Scoprire un mondo insieme al tuo personaggio, quasi come fosse una persona reale, magari il fratello che non hai; integrare, così, quelle mancanze che segnavano un passato temporalmente non lontano, ma metaforicamente anni luce distante, visto quante cose sono cambiate e quante ancora cambieranno; quale migliore aspirazione per una persona, soprattutto se alle prese con tante prime volte? E quando l’aspirazione si fa conquista, è allora che del mestiere ci si innamora e ci si inizia a preoccupare del futuro.
Secondo la sacra legge dello stalking compulsivo post serie/film (di qualità) per la quale vita, morte e miracoli di cast e troupe devono integrare il mio immaginario per colmare il senso di vuoto che la fine della storia mi ha lasciato dentro, mi sono soffermata sul profilo Instagram di Mattia Carrano, il protagonista di “Prisma”, e sul suo numero di follower, pensando, quasi sorridendo, alla maniera esponenziale in cui quella cifra prestissimo aumenterà e nel giro di niente. È solo questione di giorni. È solo questione che la gente sappia. È solo questione che la gente veda. E “Prisma” sarà un enorme successo, e Mattia sarà la scoperta dell’anno.
La nuova serie di Prime Video invoca quel tipo di storia di formazione che ci ha dato tanto in questi ultimi anni: penso alle rivoluzioni di “Chiamami col tuo nome”, “Euphoria”, “Tredici”, “We Are Who We Are”, “Love, Simon”, “Noi siamo infinito”. E “Prisma” vi si accoda, ma al contempo se ne discosta, con uno stampo tutto italiano, con un panorama di volti pressoché tutti nuovi. Per incarnare una storia pressoché tutta nuova, secolare ma con una narrativa rinnovata, fatta di delicatezza e di cultura nel senso più letterale del termine: il rifiuto dell’ignoranza.
Mattia, il protagonista (o meglio, i protagonisti) di “Prisma”, è insieme l’origine e il prodotto di una generazione che lotta contro il non sapere, e lo specchio della nuova generazione che ci fa pensare ad una realtà più vera. E con la verità che gli appartiene per natura, speriamo ci racconti tante altre storie così.
“Prisma” è tra le serie più belle che abbia guardato quest’anno, i dialoghi e i gesti, le espressioni dei vostri volti mi hanno fatto provare emozioni che non provavo da tanto guardando un prodotto televisivo. Qual è stata la tua reazione quando hai letto la sceneggiatura?
In realtà, essendo la prima sceneggiatura che abbia mai letto in tutta la vita, all’inizio mi è sembrato un po’ tutto assurdo. Innanzitutto, è stato solo quando mi è arrivata la sceneggiatura che ho capito che ero stato preso, perché prima non è che ti dicano molto, di solito ti dicono tutto all’ultimo; alla fine, è la settimana in cui devi iniziare a girare o quando devi fare le prove costume che capisci, eppure nemmeno allora ne hai la certezza, perché non hai ancora firmato niente [ride]. Però ci sta, capisco, perché bisogna essere sicuri al mille per mille, soprattutto per un personaggio come il mio, che è un personaggio complicato: dare a un ragazzo la responsabilità di un intero prodotto è tanta roba.
La sceneggiatura la lessi per la prima volta con la mia ragazza, come se fosse un libro, e mi piacque subito tanto, era strafiga, perché aveva un sacco di dinamiche particolari fra tutti i personaggi: Andrea e Daniele, Nina e Andrea, Marco e Carola, Carola e Daniele… Detto così, sembra che ti sto parlando di “Beautiful” [ride], però in realtà è esattamente quello che succede fra i ragazzi, a me a 17 o 18 anni succedeva e mi succede tutt’ora, con l’amico che si innamora della tua amica e poi alla tua amica piace lui e succedono i casini.
L’unico problema era che, mentre leggevo la sceneggiatura, facevo fatica ad immaginarmela. Poi, però, le letture con Ludovico [Bessegato] mi hanno aperto la mente, l’immaginazione.
Il fatto che interpreti due personaggi invece di uno e lo fai magistralmente (confesso che ho guardato l’intera prima puntata con la convinzione che Marco e Andrea fossero due attori diversi) secondo me implica che hai una sensibilità molto sviluppata, riesci a cogliere e fare tuoi molti lati di quel “prisma” che è l’umanità. C’è stata empatia fin da subito con entrambi i personaggi? Con chi hai provato una connessione istintiva e per chi, invece, hai dovuto magari ricorrere ad un’analisi più razionale?
Bella domanda, perché tutti quanti mi chiedono in continuazione “a chi ti senti più vicino, chi ti piace ti più tra i due gemelli”, però tu hai reso il concetto molto più vero, hai detto quello che io poi ho fatto sul set.
Per Andrea sono stato totalmente istintivo; io poi non ero un attore prima di “Prisma”, quindi non ti dico che ho fatto un lavoro attoriale, perché direi una cavolata, è stato tutto super istintivo. Marco, invece, è stato quello su cui ho dovuto lavorare di più, perché è un po’ il mio opposto; abbiamo alcune cose in comune, ma resta un personaggio su cui mi sono impegnato tanto, perché ci tenevo particolarmente. Ho usato Marco per diversificare i gemelli, non li ho fatti diversi prendendoli singolarmente, ho studiato Marco e poi, di conseguenza, Andrea.
Cos’è che ruberesti all’uno e all’altro?
Ruberei la stessa cosa a entrambi: il rapporto che hanno fra di loro. Io sono figlio unico, quindi ruberei il rapporto tra fratelli.
I primi aggettivi che mi sono venuti in mente quando ho finito di guardare “Prisma” sono stati: delicata, intelligente, con un piede nell’oggi e uno nel domani. Ne hai altri da aggiungere?
Sì: reale e profonda. In una parola, prisma. Il titolo è tutto per questa serie, secondo me.
“In una parola, prisma”.
Per te, da spettatore, quale tra i personaggi, soprattutto considerandone lo sviluppo e le azioni che compiono (o che non compiono) dall’inizio alla fine, sarebbe fonte di ispirazione o esempio da seguire?
Secondo me, sarebbe assurdo dire “devi seguire l’esempio di questo personaggio perché è il personaggio perfetto”, perché essendo una serie che parla di ragazzi e li racconta per come sono realmente, non esistono perfezioni: tutti sono alla ricerca di qualcosa, di capire cosa vogliono fare, cosa vogliono essere e come vogliono apparire.
Ora faccio un esempio con Andrea e poi lo collego agli altri personaggi: qualche giorno fa, mi hanno fatto una domanda sugli haters che potrebbero parlare della serie; a me non frega nulla di quelle persone lì e di quello che hanno da dire. Io sarei la persona più felice del mondo se quello che fa Andrea, il percorso che sta intraprendendo, possa aiutare anche soltanto una persona reale che si trova nella sua stessa situazione. Non mi interessano le centomila persone che odieranno la serie, mi interessa di quella unica persona che ho potuto aiutare. Questo vale per tutti i personaggi, perché ognuno fa il suo percorso e si scopre man mano, a modo proprio.
“Vogliamo spogliarci e vedere che succede?”. Lo chiede Nina ad Andrea, e per me è la quote che meglio rappresenta la serie, che altro non è che il resoconto dell’esplorazione del corpo e dell’identità. Di quale vestito ti ha spogliato questa esperienza e quale, invece, ti ha messo addosso?
Mi ha spogliato dell’ignoranza di determinati argomenti. Prima di “Prisma”, non ero informatissimo su alcuni temi; conoscevo ovviamente la gender fluidity, l’LGBTQ+, ho amici che appartengono alla comunità, però non mi ero mai fatto determinate domande nel mio percorso di vita. Quindi, “Prisma” mi ha levato di dosso quell’ignoranza e mi ha regalato tantissime nuove consapevolezze, oltre ad avermi insegnato questo mestiere. Ho conosciuto persone magnifiche su questo set, e tutto il mondo che riguarda Andrea: l’ho scoperto insieme a lui.
Se penso alla forza di Carola, la ragazza con una gamba sola, e alla totale assenza di giudizio con cui amici e fidanzati la frequentano, se penso alla fragilità dei personaggi maschili, alla curiosità sessuale che nessuno nasconde, mi sento orgogliosa di quest’ultima generazione e anche un po’ invidiosa per il modo tutto sommato più libero in cui oggi i ragazzi vivono l’adolescenza. Tu per quali aspetti ti senti parte della generazione Z e per quali (se ce ne sono) te ne discosti?
Mi discosto dalla tendenza a non informarsi di una certa parte della società, a non sapere determinate cose. Ho in mente qualcosa di astratto, ma difficile da spiegare, anche perché io non sono un gran chiacchierone, però attacco i pipponi! [ride]
Quindi, ti dico che mi discosto da quello che è sbagliato, almeno secondo me, senza starti ad elencare le banalità, ma sono contro tutto ciò che riconduce all’ignoranza di chi vive all’interno di una società. Io abito a Roma, che è una città molto grande, e mi rendo conto che, per fortuna, tante persone che appartengono alla mia generazione, ma anche più grandi, si interessano, vogliono informarsi, capiscono determinati argomenti, com’è successo a me per Andrea. Prima di “Prisma”, io non avevo mai fatto un ragionamento del tipo: “Ma pensa se io non mi sentissi bene nel corpo in cui sono, se non stessi bene in pubblico, se non potessi essere me stesso”. Pensa che merda!
E questo mi fa pensare che, se quando usciamo di casa e siamo sotto gli occhi di tutti tu non ti puoi vestire come ti pare, non puoi fare quello che vuoi o dire la tua perché tutti stanno lì a fare i loro commenti, vuol dire che molte volte noi della nostra generazione, o anche di quella ancora più giovane, non siamo abituati al dialogo. Poi, ovviamente, dipende tutto dai tuoi genitori, da cosa fai e che persona sei tu. Non esisterà mai, però, una generazione perfetta, perché sulla terra siamo tantissimi e sicuramente saremo sempre diversi gli uni dagli altri, ed è anche bello così…
Pensa un mondo in cui tutti siamo perfetti, che strano sarebbe?
“Non esisterà mai, però, una generazione perfetta, perché sulla terra siamo tantissimi e sicuramente saremo sempre diversi gli uni dagli altri, ed è anche bello così…”
Che noia sarebbe!
Andrea, appunto, nasconde un segreto enorme, che per forza di cose, a lungo andare, inizia a mangiarlo da dentro. Che ne pensi tu dei segreti? Ne hai? Li sai mantenere?
Io sono un gran mantenitore di segreti: se un mio amico mi dice una cosa, io vado nella tomba con quella cosa che mi ha detto. Sono anche una persona che dice sempre la verità: se mi stai sul cavolo, io te lo dico, se mi dici una cosa che non mi sta bene, io te lo dico. Però, i segreti li abbiamo tutti, soprattutto le piccole cose, la sigaretta che ti fumi di nascosto da mamma, la ragazza con cui ti vedi ma non vuoi dirlo ai tuoi amici, quelle cose lì!
Se guardi qualcosa attraverso un prisma, ne percepisci una versione alterata, il prisma come oggetto è un filtro della realtà che te la fa vedere scomposta e falsata. Metaforicamente, il tuo prisma qual è? Cos’è che a volte ti offusca e ti impedisce di vedere la realtà per quella che è?
I pensieri. Molte volte ci mettiamo i bastoni fra le ruote da soli, siamo ossessionati da quello che gli altri potrebbero dire e potrebbero fare, ma in realtà spesso non esiste nulla di quello che stiamo pensando, la nostra testa molte volte ci mette in difficoltà, è l’ostacolo principale.
Andrea è confuso, Marco è impulsivo, Daniele è represso, ogni personaggio è fragile di una fragilità tutta sua, a tratti estraneo nella propria pelle. Per te, cosa significa sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Io sono molto a mio agio con me stesso e anche per questo, molto probabilmente, non mi sono mai posto determinate domande. Per me, sentirsi a proprio agio nella propria pelle significa star bene con sé stessi, perché quando stai bene con te stesso stai bene anche con gli altri. Parte tutto da dentro, da chi sei, chi ti senti di essere, se ti senti bene; hai presente quando ti prepari per una serata, ti fai bello per quella serata e questo ti fa sentire bene? In quel momento, stai benissimo con te stesso e questo automaticamente ti fa vivere bene tutto quello che succederà nel resto della serata. È molto importante sentirsi bene con sé stessi, penso sia la base di tutto, perché sennò non si è nemmeno autentici.
Tra le mille cose che ho adorato di questa serie rientra la colonna sonora da paura: quale sarebbe la canzone rappresentativa di questo periodo della tua vita, se fosse accompagnato da una colonna sonora?
“L’amour et la violence”, nella versione che c’è in una delle puntate di “Prisma”, in una scena chiave, bellissima, con Nina e Andrea.
“L’amour et la violence”
Io “Prisma” l’ho guardata tutta d’un fiato. Qual è stato il tuo ultimo binge-watch?
In questo periodo sto guardando veramente poche serie, perché non ho tempo, però l’ultima serie che ho guardato è “BoJack Horseman”. La amo, mi fa impazzire, l’ho guardata due volte, una da solo e una con la mia ragazza, perché io sono fatto così, se mi piace una cosa, le persone intorno a me devono vederla [ride]. Ho pianto, ho riso, poi ho pianto e ho riso di nuovo. Tra l’altro, all’inizio pensavo che fosse una mezza commedia alla “Rick e Morty”, invece poi sono entrato in un vortice di depressione! [ride]
Il tuo più grande atto di ribellione?
Lasciare la scuola. È stato un atto di ribellione di cui poi, però, mi sono pentito, e infatti voglio riprendere gli studi. Non ho finito il liceo perché in quel periodo non stavo bene a scuola, non mi piaceva, mi piaceva fare altro, ero iperattivo, a star seduto su quella sedia, con la maggior parte dei professori che dicevano solo la loro e non ti ascoltavano, proprio non ce la facevo.
Cosa invece ti fa paura?
Il fallimento. È un periodo in cui ci penso spesso, perché ho appena cominciato e vedremo dove andrò. Sono super gasato per il futuro, quindi non ho paura dell’andare avanti, ma ho paura che un giorno questo possa finire senza che io sia arrivato dove voglio arrivare.
“Ho appena cominciato e vedremo dove andrò”
L’ultima cosa o persona che ti ha fatto sorridere?
Ludovico [Bessegato] ieri sera, perché mi ha scritto un messaggio bellissimo per l’uscita della serie che mi ha fatto stare molto bene.
Qual è la tua isola felice?
Casa mia, tutte le mie cosine.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Grooming & Makeup by Sofia Caspani.
Styling by Sara Castelli Gattinara.
Thanks to Other srl.
Thanks to Prime Video.
Watch “Prisma” on Prime Video here.
LOOK 1
Total Look: Fendi.
LOOK 2
Total Look: Louis Vuitton.