C’è Ludovica, e c’è Nina.
C’è la ragazza che ha deciso sin da piccola di diventare un’attrice, e c’è la studentessa che deve imparare a rinunciare alla sua corazza per avverare i propri desideri.
La parte “fragile” e quella forte.
Due metà che sono, forse, una sola persona e che trovano il punto d’incontro tra le pagine del libro “Di pioggia e di fiori“: questo il titolo del secondo romanzo di Ludovica Bizzaglia. Una storia che è anche un percorso terapeutico per Ludovica, un amico fedele e uno dei sogni del cassetto (tutt’ora strapieno) realizzati. Ma questo libro è solo un capitolo della sua vita, una vita fatta di ciak tra un set e l’altro, di accettazione di sé, dell’aver imparato a controllare quel mostro che sono i disturbi alimentari, di voglia di vedere un cambiamento in favore delle donne nell’industria cinematografia (e non solo), e di prendere parte in primis a quel cambiamento, a cominciare proprio da un utilizzo consapevole social media.
Di tutto questo e altro ci ha parlato Ludovica in una calda giornata di ottobre a Roma, ricordandoci che sono proprio le imperfezioni e la semplicità a rendere la bellezza, quella vera, quella che è solo nostra, unica. E che, se prima del sole non ci fosse prima la pioggia, quei fiori che rappresentano la bellezza non sboccerebbero mai.
Quando hai capito di voler intraprendere (tra le tante), la strada della recitazione? C’è stato un momento in particolare?
Credo di averlo sempre saputo. Mia mamma mi racconta sempre di come, a 7 anni, mentre guardavo “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli, mi girai verso di lei e dissi che volevo lavorare in televisione, che io volevo recitare. Così fu costretta a iscrivermi a una scuola di recitazione (dopo aver provato a iscrivermi a qualsiasi tipo di sport, senza successo). A 9 anni, durante lo spettacolo di fine anno, un talent scout mi notò, ed entrai nella mia prima agenzia. Vinsi il mio primo ruolo e il primo provino, lì iniziò tutta la meraviglia.
E invece per la scrittura? Ricordi il momento in cui hai preso penna/pc in mano per scrivere i tuoi pensieri o una storia?
La scrittura è sempre stata per me una valvola di sfogo importante. Ho sempre avuto tantissimi diari segreti, mi aiutava molto. Poi crescendo ho iniziato a scrivere poesie, e poi vere e proprie storie. Ho sempre avuto una mente molto creativa, quindi avere l’opportunità di inventare personaggi e i loro racconti mi faceva e mi fa sentire viva. Quando poi sono stata contattata dalla prima casa editrice ho pensato: “Wow, ti senti pronta?”, “Ti senti in grado di farcela?”, e cosi è nato “Abbi cura di splendere”, il mio primo romanzo.
Qual è stato il miglior consiglio che hai ricevuto fino ad ora sul set?
Il miglior consiglio sul set che mi è stato dato è stato quello di “accettarmi“. Ero sul set con la grandissima Loretta Goggi, avevo un monologo molto difficile da preparare e dopo ore di prove continuavo a sentirmi insoddisfatta del risultato, lei mi guardò, mi fece una carezza e mi disse che che dovevo io essere la mia prima fan, che se non mi amavo e non mi piacevo, non potevano farlo gli altri. La sua eleganza e la sua professionalità sono stati doni preziosi per me sul set.
“Dovevo io essere la mia prima fan, che se non mi amavo e non mi piacevo, non potevano farlo gli altri”.
“Di Pioggia e di Fiori” rappresenta la tua seconda esperienza come scrittrice: cosa ti ha spinta a riprendere la scrittura?
“Di pioggia di fiori” rappresenta il mio ritorno alla scrittura. Il libro sarebbe dovuto uscire ad aprile, ma purtroppo è stato rimandato per il Covid e così, durante il lockdown, ho deciso di rileggerlo tutto e di cambiare molto. Ero cambiata anche io, ho passato giorni interi a pensare, pensare e pensare, così ho cancellato interi capitoli e li ho riscritti da zero. Considero “Di pioggia e di fiori” un percorso terapeutico e un amico fedele che mi ha tenuto molta compagnia durante la pandemia.
La dedica iniziale del tuo libro è rivolta “A tutti coloro che credono nello straordinario (…) Che ognuno di voi possa realizzare qualcosa d’incredibile”: che cos’è lo straordinario per te? E qual è la cosa più incredibile che senti di aver realizzato fino ad ora?
Lo straordinario per me è l’assoluta imperfezione della semplicità. Io non credo di aver realizzato nulla di enorme, anzi, forse sì, anche se in piccolissima parte, anche se il cassetto era ancora strapieno, però sono riuscita a realizzare tanti sogni, faccio il lavoro che amo e credo di essere diventata in gran parte la persona che volevo diventare.
“Lo straordinario per me è l’assoluta imperfezione della semplicità”.
Dove finisce Ludovica e dove inizia Nina?
Ludovica e Nina sono molto diverse, o meglio, Nina è forse la parte fragile insicura e molto nascosta di Ludovica. L’ammiro molto. Lei non ha quasi mai paura di essere chi è. Nina forse è molto più forte di me.
Quanto i social, e condividere con i tuoi follower quello che pensi, che vivi, i tuoi messaggi e le tue speranze, hanno condizionato/condizionano la tua vita? Come riesci a bilanciare gli aspetti indubbiamente positivi con quelli negativi, come l’aspirazione alla “perfezione”?
Ho sempre considerato i social un mezzo di comunicazione potentissimo, e credo fortemente nel potere della condivisione. I social mi fanno sentire privilegiata, perché ho l’opportunità di essere ascoltata e di poter veicolare i miei pensieri e le mie idee non filtrandole, sono mie, mie e basta. Però non è facile, non lo è per niente. Molto spesso mi sono sentita ipocrita ad aver scelto la strada del mondo dello spettacolo e, allo stesso tempo, sento il forte desiderio di non avere neanche un occhio puntato addosso.
Spesso mi sono sentita “in obbligo” di postare, di pubblicare, di mostrarmi. Poi ho capito che non è così, che il dolore e la tristezza è bello viverseli senza dover mostrare quello che non si è. Che la perfezione, in fondo, cos’è? Niente, non esiste e, soprattutto, non mi piace per niente.
Essendo così seguita sui social sento il dovere morale di parlare di tematiche sociali importanti, se posso aiutare anche una sola persona su un milione, ho sicuramente fatto qualcosa di giusto.
“Amore” per Ludovica significa…
L’amore è il motore che fa girare il mondo. Senza amore io non potrei vivere. Ma quanto è bello essere innamorati e sentirsi invincibili?
“Che la perfezione, in fondo, cos’è? Niente, non esiste e, soprattutto, non mi piace per niente”.
“Essendo così seguita sui social sento il dovere morale di parlare di tematiche sociali importanti, se posso aiutare anche una sola persona su un milione, ho sicuramente fatto qualcosa di giusto”.
Ad un certo punto, Mister C esclama: “Nel cinema si va avanti solo per conoscenze e favoritismi”: qual è la tua opinione sull’industria cinematografia? Quali cambiamenti vorresti che avvenissero al suo interno, o ne stai già vedendo?
L’industria cinematografica sta sicuramente cambiando, ma la strada è ancora lunghissima. Non esiste ancora la parità di genere, i ruoli delle donne molto spesso vengono ancora considerati come la moglie del protagonista, la sorella di, ecc. Gli attori maschi continuano ad essere pagati di più, e poi detesto la convinzione per la quale le donne debbano raccontare solo storie di donne. Non è così, penso che il cambiamento debba partire dai reparti, dalla regia, dalla sceneggiatura. Personalmente, non mi sono mai trovata davanti a richieste particolari per vincere un ruolo. Ma conosco tante storie di amiche e colleghe, e fanno vomitare. Per quanto riguarda invece le conoscenze e i favoritismi, non è il mondo dello spettacolo, è il mondo tutto che a volte, purtroppo, funziona così.
Nina crescendo si è costruita una corazza fatta di simpatia, ironia, sicurezza e sarcasmo: di cosa è fatta invece la tua corazza?
Forse non basterebbe una pagina intera per raccontarla. È sicuramente fatta di tanta paura, paura di non farcela, di non essere abbastanza, di non piacere agli altri. Vista da fuori, spesso, sembro la persona più sicura del mondo quando in realtà a volte la mia autostima è talmente bassa che non mi fa neanche uscire di casa. Sto imparando, con il tempo, ad accogliere la tristezza e il buio, e a viverli, fino alla fine.
“Vista da fuori, spesso, sembro la persona più sicura del mondo quando in realtà a volte la mia autostima è talmente bassa che non mi fa neanche uscire di casa”.
In che modo affronti la paura del fallimento? E come lo vivi quando si presenta?
Sono terrorizzata dal fallimento, è qualcosa che non potrei mai accettare, però questa paura è anche una grande alleata perché mi spinge a non abbassare mai la guardia e a cercare di fare sempre di più. Sono una perfezionista, e sono molto dura con me stessa. Diciamo che questo lo considero un grande pregio.
Sono ancora troppi, purtroppo, i pregiudizi e i luoghi comuni che si sentono quando si parla di disturbi alimentari: quali sono i pensieri e le azioni da compiere per acquisire una maggiore consapevolezza e per aiutare eventualmente chi ne soffre?
I disturbi del comportamento alimentare sono un argomento molto sensibile per me. Spesso si tende a identificarli solo in anoressia e bulimia, quando in realtà esistono tantissime altre sfumature e le più bastarde sono quelle che non si vedono. Ho vissuto in prima persona che anche un corpo perfettamente sano può soffrire di questo. Un giorno di qualche anno fa mi alzai, e la mia testa decise che non dovevo più mangiare, che dovevo dimagrire perché “non andavo bene”. Persi 8 kg in un mese e la mia vita si fermò, era diventato un pensiero costante, fisso. Poi mi sono salvata, ma è un mostro che purtroppo non ti abbandona mai. Per questo bisogna parlarne a voce alta, per questo bisogna imparare a chiedere aiuto e per questo bisognerebbe fare molta più informazione, anche nelle scuole.
“Bisogna parlarne a voce alta, per questo bisogna imparare a chiedere aiuto e per questo bisognerebbe fare molta più informazione, anche nelle scuole”.
“Nei mie sogni più arditi io sono sopra un palco, illuminata dai riflettori e sommersa di applausi scroscianti”: il sogno di Nina incontra quello di Ludovica, o i tuoi sogni sono altri?
Il mio sogno più grande? Rimarrà per sempre il set. È il mio luogo felice, la recitazione è il grande amore della mia vita.
Qual è il tuo fiore preferito?
Il mio fiore preferito è il tulipano bianco. Amo Amsterdam, è la mia città del cuore. Appena potevo scappavo li anche solo per una notte, non poter viaggiare è la cosa che mi distrugge di più in tutta questa situazione.
Epic fail sul lavoro.
Oddio, ancora rido. Ero sul set di una serie tv, avevo 17 anni e mi ero follemente innamorata di un cameraman un po’ più grande di me. Lui non mi si filava ma dopo mesi e mesi inizia finalmente a corteggiarmi. Beh, diciamo che dopo una notte non proprio “passionale“, decido di scendere nell’atrio dell’hotel e di raccontarlo a tutte le mie migliori amiche in videochiamata.
Ecco, dopo ben 40 minuti mi resi conto che tutta la troupe era affacciata al balcone della propria stanza e aveva ascoltato tutto, TUTTO. Credo sia stato il momento più imbarazzante della mia vita (P.S.: lui ovviamente non mi rivolse più la parola). Fine del racconto.
Il film che sai quasi a memoria.
Film preferito della vita è “A star is born”, è stato il film del mio primo red carpet a Venezia, non lo dimenticherò mai.
Una serie TV da vedere in un giorno.
Serie tv da vedere in un giorno è “Designate Survivor”, ma solo se vi piacciono i thriller e la politica. Io sono una fan sfegatata di tutto ciò che riguarda la casa bianca e l’FBI.
Un regista con cui ti piacerebbe lavorare.
Il sogno della mia vita è quello di lavorare con Woody Allen, “Midnight in Paris” è un capolavoro del cinema moderno.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Sto leggendo “Becoming” di Michelle Obama. Sono fortemente ispirata dalle biografie delle grandi donne che hanno fatto la storia, non vedo l’ora di leggerne uno su Kamala Harris, per esempio.
La tua isola felice.
La mia isola felice è Ponza, la sento come casa mia. Ho girato lì il lavoro a cui sono più affezionata, “Un’altra vita”, Rai 1. I ponzesi sono un popolo straordinario e lì respiro pura felicità.
Mentre scrivevi il libro, quali erano i must-have da avere intorno a te?
Caffè, tantissimo caffè e qualsiasi tipologia di tisana, credo di avere una vera e propria dipendenza.
E invece il tuo must-have sul set?
Le cuffiette per la musica, è fondamentale per me per la preparazione. In base alla scena che devo girare ascolto uno stile di musica diverso e prima di iniziare a interpretare un personaggio mi faccio un idea della sua ipotetica playlist.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Purtroppo il Covid ha bloccato molti progetti, ma per fortuna sono riuscita a realizzare un altro sogno nel frattempo, ossia la mia prima campagna pubblicitaria da testimonial, con Sunsilk. Da piccola pensavo sempre a come sarebbe stato e ora vedere il mio spot in tv mi rende felicissima. Per il cinema incrociamo le dite… magari a breve potrò lanciarvi qualche bomba 🙂
“Prima di iniziare a interpretare un personaggio mi faccio un idea della sua ipotetica playlist”.
Ogni creazione personale credo derivi da un’urgenza che senti dentro di te, che senti di dover esprimere e condividere. Cosa vorresti raccontare, che non hai ancora raccontato?
Sono fortunata perché riesco a raccontare tanto, con i libri, i social. Ma mi piacerebbe parlare anche di più di empowerment femminile e di autoaccettazione. Non se ne parla mai abbastanza e io mi sento ancora piena di cose da dire, chissà, magari un terzo libro?
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
La cosa più coraggiosa che io abbia fatto penso sia stata prendere un aereo a 18 anni e trasferirmi da sola dall’altra parte del mondo, in Argentina. Feci un provino a Madrid e dopo una settimana mi chiamò la produzione e mi disse: “dopodomani puoi partire per Buenos Aires e rimanere almeno un anno?” Senza pensare dissi di sì, firmai il contratto e feci le valigie. Ho pianto cosi tanto che ancora me lo ricordo, però sono stata brava, direi che me la sono cavata bene.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Ho scoperto che sono bella. Coraggiosa, intelligente e, soprattutto, che mi voglio tanto bene.
Photos by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Chantal Ciaffardini.
Looks by Emporio Armani.
Thanks to Sina Bernini Bistrot.
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