Conoscere Michele Bravi è stato come viaggiare dentro il suo passato e il suo presente e fare anche capolino nel suo futuro, che in un certo senso diventa un po’ anche nostro. Perché Michele è un artista che esercita la sua arte in modo autentico, ovvero condividendo sempre dei pezzi di sé con tutti noi.
Con un’intervista per la nostra Cover di marzo, abbiamo scoperto le sue radici tra cinema e musica, solide basi di una passione iniziata con gite al cinema con la nonna e serate con la radiolina rossa di famiglia sempre accesa. Michele, poi, ci ha raccontato la sua esperienza sul set di “Finalmente l’alba” di Saverio Costanzo, un sipario su temi complessi ma quotidiani come coraggio, ricerca di sé e riscatto. Spunti di riflessione che hanno arricchito il suo bagaglio emotivo per ispirare anche la sua musica. I suoi ultimi singoli, infatti, “odio” e “per me sei importante”, anticipano un album che promette di essere più ampio e complesso che mai.
Michele ci ha regalato una riflessione sull’onestà, l’amore, il conflitto che ci dà da pensare e (ri)valutare il significato di sentimenti che tutti noi nella vita ci ritroviamo a provare. In una chiacchierata, che è una carrellata di pensieri ed emozioni, abbiamo avuto la fortuna di conoscere un artista in maniera inedita e intima.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema? E il tuo primo ricordo legato alla musica?
Mia nonna mi portava il pomeriggio in un cinema che ormai non esiste più. È stata lei a insegnarmi la bellezza di immergermi nelle storie in tutte le loro forme. Era sempre lei ad accendere la radiolina rossa in salotto per tutto il giorno. Era troppo importante per lei e per me popolare la casa di storie.
Sei nel cast del nuovo film di Saverio Costanzo “Finalmente l’alba”, presentato a settembre alla Mostra del Cinema di Venezia e attualmente in sala. Com’è andata? Come è stato il tuo primo giorno di set?
È stato bellissimo dare corpo e voce alla scrittura di Saverio Costanzo. Saverio per me è uno dei grandi maestri del cinema italiano ed entrare a piccoli passi su un suo set è stato un sogno.
Si parla di coraggio e di ricerca della propria identità. In che modo il tuo personaggio e la storia in generale affrontano questo tema e cosa hai imparato personalmente da questa esperienza?
Il mio personaggio fa parte di un parterre di esseri umani che usano la maschera come modo per inserirsi nell’ingranaggio di una società decadente. In più però in lui c’è la componente spettacolare e la maschera non è solo nascondiglio e menzogna ma anche gioco.
“Nell’ingranaggio di una società decadente”
Tra i principali temi del film rientra anche il “riscatto dei semplici e degli ingenui”, citando il regista. Quanto c’è di te in questa storia e nel tuo personaggio?
Questo film racconta tanto di noi. Il fatto che il tutto sia ambientato negli anni ‘50 rende la metafora ancora più struggente. C’è quello che abbiamo fatto e quello che ancora non abbiamo fatto.
Passando invece alla musica, hai recentemente rilasciato i due singoli “odio” e “per me sei importante”, dal tuo prossimo album. “odio” esprime un contrasto profondo tra i due sentimenti chiave nella vita di tutti, con cui tutti prima o poi abbiamo a che fare: l’amore e, appunto, l’odio. Qual è l’ispirazione dietro questo brano? Cosa rappresenta per te la lotta tra amore e odio?
Ho cercato di dare voce a quel momento di relazione in cui la disfunzionalità porta anche all’incapacità di verbalizzare. Tutto sembra un continuo oscillare tra amore e odio ma nel profondo sappiamo che non si parla che di bisogno e insicurezza e possesso e altro che assolutamente non c’entra con l’amore.
Nel testo traspare una complessità emotiva e un conflitto interno non indifferenti. Credi che esistano momenti in cui l’amore e l’odio possono coesistere o influenzarsi reciprocamente nella vita reale?
Assolutamente no. Credo che non esista misura nell’amore e che l’autenticità del sentimento preveda assenza di conflitto.
“per me sei importante” per certi versi si ricollega a “odio”, esplorando una dualità emotiva, uno stato d’animo a metà tra l’incertezza e il desiderio. Come hai bilanciato queste emozioni contrastanti mentre scrivevi il pezzo, per catturare la complessità delle relazioni umane?
I due brani fanno parte di un concept che nell’interezza del disco avrà un’evoluzione completa. Quando sarà possibile ascoltare tutto l’album sarà più chiara anche questa sfumatura.
A proposito dell’album, sappiamo pochissimo: puoi anticipare qualche dettaglio in più? Ci sono collaborazioni particolari o elementi che rendono questo progetto unico? In che modo si differenzia dai tuoi lavori precedenti?
È un disco completamente scritto e arrangiato da me che mi ha dato la possibilità di incontrare anche mondi più urban con cui non pensavo di poter comunicare. Ha una complessità musicale più forte perché, al contrario delle altre volte, non è unidirezionale.
“URBAN”
Tra musica e recitazione, come riesci a bilanciare il tutto? In che modo ognuna influisce sull’altra nel tuo processo creativo?
Trovo che entrambe siano un esercizio di empatia incredibile. Due vocabolari diversi per raccontare le stesse storie.
Scrivere musica, così come recitare, aiutano a scoprire e analizzare parti di sé che altrimenti difficilmente uscirebbero allo scoperto. Qual è l’ultima cosa che hai imparato su te stesso grazie al tuo lavoro?
Che il corpo racconta esattamente quanto l’anima e lo sguardo.
Scrivere molto spesso, o quasi sempre, richiede solitudine, un momento di raccoglimento in sé stessi per dar voce a ciò che, taciturno, abbiamo nascosto dentro. Che rapporto hai con la solitudine? È qualcosa che a volte ricerchi perché ne hai voglia o un passaggio “obbligato” e necessario che il tuo lavoro comporta?
Amo la solitudine da impazzire, ma non amo la definizione troppo gotica che per scrivere bisogna fissare la luna piena in una stanza polverosa. La scrittura è anche solitudine ma non è solo solitudine, può essere incontro, aggregazione.
“Amo la solitudine da impazzire…”
Cosa fai per ricentrarti e ritrovare l’equilibrio se senti di averlo perso? C’è una routine o un’attività particolare a cui ti dedichi?
Meditare e viaggiare.
Il migliore vaffanculo della tua vita?
Quelli detti per scherzo.
Il tuo più grande atto di ribellione?
Non concedere la confidenza di un vaffanculo a chi non lo merita.
E invece la tua più grande paura?
Perdere l’aderenza con il reale.
La musica per te è casa? Se non lo è la musica, cosa (altro) lo è?
La musica è parte della casa, ma la stanza principale è composta dalle persone che amo.
Cosa ti fa sentire più al sicuro e più sicuro di te?
L’amore.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Grooming by Sofia Caspani.
Styling by Anna Pastore.
Styling assistant Sara Dozio.
Thanks to Pastore Studio.
Total Look: Antonio Marras.