“Sai…ero convinto di essere sopravvissuto ad una pallottola grazie a Dio. Grace diceva che ero un ingenuo e che era solo un caso. A volte ci va bene.
No…Dio deve per forza esistere. Perché esiste il Diavolo. E, per me, quel diavolo sei tu”. [Mason Young,” Ozark “, stagione 1]
Dopo aver visto “Ozark” la scorsa estate, e “Seven Seconds” un paio di mesi fa, ci sono della cose che di sicuro ci sono rimaste in testa. Stiamo parlando dell’interpretazione magistrale degli attori e di una storia ben, ben scritta. E una cosa rimane particolarmente in mente, o meglio una persona, che possiamo trovare in entrambe le serie: Michael Mosley. In un caso interpreta Joe “Fish” Rinaldi (“Seven Seconds”), un detective tosto che investiga sulla morte di un ragazzo di colore, e il tranquillo (per ora) Pastore Mason Young in “Ozark”.
Forse siamo abituati a vederlo nelle commedie, ha recitato in molte e ci ha sorpreso anche in tante famose serie tv che ci hanno fatto morire dal ridere (“Scubs” è solo uno degli esempi). Quindi, avere l’opportunità di sedersi e parlare con lui è stato un onore. Avevamo appena finito di guardare le due serie Netflix e non vedevamo l’ora di saperne di più su tutto: le emozioni, le sensazioni, il cast e la sua preparazione ai ruoli.
E con l’imminente ritorno di “Ozark” per la sua seconda stagione (ha appena finito di girarla) volevamo sapere proprio tutto.
L’abbiamo incontrato a Los Angeles: abbiamo quindi scoperto un uomo divertente e affascinante, con un bel chalet a Joshua Tree e una certa dipendenza per la gomma da masticare (sì, proprio come Fish).
Siamo stati affascinati da Mason. Abbiamo adorato Joe Rinaldi. Amato Micheal.
_______________
Come è iniziato tutto? Com’è nata la tua passione per la recitazione?
_______________
Oh wow! È stato così tanto tempo fa! Io e mio cugino Brian, quando eravamo bambini stavamo dai nonni che avevano una fattoria nell’Iowa, dove non c’era molto da fare, quindi facevamo questi piccoli spettacoli radiofonici, con un registratore a cassette, e interpretavamo vari personaggi. Ricordo che è qui che ho trovato l’immaginazione, fingendo di essere persone diverse. Mio cugino era poi nel gruppo locale di teatro e mi disse “perché non vieni a fare un’audizione per un’opera teatrale?”. Quindi andai lì e feci un provino per ”Tales of a Fourth Grade Nothing”. Ero ancora alle medie ma così su due piedi ho ottenuto il ruolo di protagonista al primo tentativo. Ero terrorizzato. Dopo tutte le prove, arrivati alla serata della prima e ho pensato “oh cavolo, ecco perché non sono bravo a giocare a football, questo è quello su cui ti devi concentrare”.
_______________
Quali sono gli aspetti per te più importanti quando stai per raccontare una storia, attraverso un personaggio?
_______________
Penso che si debba essere giocosi, per me è sempre un gioco, è come essere un bambino, o meglio ancora, posso fare il bambino tutto il giorno. Vengo pagato per far credere agli altri qualcosa.
“Penso che si debba essere giocosi, per me è sempre un gioco.”
_______________
“Seven Seconds” è una serie così intensa. Come sei riuscito a sviscerare tutti i sentimenti di Joe “Fish” Rinaldi, e come ti sei preparato per il ruolo?
_______________
Ho incontrato degli investigatori della sezione omicidi di Los Angeles, Jersey City e Manhattan (New York). Questi ragazzi sono dei tipi tosti, si occupano quotidianamente di cose che noi non vorremmo mai affrontare, ma loro lo fanno ogni giorno e non si pavoneggiano per questo, lo fanno in maniera disinvolta. C’è continuamente il figlio di qualcuno che giace a terra e c’è una madre che vuole sapere cosa è successo. Sono davvero persone speciali. E si prendono in giro a vicenda e si fanno un sacco di battute e roba del genere tutto il tempo, hanno un senso dell’umorismo un po’ dark ma dato il loro lavoro, devono averlo per buttarsi in qualche modo tutto alle spalle.
_______________
Fish ha un sacco di tic e modi di muoversi. Era tutto scritto o hai provato ad improvvisare?
_______________
Veena [Sud] non dava esattamente libertà di improvvisazione. Altri show che ho fatto, come le commedie, sono sempre aperti a questo, perché nelle commedie è divertente improvvisare e c’è molto spazio per giocare tra le righe. Ma Veena non ne voleva troppa, e ha senso perché “Seven seconds” è un genere molto specifico di thriller. Quindi, non c’era molta improvvisazione, ma ho sempre pensato che Fish fosse uno “sfigato”, piuttosto eccentrico e un po’ goffo, quindi mi è sempre piaciuto trovare modi per esplorarlo, rivoltarlo. È un reazionario.
“Ho sempre pensato che Fish fosse uno ‘sfigato’, piuttosto eccentrico e un po’ goffo…”
_______________
“Seven seconds” affronta questioni importanti della società, di cui il mondo dovrebbe sapere di più. Qual è stata la tua prima reazione durante la lettura della sceneggiatura?
_______________
È stato davvero intenso. Ed è stato come lasciarmi andare a una conversazione che penso che gli americani stessero avendo da molto tempo, molto prima che avessimo i telefoni per filmarlo. La questione dell’integrazione è così complicata in questo paese, quindi, solo attivare questo tipo di conversazione penso sia una sfida interessante.
_______________
Penso sia anche coraggioso raccontare questa storia.
_______________
Sai una cosa? Non conoscevo questa storia prima. È interessante e siamo stati molto attenti e rispettosi nei suoi confronti. Perché ci sono madri là fuori che hanno seppellito i loro figli, e non puoi drammatizzare ciò. All’epoca era un po’ spaventoso, non volevamo rovinare tutto.
_______________
Ci sono così tante scene intense. Sono una fan dello show e la cosa più bella è che in ogni scena, ogni personaggio riesce a farti sentire quello che sentono loro: ho sentito la paura di Nadine, ho sentito il senso di colpa della polizia. E tu hai tante scene forti, ad esempio quando scopri di Nadine. Come ti riprendi, come Michael, dopo aver girato una scena tanto intensa?
_______________
Penso che recuperare sia facile, arrivare là è la parte difficile. Ma quando dicono “cut” e la scena ce l’abbiamo, in realtà hai appena vissuto la parte emotiva, quindi per me è molto facile scrollarmela di dosso. Ed è in effetti importante farlo, andare a prendere una tazza di caffè, ridere, raccontare una barzelletta. Dopo averlo fatto, ti senti meglio, è come una terapia personale.
“All’epoca era un po’ spaventoso, non volevamo rovinare tutto”.
_______________
Com’era il mood sul set?
_______________
In realtà era piuttosto leggero. È quando si dice “azione” che si fa tutto più intenso. E al “cut” si torna a scherzare e a prendersi in giro, è quasi d’obbligo, altrimenti sarebbero stati 4 lunghi mesi pieni di intensità, quando invece questa deve essere riservata per le riprese.
_______________
Parlando ora di “Ozark”, nella prima stagione il tuo personaggio ha di nuovo una tra le scene più forti, quella con il bambino nell’acqua. Ero spaventata!
_______________
Sì, quando ho letto la sceneggiatura ho pensato “Vogliono che io faccia…cosa?”
_______________
Quando lo hai sollevato, è stata una scena “bellissima”.
_______________
È uno spoiler a questo punto? No, se non l’hai visto, è colpa tua! Sì, è stata una scena intensa. C’era una barca nell’acqua con una camera con cavalletto gigantesca, e per fare tutto in sicurezza dovevano esserci le giuste condizioni meteo. C’erano anche membri della troupe là fuori. Siamo usciti una prima volta per girare, ma il tempo era brutto. Quindi ci abbiamo riprovato una seconda volta, e avevo un bambino tra le mani e non volevo ovviamente farlo cadere nell’acqua. Ero decisamente spaventato!
_______________
Come ti sei avvicinato al tuo personaggio in “Orzak”?
_______________
Durante la prima scena che ho girato con Bethany [Anne Lind] che nella serie interpreta mia moglie, mi sono onestamente “limitato” a guardarla, lei era così naturale, non facendo praticamente niente, stava solo parlando. E ho pensato “ecco quello che farò, farò quello che sta facendo lei”. Perché con la fiducia nella spiritualità, e penso che Mason fosse sicuro della sua spiritualità, non c’è nulla da dimostrare, penso che sia stato molto semplice per questo. Mentre Fish è terribilmente fragile e potrebbe ribaltare qualsiasi cosa in qualsiasi momento Mason [Pastore Mason Young] è tranquillo, nel suo cuore crede di sapere tutto.
“Mentre Fish è terribilmente fragile e potrebbe ribaltare qualsiasi cosa in qualsiasi momento Mason è tranquillo, nel suo cuore crede di sapere tutto”.
_______________
E come è stato lavorare con Jason Bateman, che è anche il regista della serie?
_______________
Fantastico. È davvero un grande boss. Perché facevamo tutte queste cose intense, come sparare alle persone e annegare i bambini, tutte queste cose raccapriccianti e difficili, e poi “cut” e lui fa una battuta. Non vive nella serie, non vive in quell’intensità, è in grado di accendere e spegnere e lo ammiro molto, è un bravo ragazzo, è davvero come lo vedi in tv. Quello è quello che è, sempre, è affascinante e divertente.
_______________
Puoi dirci qualcosa del tuo personaggio nella seconda stagione?
_______________
No! (ride) C’è più divertimento in questo modo.
_______________
C’è qualche attore/attrice o regista con cui ti piacerebbe lavorare?
_______________
Oh, tutti quanti! Chiunque. Non riesco a pensare a nessuno in particolare, non farmi scegliere!
_______________
Nella tua carriera di attore, qual è stato il progetto in cui ti sei sentito più libero nel recitare?
_______________
Mi è davvero piaciuto fare “Siren“. Una serie tv comica americana prodotta da Denis Leary e Bob Fisher. E in questo show, io e i miei amici Kevin Bigley e Kevin Daniels interpretavamo tre ragazzi in un’ambulanza, che cazzeggiavano tutto il giorno. È stato molto divertente, e lasciavamo che le telecamere registrassero, ne avevamo una ciascuno, e c’erano due telecamere a lato per filmare tutto. Registrando in continuazione, ci divertivamo e cercavamo di farci ridere a vicenda. È stata una specie di rapina che io sia stato pagato per quel lavoro, era così divertente! Quindi immagino che fosse un senso di libertà. La commedia è come un flipper, continui a rimbalzare tutto, mentre il dramma è molto più meticoloso e misurato.
“La commedia è come un flipper, stai solo rimbalzando tutto, mentre il dramma è molto più meticoloso e misurato”.
_______________
Qual è l’ultima serie che hai bingewatchato?
_______________
“The Crown”, è fantastica! Quei due, Claire Foy e Matt Smith, sono semplicemente così bravi. E Matt Smith è come una rockstar, mi fa morire dal ridere! Quando dice “Vado via per un lungo weekend” e lei dice “è mercoledì”… Quei due sono esilaranti, e lei può fare così tanto con così poco, è così adorabile.
_______________
Film preferito del momento?
_______________
“Black Panther” è stato davvero grandioso! E ho visto “Il grande sonno” in aereo l’altro giorno, con Humphrey Bogart e Lauren Bacall, quei due insieme erano magici. Il mio film preferito di tutti i tempi è “Chi ha paura di Virginia Wolf“, con Elizabeth Taylor e Richard Burton, diretto da Mike Nichols. Penso che fossero sposati in quell’epoca. Penso che sia stato il primo film di Mike Nichols, ma quello è il mio preferito.
_______________
Un Epic fail sul lavoro.
_______________
Ho vissuto un vero epic fail quando stavo girando “Scrubs”. Nella nona stagione sono questo studente di medicina generale; riceviamo le parti e alla fine della giornata avremmo dovuto girare la scena. Era stata aggiunta una riga e non me ne ero accorto. E il personaggio di John C. McGinley mi chiede “quali sono i tre strati dello stomaco?”. E sono l’epitelio, la lamina propria, la muscularis mucosae (voi ragazzi potete scriverli, divertitevi a trovarli), ed era tutto quello che avrei dovuto dire. E non l’avevo vista e non l’avevo imparato a memoria, non potevo ricordarla, quelle righe non significavano niente per me e non le potevo dire. E c’erano 50 extra che mi fissavano e so che tutti stavano pensando “questo stronzo non ha memorizzato la sua parte” così ho cercato di dire quella roba, ripresa dopo ripresa dopo ripresa. Ora non la dimenticherò mai più!
_______________
La tua isola felice.
_______________
Ho uno chalet a Joshua Tree, e un po’ di terreno. Una semplice baita lì in mezzo, proprio vicino al parco, e vado lì fuori, suono la chitarra e accendo un fuoco. È veramente bello!
_______________
Il superpotere che vorresti avere?
_______________
Hai mai sentito parlare di “Se potessi volare o sparire, quale sceglieresti?” È una specie di studio psicologico. Se chiedi a qualcuno “tra volare e essere invisibile, cosa sceglieresti?” la risposta ti dice qualcosa sulla gente. Quale sceglieresti?
…Volerei!
Questa è la risposta giusta! Perché se avessi detto invisibile, saresti stata un po’ inquietante. Stai attenta e, se le persone ti rispondo “invisibile”, stacci lontana.
_______________
Il progetto dei tuoi sogni?
_______________
Ho acquistato i diritto di questo libro (“Brother’s Blood“) su un famoso omicidio che è accaduto nella mia città natale nel 1975. Questo ragazzo, Jerry Mark, è in sella alla sua moto, in California, guida per 3 giorni verso la fattoria di suo fratello in Iowa e uccide il fratello e la sua famiglia, sale sulla sua moto e torna a casa. Dice che non l’ha mai fatto, ma è in prigione. Ho parlato con lui, è davvero strano parlare con un quadruplo omicida, diventarne amico immagino, non lo so. Ci sto lavorando insieme al mio co-sceneggiatore Jeremy Davidson (James Connelly in “Seven Seconds”) e mi piacerebbe farlo e interpretarlo. Quindi speriamo che un giorno possa dare i suoi frutti.
Photos and video by Johnny Carrano.
Grooming by Michelle Harvey at Opus Beauty using Kevin Murphy and CHANEL Palette Essentielle.