Ormai lo sapete: noi amiamo Muriel, è un dato di fatto. E non solo perché è una persona estremamente dolce, forte e determinata nella vita di tutti i giorni ma perché
Muriel è portavoce e simbolo di un messaggio che non è falso o nato dal nulla, è simbolo di un messaggio inclusivo, giusto, moderno, unico, suo, d’ispirazione. Un eco potente, proprio quello che serve sui social, e non solo, per far capire che le debolezze sono qualità e devono essere curate e amate. E per ricordare a questa società, e a noi tutti che, prima di essere coloro che facciamo vedere su uno schermo, siamo esseri umani.
Per Muriel giugno è un mese importante, quello del Pride, un mese pieno di appuntamenti e, forse mai come quest’anno, di progetti sia personali che come attivista della community LGBT+: ha appena pubblicato il libro “Abbraccia i tuoi colori“, dove racchiude tutto quello di cui adulti e bambini possono aver bisogno per aprire un dialogo che porta ad una consapevolezza, verso tematiche importanti. Ma non solo: ha disegnato una linea di gioielli con LaVue Milano, e la sua parte dei proventi andrà a Casa Arcobaleno.
E, riallacciandoci al fatto che, in primis, siamo esseri umani, abbiamo deciso questa volta di “leggere” Muriel attraverso i suoi colori, i suoi punti di forza, la perdita e l’importanza di essere coerente con se stessa: spogliandosi di ogni pregiudizio e mostrandosi per quella che è.
Se pensi alla tua infanzia e adolescenza, pensi a qualcosa di felice?
Ci sono stati alti e bassi, come per tutti penso, un mix: sono sempre stata circondata da persone fantastiche, allo stesso tempo però sono successe delle cose che non l’hanno resa particolarmente facile, come il fibroma alla gamba e quindi l’operazione, l’aver perso mio padre quando ero piccola e il bullismo ricevuto a scuola. Spesso mi sono sentita sola, non capita, come se fossi fuori posto. Però ogni volta che mi guardo indietro e penso a come sia stata la mia infanzia, mi vengono in mente tutte quelle cose positive che l’hanno caratterizzata, come i viaggi di studio all’estero, i concerti, YouTube.
Quando ti svegli la mattina, o quando vai a dormire la sera, hai dei rituali, delle cose che fai? Ad esempio, ci sono persone che la sera fanno una lista delle cose per cui sono grate… Hai dei rituali, delle cose tue?
Non sono una persona mattiniera, quando mi sveglio non ho una vera e propria routine: faccio un caffè, mi preparo e cerco di fare mente locale sulle cose che ho da fare quel giorno. La sera invece cerco sempre di prendere un momento per me, che è importantissimo. Io mi ricarico stando da sola. Durante il giorno entro in relazione con moltissime persone e per questo mi aiuta molto prendere un momento per stare con me.
Cos’è che ti fa incazzare di più?
In generale direi la mancanza di rispetto per gli altri. Mi dà fastidio quando una persona mette a prescindere un muro senza provare ad avere un dialogo, perchè non è un atteggiamento costruttivo per nessuna delle due parti. Mi dà fastidio anche quando una persona prova a ledere le libertà individuali di un’altra sulla base di ciò che è.
“Mi dà fastidio quando una persona mette a prescindere un muro senza provare ad avere un dialogo, perchè non è un atteggiamento costruttivo per nessuna delle due parti”.
Sei un’attivista delle community LGBT+, e fai moltissimo progetti come quello dei gioielli con LaVue Milano o il libro “Abbraccia i tuoi colori” con Mondadori. Quanto importante è per te dare consapevolezza agli altri tramite i tuoi progetti?
Per me sono importantissimi i valori e le tematiche che porto sui social. Dalla cosa più piccola a quella più grande, qualunque cosa io faccia voglio che rispetti questi valori e penso si sia visto da questi due progetti: Con Pride Club volevamo creare qualcosa che da un lato comunicasse bene l’idea che il Pride è per tutti, dall’altro volevamo aiutare concretamente una realtà che ha i nostri stessi valori e attivamente offre un servizio tutto l’anno per la community, ovvero Casa Arcobaleno.
“Abbraccia i tuoi colori” è invece un libro del quale la Muriel bambina avrebbe avuto bisogno e, come lei, tanti altri bambini o adulti che siano. Voglio sfruttare tutti i mezzi che ho, tutti i progetti che faccio (dalle collaborazioni con i brand a progetti miei come questi) per consapevolizzare le persone sulle tematiche che tratto e sulla loro importanza.
Dato che hai appena pubblicato un libro, sono curiosa, c’è un libro sul tuo comodino ora? O c’è un libro in generale che hai amato più di altri negli anni?
Il libro sul mio comodino al momento è di Juno Dawson e si intitola “Questo libro è Trans”. Lo sto ancora leggendo ma è un libro super utile e informativo che spiega in modo molto semplice tutto ciò che riguarda le persone trans. Un libro che ho amato più di altri negli anni è “Il piccolo principe”: quando ero piccola andavo a Roma da mia nonna e lo leggevamo insieme, un capitolo lei e uno io. Rileggendolo man mano che crescevo, ero colpita dal fatto che ogni volta riuscissi ad esplorare la stessa storia da un altra prospettiva, vedevo delle cose che non avevo mai notato, perchè è un libro a più livelli e “Abbraccia i tuoi colori” è molto simile in questo. Volevo un libro che potesse essere letto a più livelli e che potesse essere una nuova scoperta anche rileggendolo, esattamente come lo è stato per me “Il piccolo principe”. Volevo che fosse un libro di favole, ma allo stesso tempo volevo che fosse un libro che potesse interessare a chiunque, a prescindere dall’età; volevo che fosse inclusivo anche in questo senso.
“Volevo che fosse un libro di favole, ma allo stesso tempo volevo che fosse un libro che potesse interessare a chiunque, a prescindere dall’età; volevo che fosse inclusivo anche in questo senso”.
La violenza, che sia fisica o mentale, è qualcosa che hai subito negli anni? E che percorso hai fatto nella tua vita per arrivare ad essere quella che sei adesso, per riuscire a parlare come lo fai?
Non ho mai subito violenza fisica ma psicologica sì, soprattutto nel periodo delle medie e delle superiori. Mi sono sempre sentita fuori posto, la pecora nera del gruppo. Quella che vedete ora è una ragazza che a un certo punto ha cominciato a fare quello che voleva fare fregandosene di quello che pensavano o potevano dire gli altri. Io sono introversa, ci ho messo del tempo a imparare a comunicare in questo modo e ad ottenere questa self-confidence, ma oggi posso dire di essere contenta di ciò che sono.
Stai facendo un lavoro pazzesco non solo per la tua Community LGBT+ ma, grazie a te, si parla di body positivity, di corpo normale, di sentirsi bene per come si è. Cosa significa per te, ad oggi, sentirti bene con te stessa? A volte ti capita ancora oggi di dover “combattere” contro te stessa o contro questa società che ci presenta dei modelli così assurdi?
La Muriel che vedete è frutto di un percorso che ha avuto inizio quando ho cominciato a mettere al primo posto la mia felicità e serenità e a concentrarmi su di me. Riguardandomi indietro non voglio rimpiangere quello che avrei potuto fare ma che non ho fatto per paura di non sentirmi accettata o per l’opinione di qualcun altro. Non voglio privarmi di nulla, voglio vivere la vita al massimo. Ovviamente mi capita ancora di dover combattere contro me stessa o contro la società: contro me stessa perchè è umano e contro la società perchè c’è ancora molto lavoro da fare, ma sono carica e convinta che anche questo sia un percorso e che le cose con il tempo miglioreranno.
Lo sai, te lo dico sempre, io ti ammiro davvero molto. Perché non solo ci vuole coraggio per fare quello che fai ma anche perché ci credi al 100%, non molli mai. Hai mai dei momenti di difficoltà?
Sì ho momenti di difficoltà come tutti. Chiunque ha dei momenti no e ci stanno, io cerco sempre di continuare a portare i contenuti che tratto perchè amo quello che faccio ma con il tempo ho imparato, e sto imparando sempre di più, a cercare e trovare un equilibrio e capire quando è il momento di fermarsi e di prendere un attimo per me.
Credo in quello che faccio e amo il mio lavoro, ma ci sono stati diversi momenti di difficoltà, innanzitutto perchè quando ho cominciato a parlare di queste tematiche eravamo in pochi a farlo ed essendo comunque questo il mio lavoro fu un bel rischio, sapevo che avrei potuto perdere dei lavori perchè ero un personaggio troppo esposto; su questo tema chiaramente le cose con il tempo sono cambiate ma quando ho cominciato a parlarne fu un salto nel vuoto. Un’altra cosa che non è facilissima da gestire è la pressione mediatica: mi è capitato spesso che le persone si aspettassero che io fossi sempre disponibile per tutti, felice, carina, spensierata.
“Mi capita ancora di dover combattere contro me stessa o contro la società: contro me stessa perchè è umano e contro la società perchè c’è ancora molto lavoro da fare, ma sono carica e convinta che anche questo sia un percorso e che le cose con il tempo miglioreranno”.
Ti sei mai sentita sola, o ti senti mai sola? Come hai vissuto e come vivi la solitudine?
Sì, mi sono spesso sentita sola soprattutto nel periodo delle medie e del liceo. Ero diversa e avevo interessi diversi rispetto alle altre ragazze e mi sentivo la pecora nera del gruppo. In questo momento può capitare che io mi senta sola, ma perchè oggi la mia vita è molto incentrata sul lavoro e molti miei amici lavorano con me. Però non è un problema, a me in generale la solitudine piace.
Cosa ti fa sentire al sicuro, invece?
Le persone a me più care, come Ethan, che credono in me e mi supportano. Ovviamente tra queste c’è anche Bimbo che mi ama a prescindere da tutto.
Qual è la cosa che ti dicono più spesso e che ti sei stancata di sentirti dire?
Direi “Promuovi l’obesità”. A me non è mai interessato particolarmente quando le persone insultavano direttamente me. Sono consapevole che comprendere i valori della body positivity non sia così immediato, però a volte vorrei che le persone si fermassero e riflettessero un po’ di più. È un movimento che non ha nulla a che fare con la salute e questo tipo di commenti non fanno altro che alimentare disinformazione, mettendomi in bocca parole e frasi che non ho mai detto.
“Sono consapevole che comprendere i valori della body positivity non sia così immediato, però a volte vorrei che le persone si fermassero e riflettessero un po’ di più…”
“…È un movimento che non ha nulla a che fare con la salute e questo tipo di commenti non fanno altro che alimentare disinformazione, mettendomi in bocca parole e frasi che non ho mai detto”.
La perdita può riguardare un lavoro, una persona, un animale. Come hai affrontato la perdita, nella tua vita, e quanto, veramente, ti ha dato e ti ha tolto?
Secondo me la perdita non è necessariamente qualcosa di negativo. A me, ad esempio, ha dato tanto perchè porta inevitabilmente ad un cambiamento. Mi ha reso più forte da un lato e dall’altro mi ha permesso di ridimensionare la gravità delle cose che mi succedono quotidianamente e a valorizzare invece le piccole cose.
Nel tuo percorso finora, hai mai avuto o sentito il bisogno dell’aiuto di qualcuno? Questo nuovo format di interviste, che vogliono parlare tanto di salute mentale, è quello anche di sdoganare certi tabù, di far capire alla gente quanto non ci sia niente di mare nel trattare bene la propria mente e di farlo in modo professionale.
Un anno fa ho cominciato ad andare dalla psicologa ed è un appuntamento settimanale molto importante per me. È una cosa che consiglierei veramente a chiunque. Per me personalmente è un momento nel quale posso fermarmi, respirare e riflettere su una serie di cose delle quali a volte non riesco nemmeno a rendermi conto. Come se fosse la mia bolla sicura.
Il tuo lavoro è frenetico, pieno di impegni e, in qualche modo, devi essere sempre “presente”. Hai mai sofferto d’ansia? Se sì, come l’hai affrontata?
Ho cominciato a soffrire di attacchi di panico al liceo e ne soffro ancora. Quando mi rendo conto di essere in ansia cerco di fermarmi appena posso e fare una serie di azioni che mi aiutano. Mi aiuta anche andare dalla psicologa e prendere quotidianamente del tempo per me.
Hai paura del fallimento?
Sì, come tutti penso. Sono perfezionista e vorrei sempre che le cose che faccio andassero bene perchè ci metto impegno e ci credo.
“Innamorati di te, della vita e dopo di chi vuoi”. Cosa significa per te essere innamorata di te?
Per me significa darmi il giusto valore, tempo e mettermi al primo posto, con il giusto equilibrio.
Qual è stato il miglior “vaffanculo” della tua vita?
Direi quando mi sono allontanata da una realtà e da delle persone che mi tiravano giù, investendo di più su me stessa e circondandomi di persone che credono in me e mi sostengono.
Quanto è importante, per te, essere coerente con te stessa o, al contrario, a volte non esserlo per niente?
Per me è importantissimo essere coerente con me stessa, mi sentirei male a non esserlo. Voglio che anche le cose più piccole rispettino i miei valori e siano guidate da essi, sia dal punto di vista lavorativo che da quello relazionale e personale. Se faccio qualcosa che non è coerente con quello in cui credo non dormo la notte!
Cosa vuol dire, per te, avere rispetto di te stessa?
Valorizzarmi, dare la giusta importanza al mio tempo e ai miei spazi, alle cose che faccio e alle persone che ho intorno.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
Nell’ultimo periodo ho realizzato che so fare il mio lavoro. Non è una cosa che dico per presunzione, ci mancherebbe! Ma è una cosa che mi rende molto felice e soddisfatta e che sono contenta di aver realizzato. Mi aiuta ad essere più sicura e convinta delle idee che ho e mi aiuta a concretizzarle più rapidamente e con più decisione.
“Valorizzarmi, dare la giusta importanza al mio tempo e ai miei spazi, alle cose che faccio e alle persone che ho intorno”.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Quando ho sfilato alla Body Positive Catwalk nel 2019. È stato un atto di ribellione sia verso me stessa perchè ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il mio corpo, sia verso la società ovviamente! Stavo portando un corpo non considerato convenzionale con fierezza nel centro di piazza Duomo. È stata un’emozione indescrivibile e quel momento ha rappresentato una chiave di volta nel rapporto con me stessa.
Per te, cos’è la sensualità?
È una cosa molto soggettiva. Per me non è per forza correlata alle persone; si può trovare in tutte le cose. È ciò che suscita un piacere sia fisico che emotivo.
Che cos’è, per te, l’“essenziale”?
Anche questo molto soggettivo. Per me è sentirmi realizzata a livello lavorativo e più in generale non perdere mai la curiosità di conoscere. Questa per me è una cosa veramente essenziale, perchè ho la percezione che se dovessi perdere questa cosa sentirei di vivere una vita in un certo senso vuota.
Photos & Video by Johnny Carrano.
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Makeup & Hair by Claudia Raia.
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