Quando la realtà diventa distopia? E quanto sottile può essere la linea tra questi due elementi?
“Nuevo Orden” di Michel Franco, premiato con il Leone d’Argento alla 77a Mostra del Cinema di Venezia, ci mostra un futuro distopico basato sulla disuguaglianza sociale che si può ritrovare non solo in Messico, dove il film è ambientato, ma anche in altre parti del mondo. La storia ci fa riflettere su chi siamo come società, come individui, mettendoci in guarda da quanto possa essere terribile la realtà. A interpretare l’intenso ruolo della protagonista Marian è Naian Gonzàlez Norvind, che ha accettato la sfida di immergersi in una situazione “fittizia” per diffondere il messaggio di rivalutare chi siamo. Dai film che ha guardato per connettersi con il suo personaggio al sentire l’amore per il cinema nel trovarsi alla Mostra del Cinema di Venezia in un’edizione unica, ecco cosa ci ha raccontato Naian sulla sua esperienza sul set e alcune sue passioni.
Quale aspetto di questo progetto ti ha attratta maggiormente?
L’urgenza del messaggio che voleva comunicare: che l’ineguaglianza sociale, l’indifferenza nei confronti degli altri, possono portare alla violenza e a voragini sociali ancora più profonde. Inoltre, mi attirava la sfida di interpretare emozioni molto intense attraverso Marian, ponendomi in situazioni fittizie in cui non mi ero mai ritrovata. E lavorare con Michel Franco.
Qual è stata la prima domanda che hai fatto a Michel a proposito della sceneggiatura/del tuo personaggio?
Abbiamo girato il film un anno e mezzo fa, quindi non mi ricordo la primissima domanda che gli ho fatto, ma ricordo di essermi chiesta PERCHÉ Marian fa quello che fa, perché decide di comportarsi in maniera diversa rispetto alla sua famiglia e aiutare Rolando: si tratta di puro altruismo o è più che altro semplice ribellione, con alle spalle un movente legittimo? Ad ogni modo, a Michel non piace approfondire troppo la psicologia di un personaggio, per lui è più importate chiedere a noi (i suoi attori) di essere intensamente presenti e reattivi.
Come sei riuscita a connetterti con il tuo personaggio Marian? C’è un pezzo di te in lei?
Michel ha scritto quel ruolo pensando a me e l’ha chiamata Marian perché fa rima con Naian. Quando gli ho parlato del personaggio per la prima volta, lui ha detto: “C’è una linea che separa te e Marian, ed è sottilissima, ma è pur sempre una linea” (voleva dire che avrei dovuto trovare Marian). Inoltre, mi chiedeva sempre di stare dritta con la schiena tra un ciak e l’altro, il che penso rappresenti la differenza principale tra Marian e me.
Ho guardato alcuni film per familiarizzare con la figura della sposa a cui va tutto storto: “Melancholia” di Lars Von Trier e “Viridiana” di Buñuel.
Nonostante sia fittizia, la storia ha una risonanza evidente con ciò che è successo o sta succedendo in alcuni Paesi. Sotto quali aspetti questo film parla al mondo, secondo te?
A mio parere, nonostante sia una storia distopica, moltissimi Paesi si riconosceranno nel film. I film di Michel fanno spesso questo effetto: ti costringono a guardare parti di te stesso che non sono particolarmente piacevoli o facili da accettare, ma è soltanto affrontandole di petto che possiamo cambiarle. Spero che questo film funzioni da avvertimento. Mostra un mondo così terribile che mi auguro ci faccia venir voglia di fare qualunque cosa per preservarlo da tale violenza, impunità, repressione. A me ha sicuramente fatto questo effetto.
Qual è per te l’importanza di raccontare questo tipo di storie?
Secondo me, questa storia in particolare è così sconvolgente da costringerci a rivalutare chi siamo, in quanto individui e in quanto società, in modo da non cadere nella trappola di una Storia che rischia di ripetersi.
Il film ha vinto un premio al Festival del Cinema di Venezia. Cosa ha significato per te questa vittoria?
Ha significato tantissimo per me e per tutto il team. Siamo estremamente onorati che la Giuria di quest’anno abbia considerato il nostro lavoro abbastanza buono da meritare il Leone d’Argento. Anche il solo fatto di essere in competizione era già una vittoria, quindi il premio in aggiunta a quello è gioia pura.
Com’è stato essere a Venezia durante un’edizione così unica?
Fantastico! Questa è stata un’edizione storica, nel senso che ha rappresentato la riaffermazione dell’importanza del cinema durante una crisi economica e sanitaria globale. Il Festival ha fatto un ottimo lavoro nell’assicurare che tutte le misure necessarie fossero prese e rispettate per proteggere i propri partecipanti. In pratica, il messaggio che volevano trasmettere era: “Continuare a fare e celebrare i film è possibile, quindi dovremmo farlo!”. L’amore per il cinema era nell’aria. C’erano anche meno persone del solito, sia al Festival che a Venezia città, quindi è stata un’esperienza speciale, come se ci fosse più spazio in cui stare e metabolizzare il tutto.
“Questa storia in particolare è così sconvolgente da costringerci a rivalutare chi siamo, in quanto individui e in quanto società, in modo da non cadere nella trappola di una Storia che rischia di ripetersi”.
In quale situazione ti senti più libera di esprimere te stessa?
Quando riesco a connettermi davvero con quello che sto esprimendo, quando riesco a ricordare a me stessa che sono solo un veicolo di trasmissione di qualcosa di più grande.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stessa?
La mia risposta suonerà molto banale essendo un’attrice, ma direi che sto scoprendo di amare il dramma, e non necessariamente di buona qualità!
Un epic fail sul set?
“Epic” è un aggettivo troppo importante per la mia umile carriera, ma conta la volta in cui mi sono addormentata nel backstage poco prima di dover girare la mia prima scena?
Il tuo “guilty pleasure” film?
Non è proprio “guilty”, ma direi “Labyrinth” (1986) con David Bowie che interpreta il re dei Goblin, mi ha provocato parecchie emozioni.
L’ultima serie TV che hai divorato?
“The Night Manager”.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Qualche progetto sta lentamente prendendo forma, ci sta volendo più tempo del previsto date le circostanze presenti, quindi nel frattempo mi sto dedicando alla scrittura del mio secondo lungometraggio. Poi forse di nuovo teatro a New York la primavera prossima, sono sempre all’erta!
Cover Photo + Last Photo by Manuel Zúñiga.