Personaggio di una serie tv di successo e di un franchise super famoso: Madeline Wise non si fa mancare nulla quando si tratta di arti performative.
Nella serie prodotta da CBS “So Help Me Todd” interpreta Allison, la sorella del protagonista, un investigatore privato assunto dalla madre per lavorare nel suo studio legale: qui si esplora la tematica dei legami familiari e della sacra unione madre-figli. Nella serie Paramount+ “Star Trek: Picard” interpreta la madre del protagonista, varcando la soglia di un universo iconico. Abbiamo parlato con Madeline di questioni di vita personali e professionali, come la difficoltà e la necessità di liberarsi da legami familiari troppo stretti se si vuole diventare la versione più autentica di sé stessi, e i vantaggi di essere la sorella di una Trekkie quando ottieni la parte di una delle figure più emblematiche del microcosmo di Star Trek.
Tra tentativi di riproduzione di ricette esotiche e lotte per un’America (e un mondo) migliore e più democratica, Madeline dice di volere di più, ma intanto “è un buon inizio”.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
La volta in cui i miei genitori hanno portato me e mia sorella al cinema a vedere “Shakespeare in Love”, quando eravamo forse troppo piccole. Credo che alcuni loro amici gliel’avessero consigliato – della serie “è storico, ma divertente!” – ma dimenticando di menzionare le numerose scene di sesso, quindi ho passato la maggior parte del film con le mani di mio padre sugli occhi.
Reciti nella serie TV di successo “So Help Me Todd” nel ruolo di Allison, la sorella di Todd, l’investigatore privato. La trama è incentrata proprio su Todd e sul suo lavoro come investigatori interni nello studio di legge di sua madre. Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura?
Ho pensato fosse brillante e divertente, e un punto di vista interessante sulle classiche procedure legali. E mi piaceva il fatto che Allison sia un’osservatrice così sarcastica, schietta, dalla mente lucida quando si tratta delle stramberie di sua madre e suo fratello.
La relazione madre-figlio e la difficoltà di diventare adulti e liberarsi dai legami familiari quando si fanno troppo stretti: come vivi tu personalmente queste tematiche affrontate dalla serie? Ci sono dinamiche personali che hanno ispirato la tua performance e il tuo approccio?
Io adoro mia madre e la considero una dei miei migliori amici, il che spesso si è rivelata essere una cosa impegnativa, soprattutto durante la mia crescita e tentativo di costruire una mia individualità: non voglio mai deluderla ma so anche che ci sono cose che faccio o dico che a lei non piacciono. La serie si sofferma su un sentimento che credo sia familiare per molte persone, ovvero il desiderio di essere autentici ma al contempo di non deludere i propri cari.
Il tuo personaggio è l’unica voce della ragione nella famiglia. Avete qualcosa in comune voi due? Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa interpretandola?
Non so se io sono la voce della ragione nella mia di famiglia ma penso che le persone mi ritengano una buona confidente, cosa che vale anche per Allison. In me stessa ho scoperto un equilibrio mentale o una calma praticità che ho preso proprio da Allison (o almeno spero).
Nella serie Paramount+ “Star Trek: Picard”, sull’ammiraglio in pensione della Starfleet Jean-Luc Picard, tu interpreti la madre del protagonista, Yvette Picard. La storia ha una trama particolarmente interessante, con ogni stagione che esplora diversi lati di Picard. Com’è stato immergerti nell’universo di Star Trek? Sei un fan della saga? E come ti sei preparato per questo ruolo?
È stato fantastico entrare a far parte della saga, ma anche difficile, senza dubbio. Ovviamente conoscevo “Star Trek”, ma non l’ho mai seguito, il che secondo me mi ha aiutata a non farmi sopraffare. Se fossi cresciuta conoscendo e amando quei personaggi da tutta la vita, avrei potuto sentirmi inadeguata, come un impostore.
Mia sorella è una Trekkie e avevo visto i film originali con lei quando eravamo bambine; è stata una risorsa fantastica mentre mi preparavo per il film – mi ha spiegato tutto quanto, anche se sono sempre stata attenta a non farle domande che potessero spoilerarle la serie. In realtà, la maggior parte della mia preparazione è stata lavorare con il mio insegnante di dizione Keri Safran e ascoltare Patrick Stewart che parla – ha una voce così distinta, volevo che la mia suonasse uguale.
Quando interpreti un personaggio, di solito sei più razionale o emotiva?
Quando recito sono più emotiva, quando mi preparo preferisco essere razionale.
Qual è stato il tuo ultimo binge-watch?
La trilogia “Before” di Richard Linklater e la seconda stagione di “Only Murders in the Building”.
Qual è il tuo must-have sul set?
I Peanut M&Ms. Non posso assumere caffeina, ma ho bisogno di un po’ di zuccheri per tirarmi su.
Un epic fail sul set?
Li ho rimossi. Sicuramente ne sono successi, ma penso che non riuscirei ad andare a lavorare ogni giorno se mi ricordassi di tutte le volte in cui ho fatto casino.
Supporti diverse cause sociali inclusa l’uguaglianza di genere e razza, l’accesso al volto, e il cambiamento climatico. Quali obiettivi speri di raggiungere e quali cambiamenti vorresti avvenissero nel mondo?
È assurdo che io debba dirlo, ma vorrei che il movimento del Neofascismo scomparisse. Vorrei che gli Stati Uniti rimanessero una democrazia, anzi sarebbe ancora meglio se diventasse una democrazia socialista, in cui tutti abbiano accesso alle cure sanitarie, ad un alloggio, e ad un introito base universale. Vorrei che l’aborto e la cannabis fossero legalizzati e che le pistole fossero bandite. C’è di più, ma è un buon inizio.
“Vorrei che gli Stati Uniti rimanessero una democrazia, anzi sarebbe ancora meglio se diventasse una democrazia socialista…”
La cucina è un’altra tua grande passione, ti piace ricreare i piatti tipici dei paesi stranieri che visiti: qual è la ricetta migliore e quella peggiore che hai ricreato fino ad ora?
La mia ricetta migliore credo sia il salmorejo, una cosa facile in realtà – in pratica, basta mescolare pomodori, aglio, olio d’oliva, e pane raffermo per fare questa meravigliosa zuppa fredda e cremoso. Il paradiso in un giorno caldo d’estate. Il mio tentativo culinario più disastroso è stato il Naan – sono riuscita ad incenerire in maniera terrificante la superficie mentre l’interno era ancora crudo, e c’era così tanto fumo in casa che sono arrivati i pompieri. Mentre pioveva a dirotto. Non è stato un bel momento.
Il tuo nickname su Instagram è “wise_dumb”, che letteralmente significherebbe “saggio/sciocco”: da dove deriva? Riconosci una combinazione di due personalità diverse in te?
Un dettaglio stupido è che nella mia testa io quel nickname lo pronuncio “wisdom” (saggezza). Inizialmente, l’ho scelto per il mio cognome, ovviamente, ma anche perché mi sembrava appropriato per i social media – questo risale a prima che Twitter diventasse il terrificante colosso politico che è oggi.
Cosa ti fa ridere di più in assoluto?
Ho un video salvato sul telefono del mio ragazzo con questo filtro che lo trasforma in Sid, il bradipo de “L’era glaciale”. Mi fa piangere dalle risate ogni volta che lo guardo.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Temo di non essere una persona particolarmente ribelle; non credo di averlo ancora compiuto infatti. La prima cosa che mi viene in mente è la volta in cui mi sono rasata a zero al college.
Qual è la tua più grande paura?
Essere noiosa.
Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Significa tutto. Significa essere in grado di condividere la mia opinione – attraverso le parole, o attraverso il mio aspetto o il mio comportamento – con chiunque e non preoccuparmi dell’impressione che avranno di me. Significa anche cantare una canzone al karaoke e non prendermela quando non riesco a fare un buon lavoro.
Qual è la tua isola felice?
La mia cucina insieme a Colin, con Tater Tot ai nostri piedi, mentre cuciniamo per le persone a cui vogliamo bene.
Photos by John Spyrou.