Modella e attrice animata da talento e passione, per il suo mestiere, per l’umanità e per i suoi diritti e scenari futuri, Martina Troni si fa strada nell’industria dell’intrattenimento a partire da video musicali, passando per il cinema e approdando in terra di documentari. Tra i suoi ultimi progetti, una docu-fiction Rai sulla vita di Marco Pannella: “Romanzo Radicale”.
Martina ci ha raccontato di questa sua prima esperienza post-pandemia, su un set molto importante, quello in cui cast e crew, con la collaborazione e supervisione dei protagonisti della storia vera lavoravano per la resa di di pezzi di vita degni di essere raccontati.
Nei panni di Bianca Beccalli, la prima fidanzata di Pannella ai tempi dell’università, Martina è cresciuta professionalmente e umanamente, imparando l’importanza di combattere i preconcetti, in primis quelli sulla salute mentale, e maturando alcune considerazioni fondamentali, tra cui l’importanza del ruolo delle donne in un Paese democratico.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
“Il Gobbo di Notre Dame” della Disney. A ripensarci, è un film che dev’essermi rimasto impresso; anni dopo ho letto il libro di Hugo.
Il tuo primo approccio col mondo della moda, invece, come è avvenuto?
Gli elegantissimi abiti sartoriali di mia nonna.
Tra i tuoi primi progetti, rientra la docufiction Rai “Romanzo Radicale”, sulla vita di Marco Pannella, presentata al BiFest e al festival del cinema di Torino. Com’è stata la tua esperienza su questo set? E quale è stata la preparazione del tuo personaggio? Cosa hai “imparato” da lei?
Fantastico.
All’inizio ero terrorizzata, non avevo mai studiato recitazione, non ero mai stata su un set e sapevo che avrei avuto a che fare con dei grandi professionisti. Ma alla fine, mi sono divertita tantissimo. La preparazione del personaggio è avvenuta soprattutto tramite l’incontro con la vera Bianca Beccalli, che ho avuto la fortuna e il piacere di incontrare più volte a Milano, nella sua casa, dove vive con il marito, Michele Salvati.
Bianca è tra i protagonisti più significativi della tradizione della sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione italiana, è una delle sue madri fondatrici. Socialista, attratta dalla filosofia della scienza, è una donna eccezionale. Bellissima, virtuosa, colta, e poliedrica, sempre concentrata sugli studi di genere, ha dato un enorme contributo per arrivare a una vera parità tra i sessi. Abbiamo passato molte giornate insieme a chiacchierare di Marco, della loro relazione, del periodo a Parigi: lei lo definiva un narciso soddisfatto che sapeva usare il corpo come un attore. Cosa mi ha insegnato Bianca?
Più di tutto, che la democrazia ha bisogno delle donne.
Il mondo del cinema e il mondo della moda sono apparentemente molto diversi, ma in comune hanno un forte legame con l’arte e la performance, la possibilità di sperimentare ed esprimersi. Come cambia il tuo approccio da un mondo all’altro? Quale dei due senti più tuo?
Entrambi. Credo che esista una connessione indissolubile tra cinema e moda. Entrambe queste arti si aiutano l’un l’altra e hanno svariati punti in comune. I vestiti hanno un ruolo fondamentale al momento di creare un film, sono parte integrante della storia. Dietro ad ogni indumento c’è un’intenzione ben precisa.
Inoltre entrambi sono istituzioni che suscitano sogni, prodotti visivi di una messa in scena, mezzi modellizzanti, contenitori di miti, di immagini, di culti.
Che cosa rappresenta, nella tua vita, il cinema?
Un grande amore.
Cosa ci puoi svelare dei tuoi prossimi progetti?
Top secret! Quest estate girerò un progetto che mi rende molto felice.
Un obiettivo a cui teniamo molto, nelle nostre interviste, è riuscire a parlare apertamente di salute mentale, di quanto sia importante prendersi cura di quella parte di noi stessi. Secondo te, quant’è importante normalizzare sempre di più questa discussione?
Negli ultimi anni si parla più liberamente di salute mentale, ma lo stigma legato al disagio psicologico fatica a scomparire del tutto. Molti continuano ad avere idee errate, emozioni negative e persino comportamenti discriminatori nei confronti dell’argomento. Queste idee si basano spesso su una carenza di informazioni, peggiorata a volte da rappresentazioni stereotipate dei disturbi mentali sui media, e possono avere conseguenze serie. Per affrontare lo stigma è fondamentale iniziare dai preconcetti che abbiamo interiorizzato, cercando di lasciarci alle spalle l’idea che avere un disturbo mentale sia una colpa. Quando non ci si sente bene è importante superare la paura e i pregiudizi e frasi aiutare.
Forse dovremmo occuparci di più di normalizzare la patologia, facendola uscire dalla zona d’ombra. Bisogna raccontarla, ma prima ancora bisogna accettare che possa manifestarsi in forme più o meno eclatanti, da contenere e curare con gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Come ti prendi cura di te stessa?
Concedendomi di sbagliare.
Il consiglio che hai ricevuto per il quale sei più grata e quello che sei contenta di non aver ascoltato?
Il peggiore: studiare non serve a nulla.
Il migliore: chi vuole muovere il mondo prima muova sé stesso.
Qual è stato il miglior “vaffanculo” della tua vita?
Quello per il mio ex [ride].
Se la tua vita fosse un film, che genere sarebbe? E chi sarebbe il regista?
Un film d’autore di Alfred Hitchcock.
“ALFRED HITCHCOCK”
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Ho la brutta abitudine di leggere più libri contemporaneamente. Viaggiando sempre, a seconda di dove sono leggo uno o l’altro. Attualmente alterno “The Awakening of Intelligence” di Jiddu Krishnamurti e “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello.
Qual è l’ultimo film che hai visto che ti ha fatto scoprire qualcosa di nuovo su te stessa?
Tutti. C’è sempre qualcosa di autobiografico.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Andarmene prestissimo di casa. Lo rifarei.
Cosa ti fa sentire al sicuro?
I dubbi. Quando non ne ho mi assale il dubbio che sto sbagliando.
Di cosa hai paura, invece?
Del vuoto, del buio, del dolore anche quello degli altri. Ah, e dei piccioni, lo so è assurdo ma è una fobia.
Cosa significa, per te, sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Accettare me stessa.
L’ultima cosa o persona che ti hanno fatto sorridere?
Laura, stamattina.
Qual è la tua isola felice?
Casa mia.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup by Vanessa Vastola.
Styling by Sara Castelli Gattinara.
Thanks to Other srl.
Total Look: Emporio Armani.