Le esperienze artistiche sono sempre anche occasioni di crescita personale, umana. Parola di Maria Vera Ratti.
L’attrice dal percorso internazionale, dopo gli studi in Olanda e una laurea in scienze politiche, ha scoperto la sua passione per la recitazione crescendo artisticamente al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Attraverso ruoli in fiction e film, Maria Vera ha esplorato contesti diversi, trovando sempre nuove fonti di ispirazione e insegnamento.
Nella nostra chiacchierata, abbiamo parlato di cosa significa fare gli attori: per Maria Vera, per esempio, è fondamentale immergersi nella sceneggiatura e affrontare le sfide sul set sempre con concentrazione e generosità. Proprio come ha fatto in uno dei suoi progetti più recenti, la serie “La vita bugiarda degli adulti” di Edoardo De Angelis.
Tra presente e futuro, Maria Vera si concentra sulla sincerità e sull’indipendenza, aspirando a raccontare sempre e solo storie che la muovano. Parola di un’artista appassionata, determinata e autentica.
Da dove nasce la tua curiosità per il mondo della recitazione e cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso, specialmente dopo gli studi in Olanda e la laurea in scienze politiche?
Mi sono laureata per inerzia, volevo fare contenti tutti ma non riuscivo a trovare uno scopo. Poi per caso, per spaesamento, sono finita al seminario “Prima del teatro” (che consiglio sempre a tutti) dove ho conosciuto dei veri e propri maestri, e da lì ho capito che questa non poteva che diventare la mia vita.
Poi, l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. In che modo questa esperienza ha contribuito alla tua crescita, artistica e personale?
Il centro mi ha fatto innamorare del cinema.
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Hai lavorato in numerose fiction e film di successo. Cosa trovi più stimolante nell’interpretare personaggi in contesti storici più o meno specifici?
A me piace molto fare film in costume. All’inizio mi intimidiva, mi sembrava che dovessi studiare di più ed è vero, perché ci sono delle circostanze oggettive in più da rispettare, ma ho scoperto che è un bene. È una cosa che paradossalmente può portare a scoperte insperate. Alla fine esistere come hanno fatto persone in altre epoche può evocare momenti di intuizione fortunati.
Qual è la sfida più grande a cui la quotidianità sul set ti mette davanti? E tendenzialmente come la affronti?
La sfida più grande è non lasciare che il proprio ego ci porti fuori. Quando sei sul set, in quello spazio mentale di concentrazione e generosità siamo suscettibili. Almeno io sono suscettibile, perché vulnerabile. Lavorare con persone disparate mi ha aiutato molto a schermarmi in quel senso, a rimanere concentrata, anche se tutti hanno caldo o freddo e si lamentano e sembra che tutto attorno a te stia cadendo a pezzi.
Tra i tuoi ultimi progetti, la serie “La vita bugiarda degli adulti” di Edoardo De Angelis, tratta dal romanzo di Elena Ferrante. Com’è, quando la storia è tratta da un’opera affermata?
Il libro l’ho letto appena uscito, e l’ho amato molto, mi sembrava che parlasse proprio di me. Quando due anni dopo mi hanno scelto per Giuliana sono stata molto felice, avevo incrociato tanto le dita ed è stato speciale essere parte di quella serie, la trovo molto bella.
Quando affronti un nuovo personaggio, in generale, cosa contraddistingue il tuo approccio? Ci sono rituali o processi che segui per immergerti nella parte?
Rileggo tante, tantissime volte la sceneggiatura. Cerco prima di tutto nelle parole. Mi è capitato anche di incontrare personaggi che venivano descritti in un modo ma erano scritti in un altro, quindi capire dove mi porta la scrittura è la prima cosa. Da lì faccio leva su quello che mi lega empaticamente; cosa li muove, cosa li blocca cosa li ferisce. Poi dipende, ognuno è a sé e ogni volta mi sembra che devo imparare da capo, e così faccio.
Come hai visto evolversi la tua carriera nel corso degli anni? Ci sono particolari sfide che hai affrontato e che hanno contribuito al tuo sviluppo?
Io credo che con questo lavoro, almeno per me, almeno per ora, la crescita artistica vada di pari passo con quella umana. Per ora mi fanno più paura i momenti in cui mi sembra che vada tutto a gonfie vele, perché spesso seguono momenti di frustrazione, mentre a quelli di frustrazione spesso seguono momenti di crescita umana e di conseguenza artistica.
Hai già in mente nuovi progetti futuri o ruoli che sogni di interpretare? C’è qualche genere o regista con cui ti piacerebbe lavorare?
Non ho in testa un genere specifico, un regista o un personaggio. Certo, ci sono tanti registi e registe che stimo molto, con i quali spero di lavorare, ma alla fine non sento di fare previsioni. In un lavoro dove tutto e niente è possibile ci si può solamente augurare di fare incontri fortunati, di avere belle sorprese e soprattutto di raccontare storie che mi muovono, che mi tengono in contatto col perché ho scelto di fare questo lavoro.
Nel corso della vita, ci poniamo sempre dei nuovi obiettivi, a seconda della fase che stiamo attraversando. Alcuni magari sono traguardi più a lungo termine, altri sono strettamente legati alle nostre aspirazioni e ai nostri desideri in un momento preciso. Attualmente, qual è il tuo obiettivo principale e come hai in mente di raggiungerlo?
L’obiettivo è sempre quello di fare al meglio il mio lavoro, di essere sincera e non ricorrere a trucchetti, di farmi tramite in maniera limpida e personale, e che questa cosa mi porti verso un percorso che mi assomiglia.
“Tutto e niente è possibile”
Cosa ti fa sentire più al sicuro? E cosa, invece, ti fa sentire più sicura (di te)?
I miei affetti, le persone che amo mi fanno sentire al sicuro. Mi sento sicura di me quando sono sul set e sento che il mio contributo ha valore, l’indipendenza mentale e materiale, il sapere che quello che ho conquistato l’ho conquistato lentamente, senza scorciatoie di nessun tipo.
Ce l’hai un’attività abitudinaria, un hobby, o magari una routine che per te sono un toccasana, ciò che ti salva o anche solo ristabilizza nei momenti più bui e difficili?
Mi piace camminare a piedi, Roma si presta molto, mi scioglie i nodi che ho in testa. Mi piacciono i documentari, tutto ciò che è una finestra nelle vite delle persone. Sono anche ossessionata dai cani, guardo video di cani in continuazione vorrei tanto prendermi un cane, solo che vorrei un cane grande e forse casa mia non è adatta.
I film, come i libri e l’arte in generale, hanno l’immenso potere di provocare in noi dei cambiamenti. Qual è stato l’ultimo film (o prodotto artistico) che ti ha cambiata o anche semplicemente dato una nuova prospettiva su alcuni aspetti della vita?
Se devo sceglierne uno il libro,“Finding Me” di Viola Davis.
Il film non ancora uscito che non vedi l’ora di vedere?
Sono curiosa di vedere “Poor Things”.
Il film che tutti dovremmo vedere almeno una volta nella vita?
“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Trovare il coraggio di provare a entrare al Centro Sperimentale. Per me voleva dire: questa è la mia vita, adesso mi prendo il tempo e le energie e faccio veramente quello che voglio io. Tutte le persone attorno a me mi hanno fortemente scoraggiato. Non è stato un periodo facile. Ho scavato in tutte le tasche per racimolare i soldi per il volo per Roma. Vivevo a Berlino, ero ospitata a turno da amici e conoscenti, non avevo una lira e tutti mi dicevano che ero pazza, che non sarei mai entrata. Quando sono passata in seconda fase, mia madre mi disse: “Promettimi, visto che non entrerai, che quando finiscono le selezioni ti iscrivi subito a un master e finisce sta pazziella”. Alla fine sono entrata, e alla fine ha fatto piacere pure a lei.
“…adesso mi prendo il tempo e le energie e faccio veramente quello che voglio io”.
L’ultimo sogno che hai tirato fuori dal cassetto e quello che invece non è ancora pronto per uscire.
Recitare in russo. Quello che non è ancora uscito non lo dico.
L’ultima cosa o persona che ti hanno fatto sorridere?
Anche questo non lo dico, perché le cose belle sto imparando a custodirle.
Photos by Johnny Carrano.
Thanks to Other srl.