La musica è ovunque, si trova in ogni spazio che ricopriamo con il nostro corpo, ma anche in quelli che dobbiamo ancora ricoprire, si trova in ogni passo, in ogni battito di ali.
La musica per Kelsey Lu si trova nella vita di tutti i giorni e la impregna di un ulteriore significato, come se permettesse ad un nuovo mondo di esistere attraverso suoni già riprodotti o potenziali. Abbiamo intervistato Kelsey Lu per la presentazione del nuovo cortometraggio delle Miu Miu Women’s Tales, ”House Comes With A Bird”, diretto da Janicza Bravo e che la vede come protagonista, introducendola nel mondo del cinema.
Entrando in camera sua, uno dei tanti angoli intimi e inaspettati di Venezia, mi sono sentita accolta dalla sua energia, celata dietro ad una voce soave ed eterea, proprio come il suo sound. Sono una fan della sua musica e, nella canzone “Morning Dew” trovo spesso una pace, qualcosa che mi porta verso la meditazione: quello di Kelsey Lu è un mondo in cui perdersi e, quando questo succede, è qui che la magia si realizza.
Con Kelsey Lu abbiamo parlato di libertà e quanto sia forte riceverla da coloro con cui si lavora, dando nuovo rispetto al proprio lavoro. Le Miu Miu Women’s Tales sono state per lei un’opportunità di discutere del lavoro che ha realizzato con altre donne e di quanto costumi ed abiti siano per lei importanti, sia per la realizzazione di ”House Comes With A Bird” che nelle sue performance, come se fossero veri e propri catalizzatori di energia, tra un suono e l’altro.
È la tua prima volta a Venezia?
No, in realtà no, sono stata qui ad aprile per l’apertura della Biennale.
E ora sei qui con le Miu Miu Women’s Tales: in “House Comes With a Bird” interpreti un’agente immobiliare; com’è stato essere diretta da Janicza Bravo?
È stato un sogno! Janicza è geniale e quindi collaborare con lei è stato davvero bello. Mi sono sentita rispettata, anche quando lavoravo alla colonna sonora, mi sono sentita molto libera. A dire il vero, c’è stato anche un momento in cui mi sono sentita un po’ a disagio perché, quando lavoro alle colonne sonore, sono abituata alle persone che mi dicono, “Voglio che questa cosa la fai così”, sempre con aspettative, sempre col bisogno di approvazione. Qui, invece, era tutto un: “Mi fido di te perché ti rispetto, e l’approvazione deve venire da te”.
Spesso, quando collabori con degli uomini, soprattutto registi, sono loro che vogliono dirigere ogni aspetto di ogni cosa, inclusa la colonna sonora, quindi questa volta è stata fantastico.
“Mi sono sentita rispettata, anche quando lavoravo alla colonna sonora, mi sono sentita molto libera”.
Quando giri per la casa, sembra quasi che tu produca musica anche solo con i cuscini! Capita anche a te di cercare musica in qualunque cosa? Nella vita di tutti i giorni?
Come no! [ride] Lì registravo sempre qualunque cosa, perché secondo me la musica si trova dappertutto: lavarsi i denti è musica, e tutto si muove seguendo un ritmo, anche se non riesci a sentirlo, c’è musica in ogni cosa, c’è musica anche negli abiti. Adoro collaborare con i designer perché trovo che gli abiti siano così musicali. Anche quando Katherine [Waterston] camminava con quel suo vestito addosso, ho pensato di registrare il suono di quel movimento lì per via di tutti i cristalli che si muovevano e sbattevano contro il suo corpo. Adoro catturare quel genere di istanti.
A volte, la gente non pensa alla musica come ad una quotidianità o alla quotidianità come musica, ma il fatto è che, quando camminiamo, per esempio, metà dei passi che facciamo sono musica…
“…anche se non riesci a sentirlo, c’è musica in ogni cosa, c’è musica anche negli abiti”.
Secondo te qual è il potere dei costumi quando prepari un personaggio?
Secondo me, ti danno la possibilità di trasportarti in un’altra estensione di te stesso o di farti diventare qualcuno di diverso da te. Ti danno l’opportunità di aprirti a nuove possibilità e modalità di espressione, soprattutto se stai incarnando un personaggio che è tanto diverso da te e, nel momento in cui indossi il costume, questo prende vita, avvia la propria storia e all’improvviso ti ritrovi a incarnarlo non solo fisicamente ma anche energeticamente.
Quando ti esibisci sul palco, indossi costumi straordinari: attrai energia anche da quelli?
Decisamente, certo. A seconda di ciò che indosso, come mi ci sento quando mi muovo, come sto quando sono in piedi a suonare il violoncello, l’aspetto che ha quando mi piego per prendere il violoncello, e tutte queste cose sono energia e movimento, catturano nuovi momenti e nuovi ricordi, mi ricorderò di una certa performance per quello che ho indossato, per esempio. Gli abiti rendono tutto più emozionante.
“…mi ricorderò di una certa performance per quello che ho indossato…”
Quando parliamo di costumi o di abiti in generale, molte volte parliamo anche di sentirci a nostro agio nella nostra pelle. Quand’è che ti senti più a tuo agio con te stessa?
Mi sento più a mio agio quando sono completamente me stessa e quando sento di poter essere me stessa senza alcun limite. In effetti, a dire il vero, mi sento più a mio agio quando mi sveglio e sono lì, nuda, a pensare a cosa sto provando quel giorno; poi, mentre penso alle sensazioni che sto provando, anche se mi sento molto depressa e giù di corda, indosso una felpa oppure una gonna ridicola, fucsia con schizzi di colore, perché mi aiuta a superare la sensazione di tristezza.
Mi sento a mio agio nella mia pelle quando sono onesta con me stessa.
Miu Miu Women’s Tales è una piattaforma che crea uno spazio per la conversazione: su quale tema ti piacerebbe iniziare una conversazione?
Bella domanda!
In quanto musicista, direi il lavoro sulle colonne sonore. Se consideriamo il lato musicale del mondo del cinema, e del fare film, mi piacerebbe si parlasse di più di quello, perché, come ho già detto, ho vissuto esperienze in cui ho percepito che il mio contributo non importasse davvero a nessuno, ma in questo caso ci siamo rispettati su ogni fronte, ecco perché ho adorato così tanto questo progetto. Secondo me, se rendessimo questa parte del tutto un argomento di conversazione, a proposito delle donne che si identificano nel mestiere di compositori, sarebbe qualcosa di davvero radicale.
Una delle esperienze più belle che ho vissuto di recente è un film che ho fatto sull’opera l’anno scorso, in cui ho collaborato dal punto di vista della produzione musicale con un sound designer donna, ed è stata una delle poche esperienze che ho avuto con sound designer e ingegneri del suono donne ed è stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto.
Abbiamo parlato di come ci si sente a stare dall’altra parte del tavolo, ovvero non quello dell’artista che performa, ma quello delle persone che stanno dietro le quinte. Mi piacerebbe molto introdurre più donne a quella parte di conversazione.
Secondo me, gli artisti a volte percepiscono un senso di solitudine: tu come la gestisci? Di solito la accogli? Molte tue canzoni, per esempio, sono ispirate dalla natura e dall’universo…
Adoro stare sola quando faccio musica, ma adoro anche collaborare, e non solo con musicisti, ma anche con registi e persone che appartengono a qualsiasi ambito di lavoro. Di recente, ho collaborato con un esperto di erbe ad una tintura, è stato super divertente creare suoni attraverso qualcosa che stai assaggiando o provando, e vale lo stesso per i designer, per esempio collaborare con loro per uno show, quando hanno lavorato per un certo periodo di tempo ad una collezione e poi ti svelano il pensiero di base dietro gli abiti, anche solo dettagli come, “Stavo pensando al mio segno zodiacale”. Mi piace molto conoscere la storia dell’ispirazione dietro ad una collezione, almeno tanto quanto cogliere e registrare il suono delle ali di un uccello che sbattono e farne un sample ed estenderlo per tutto il pezzo, manipolare il tempo e trasformarlo in un ritmo.
C’è pace nella solitudine, ma la solitudine può essere anche assordante. Adoro collaborare con gli altri ma adoro anche chiudermi in me stessa e vivere quei momenti in cui metti in discussione il tuo lavoro.
Photos by Johnny Carrano.
Thanks to Miu Miu.