Come sarebbe se…? Molti dei migliori viaggi fuori dall’ordinario sono nati da una domanda impostata così, e Laura Mennell ha potuto osservarne parecchi da vicino. Dalla trasposizione cinematografica di Snyder di “Watchmen” alla serie TV “Alphas”, fino ai più fantasy “Van Helsing” e “Haven”. E forse è grazie a questo sguardo privilegiato che riesce ad osservare la realtà con occhio critico e attento.
Nella terza stagione de “L’uomo nell’alto castello”, Laura Mennell è entrata a far parte del cast nei panni di Thelma Harris, personaggio costruito su Louella Parsons e Hedda Hopper, istituzioni del giornalismo scandalistico della Golden Age hollywoodiana. Il personaggio della Mennell è una creazione della serie e non esce dalle pagine del romanzo di Philip K. Dick, ma assume una grande importanza collegandola anche all’attualità americana e al difficile rapporto che in questo periodo il giornalismo ha col potere statunitense. E Laura Mennell conosce la responsabilità che ha assunto vestendo i panni di Thelma Harris, e con orgoglio riconosce il ruolo che possono avere una serie come “L’uomo nell’alto castello” e il romanzo da cui è tratta, soprattutto in un momento storico in cui il passato è continuamente in agguato.
Ma la nostra intervista con Laura Mennell dimostra le mille facce dell’attrice che riesce ad inserirsi perfettamente anche in una comedy come “Loudermilk”, serie TV creata da Peter Farrelly e Bobby Mort, paladini della commedia (anche se Farrelly ha recentemente dimostrato la sua abilità drammatica con “Green Book”) registi di film come “Scemo & più scemo” e “Tutti pazzi per Mary”.
La carriera della Mennell continua a guardare fuori dall’ordinario però, ed infatti ci ha raccontato anche della sua nuova avventura ai limiti dello spazio con la nuova serie TV “Project Blue Book” prodotta da Robert Zemeckis e di cui avevamo parlato anche col sound designer Daniel Wohl.
“L’uomo nell’alto castello” è una delle serie migliori di Amazon Prime, com’è stato entrarci alla terza stagione? Eri già una fan della serie?
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È stato abbastanza strano, non ho avuto la possibilità di guardare la serie prima di girare. Sono canadese e Amazon Prime è arrivato in Canada solo la primavera scorsa. Ma avevo una certa familiarità con la serie grazie ad altre audizioni che avevo fatto prima per altri ruoli prima di arrivare alla parte di Thelma Harris – e ho sempre amato i copioni che ho letto e il concetto generale della serie.
“L’uomo nell’alto castello” è una serie di cui è molto facile innamorarsi. È di una bellezza ammaliante e ritrae la nostra società in molti modi, ricordandoci dove siamo stati e avvisandoci dove potremmo facilmente tornare. Ed è molto opportuno viste le scioccanti immagini che si possono vedere ai notiziari al giorno d’oggi. Vivendo in città più avanzate ci può spesso sembrare che la società abbia fatto passi da gigante. Ma evidentemente il nostro mondo non accetta ancora abbastanza le differenze di etnia, religione e orientamento sessuale al contrario di come molti di noi potrebbero pensare. Abbiamo ancora molta strada da percorrere e serie come “L’uomo nell’alto castello” svolgono un importante ruolo nel cambiare tutto ciò.
In più, considerato l’incredibilmente talentuoso cast – Alexa Davalos, Rufus Sewell, Cary-Hiroyuki Tagawa e la lista va avanti – sono davvero felicissima di far parte di una serie così grande.
“Evidentemente il nostro mondo non accetta ancora abbastanza le differenze di etnia, religione e orientamento sessuale al contrario di come molti di noi potrebbero pensare”.
Come ti sei preparata per interpretare il tuo personaggio, Thelma Harris?
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Mi sono preparata in molti modi per interpretarla– giornalista di gossip del Reich. Forse la cosa più interessante è stata imparare qualcosa sul giornalismo gossip degli anni d’oro di Hollywood: Louella Parsons e Hedda Hopper erano le regine originali di questo reame. Queste donne hanno ottenuto così tanto potere ai loro tempi e potevano letteralmente creare o distruggere carriere nello show business. Thelma Harris poteva sfruttare quel tipo di potere, ma era anche molto vulnerabile alle persone di alto rango che potevano forzarla ad essere una pedina dei loro pericolosi giochi politici.
Mi sono divertita anche ad esplorare le sue debolezze – che non ero pienamente conscia di dover affrontare – come il suo innamorarsi di Nicole Dörmer (il personaggio di Bella Heathcote). Ha davvero umanizzato l’arco narrativo di Thelma in cui lotta con il suo segreto innamoramento di un’altra donna sotto il regime nazista – coinvolgendo molto pericolo e angoscia.
Parlando di “Loudermilk”, cosa ti ha fatto decidere di voler far parte di questo progetto?
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Bobby Mort e Peter Farrelly hanno creato una commedia così reale, fondata e in cui è facile immedesimarsi che ho voluto assolutamente farne parte.
È brillante, divertente, commovente con un mix di dark humor. Il modo in cui è scritta è fantastico. E c’è stato anche qualcosa di realmente attraente nell’interpretare la ragazza della porta accanto – che non potevo fare molto a suo tempo – anche se stavo interpretando la ragazza della porta accanto ossessionata da quanto fosse irritabile Sam Loudermilk (il personaggio di Ron Livingston). E poi, chi non vorrebbe lavorare col meraviglioso Ron Livingston? E il simpaticissimo Will Sasso? E lavorare con la leggenda della commedia Peter Farrelly è stato anche un’ovvia attrazione della serie. È stato quasi un gioco da ragazzi! Ero semplicemente così soddisfatta quando mi hanno presa per interpretare Allison…l’ho amato! E si è creata anche una bella amicizia nella vita reale con la super talentuosa Anja Savcic – penso che sia stupenda come Claire.
“Chi non vorrebbe lavorare col meraviglioso Ron Livingston?”
La serie è divertente ma affronta alcuni aspetti sociali come la dipendenza, perché pensi che la combinazione di commedia e argomenti importanti funzioni (quasi) sempre col pubblico?
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Perchè la vita è dura e qualche volta l’unico vero modo per farcela è con un po’ di ironia. Abbiamo davvero bisogno di trovare la luce nell’oscurità e solitamente è lì per la maggior parte. Anche l’alcolismo e la dipendenza sono argomenti molto comuni ora. Molte persone possono immedesimarsi personalmente – se non attraverso le proprie esperienze, aiutando amici e persone care con le loro battaglie. È molto più comune ora di quanto si possa pensare e il mondo degli AA è molto interessante da esplorare. Il sorriso è anche un modo per connetterci, e “Loudermilk” sembra avere un vero amore per le stranezze e le sfide che affrontiamo in quello che vuol dire essere umani.
Sì, si prende gioco del mondo della dipendenza, ma con un amore e una comprensione genuini dell’esperienza umana.
“La vita è dura e qualche volta l’unico vero modo per farcela è con un po’ di ironia”.
“Loudermilk” è stato creato da Peter Farrelly, che ha conquistato diverse nomination per il suo film “Green Book”, come condivide la sua visione con gli attori sul set?
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Pete è un ragazzo davvero buono e coi piedi per terra, e ha sempre una visione molto forte che passa attraverso il suo modo di dirigere. Forse perché è anche uno degli scrittori della serie, ma sento che ha un forte senso di come vede le cose nella propria testa e quando gira coi suoi attori vuole catturarle.
Perfeziona fino al più piccolo momento e continua finché non ha trovato il tono perfetto che sta cercando. Poi lo fa da decenni e chiaramente ha trovato qualche formula magica per creare le migliori commedie di tutti i tempi – come “Scemo & più scemo” e “Tutti pazzi per Mary” – quindi da attore, sai di essere in buone mani.
Non vedo l’ora di vedere il suo ultimo film, “Green Book”, sembra essere davvero bellissimo!
A proposito di “Project Blue Book” invece, visto che è basato su eventi realmente accaduti, che tipo di ricerche hai compiuto prima?
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Col fatto che “Project Blue Book” si svolge negli anni ’50 e in più affronta l’argomento dei casi segreti degli UFO, la serie è stata assolutamente una delle mie preferite su cui fare ricerche.
La nostra serie è sulla vita e il lavoro di Allen Hynek, un astrofisico che è stato assunto dall’Airforce americana per investigare sugli avvistamenti degli UFO negli anni ’50 e ’60…essenzialmente per sfatarli e calmare qualsiasi possibile caso di isterismo di massa che sarebbe potuto scoppiare in qualsiasi momento. E io interpreto sua moglie, Mimi Hynek, che ha un periodo difficile quando suo marito viene assunto per lavorare al Progetto Blue Book.
Innanzitutto, ho amato l’essere in contatto con i figli di Hynek, Paul e Joel – che hanno anche fatto da consulenti per la produzione della serie – era piuttosto divertente relazionarmi coi veri bambini del mio personaggio, che ora sono cresciuti (e sono più vecchi di me!), e realizzare le loro vere vite. Sia Paul che Joel sono stati stupendi come punto di partenza per imparare qualcosa su chi fosse la loro madre attraverso le loro storie e fotografie… mi hanno anche presentato la sorella maggiore Roxanne che è stata allo stesso modo adorabile e preziosa.
In più, ho letto un po’ di cose su Allen e ho imparato qualcosa sul suo mondo attraverso film e documentari. E ho trovato particolarmente d’aiuto per la mia preparazione indagare sui ruoli delle donne negli anni ’50. Ci sono così tanti documentari creati per le giovani donne dei tempi, per insegnar loro come essere delle perfette casalinghe per i loro mariti – si possono trovare facilmente su Google – e anche se sono dolci e nostalgiche in un certo senso, mi fanno impazzire da donna moderna!
Sembrano insegnare essenzialmente alle donne a compromettere totalmente e completamente i loro bisogni per i loro mariti lavoratori. Erano tempi diversi e aiutava a colmare molti vuoti della monotonia, come per molti così per il mio personaggio, provando questa sensazione per il proprio mondo delle responsabilità domestiche.
Parlando di UFO, se ti trovassi faccia a faccia con un extraterrestre, quale sarebbe la prima domanda che vorresti fare?
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Gli UFO sono davvero uno dei più grandi misteri del nostro periodo e sono molto più nei nostri pensieri ora che negli anni ’50. A novembre addirittura, c’è stato un avvistamento in Irlanda da parte di diversi aerei (British Airlines/Virgin Airlines) che hanno visto un luminosissimo oggetto volante non indentificato ad alta velocità e nessuno è riuscito a dare una spiegazione che potesse spiegare cosa fosse questo strano aereo. È stato riportato da fonti attendibili come BBC News, The Guardian e la CNN. E ci sono innumerevoli casi recenti come questo.
Quindi se dovessi incontrare uno di questi misteriosi extraterrestri, per prima cosa mi sforzerei per non svenire e se dovessi riuscire a superare lo shock e raccogliere i miei pensieri, vorrei sapere quali siano le loro intenzioni. Se effettivamente abbiamo ricevuto delle visite da essere sconosciuti – e penso che la nostra serie possa decisamente convincere su questo – perché sono venuti qui? Sento per lo più, se abbiamo ricevuto visite da così tanto tempo e gli alieni non hanno ancora attaccato il nostro pianeta, probabilmente non siamo in nessun pericolo di completo annientamento. Quindi, chi sono? E cosa vogliono da noi? Ma siamo pronti per queste risposte? Forse no, non lo so… forse è parzialmente perché non si sono ancora completamente rivelati a noi.
“Se dovessi incontrare uno di questi misteriosi extraterrestri, per prima cosa mi sforzerei per non svenire”.
Il tuo film preferito sugli extraterrestri/UFO/alieni di tutti i tempi?
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“Incontri ravvicinati del terzo tipo” è stupendo – e Allen Hynek è stato anche un consulente per il film di Steven Spielberg e ha fatto anche un cameo. Adoro il modo in cui è misterioso e come ti metta in soggezione di tutti i fenomeni degli UFO e il film regge ancora piuttosto bene tuttora.
Adoro guardare anche Sigourney Weaver in “Alien”… è un tipo completamente diverso di film sugli alieni però… ne fanno davvero tanto uso per catturare l’immaginazione del pubblico non facendone vedere mai troppo, che alimenta la paura dell’ignoto degli spettatori… ed è assolutamente uno dei film più spaventosi di sempre. In più Sigourney è un’eroina così cazzuta, è praticamente un film perfetto.
L’ultimo Binge-watch?
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Tutte e tre le stagioni di “Fargo”… è dannatamente e terribilmente stupendo. È stato davvero difficile smettere di guardare quel disastro di omicidi che potrebbe succedere tutte le settimane.
Il secondo sulla mia lista è “Il metodo Kominsky” che mi ha risucchiato già subito dal primo episodio.
Epic fail sul lavoro?
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Non è stato davvero colpa mia… ma quando ero guest star in “Fringe” come Rose Falls, in qualche modo non mi sono mai state inviate le correzioni per una scena molto importante ed emotivamente carica. Mentre giro un programma controllo ossessivamente la mail per qualsiasi cambiamento nel copione e per qualche ragione queste non sono mai arrivate… forse avevano un indirizzo mail sbagliato! Chi può dirlo!? Comunque, mi sono presentata sul set, ho dato un’occhiata alle mie pagine sul set (ci sono sempre copie delle scene che devono essere girate sul set per cast e crew su cui fare riferimento) e l’intera scena era stata cambiata – che è letteralmente il mio incubo.
Per fortuna avevo delle grosse protesi che dovevano essere applicate alla mia faccia… quindi ho passato le mie ore sulla sedia del trucco imparando le nuove battute. Non ho fatto in tempo a imparare solo una battuta… così sono stata furba e me la sono segnata sulla mano. Fortunatamente, la scena è andata molto bene…sono riuscita ad avere anche una singola lacrima spontanea che è uscita dall’occhio non coperto dalla protesi… ma se guardate bene la scena c’è un breve momento in cui guardo giù per sbirciare quella battuta difficile…io l’ho notato, ma sapevo che nessun altro se ne sarebbe accorto… a meno che ovviamente non vada a rivelare il mio segreto in questa intervista.
Must-have sul set?
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Il caffè per le riprese programmate prestissimo è un must! La caffeina diventa più come una vitamina quando sei privata del sonno e hai una giornata piena di riprese. Non c’è molta scelta. Ho bisogno di stare sveglia! Ma in qualche modo il caffè mi fa sentire stranamente bene. Non posso berne troppo, perché non voglio parlare più veloce di quanto il mio cervello possa sostenere… specialmente se ho un importante dialogo in una scena al volante.
La tua isola felice?
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In una nuova avventura viaggiando, semplicemente stando fuori in mare o nei boschi, godendosi un bel pranzetto con del vino e poi guardando un buon film sul mio divano – tutte queste cose mi fanno essere sulla mia “isola felice”.