Welcome a casa della nostra Cover Beauty del mese, Martina Pinto: una donna che si fa voce e corpo di forza e autenticità, e che noi proprio per questo seguiamo e ammiriamo (da molto tempo).
Durante la nostra chiacchierata, Martina ci ha parlato di alcuni momenti del suo passato da attrice, da adolescente; quei momenti che l’hanno resa una bellissima versione di sé, quella che oggi è fiera di essere. Tra prime ossessioni beauty, consapevolezza di sé, tips e segreti della sua skincare e wellness routine, abbiamo parlato di blush e famiglia, con aneddoti divertenti e riflessioni profonde sulla pressione e il peso delle aspettative che ci bombardano nel quotidiano, soprattutto se di quel quotidiano fa parte anche il mondo dei social media.
Il beauty quest’anno non poteva iniziare meglio.
Qual è la tua prima ossessione beauty, che ti ha fatta appassionare a questo mondo?
I rossetti.
Negli anni passati, credo di aver provato tutti i rossetti rossi in circolazione. Per me, trovare il rossetto rosso perfetto era una missione di vita! [ride] Comunque, questa passione un po’ credo di averla nel DNA, perché mia mamma mi raccontava sempre che la mia nonna paterna – che io non ricordo perché non l’ho mai conosciuta da grande – friulana, altissima, bionda, era sempre super curata con il rossetto rosso, le unghie rosse, molto attenta all’estetica; mia mamma invece non sapeva fare niente, pensa che io ho imparato a farmi i capelli da sola, perché mia mamma era un disastro! Ecco perché mi diceva sempre, “Hai preso da tua nonna”.
Poi, sono cresciuta sui set, ho iniziato presto a fare l’attrice, a 3 anni, e anche quando sei piccola ti truccano, e io ricordo che ero sempre affascinata, anche perché mia mamma a casa non mi permetteva di truccarmi quando ero piccola. Ricordo però che avevo dei baffi assurdi e sui set me li schiarivano con l’acqua ossigenata: non me li potevano togliere perché ero troppo piccola! [ride] Pensa che la prima ceretta l’ho fatta quando avevo 16 anni e contro il volere di mia madre. Insomma, ho iniziato molto più tardi rispetto alle ragazze oggi che già a 12 anni hanno le unghie colorate ecc.
A casa sono sempre stata quella brava a truccare, che ti trucca per il compleanno o per Natale; tagliavo i capelli alle mie amiche, facevo gli shatush, ero l’estetista/parrucchiera/truccatrice della famiglia.
Nel mondo del beauty, ma non solo, si parla di consapevolezza di sé. Dato il tuo percorso personale, crescendo, ci sono state delle cose difficili da accettare di te stessa, che poi col tempo hai imparato ad accettare?
Sì. Mi ricordo che da adolescente, tra i 17 e i 18 anni, c’era un produttore che voleva che mi rifacessi assolutamente il naso, perché per lui il mio naso non andava bene. Io mi meravigliavo, mi chiedevo cosa avesse il mio naso che non andasse. Io ho sempre avuto un rapporto d’amore con il mio corpo in generale, non mi sono mai fatta chissà quali paranoie, quindi avere un’altra persona che ti fa venire delle paranoie su cose a cui tu non hai mai dato importanza, non è stato d’aiuto, soprattutto quando sei nel pieno della “fragilità” adolescenziale. Però, mi rendo conto di essere stata forte.
Conosco ragazze che fanno parte di quell’ambiente, che hanno avuto a che fare con quel produttore, che sono state indotte a rifarsi i denti, le tette, il naso, per creare un prototipo per quello che serviva, fino a che non sopraggiungeva qualcuna più bella e più adatta e loro verranno “buttate via”. Perché così funziona. Io sono sempre andata dritta per la mia strada… Non ti sta bene il mio naso? Sti cazzi, non mi chiamare, ci sarà qualcuno a cui piacerà.
Forse l’unica cosa di me che ho fatto difficoltà ad accettare è la pelle: ho sempre avuto problemi di acne, anche se mai troppo gravi. Però ai provini mi facevano sempre notare che non andava bene, ma col tempo ci ho fatto pace, ho imparato ad accettare la mia pelle, a prendermene cura andando anche da specialisti. Adesso vedo dei miglioramenti e pur non avendo la pelle che ti propinano tutti e che nessuno alla fine ha, ci ho fatto pace, anche già prima del miglioramento.
“Però, mi rendo conto di essere stata forte”.
Qual è il primo prodotto che tocca la tua pelle al mattino e qual è la tua skincare routine, in generale?
Il primo prodotto che tocca la mia pelle al mattino è l’acqua micellare e l’ultimo, invece, prima di andare al letto, è il lip balm.
Quali sono i prodotti beauty che hai sul comodino?
Adesso sto usando la Homeoplasmine, una crema simile alla vaselina che metto su un tatuaggetto che ho. Poi ho delle creme mani di Chanel che in realtà non uso spesso, ma sono belle da vedere. Ho anche uno spray di Adesso Beauty al CBD per dormire, ti fa davvero crollare.
Quando si parla di skincare, ognuno ha un po’ la sua filosofia. Qual è la tua?
Secondo me la cosa bella della skincare è proprio prendersi quei 5/10/20 minuti per te, in cui esisti tu e basta. La skincare è una coccola. Ogni tanto mi piace introdurre nuovi device, per esempio adesso sto usando il Foreo Bear mattina e sera… secondo me funziona!
Ho tantissime amiche che non fanno la skincare, perché la vedono come una perdita di tempo. Ma in realtà è come l’allenamento: se non ti piace, non lo fai, ma se lo guardi da un’altra prospettiva e lo consideri come qualcosa che puoi fare per te, che ti fa stare bene, allora magari riesci a fartelo piacere. Ognuno deve trovare la ricetta giusta, la propria dimensione.
Penso che il tuo lavoro includa anche tanti momenti di riflessione su sé stessi, perché sei continuamente a rapporto con gli altri e con te stessa. In questi momenti vivi anche la solitudine come qualcosa che cerchi?
Sicuramente da questo punto di vista vivere a Roma aiuta, perché Milano è una città fagocitante. Il mio momento per me è prima di andare al letto: prima di addormentarmi è quando il mio cervello si ferma e io riesco a razionalizzare quello che ho fatto durante la giornata, quello che devo fare, quello che mi hanno detto. Durante la giornata, infatti, stai sempre a mille, tra le tante cose da fare, e poi siamo anche costantemente bombardati da messaggi, commenti positivi e negativi di cui tu ricordi ovviamente solo quelli negativi, che ti mettono in discussione, vuoi o non vuoi; perché per quanto tu possa essere forte e dire che non te ne frega niente, tutto quello che ti dicono ti lavora nell’inconscio.
Mi è capitato di leggere commenti negativi rivolti a me e di essere completamente condizionata da quei commenti nel mio comportamento su Instagram.
Il mio è un lavoro in cui devi metterti costantemente in discussione e fare un lavoro su te stesso e capire che non puoi piacere a tutti, che va bene così, perché nella vita di tutti i giorni, in un lavoro ordinario, nessuno si fa la domanda, “Piacerò a tutti?” o quantomeno non è un’ossessione. Nel nostro lavoro invece lo diventa, ma ci sta che uno ti stia simpatico e un altro ti stia sulle palle, ma non perché uno sia cattivo o perché sei meno di un’altra persona, ma perché spesso si va ad energie.
“Il mio è un lavoro in cui devi metterti costantemente in discussione e fare un lavoro su te stesso e capire che non puoi piacere a tutti, che va bene così”
Invece, di cosa ne hai troppe o troppi?
Ho troppi bicchieri, di cui non mi separerò mai; poi ho sicuramente troppi prodotti in generale… Mascara e blush sono tra le mie cose in esubero, perché sono tra le mie preferite, il mio feticcio. E anche troppe scarpe. Relativamente troppe, in realtà, perché se avessi una casa come armadio, sarebbe perfetto. Sono troppe per questo spazio [ride].
Il momento del makeup come lo vivi? Per te è creatività, oppure relax?
Relax. Mi piace troppo, dedicarmi con calma a tutti i passaggi. Ho notato che prima provavo molte più cose, ero più creativa; adesso invece non mi va più tanto di sperimentare, cambiare, mi piace farmi il mio comfort makeup e cambiare poco, magari il colore del blush o dell’eyeliner, ma puntare sempre su cose che so che mi stanno bene. Se sperimento, è perché devo farlo per lavoro, come il reel della matita labbra overlip come si usa ora…
Un epic fail beauty?
Forse proprio quell’overlip, che non mi sta per niente bene [ride], perché le mie labbra hanno già un contorno molto definito. Poi, una volta, per fare l’occhio “bagnato” che mi piace tantissimo, ho usato il gloss labbra, ma dopo un’ora ce l’avevo tutto negli occhi, una roba che non vi auguro! Ero ad una cena, e ad un certo punto ho iniziato a lacrimare e a non vederci più.
Qual è la tua texture preferita, in skincare e in makeup?
In skincare, mi piace da morire la mousse detergente. In generale, mi piace tantissimo il gesto del lavarmi la faccia, non potrei mai solo passarmi una salvietta o acqua micellare, e la mousse è una coccola morbida e profumata.
Per quanto riguarda il makeup, mi piacciono le texture vellutate; c’è una tinta labbra di Too Faced, rossa, bellissima, che ho perso ma era una delle mie preferite, che è impalpabile sulle labbra, vellutata, stupenda.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Partorire [ride]. A parte che anche solo decidere di avere un figlio è un atto abbastanza coraggioso… Comunque, oltre a questo, sono stata coraggiosa quando mi ha punto una vespa sul raccordo per due volte, e non ho fatto un incidente. Avevo anche l’ansia di essere allergica, perché mia madre era allergica da shock anafilattico. Impanicatissima, ho chiamato la mamma di una mia amica medico, sono andata a casa sua e appena arrivata mi ha infilato in bocca una pasticca di cortisone, e non sono morta. Comunque, non è stato bello essere punta mentre guidavo, da sola, sulla gamba.
Qual è il tuo posto felice?
Sicuramente casa, sia la mia attuale, sia la mia vecchia casa rosa. Se penso ad un posto che non sia casa, direi Lampedusa, un posto dove siamo stati solo una volta, ma io ci vorrei andare ad invecchiare, mi ha rapito il cuore: emana delle belle energie, è selvaggia, non c’è niente, quindi devi per forza stare bene con te stesso per stare lì.
Il lavoro che fai ti mette spesso alla prova con te stessa, e magari a volte entri a contatto con parti di te che non conoscevi. Qual è l’ultima cosa che hai imparato di te stessa tramite il tuo lavoro?
Parlando del mio passato di attrice, sicuramente ho scoperto di essere molto determinata, anche se è un po’ una parola inflazionata… Ho imparato a lasciare andare, perché è un lavoro che non faccio più, che ha avuto un ruolo importante nel mio passato, dato che ho fatto solo quello. Però, quando ho capito che c’erano delle cose che non mi facevano stare bene, mi sono detta che era inutile reiterare. La tua priorità è stare bene e se una certa cosa non ti fa più stare bene, perché le cose cambiano nella vita, la cosa migliore è lasciarla andare. In alcuni contesti magari sono molto brava, quando si tratta di cose importanti, in altri casi invece mi perdo nelle cazzate, come nei litigi.
“…se una certa cosa non ti fa più stare bene, perché le cose cambiano nella vita, la cosa migliore è lasciarla andare”.
Qual è stato il vaffanculo più bello della tua vita?
Sai che forse dovrei imparare a dirlo più spesso? Non sono una di quelle a cui piace: in alcuni contesti sono troppo diplomatica ed empatica, quindi cerco sempre di giustificare gli altri, e il “vaffanculo” mi esce difficilmente.
L’unico che mi viene in mente è a quel produttore di cui parlavamo, anche perché in quel caso ho rifiutato un’esclusiva importante, proprio per non essere legata in nessun modo a qualcuno; a 18 anni volevo essere libera, non volevo che niente e nessuno mi impedisse di lavorare con altre persone, nel pieno della mia carriera.
Come vivi la relazione con il tuo corpo? Cos’è il tuo corpo per te?
Per me rimane un mistero come facciamo a stare in piedi e a respirare senza rendercene conto. Anche dopo aver “creato” una bambina, mi sono resa conto di poter fare qualsiasi cosa.
Ho sempre avuto un bel rapporto col mio corpo, non ho mai avuto paranoie. Mi piace prendermene cura, allenandomi soprattutto, e ultimamente, da quando sono diventata madre, ho l’ansia di tenerlo al meglio possibile per il più tempo possibile, mangiando bene, per cercare di esserci il più a lungo possibile per mia figlia, ma anche per me. Io vorrei essere immortale, perché vivere è troppo bello, ci sono troppe cose da fare. Chissà tra 700 anni come se lo metteranno il blush, magari nasceranno già blushate? [ride]
Poi, anche per l’esperienza che ho avuto in casa, io credo tantissimo nelle energie e in tutto quello che diciamo e non diciamo, e penso che tutto quello che reprimiamo poi il corpo lo tira fuori in qualche modo. Ne sono molto convinta. Quindi, c’è un lavoro grosso da fare, perché non è detto che uno ci riesce sempre, anche sei hai la consapevolezza dalla tua non diventi un santone, resti umano: ti incazzi, reprimi, mandi a fanculo, ti tieni tutto dentro e poi ti viene la gastrite [ride].
“Io vorrei essere immortale, perché vivere è troppo bello”.
L’ultimo libro che hai letto?
La biografia di Britney Spears! Anche se non l’ho finito, l’ho trovato noioso [ride]. Da quando ho avuto mia figlia, sono pochi i momenti in cui riesco a leggere, lo faccio praticamente solo quando vado a letto e la mia autonomia è di massimo tre pagine. Quindi anche solo Britney stava diventando un’odissea…
Un libro che mi piace leggere e rileggere di tanto in tanto è “L’Alchimista”, un libro un po’ esoterico, una metafora della vita che ti rimette in ordine le priorità esistenziali. Lo rileggo quando attraverso momenti un po’ difficili. Anche Ammaniti mi piace molto, è il mio scrittore preferito in assoluto. “Ti prendo e ti porto via” è tra i suoi più belli secondo me.
Photos by Johnny Carrano.