conto (per l’ennesima volta) dell’offerta omologata e di scarsissima qualità presente all’interno della quasi totalità degli esercizi.
I valori principali di Fraises et Désirs sono innanzitutto la “trasparenza”, tutto ciò che facciamo viene prodotto sotto i miei occhi e soprattutto, per quanto possibile, mi piace rendere partecipi sui social i miei follower/clienti del nostro lavoro; l’ “inclusività”: i nostri corpi sono tutti diversi ed una taglia 38 standard, così come una taglia 44, non possono essere adatte ad ogni tipo di fisico… Offriamo così la possibilità di personalizzare i nostri capi con le proprie misure oppure apportando delle modifiche, ad esempio, alla lunghezza; “sostenibilità”: lavoriamo su ordinazione, non abbiamo nulla di già pronto per essere spedito e questo ci consente di evitare ogni tipo di spreco sia diretto che indiretto. Inoltre optiamo per rimanenze di tessuti e filati quando possibile oppure ci rivolgiamo a produttori locali che condividono la nostra impostazione.
Quali sono i capi che meglio rappresentano il brand? E come descriveresti la sua estetica?
Originali, ricercati e mai scontati. Mi piace unire insieme estetica e comodità. L’obiettivo è quello di creare capi senza tempo (ma che resistano nel tempo!) e che superino le mode del momento. Mi ispiro a maglioni che mi faceva mia nonna e a ciò che indossava mia mamma che indossava quando era ragazzina.
“Lavoriamo su ordinazione, non abbiamo nulla di già pronto per essere spedito e questo ci consente di evitare ogni tipo di spreco sia diretto che indiretto. Inoltre optiamo per rimanenze di tessuti e filati quando possibile oppure ci rivolgiamo a produttori locali che condividono la nostra impostazione”.
In che modo invece ti sei avvicinata ai concetti della sostenibilità, e come hai cambiato/stai cambiando il tuo lifestyle in accordo con questi principi?
Il tema della sostenibilità è un tema vasto, a cui tengo particolarmente, che si riflette su vari aspetti della nostra vita, sul nostro presente ma soprattutto sul nostro futuro e quello delle generazioni che verranno. La mia famiglia, fin da piccola, mi ha insegnato a vivere su questa terra come un’ospite, partendo da piccoli ma fondamentali gesti come il riciclo dei rifiuti, un utilizzo consapevole dell’acqua e dell’energia elettrica e, quando è possibile, sostituire l’auto con la bicicletta oppure con una bella passeggiata.
Negli anni, a questi gesti si sono sommati altri cambiamenti nel mio lifestyle che hanno riguardato principalmente l’acquisto di qualsiasi prodotto, dai capi di abbigliamento fino ad altri oggetti più tecnologici. Rivolgo una particolare attenzione all’alimentazione, sostenendo realtà locali, comprando biologico e privilegiando prodotti sfusi senza imballaggi… Ma soprattutto evito qualsiasi tipo di spreco.
Talvolta quando si affrontano certe tematiche si va sempre in cerca della perfezione ed è forse proprio questo aspetto che, secondo me, scoraggia molte persone nell’intraprendere strade sostenibili. Mi piace parlare di “Educazione alla Sostenibilità” ed in quanto tale ci vuole tempo e tanta informazione con l’obbiettivo di ridurre il più possibile il nostro impatto sul mondo. Ad esempio, smettere di mangiare carne, è una scelta green ma è bene sapere che non tutti smetteranno di mangiare carne per tutta una serie di motivi che non mi sento di giudicare, così come tutti non potranno smettere di prendere l’auto per andare a lavoro. Con la giusta informazione però si può optare per un minor consumo di carne, magari privilegiando quella proveniente da allevamenti non intensivi oppure scegliere di acquistare un mezzo meno inquinante. In questo caso più che mai, ogni piccolo gesto può far la differenza.
“Mi piace parlare di ‘Educazione alla Sostenibilità’ ed in quanto tale ci vuole tempo e tanta informazione con l’obbiettivo di ridurre il più possibile il nostro impatto sul mondo”.
Come funziona il processo creativo che si cela dietro ad ogni capo?
Inizia nella mia testa, con un colore che mi ispira oppure con un particolare tipo di tessuto e da lì, passo dopo passo, prende vita un’immagine che successivamente diventerà un disegno. L’intero processo creativo è la cosa che amo di più, perché posso dare sfogo a tutte le mie idee ed a tutta la mia creatività. Ciò che si vede è il prodotto finito, ma dietro, ci sono cartamodelli, test e campioni. Ore e ore di lavoro.
Quali sono i tessuti e filati con cui preferisci lavorare?
Di qualità. Un tessuto o un filato di qualità fanno davvero la differenza sia nel prodotto finito che a lungo termine. Quando è possibile cerco di optare per “avanzi” di tessuto e virgoletto volutamente tale parola perché spesso la si legge con un tono negativo. Alcuni di questi sono rimanenze di grandi case di moda italiane e non. Stesso discorso per i bottoni ad esempio: alcuni sono vintage, altri fine serie.
Per quanto riguarda i filati è difficile parlare di rimanenze, in quanto con quest’ultime nella maggior parte dei casi potremmo realizzare al massimo un solo pezzo. A tal proposito cerchiamo di utilizzare quest’ultime per realizzare alcuni ricami o rifiniture. Ultimamente stiamo lavorando su come reinventare gli avanzi fisiologici di filati e tessili, che derivano dalla nostra produzione, per raggiungere l’obbiettivo zero sprechi. Alcuni dei filati che utilizziamo possiedono delle certificazioni internazionali, come la Oeko Tex, la quale garantisce l’assenza di sostanze nocive nonché la produzione degli stessi in condizioni sostenibili e socialmente responsabili.
“Ultimamente stiamo lavorando su come reinventare gli avanzi fisiologici di filati e tessili, che derivano dalla nostra produzione, per raggiungere l’obbiettivo zero sprechi”.
Quale sarà secondo te il futuro della moda e della comunicazione?
Immagino un futuro digitale e, grazie alle scelte che le persone fanno, sempre più sostenibile, positivamente impattante da un punto di vista sociale e caratterizzato da una supply chain più tracciabile. La pandemia di Covid-19 è stata drammatica, ci ha fatto rallentare, a tratti fermare, ma ha anche sottolineato ancora di più la necessità di cambiare il nostro modo di consumare.
La fashion industry sta rallentando e anche i più rinomati brand di Fast Fashion (e mi sento di mettere un punto interrogativo in merito) stanno prendendo provvedimenti in merito, con l’obiettivo di minimizzazione gli impatti ambientali legati allo svolgimento delle attività aziendali, nonostante a mio avviso, ci siano degli aspetti intrinseci al concetto stesso di Fast Fashion, come l’elevatissimo numero di articoli invenduti, che rendono difficile tale impostazione… Per non parlare delle forme di schiavitù a cui sono sottoposti i lavoratori.
La polarizzazione della moda verso il digitale è un aspetto che a tratti mi preoccupa, non tanto per le attività, come la mia, che nascono digitali, ma per tutte quelle che lo sono diventate o che lo diventeranno in futuro. Sicuramente un punto importante e complesso da affrontare è quello lavorativo: dietro un e-shop ci sono molte persone che lavorano, ma che cosa accadrebbe se effettivamente la maggior parte delle attività fisiche chiudesse? Che fine farebbero le persone che lavorano all’interno di quest’ultime?
Un altro grande interrogativo è quello relativo alle città: basti pensare a Milano e alle collezioni che durante la Fashion Week sono state presentate virtualmente. Sicuramente c’è stato un impatto molto negativo a livello di introiti. Sono temi davvero molto complessi. Nonostante ciò credo che l’acquisto “digitale” non potrà mai sostituire completamente quello “fisico”.
“La fashion industry sta rallentando e anche i più rinomati brand di Fast Fashion (e mi sento di mettere un punto interrogativo in merito) stanno prendendo provvedimenti in merito, con l’obiettivo di minimizzazione gli impatti ambientali legati allo svolgimento delle attività aziendali, nonostante a mio avviso, ci siano degli aspetti intrinseci al concetto stesso di Fast Fashion…”
Come definiresti il tuo stile personale?
Mi piace mixare elementi eleganti con altri più sportivi, ma soprattutto indossare sempre un pezzo che risalti in mezzo agli altri.
E qual è invece il tuo look da tutti i giorni?
I jeans non possono mai mancare, meglio se extra lunghi e rigorosamente a vita alta, abbinati ad un dolce vita nero o ad uno dei miei coloratissimi maglioni… Tutto dipende dal mood ☺
Nel tuo guardaroba, ne hai troppi di?
Borse, di ogni forma, dimensione e colore!
Cosa c’è in cima alla tua wish list fashion in questo momento?
Un paio di Mary Jane in vernice nere: classiche e inconfondibili.
Che cosa significa per te sentirsi a tuo agio nella tua pelle?
Significa sapere esattamente chi sono, accettando il mio corpo, i miei pensieri ed il mio essere. Credo che sia proprio questa consapevolezza fa brillare gli individui di luce propria.
L’ultima cosa che hai scoperto di te stessa.
Ho scoperto di essere più determinata di quanto pensassi. Quando ho iniziato questa attività ho avuto a che fare con tante incertezze ed è stata una sorta di “scommessa”. I giovani (e non) che oggi decidono di intraprendere un’attività propria vanno inevitabilmente incontro a spese sostanziose, spesso difficili da sostenere e questo è un fattore che nella maggior parte dei casi scoraggia quest’ultimi.
Sono riuscita a gestire in autonomia tutti i vari aspetti di questa attività: da quelli più creativi a quelli più burocratici e, forse, se mi fosse stato chiesto se ci fossi riuscita un anno e mezzo fa, sicuramente la risposta sarebbe stata negativa. Oggi ho la fortuna di avere accanto persone meravigliose che portano avanti questo progetto insieme a me.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
In questo momento sto leggendo “Lucio Fontana: materia, spazio, concetto” di Jole De Sanna. Sono un’appassionata di arte moderna e contemporanea e dopo aver visitato una personale di Fontana a Firenze sto approfondendo giorno dopo giorno la conoscenza di questo artista.
Il tuo must-have di tutti i giorni.
La protezione solare sul viso: estate e inverno!
Quali sono i tuoi prossimi progetti per il brand?
Sicuramente in cima alla lista abbiamo l’obiettivo di mantenere e cercare di migliorare sempre di più la qualità di ciò che facciamo, contemporaneamente cercare di far conoscere a quante più persone possibile la nostra realtà. Nel medio-lungo periodo pensare anche alle prime aperture di punti vendita fisici, dove ovviamente non ci saranno dei capi ponti per essere venduti ma campioni da visionare per poi procedere con l’eventuale ordine.
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Semplicemente affascinata da questo nuovo modo di pensare, profondamente colpita dalla semplicità e allo stesso tempo dalla maturità, di certi pensieri. Personalmente ne condivido molti, onore alle giovani ragazze e ragazzi che vivono il mondo da “ospiti”. Auguri di cuore per tutto….