Quando ci si trova davanti a qualcosa o a qualcuno di speciale, ce ne rendiamo conto subito, no?
È quello che ci è successo con il film “Sul più bello” ed è quello che ci è successo con Ludovica Francesconi, che nel film interpreta Marta, una ragazza con una grave malattia che si innamora del “più bello”. Sembra una storia semplice e uguale a tante altre vero? E invece no. L’interpretazione di Ludovica, accompagnata da una regia dinamica, una fotografia coloratissima e una storia che parla un po’ di tutti noi, ci fa dire che questo film è davvero speciale.
E così lo è anche Ludovica, che da ragazza che molla tutto per inseguire un sogno (che non si è realizzato e materializzato da nulla, ma è frutto di studio e dedizione) è diventata donna, consapevole di sé stessa e che ha imparato anche a “fregarsene” ma che non ha perso quella spensieratezza di bambina e quella simpatia disarmante, soprattutto quando racconta di qualche suo epic fail.
Ludovica non poteva che essere la nostra cover di agosto: un esempio di giovane attrice, con una mente brillante, un esempio per la sua generazione e quelle più giovani e che, come lei se ne “frega” dei canoni imposti, cercando la propria autenticità.
Non ci rimane che attendere il secondo capito della trilogia, “Ancora più bello” in uscita nelle sale il 16 settembre!
Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo del cinema?
Allora, ero con mia nonna, quand’ero molto piccola, avrò avuto circa cinque anni, e lei mi fece vedere “Nuovo Cinema Paradiso”, bellissimo. E io guardavo quel bambino e dicevo, “Cavolo, voglio essere come lui!”, che spiava il cinema da dietro quella saletta. Ne sono rimasta talmente tanto affascinata che ho pensato, “io sono come lui”.
In generale, quando leggi una sceneggiatura, c’è un qualcosa che ti fa dire di sì, o un lato del personaggio che ti attira di più?
A me piacciono i personaggi molto fragili, tanto tridimensionali, qualcosa in cui posso muovermi molto. Adoro analizzare, cercare sempre un sottotesto, piccino piccino, che però può aiutarmi a dare tanta tridimensionalità ai personaggi. Non ho preferenze su un tipo di carattere, però cerco sempre tanti stimoli, quindi mi piacerebbe fare sempre cose diverse.
Immagino che Marta (“Sul più bello”) sia stata una bella sfida per te, perché ha tantissime sfumature.
Sì, ma perché parte dal presupposto che è un personaggio che non ha avuto tanto dalla vita: i genitori sono morti quando aveva tre anni, ha una malattia importante. Nonostante ciò, ha un carattere meraviglioso, anche il modo in cui affronta le cose, guarda il mondo intorno a sé, mi ha lasciata molto sorpresa, perché di solito non ti aspetti che persone con questo bagaglio di vita si comportino, poi, così, siano così grintose, così forti, proprio nel senso di voglia di prendersi e mangiarsi il mondo. Invece, ho scoperto un personaggio che mi ha insegnato tanto, perché io ero una persona che tendeva a buttarsi giù, anche davanti a una sfida, per quanto io sia molto determinata, però c’era comunque sempre una parte di me che diceva: “Resta con i piedi per terra”. È giusto restare con i piedi per terra, però mi trascinava un po’ troppo giù per evitare di restarci male davanti a delle aspettative. Marta mi ha insegnato a fregarmene [ride], mi ha insegnato che va bene, comunque andrà, “alzati e mangiati tutto”, insomma.
Tu lo sai, te l’ho detto anche quando ci siamo conosciute, a me è piaciuto tantissimo il film: la regia, la fotografia, voi attori, è tutto bellissimo, e secondo me è un prodotto veramente unico nel panorama italiano.
È un prodotto che tra l’altro mi ha lasciata molto sorpresa per quanto riguarda chi poi ha visto e ha apprezzato tanto il film, perché non solo è piaciuto tanto ai ragazzi, ma ha avuto messaggi di genitori che, vedendo il film, avevano trovato un punto di contatto con i figli: attraverso la commedia i figli si erano aperti riguardo delle situazioni che possono accadere in età adolescenziale. Quindi, sono rimasta sorpresa da come sia stato apprezzato da tutti, non solo dai ragazzi.
“Marta mi ha insegnato a fregarmene [ride], mi ha insegnato che va bene, comunque andrà, ‘alzati e mangiati tutto’, insomma”.
Infatti, è universale in questo, non ha un pubblico unico, è veramente per tutti ed è fatto veramente bene. Sembra una cosa scontata, ma non lo è, soprattutto nelle commedie romantiche, nei drammi romantici, a volte ci si concentra troppo sulla malattia o su alcuni aspetti, lasciando stare altri, invece, “Sul più bello” è stato un equilibrio di tante cose.
Perché è un film che non racconta la malattia, nel senso che il protagonista non è la malattia, ma il personaggio che ce l’ha.
Quando hai letto la sceneggiatura per la primissima volta, ti ricordi cos’hai pensato?
“Che figata!” [ride], ero al settimo cielo. Io ero ancora ai call-back, mi mandarono la sceneggiatura per iniziare a inquadrare un po’ il personaggio, quindi, in realtà, ero molto stressata, perché dovevo studiarla, catturare il più informazioni possibile, perché, nel giro di due giorni, avrei avuto il call-back finale. Però la prima cosa che ho pensato è stata: “Allora, io questa sceneggiatura me la voglio godere, me la leggo senza stress, poi inizierò a piangerci sopra” [ride]. È stato veramente forte, perché ho capito subito che non era un film sulla malattia. Poi, anche le scene che avevamo portato, che ci avevano provinato, erano comunque tutte quante principalmente riguardanti le dinamiche familiari, le dinamiche con il ragazzo, cose che riguardavano tanti altri aspetti della vita. Dopo, mi hanno fatto incontrare una pneumologa, quindi c’è stato uno studio più accurato per quel che riguarda la malattia.
“…è un film che non racconta la malattia, nel senso che il protagonista non è la malattia, ma il personaggio che ce l’ha”.
Come hai lavorato a “Sul più bello” con la regista, Alice Filippi, anche per il tuo personaggio?
Abbiamo lavorato molto insieme, Alice con me è stata grande, molto gentile, tanto disponibile, mi ha un po’ accudito in quello che è stato il mio primo set. Abbiamo provato molto, tutte le scene, e inserito sfumature; con lei abbiamo creato a tavolino un personaggio, ma anche il taglio di capelli per esempio, non è stato casuale, con il parrucchiere eravamo lì a vedere, millimetro per millimetro, la lunghezza perfetta per il taglio della frangetta, quindi è stata molto meticolosa. Per quanto riguarda il mio personaggio, io mi presentai al provino dicendo: “Secondo me Marta è un po’ rock”. Nel senso che non è una sfigata come tutti credono, perché lei continua a vivere con grinta nonostante tutto quello che le accade. Abbiamo preso questa sensazione che avevo e abbiamo indirizzato tutto il film su quello, anche la scelta del look.
Per quanto bizzarra possa essere, Marta non si veste male, ha semplicemente il suo stile, che è talmente tanto forte da non appartenere ai canoni della moda, non segue la moda, ma comunque ne ha una sua, non si veste a caso. Quindi, abbiamo cercato di rappresentare un personaggio che fosse il più tridimensionale e colorato possibile, lavorando tantissimo di fantasia. È una sorta di fiaba, alla fine, un personaggio che potesse far sognare, perché noi, mentre lo creavamo, abbiamo un po’ sognato ad occhi aperti.
“È una sorta di fiaba…”
Sono importanti anche per te, nella tua vita, per esprimerti, questi dettagli come i capelli, o il tuo stile personale, o il truccarti in un certo modo?
Io amo alla follia la moda, mi piace proprio tanto vestirmi, passerei le ore a vestirmi, capita che a volte mi cambi anche cinque o sei volte nell’arco di una giornata! [ride] Poi, mia mamma è una stilista, quindi mi ha trasmesso questa cosa. In questo, mi sono trovata molto vicina a Marta, nel senso che sono una persona che, per quanto abbia un mio stile, in realtà mi metto addosso qualsiasi cosa che possa rappresentare il mio stato d’animo in quel momento. Mi è capitato, però, dopo aver indossato i panni di Marta per tutto questo tempo, di vestirmi solo di nero! [ride]
Invece, c’è una battuta che dici, o una scena del film, sia di “Ancora più bello” o di “Sul più bello”, che ti è piaciuta tantissimo, o che ti è rimasta impressa anche dopo molto tempo?
C’è una scena di “Ancora più bello”. Non vorrei fare spoiler, però, in questa scena, Marta per la prima volta si mette veramente a nudo e non ha paura di mostrare tutti quei sentimenti un po’ più scuri che cerca sempre di reprimere con un sorriso. Quindi, più che una battuta, in quel momento, quando ho letto la sceneggiatura di “Ancora più bello”, mi sono un attimo bloccata, perché in qualche modo mi ha fatto capire che è giusta la positività, “mangiarsi” le cose, però, allo stesso tempo, ogni tanto bisogna anche essere pronti ad accogliere tutte queste paure, frustrazioni. Quindi, questa scena, che poi vedrete, dove il personaggio si apre, credo sia la scena che più mi è piaciuto girare in tutta la trilogia.
“Io amo alla follia la moda […], passerei le ore a vestirmi, capita che a volte mi cambi anche cinque o sei volte nell’arco di una giornata”!
Allora non vedo l’ora di vederla!
Sta per uscire “Ancora più bello”, e il trailer ci fa capire che ci saranno dei grandi cambiamenti. Come hai affrontato questo nuovo capitolo? C’è stato anche il cambio alla regia: com’è cambiato in questo senso il tuo approccio al personaggio? Il tuo personaggio è rimasto lo stesso o l’hai visto crescere?
Sicuramente ho affrontato anche io in maniera diversa il set, perché comunque la mia prima esperienza l’ho avuta, ho capito come funzionavano le dinamiche sul set, quindi mi sono approcciata più ad un lavoro che ad una mentalità del tipo: “Oh mio Dio, sto realizzando il mio sogno!” [ride]. Quindi, quella fragilità che avevo nel primo film, io personalmente, come attrice, per quanto l’euforia sia rimasta, ora sono più consapevole e sicura sul set. Sicuramente, il cambio alla regia è tutto il punto di vista del film, quindi ci sono stati cambiamenti importanti, però con Claudio [Norza] abbiamo lavorato sulla crescita del personaggio, che diventa adulto, inizia questa fase della crescita nel secondo film, che poi si concluderà nel terzo. Quindi, anche le dinamiche, le scelte di Marta, cambiano, perché lei matura. Da adolescente, inizia ad avere delle responsabilità anche più importanti, perché magari, banalmente, con il primo amore, che trova in Arturo, si accorge che gli opposti si attraggono, ma alla fine si lasciano.
Questo perché, per com’è fatta lei, vorrebbe una persona molto colorata, espansiva, con cui condividere tutte le cose che le accadono, e quindi trova Gabriele, che poi sarà il suo vero amore. Questa cosa comporta tante dinamiche, affronta una relazione completamente diversa, più da adulti: ci sarà una relazione a distanza, Gabriele si trasferisce a Parigi, quindi verranno messi continuamente alla prova, anche con l’arrivo di Tommaso, questo rider di cui Gabriele sarà un po’ geloso. Quindi ci sono delle dinamiche che possono accadere più in una fase universitaria, più che adolescenziale. Con Claudio abbiamo lavorato principalmente su questo.
Prima, con Arturo, e anche adesso, con Gabriele, il lavoro che hai fatto di chimica sul set, tra i personaggi, è cambiato?
In realtà, abbiamo trovato delle persone, partendo da Giancarlo Commare, ma anche Jenny De Nucci, che sono meravigliose; già eravamo un gruppo, io, Josef e Gaia, ma con il loro arrivo, abbiamo creato proprio un gruppo con cui usciamo, ci divertiamo, siamo stati una famiglia non solo sul set ma anche fuori dal set. Con Giancarlo, già dalla lettura del copione, quando avevamo definito completamente il cast, ci siamo subito trovati. È stato un colpo di fulmine, abbiamo provato tanto i personaggi, le dinamiche che avevano tra di loro, ci siamo veramente impegnati nel cercare di creare quella scintilla, quel fuoco che dev’esserci in una coppia che si ama. Abbiamo anche un approccio più o meno simile al lavoro, alla recitazione, quindi questa cosa ci ha aiutati ancora di più, perché era un continuo “creare idee”, quindi è stato molto stimolante. Sono veramente felice.
Dopo essere stata così tanto tempo sul set con le stesse persone, aver vissuto tutte quelle esperienze per tanto tempo, c’è qualcosa che ti manca già, o che pensi ti mancherà?
Potrebbe essere un record mondiale, visto che, tra l’altro, era nel bel mezzo di una pandemia, e non è mai successo che venisse lanciato un franchise di film nell’arco di un anno. È stato tosto, soprattutto girare questi ultimi due film, perché li abbiamo girati insieme, per tre mesi, a Torino, quindi non abbiamo avuto un momento di pausa. Ma io amo Torino, e poi stavo con questi ragazzi meravigliosi, quindi non mi è pesato, ci siamo divertiti come pazzi [ride].
Sicuramente mi mancherà un po’ tutto in generale. È stato il mio primo progetto e tutto quello che sta accadendo adesso non me lo sarei mai aspettato, tutto quello che hanno e che abbiamo creato. Mi mancherà sicuramente il mio personaggio, però è una sorta di percorso che si chiude, quindi è giusto così. Per quanto riguarda gli attori, io so che continuerò a vederli, oggi, domani, quindi non mi preoccupo [ride], ci vedremo anche fuori dal set, quindi su quello sono tranquilla.
Come descriveresti “Ancora più bello” con una sola parola?
Romantico. Ci saranno tante dinamiche, non solo per il mio personaggio, volte un po’ più verso la ricerca dell’amore, secondo me.
Qual è il prossimo personaggio che ti piacerebbe interpretare, o che magari stai già interpretando (e in quel caso non me lo puoi dire)?
Non posso parlarti ancora dei prossimi progetti perché sono in uno stadio molto embrionale, quindi per il momento non posso dirti molto. In generale, un personaggio che mi piacerebbe tanto interpretare, appunto parlando di fragilità, sarebbe un alla “Split”, quindi un po’ horror, con tante personalità, sarebbe fighissimo interpretare un personaggio di quel tipo.
Io ti ci vedo.
Cosa vuol dire, per te, sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Accettarmi, con tutti i miei difetti. Questa è una cosa che ho imparato vivendo qui a Roma. Io vengo da un paese piccolo, e magari vedevo personalità sui social, anche americane, e cercavo di paragonarmi agli standard, e io sono completamente diversa. Talmente tanto diversa che non mi piacevo, perché magari mi vedevo un naso che non era perfetto, o perché non sono alta 1 metro e 80. Invece poi mi sono trasferita a Roma, ho visto tante persone diverse, ognuno bella a modo suo e tutte perfette allo stesso modo, perché si è belli in qualsiasi tipo di forma, non perché si appartiene ad un canone o ad uno standard di bellezza, così si vede la bellezza pura. Quindi, quando mi sono guardata di nuovo allo specchio, mi sono vista diversa, più bella. Questa cosa mi ha aiutata anche con Marta, perché mi facevano spesso le occhiaie, o mi facevano più malaticcia, quindi la mattina del giorno dopo, che avevo finto alle 5 del mattino, mi svegliavo con le mie occhiaie, mi guardavo allo specchio e dicevo: “Ah però, oggi sono proprio bella!” [ride].
“…quando mi sono guardata di nuovo allo specchio, mi sono vista diversa, più bella”.
È una cosa molto importante quella che dici, anche perché, come hai detto tu, è difficile per tutti e per chi vuole far parte di quel mondo, mettersi a confronto continuamente, perché è qualcosa che fai spontaneamente, ti metti a confronto. Anche nel mondo in cui viviamo adesso, e lo sentiamo spesso dire, con i social media in generale, ci mettono costantemente a confronto con degli ideali che poi non esistono, sono quasi impossibili. È bellissimo, invece, vedere la diversità, che può essere di tutti i tipi, anche per far capire che, come hai detto tu che, un naso diverso o un’altezza che non è 1,80, siano comunque bellissimi, perché sono unici, perché sono diversi da tutto il resto. Però non è facile.
Non è facile, è stato un blocco che ad un certo punto ho avuto, che si è concluso con questi film che, tra l’altro, parlano anche di questo, quindi ho vissuto sulla mia pelle ciò che volevamo raccontare.
C’è stato un periodo molto difficile per me, che è stato quando è uscito il primo teaser trailer con la scena al parco, prima ancora del trailer di “Sul più bello”, perché ci fu una valanga di commenti negativi anche molto tosti, in realtà, e mi chiedo, “Come fai a scrivere una cosa di quel tipo? Io non avrei il coraggio” [ride]. In quel momento, mi sentivo tanto giudicata, il film non era ancora finito e io ho provato una profonda insicurezza vedendo quei commenti, perché pensavo che stessero giudicando me. Poi mi sono resa conto che, in realtà, avevano soltanto bisogno di commentare, a volte anche per farsi rispondere, quindi ho imparato ad ignorare queste cose. Da un lato, mi sono resa conto di quanto io sia fortunata ad essere attrice, nel senso che, quando commentano, non stanno mai commentando me, Ludovica, in maniera diretta, ma stanno commentando il mio personaggio; quindi, in qualche modo, se ricevo un commento negativo, non è mai diretto a me. Questa cosa in qualche modo mi salva, mi aiuta anche a digerire delle cose che a volte sono davvero pesanti. Ho imparato a conviverci, ad ignorarle, perché non sono sane.
“Ho imparato a conviverci, ad ignorarle, perché non sono sane”.
Molto brava. Invece, qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Che sono anche donna. Io mi sono sempre vista quasi come un’eterna adolescente, non è che avevo paura di crescere, ma semplicemente vedevo le altre persone e, sempre paragonandomi a loro, le vedevo molto più grandi, o che avevano raggiunto traguardi molto più grandi rispetto ai miei. Tra l’altro, io ho fatto la primina, quindi le persone di riferimento che ho avuto intorno a me erano sempre più grandi e, in qualche modo, mi sentivo un passo indietro. Oggi mi sento bene, e ho imparato a trovare la mia femminilità, mi sento donna, non mi sento più bimba.
Un epic fail sul set?
[Ride] Il primo giorno di set di “Ancora più bello”: eravamo in aeroporto, dovevamo girare un ingresso in aeroporto molto di fretta. Parcheggio la macchina e corriamo dentro. Primo take, benissimo. Secondo take, mi dicono: “Senti, è strano che lasci la macchina aperta, usa queste chiavi e spegnila”. A me non avevano detto che la macchina, essendo un modello nuovissimo, fighissimo, ci mettesse un po’ a spegnersi, che le luci si spegnevano lentamente, nell’arco di 10 secondi; quindi, io premevo il pulsantino per spegnere la macchina ma questa macchina non si spegneva, quindi nella mia mente mi sono detta: “Vabbè, capita che uno corre girato, guardando la macchina mentre continua a spegnerla”. Ecco, mi sono girata e non ho visto che davanti a me avevo un panettone di cemento che ho preso in pieno e mi sono completamente ribaltata. C’è il video di questa cosa, perché ovviamente ero in scena, e si vedono ad un certo punto le mie gambe in verticale [ride].
È stato un inizio col botto! Non ho messo punti, ma ho avuto acciacchi per tre settimane, mi piegavo e mi scrocchiavano le ginocchia e allora, quando dovevo dire le battute, e magari mi abbassavo, staccavo i due movimenti: di solito, uno parla mentre fa il movimento, perché così è più fluido, mentre per me era come quando schiacci una bottiglia di plastica [ride]. Quindi, prima mi inginocchiavo e poi dicevo la battuta, in modo tale che potessero ripulire il suono.
Cadute a parte, di che cos’è che hai più paura?
Dei ragni, sono aracnofobica!
Ho paura di non essere compresa, di non riuscire a spiegarmi quando, magari, litigo con qualcuno, di non riuscire ad esprimere esattamente quello che voglio, a parole, a gesti. Un po’ si lega anche alla recitazione, alla fine, perché ho paura di non far arrivare abbastanza quello che sento. Credo che questa sia la cosa più forte.
“Ho paura di non essere compresa, di non riuscire a spiegarmi…”
Invece, qual è la tua isola felice, il posto dove sei serena?
Il set. È il mio momento di massima espressione, quindi non ho filtri, e questa cosa mi mette tanta pace, quindi è bello. Perché in famiglia si è figli, tra gli amici si è amici, abbiamo tanti modi diversi di comportarci e di relazionarci, mentre il set è l’unico momento in cui non sono niente, sono un’altra cosa, e quindi posso esprimermi al massimo.
L’ultimo film o serie tv che hai visto che ti ha sorpreso o che è rimasto con te? Sai quando guardi dei film o serie tv, a volte, e ci pensi per giorni e giorni…
Ho visto “Cernobyl”, la serie su Sky, l’ho recuperata da pochissimo, mi ha supplicata una ragazza perché la voleva vedere. Io sono una persona molto sensibile a questo tipo di cose. E questa serie mi ha davvero scombussolata, è stata molto, molto forte. Mamma mia… Ci ripenso ancora e mi ha lasciata davvero senza fiato, al di là della storia in sé, che ovviamente è difficile da digerire, anche per come hanno costruito tutto quanto, i costumi, il trucco, come hanno deciso di raccontarlo, è stato veramente straziante. Ma bellissimo da vedere.
Ultima domanda: qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto finora?
Lasciare tutto, andare via dal paese, dalle sicurezze, e trasferirmi a Roma per inseguire il mio sogno. Ho davvero mollato qualsiasi cosa, anche l’università – che tra l’altro mi piaceva tantissimo e probabilmente mi riscriverò, perché mi manca –, perché in quel momento volevo concentrare tutte le mie energie sulla recitazione, sul fare corsi e investire anche soldi in questo, ed era un rischio, perché avrei potuto fare un buco nell’acqua. Sono passati anni, avevo 18 anni e adesso ne ho 22, e sto ottenendo risultati adesso, ma comunque ne è passato di tempo, ed è stata la cosa più grande che ho fatto. Ero contro tutti, perché giustamente anche i miei genitori cercavano di proteggermi, di dirmi: “Non lasciare l’università, portatela in parallelo, come piano B”. Sì, mi manca tanto, però in quel momento non ce l’avrei fatta, passavo veramente 24h su 24 a studiare recitazione, quindi non avrei investito le mie energie in maniera sensata. In quel momento è stato un grande rischio.
Ad oggi so che ho fatto bene, che il mio istinto era giusto e sensato, qualcosa la stavo sentendo! Quindi quella è stata la cosa più grande che abbia mai fatto, perché ho rivoluzionato completamente la mia vita, da zero.
“Lasciare tutto, andare via dal paese, dalle sicurezze, e trasferirmi a Roma per inseguire il mio sogno”.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Maddalena Pasquini.
Thanks to Circolo Antico Tiro al Volo.
Ufficio stampa: Amendola Comunicazione
LOOK 1
Total Look by Red Valentino
LOOK 2
Total Look by Vivetta
LOOK 3
Total Look by Red Valentino