A soli 24 anni, l’attrice londinese Lily Newmark ha catturato l’attenzione tanto dell’industria della moda quanto quella del cinema. L’abbiamo incontrata a Londra, dove la giovane attrice si giostra tra vita privata, essere il volto di Chanel per la fragranza Chance ed una carriera che, negli ultimi mesi, ha spiccato il volo.
Ma chi è Lily? Subito dopo essersi diplomata alla Scuola di Teatro di Loughton due anni fa, Lily ha già ricevuto una nomination ai BIFA per la sua interpretazione in “Pin Cushion”, che racconta la crescita di Iona e sua madre, Lyn. Il film, che verrà rilasciato il 13 Luglio nel Regno Unito e il 20 Luglio negli Stati Uniti, è stato diretto da Deborah Haywood. La storia ha ricordato molto da vicino l’esperienza personale di Lily, una ragazza dolce ma fragile che cerca di districarsi tra la vita di tutti i giorni, il bullismo subito e la relazione complicata con sua madre (interpretata da Joanna Scanlan).
Inoltre, questo Agosto vedremo Lily nel nuovo film di Judd Apatow, “Juliet, Naked,” insieme ad Ethan Hawke, Chris O’Dowd e Rose Byrne, basato sul best-seller di Nick Hornby. L’attrice ha anche recentemente finito le riprese nel nuovo film di Rudolph Herzog “How to Sell a War”, in cui interpreta la prostagonista, insieme a Katherine Parkinson, oltre a far parte dell’adattamento per la BBC di “Les Misérables,” insieme a star del calibro di David Oyelowo, Dominic West e Lily Collins. Attualmente, è impegnata nelle riprese di un progetto non ancora annunciato.
A questo punto, eravamo naturalmente molto curiosi ed impazienti di incontrare una tale promessa del mondo del cinema, ma non siamo stati sorpresi nel conoscere anche una ragazza adorabile. Il duro lavoro di Lily sul set, insieme al modo in cui modella i propri personaggi, non è solo reso chiaro dalle nomination ricevute, ma anche dalla forza della sua recitazione. In “Pin Cushion” la sua interpretazione era così intensa da essere drammatica, così coinvolgente e forte da rendere impossibile non immedesimarsi in Iona, creando un collegamento personale tra lo spettatore e la ragazza, la sua situazione e il rapporto con la madre e lo straziate affetto che provano l’una per l’altra.
Secondo la BBC (e non possiamo che concordare), Lily Newmark è una delle attrici emergenti da tenere d’occhio, e siamo sicuri che le storie che racconterà, davanti o dietro alla telecamera, saranno bellissime, e che ci faranno commuovere e ridere, ci coinvolgeranno profondamente, proprio come è successo con “Pin Cushion.”
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Il 2017 e il 2018 sono stati anni pieni per te. Congratulazioni anche per la nomination ai BIFA! Come ti stai giostrando tra tutti questi progetti?
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Sono così fortunata ad essere stata coinvolta in così tanti progetti meravigliosi, è stato un anno e mezzo davvero intenso. É un privilegio enorme, perché è davvero raro avere più di una parte…sì, mi sento molto felice.
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La BBC ti ha anche incluso tra gli attori emergenti da tenere d’occhio.
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Sì, è stato molto carino da parte loro! Non me lo aspettavo, non so da dove sia venuto fuori. Ma sono rimasta molto umile di fronte ad una tale nomination, perché è vero che ho lavorato sodo, ma non mi aspettavo alcun riconoscimento. Ti aspetti solo che ti piacciano i progetti in cui lavori e tieni un basso profilo, ma credo sia bello che il lavoro venga riconosciuto.
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Ti senti sotto pressione?
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No, non mi sento sotto pressione, ma sono un po’ tesa all’idea di creare troppe aspettative. Perché voglio avere cose di cui parlare, non voglio essere solo quella persona che gli altri si ricordano di aver visto, ma non ricordano in che film. Preferirei che le persone parlassero del progetto.
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Come descriveresti l’industria cinematografica inglese?
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Direi che probabilmente è la più interessante, per me, perché tende ad essere molto reale. Ci sono moltissime opere drammatiche che vengono dall’esperienza personale delle persone, come “Pin Cushion”. C’era una grande parte autobiografica per Deb, l’autrice e regista. Credo che sia molto eccitante, perché ci basiamo su qualcosa che viene da una parte molto realistica delle persone, e ciò tende ad essere prodotto da scrittori incredibili che scrivono con sincerità.
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Si parla anche molto di potere alle donne, a Hollywood, in questi mesi. Cosa ne pensi?
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Penso che sia un ottimo momento per essere una donna che lavora nel cinema, perché non accettiamo più un ‘no‘ come risposta e ci stiamo aiutando a vicenda. Certo, tutto ciò era probabilmente fatto in silenzio in passato, ma ora stiamo urlando per aiutarci le une con le altre, ed è molto importante. É in questo momento che veniamo ascoltate, credo, perché se sei sempre troppo educato vieni calpestato. E penso che le donne non vogliano più essere vittime di un’industria che è, per la maggior parte, gestita da uomini.
“Penso che sia un ottimo momento per essere una donna che lavora nel cinema
perché non accettiamo più un ‘no‘ come risposta e ci stiamo aiutando a vicenda“.
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Parlando di “Pin Cushion”: è un film molto intenso, che racconta della relazione madre-figlia ma anche di bullismo. Come hai lavorato al tuo personaggio, Iona?
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Beh, una delle ragioni per cui ci tenevo tantissimo a far parte di questo progetto era perché mi sento molto simile a Iona, è la rappresentazione di tutto quello a cui ci spinge la società moderna ed è, in qualche modo, una figura emarginata. Siamo passate attraverso esperienze molto simili e non ho trovato difficile immedesimarmi in lei, perché era come vedere riflessa una me stessa più giovane, e una parte ancora viva di me. Avrei voluto che fosse una parte di me un po’ più difficile da rappresentare, perché è stato piuttosto spiacevole dover affrontare di nuovo tutte quelle esperienze. Ma sono felice di averle dato corpo e voce.
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Cosa le diresti, se potessi parlarle?
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Alzati e fatti valere.
Credo che si faccia influenzare, perché è una di quelle persone che pensano prima a fare felici gli altri. Penso che non si debba aver paura di far arrabbiare gli altri, se serve per far valere la propria voce.
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Anche a causa del rapporto con la madre?
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Esattamente. Insomma, è qui che la cosa si fa difficile da gestire, perché Iona dovrebbe dire no alla madre per iniziare a vivere, altrimenti resterà in trappola per sempre.
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Come avete lavorato sulla relazione madre-figlia?
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Io e Joanna [Scanlan], che interpreta Lyn, mia madre nel film, abbiamo parlato molto, anche dei pro e contro della relazione madre/figlia, soprattutto durante l’adolescenza. Abbiamo parlato tanto. Ovviamente io non ho una figlia e lei non ha figlie, quindi nessuna di noi due poteva parlare da quel punto di vista, ma siamo entrambe figlie, ed entrambe abbiamo delle madri. La mia relazione con mia madre, a volte, era simile a quella che si vede tra Iona e Lyn, e penso che molte persone possano dire lo stesso guardando il film. Trovano delle somiglianze nelle loro relazioni.
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E riguardo la serie “Les Miserables”, come ti senti?
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É un progetto molto bello! Mi sento molto fortunata ad essere parte di un team così bello, all’interno di un ambiente piacevole. Il set, i costumi, il makeup e i capelli, tutto è molto bello e progettato con attenzione.
Puoi semplicemente entrare nel mondo e sentirti immersa nel passato, ti senti nel libro. É una cosa che rende più facile il lavoro dell’attore, perché quando hai tutto il resto a sostenerti ti puoi semplicemente rilassare e immedesimare nella storia.
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Qual è il tuo adattamento preferito di “Les Miserables”?
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Non ho mai visto il musical dal vivo, ma ho apprezzato molto il film. E ovviamente il libro, nella versione originale, è una lettura fantastica. É molto lungo, ma ne vale la pena.
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Ti piacerebbe vedere un adattamento moderno di “Les Miserables”? E dove lo ambienteresti?
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Sì, penso che sarebbe davvero interessante. Penso che, dopo questo, ci saranno probabilmente abbastanza adattamenti ambientati come l’originale: mi piacerebbe moltissimo un adattamento moderno e vorrei farne parte, essere parte di “Les Mis 2018”! E per il set…dove ci potrebbe essere una situazione simile? Ci sono parecchi Stati che al momento sono in quella situazione.
Magari il Brasile…
Sì, il Brasile sarebbe molto interessante. Mi piacerebbe vedere un adattamento così.
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Cosa ci puoi dire del tuo personaggio, Sophie?
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É una delle amiche di Fantine mentre è alla fabbrica. É verso la metà della storia di Fantine, quando non è successa ancora quasi nessuna delle cose brutte che le capitano. Sta lavorando e tutto sembra andare piuttosto bene: è sana, ha chi si prende cura di Cosette e si sta facendo delle amiche. É una bella parte della storia, anche se la sua vita è cambiata da quando era innamorata ed indossava bellissimi fiocchi e vestiti. É la parte della storia in cui poi le cose si fanno più interessanti: beh, più interessanti per lo spettatore e più difficili per lei.
“Mi piacerebbe moltissimo un adattamento moderno e vorrei farne parte, essere parte di ‘Les Mis 2018’ “.
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Riguardo invece “Solo: A Star Wars Story”, dobbiamo chiederlo: eri una fan della saga?
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Ovviamente. Sono stata una fan di “Star Wars” sin da quando ero una bambina, e sono molto felice di aver avuto l’occasione di esserne parte.
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Se potessi uscire con uno dei personaggi di “Star Wars” a cena, con chi usciresti?
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Chewbacca, forse. Penso che la conversazione sarebbe interessante.
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Riguardo “Juliet, Naked”, non vediamo l’ora di vederlo…
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Anche io! Non so proprio cosa ne verrà fuori. É stato molto divertente da girare, cosa che abbiamo fatto nel Kent, vicino al mare. É stato un piacere lavorare con Chris O’Dowd e Rose Byrne. Non avevo scene con Ethan Hawke, che è molto dolce, ma eravamo sul set nello stesso momento. Una coincidenza divertente è stata che una delle mie amiche della scuola di teatro era nel film, ed è anche in “Les Mis”, ed è stato piacevole avere un’amica sul set.
E Jesse [Peretz], il regista, è una persona fantastica con cui lavorare. É adorabile, ed un regista davvero incedibile.
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Hai avuto l’occasione di leggere il libro?
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No, all’epoca no, ma avevo letto il copione ed era fantastico. Quando l’ho finito ho pensato che volevo assolutamente far parte del progetto.
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Se potessi descrivere “Juliet, Naked” in una sola parola, quale sarebbe?
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Bizzarro.
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Qual è il tuo film romantico preferito?
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Mi piace molto “Shakespeare in Love”. So che è una scelta strana, ma è il primo che mi è venuto in mente.
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Su “Born a King”, dal momento che si basa su fatti storicamente avvenuti, come hai fatto ricerca sul tuo personaggio?
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All’inizio l’ho googlato, ma il mio personaggio non è troppo conosciuto perché non è il fulcro della storia, e c’erano solo alcune informazioni limitate. Il resto viene dalla mia immaginazione. Per lo più ho basato il mio personaggio su questa duchessa, perché il mio è un personaggio reale ma l’hanno basata liberamente anche su questa duchessa: ho letto la sua biografia e guardato delle immagini, poi ho usato costumi e trucco per aiutarmi a entrare nel personaggio, perché se non hai molto background su cui lavorare devi usare in qualche modo il resto per proiettarti, ad esempio appunto usare gli accessori per creare il personaggio.
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Quale figura iconica della storia inglese vorresti incontrare?
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Credo Elisabetta I, se stiamo parlando di reali inglesi. Chi altri? Mi piacerebbe qualcuno che non abbia i capelli rossi, perché mi sembra troppo scontato.
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Com’è stata l’esperienza della campagna Chanel?
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É stata una sorpresa bellissima che mi abbiano chiesto di farlo, è stata un’esperienza molto bella: ho lavorato con una grande regista, Eva Michon, che ha realizzato dei corti che ho visto quando Chanel mi ha detto che avremmo lavorato insieme. L’ho adorata ed è stato un piacere lavorare con lei, e anche con le altre ragazze che facevano i vari profumi, eravamo in quattro.
É stato bello stare qualche giorno a Venezia, mi hanno fatto indossare bei vestiti, andare in gondola e bere molto vino, non è stata una brutta esperienza.
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Cos’è la bellezza per te?
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Onestà.
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Dal momento che si parla di bellezza, qual è la tua beauty routine?
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La mia skincare routine dovrebbe essere più costante, improvviso ogni giorno in base a come si sente la mia pelle. Ho letto un articolo secondo cui non si dovrebbe usare la crema idratante ogni giorno, quindi non l’ho più fatto. Mi lavo la faccia con uno struccante cruelty free e senza sapone, sto usando Murad al momento, che è un ottimo brand sostenibile. Dopodiché uso un tonico e ogni tanto della crema per il contorno occhi. Metto sempre la protezione solare, perché nonostante a Londra non ci sia spesso il sole, i raggi UV sono sempre in agguato ed è meglio proteggersi.
E anche l’inquinamento…
Sì, c’è anche l’inquinamento. Penso che molte persone a Londra abbiano una brutta pelle proprio a causa dell’inquinamento e della bassa qualità dell’acqua.
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E riguardo al makeup?
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Non ne indosso mai davvero, quando lo faccio utilizzo Charlotte Tilbury, che è cruelty free ed è veramente un ottimo brand, ultimamente mi sta dando molti prodotti bellissimi.
Quindi solitamente uso il correttore e questi illuminanti pazzeschi, che applico direttamente sugli zigomi e sulla palpebra, ma non mi piace la sensazione di avere del makeup sul viso e non credo mi doni. Mi sembra quasi di sembrare pazza se ne indosso troppo, mi sembra che l’effetto sia spaventoso e cerco di non abusarne.
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3 Prodotti che porteresti su un’isola deserta?
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Il burro cacao di Burt’s Bees, olio di cocco, che serve per tutto, e olio di Tea Tree.
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Ci sono molti brand di makeup indipendenti e vegani ultimamente. C’è qualcosa che ti ha colpita?________________
Mia nonna mi ha regalato questa piccola palette di RMS, che è un brand cruelty free che adoro. Mi piace usare il correttore verde, in quanto combatte le macchie rosse sul viso, ma come dicevo tendo a non abusare di makeup.
Però sono aperta a provare nuovi brand cruelty free, perché ci tengo a dimostrare che non dovremmo testare sugli animali per soddisfare la nostra vanità.
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Un consiglio Beauty che non dimenticherai?
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Mi piace andare dalla nonna. Lei adora il makeup e mi raccomanda sempre di indossare smalto vistoso, io non lo faccio mai, ma lei sì. L’ho vista un paio di giorni fa ed indossava uno smalto arancione fluo, e mi ha detto “Se ti devi dipingere le unghie, perché non farlo in modo che si noti?”.
Se devi pagare lo smalto, almeno trova il colore più folle che c’è.
Ora, Le Domande Divertenti…
Il motto che scriveresti su una t-shirt: Indossa le scarpe rosse e balla.
Must have sul set: Un cestino per la raccolta differenziata.
L’ultimo binge-watch: “Queer Eye”.
Una serie in cui ti piacerebbe partecipare: “Queer Eye”.
L’ultimo film che hai visto: “Mary Poppins”.
Epic Fail sul lavoro: In “Pin Cushion” c’era la scena nel bagno, in cui ero nella vasca. Ci ho fatto pipì: era davvero caldo e dovevo stare lì per moltissimo tempo, non potevo andare al bagno. Così ho detto “vi avverto, devo fare pipì”. Mi hanno dato il permesso e l’ho fatto.
La domanda che nessuno ti fa mai e a cui vorresti rispondere? Nessuno mi chiede il mio segno zodiacale. Sono dei Gemelli, credo che sia importante che si sappia.
La tua isola felice: Dovunque ci sia la mia famiglia ma, precisamente, nel Devon. Ci andiamo ogni estate.
Il tuo posto preferito a Londra: Il parco di Battersea, dove vado ogni giorno con Wilfred, il mio bassotto.
Parola preferita: Dico “meraviglioso” troppo spesso.
Emoji Preferita: La fata, perché ha i capelli rossi ed è l’emoji più simile a me.
Il libro sul comodino: Tengo sempre lo stesso libro sul comodino, lo leggo da un anno circa: continuo a rileggerlo perché non è una storia, ma un libro di filosofia che si chiama “Modi di Vedere” di John Berger. Riguarda il concetto letterale di vista, il concetto di spettatore nell’arte e le proiezioni che si creano nell’arte, che trovo essere molto interessanti. Cerco di ricordarmi costantemente che devo essere grata per la possibilità di vedere, quindi trovo interessante esplorare la filosofia che c’è dietro, come siamo non solo fisicamente ma filosoficamente in grado di vedere: è per questo che spesso le opinioni nascono dalle immagini. É un bellissimo libro, in questa descrizione non gli sto rendendo giustizia ma dovete leggerlo.
Chi vorresti interpretare: Probabilmente mi piacerebbe interpretare una fata, ma in un apocalisse zombie: come Campanellino in un “Peter Pan” con gli zombie.
Film Preferito, da bambina e adesso: “Carrie – Lo sguardo di Satana”, in entrambi i casi.
La cosa più bella nel girare “Les Mis” e “Pin Cushion”? Per quel che riguarda “Les Mis”, i costumi e il personale che ci lavora: le persone sono fantastiche e i costumi bellissimi. In “Pin Cushion” direi la sorta di catarsi, a livello non-fisico, che è scaturita dalla sua creazione. Quel senso di liberazione che io e Debby abbiamo condiviso nell’affrontare i traumi del nostro passato, mettendoli da parte ma dando anche loro una voce.
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Cosa vorresti che le persone ottenessero dalla visione di “Pin Cushion”?
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Vorrei che si parlasse di bullismo, che non si stesse in silenzio. Poi, trattare il prossimo come noi vorremmo essere trattati, perché molto del bullismo oggi viene da ferite passate e dai problemi e traumi delle persone: è per quello che si bullizza, per proteggersi dai propri problemi.
Credo che non ci sia modo di diventare un bullo se tratti gli altri come vorresti essere trattato.
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Qual è il progetto dei tuoi sogni?
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Mi piacerebbe produrre un progetto solo mio.
Ho intenzione di fare la regista, ho alcuni progetti già scritti che voglio iniziare: una è una mini-serie con Wilfred, il mio bassotto e anima gemella, e l’altro è una dark comedy con i miei migliori amici, un corto ambientato a Barcellona. Un altro ancora è la biografia di questa ragazza del Sedicesimo Secolo (non dirò il suo nome, nel caso qualcuno nel frattempo ci faccia un film) che è letteralmente la mia copia (o, meglio, lo è suo padre). Quando stavamo girando “Born a King” abbiamo girato nella sua tenuta e c’erano ovunque dipinti che ritraevano lei e suo padre, e tutti mi dicevano: “Lily, devi vederlo, sei letteralmente dipinta sulle pareti”. Lei è un po’ meno carina di me, quindi mi sentivo un po’ offesa dal fatto che tutti dicessero che ci assomigliamo, ma credo di essere molto simile a suo padre. In ogni caso, ha avuto una vita molto interessante e vorrei renderla un film.
Photo Credits: Johnny Carrano.
Makeup and Hairstyle: Alessandra Nicole Poiesi.
Location: Locke Hotels London.