La fiction “I Bastardi di Pizzofalcone” torna su Rai 1 con una terza stagione, tanti ritorni e tante novità, tra cui un nuovo, interessante personaggio: il commissario Elsa Martini, interpretato da Maria Vera Ratti.
Abbiamo incontrato Maria Vera proprio per parlare di questa nuova avventura, ed esplorare segreti e ambizioni professionali e private. Alla costante ricerca di progetti che siano metafora di verità, e ferma sostenitrice dell’importanza dell’empatia, tanto nei confronti dei personaggi da interpretare quanto verso tutti gli esseri umani, Maria Vera ci ha raccontato del suo sogno di tradurre e diffondere le voci sotterrate dalla società, facendo leva su un frammento alla volta.
Qual è il tuo primo ricordo legato al mondo del cinema?
Il primo non lo so, il più nitido è la prima volta che mi sono seduta in sala cinema al Centro Sperimentale, durante la fase di ammissione. Ci hanno fatto vedere “Oci ciornie”, di Nikita Mikhalkov. Mi ricordo di essermi sentita a casa, e che era una sensazione che non provavo da molto.
Cosa ti fa dire di sì a un nuovo progetto? Cerchi qualcosa in particolare in una sceneggiatura?
Cerco un essere umano per cui simpatizzo in maniera intima, che abbia delle contraddizioni che mi toccano. Cerco un/una regista di cui ho fiducia, con uno sguardo straneante e onesto, e una sceneggiatura in linea col suo sguardo – che non sia noiosa ma che voglia farsi metafora di cose vere. Non sempre si trova tutto questo (a volte, miracolosamente, sì) ma per il momento mi accontento anche solo di una o due di queste cose, è talmente una gioia fare questo lavoro che mi entusiasmo per molto poco.
“I Bastardi di Pizzofalcone 3”: come hai costruito il personaggio di Elsa, caratterizzata da un passato di segreti e misteri?
Elsa l’ho trovata strada facendo: sono stata presa pochi giorni prima di girare, ho letto le puntate in una notte, ho raccolto un po’ di spunti strada facendo e, durante le vacanze di Natale, ho avuto la fortuna di poterci lavorare più approfonditamente. Ero molto spaventata dal poco tempo, mi ha aiutata Daniela Tosco, l’abbiamo cercata insieme. Ho cercato di essere aperta a più impulsi mentre ero alla ricerca, alla fine credo di aver fatto leva su quello che di Elsa più mi muoveva umanamente.
“…credo di aver fatto leva su quello che di Elsa più mi muoveva umanamente”.
La terza serie è diretta da Monica Vullo: ti ricordi qual è stata la prima domanda che le hai fatto dopo aver letto la sceneggiatura?
Credo “quando mi fate conoscere mia figlia?”.
In che modo Elsa si inserirà nelle dinamiche della squadra?
Con un po’ di prepotenza, ma sempre in buona fede.
Quanto c’è di Maria Vera nei tuoi personaggi?
Io credo di essere una persona molto frammentata, faccio leva su un frammento, piuttosto che su un altro. Anche se alcuni personaggi apparentemente non mi assomigliano, c’è sempre qualcosa di intimo e personale che emerge, sul quale faccio leva e che mi aiuta a difenderne le scelte.
Come descriveresti “I Bastardi di Pizzofalcone 3” in una sola parola?
Una bomba.
Hai avuto una formazione scolastica in lingua inglese e anche delle esperienze sul set all’estero. Ti piacerebbe metterti alla prova ulteriormente nel panorama internazionale? E in che tipo di ruolo o generi?
Sì, mi piacerebbe molto. Quello che più mi piacerebbe fare è dare voce a quelle persone che in qualche modo cadono tra le crepe della società, renderle comprensibili e condivisibili da chi fa di tutta l’erba un fascio. Vorrei mettere un po’ in crisi i dogmi e i costrutti sociali partendo dalla storia di un individuo, mostrare come le grandi narrazioni possono fare male alle persone. Mi piacerebbe un ruolo che possa mettere in guardia su quei preconcetti e generalizzazioni che atrofizzano l’empatia. Ecco, questo è il mio sogno, se dovessi avere l’occasione di fare questo, mi andrebbe bene qualsiasi genere e qualsiasi modalità.
“…dare voce a quelle persone che in qualche modo cadono tra le crepe della società, renderle comprensibili e condivisibili da chi fa di tutta l’erba un fascio”.
L’incontro cinematografico ad oggi più significativo?
Sarebbe impossibile e ingiusto fare un unico nome. Adesso però sto per iniziare un progetto con un regista i cui film ho amato moltissimo da prima che iniziassi a fare questo lavoro, e ne sono estremamente felice.
Un epic-fail sul set?
Avevo delle lenti a contatto colorate un po’ vintage, molto spesse, e non vedevo nulla. Ho rischiato di baciare l’operatore macchina invece dell’attore. Correvo, mi lanciavo tra le sue braccia e incrociavo le dita, ma non vedevo nulla.
Il tuo must-have sul set.
Caffè.
“Ho rischiato di baciare l’operatore di macchina…”
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Che avere l’ansia di non avere l’ansia è un buon segno.
Cosa vuol dire, per te, sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Sentirmi una persona prima che una ragazza.
Di cosa hai paura?
Di tutto, quindi forse di niente? A parte gli spazi chiusi che mi fanno paurissima.
E qual è invece la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Dire ai miei genitori, dopo essermi laureata, che era tutto molto bello ma avrei fatto l’attrice.
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
“L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito.
Qual è la tua isola felice?
La sala prove.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Chantal Ciaffardini.
Styling by Sara Castelli Gattinara.
Thanks to Others srl.
Thanks to Magazzini Ruffi
LOOK 1
Total look by Sandro Paris
Blouse: Paul Smith
Shoes: Vintage
LOOK 2
Total look by Etro
Blouse: Paul Smith
Shoes: Claudie Pierlot
Hat: Borsalino
LOOK 3
Total look by Dixie
Shoes: Vintage