Quando conosci Melissa Anna Bartolini non puoi fare altro che rimanere stupito dalla sua ironia, simpatia e dalla folle passione con cui parla dei suoi progetti e del cinema in generale. In un giorno grigio di Milano (che sorpresa), abbiamo deciso di giocare con colori e sfumature pop, parlando dei suoi nuovi progetti come “Extravergine”, “1994” e di un film tutto suo che sta scrivendo ora. Con lei abbiamo capito quanto l’amore per la recitazione possa essere gioia e condanna e quanto sia importante poter esprimere i propri pensieri e la propria arte, nel suo caso sin da quando era piccola e avrebbe voluto vestirsi come una delle ragazze di “Non è la Rai”, ma non vogliamo svelarvi troppo. Il mondo è pieno di storie, di storie vere da raccontare, e Melissa non vede l’ora di farlo, con il suo nuovo taglio di capelli, ed una consapevolezza sempre più grande di se stessa e di ciò che vuole da questo mondo pazzo ed affascinante del cinema e della televisione.
Quando hai realizzato di voler diventare un’attrice? E qual è stata la prima cosa che hai fatto?
L’epifania risale ad una mattina di dicembre intorno alla metà degli anni Novanta. Nonostante i sei anni la mia vita era già un disastro e mentre ero sul palcoscenico del teatro della scuola elementare San Gaspare del Bufalo di Firenze e stavo interpretando il celebre ruolo ‘moglie del falegname’ nella recita di Natale, ho sentito una specie di scollamento, una sensazione all’epoca indescrivibile, quella di sentirmi a mio agio per la prima volta e pienamente me stessa e nell’unico posto giusto possibile. In quel momento mi sono condannata attrice. Mi viene il dubbio mentre rispondo, che l’emozione potesse essere legata al fatto di essere moglie del falegname e che la mia reale vocazione potesse essere quella, ma ormai il dubbio è inutile in quanto irrimediabile. Invece il mio, chiamiamolo debutto adulto, come attrice è nell’episodio ‘Amore tossico’ nella serie The Pills, mi ricordo principalmente le lacrime di terrore puro prima di andare sul set e la sensazione di unico posto giusto possibile (come sul palco della San Gaspare del Bufalo) mentre giravo le scene.
Qual è quella cosa che ti fa dire di sì ad un progetto?
Ho detto molti no fino ad oggi ed ho imparato da questo che per me fare è sempre meglio di non fare, quindi dire di si adesso è facile. Ascolto la mia voglia di crescere facendo esperienza come attrice. Più complesso è al momento dire di no, ma quando il ruolo è avvolto nei panni sfilacciati dell’inutilità e il progetto ha poco a che fare col senso delle cose, o con il rispetto del pubblico, allora sento il rifiuto una scelta doverosa.
“Ho sentito una specie di scollamento, una sensazione all’epoca indescrivibile, quella di sentirmi a mio agio per la prima volta e pienamente me stessa e nell’unico posto giusto possibile”.
“Extravergine”: come ti sei connessa con il tuo personaggio Ginevra, e quali sono state le sfide da affrontare nel processo di preparazione?
Ho avuto un richiamo istintivo nei confronti del personaggio di Ginevra, quasi come se fossi li da anni ad aspettarlo. In preparazione la vera sfida è stata gestire l’impazienza di andare sul set.
Serie comedy al femminile: quali sono le tue preferite o ce n’è una alla quale ti sei ispirata?
“La fantastica signora Maisel” è una serie comedy che amo molto.
Com’è stato lavorare con la regista Roberta Torre? C’è stato spazio per l’improvvisazione sul set?
Roberta Torre è una di quelle artiste che incontri e ti ampliano la visione del mondo e di te stessa. Ci ha lasciato un spazio per l’improvvisazione vastissimo, grande sfida e vero regalo di questo progetto.
“…la vera sfida è stata gestire l’impazienza di andare sul set”.
Il momento più divertente sul set di “Extravergine”.
I momenti divertenti sono stati così tanti che si confondono tra loro, ma ho presente e vivido il ricordo più emozionante. È legato ad un giorno di set a Milano quando la mia nipotina di 4 anni, Sofia, è venuta a trovarmi. Era la sua prima volta su un set e il suo sguardo incontaminato, la sua curiosità, la sua ricerca di reperire i confini tra il vero e la finzione è qualcosa che dimenticherò solo in caso di una malattia neurologica.
Fai anche parte della serie tv “1994”: qual è stato il processo di ricerca per interpretare Giovanna Melandri? E in generale come è stato far parte del progetto?
Mi sono documentata ferocemente sul periodo storico, ho letto articoli, saggi, visto interviste, tribune politiche, per me era molto importante non avere una conoscenza superficiale del contesto in cui si muoveva il mio personaggio. La serie è un prodotto di alta qualità e in quanto tale raro e prezioso, esserne un tassello mi rende molto fiera.
Ginevra e Giovanna sono due personaggi molto diversi tra loro: quale personaggio ti piacerebbe interpretare in futuro?
Vorrei interpretare una grande musicista o una gigantesca sportiva o un’eroina della politica. Sublimare i grandi limiti della mia vita reale nell’arte!
“Sublimare i grandi limiti della mia vita reale nell’arte!”
C’è una regista donna con la quale sogni di lavorare?
La mia paura del definitivo non mi fa mai arrivare ad una sola scelta, che condanna. Ti faccio un po’ di nomi di registe europee che stimo molto e che sarebbe esaltante incontrare: Alice Rohrwacher, Valerie Donzelli, Mia Hans Love, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Ioana Uricaru, Joanna Hogg. Mi fermo perché già mi sembra un olimpo affollato e mi viene la malinconia al pensiero di non star lavorando con nessuna di loro!
Qual è la tua icona di stile anni ’90?
Mentre da bambina vivevo gli anni ’90 sognavo lo stile di Ambra e le ragazze di Non è la Rai. Quanto non avrei voluto quel triste grembiule blu che mi condannava a sentirmi un piccola suora laica triste e solitaria e potermi vestire come una di loro, una a caso: colorata, succinta, pettinata, radiosa! Ora devo dire che tutte le declinazioni dello stile anni ‘90, dal minimalismo al grunge, sono per me iconiche e ispiratrici. Guardo con languore certi outfit di Lady Diana, Gwyneth Paltrow , Jennifer Aniston e Patricia Arquette tra le altre.
“…mi viene la malinconia al pensiero di non star lavorando con nessuna di loro!”
Il libro sul tuo comodino in questo momento.
Ho iniziato oggi “Bianco” di Bret Easton Ellis.
Il tuo must-have sul set.
Un quaderno fuxia, delle cuffie e una borraccia!
Un epic fail sul set.
Sul set di “Maraviglioso Boccaccio” un giorno ho avuto un attacco di allergia devastante, dovevo girare una scena sdraiata su un prato ed ero così indemoniata da muchi, pruriti e lacrime che mi sono dovuta far togliere. O forse mi sono fatta venire l’allergia per farmi togliere dalla scena, l’autosabotaggio è stato il mio fedele compagno di vita fino a qualche anno fa (mi illudo sia partito adesso dopo anni di psicoterapia, ma chissà!).
“…l’autosabotaggio è stato il mio fedele compagno di vita fino a qualche anno fa”.
Cosa ti fa ridere di più?
Rido molto quando le persone raccontano con sguardo lucido e autoironico episodi disastrosi che hanno vissuto.
L’ultima serie che hai binge-watchato.
Soffro di una potente narcolessia da serie tv, ma credo che adesso che uscirà la terza stagione di Mrs Maisel impiegherò pochi giorni per finirla.
Greta Gerwig, Phoebe Waller-Bridge e Kathryn Hahn: un motivo per cui “ami” ognuna di loro.
Queste tre donne sono come l’elettrauto, mi ci immergo e ricaricano quello che è per me il senso di fare questo lavoro oggi. Sono i miei tre fari nel buio dell’attualità.
” Sono i miei tre fari nel buio dell’attualità”.
Se potessi andare a cena con 3 persone del passato, presente o futuro, chi sceglieresti e perché?
Sempre per il solito motivo che non so scegliere (che noia lo so, scusa) ti darò una coppia di contemporanei per ogni epoca, soffrendo comunque per tutti gli esclusi.
Passato: Natalia Ginzburg e Cesare Pavese.
Presente: Kate Tempest e Sally Rooney.
Sul futuro direi che bastano le prime due persone del 3019 disponibili quella sera.
Cosa significa per te la recitazione?
Un bisogno, una scelta, una passione. E anche una sostanziosa condanna.
Scrivere e dirigere: ci puoi raccontare i tuoi prossimi progetti e quali sono le storie che più vuoi raccontare?
Sto scrivendo un film di viaggio su un paese europeo, ma posso e voglio dire molto poco al momento. Come autrice mi appassionano le storie che allargano i confini di sguardo che abbiamo in via pregiudiziale su alcuni temi. Storie ampie e libere sia dal punto di vista dello stile che del soggetto, ma sincere. Penso ad un grande autore italiano poco conosciuto e un po’ dimenticato, Corso Salani, lui ha raccontato storie in un modo molto vicino a quello che vorrei avere io di raccontarle.
Photos by Johnny Carrano
Makeup by Sabrina Spacagna
Styling by Sara Castelli Gattinara
Thanks to Lorella Di Carlo & Factory 4 Pr