Ci siamo commossi e abbiamo capito la sua rabbia in “Captain Fantastic”, l’abbiamo odiato in “IT”, e siamo rimasti incollati allo schermo con “Danger Close: The Battle of Long Tan”. Nicholas Hamilton, nonostante la sua età, si è già destreggiato con un’ampia varietà di personaggi anche se, come dice lui stesso, riesce a far emergere il lato psicotico dei suoi personaggi più facilmente.
L’abbiamo incontrato a Los Angeles, dove abbiamo parlato del suo ultimo film “Danger Close: The Battle of Long Tan“, e del perché sia importante continuare a raccontare storie vere del passato per non dimenticare.
Abbiamo scherzato sul fatto che abbia preso parte a due progetti basati sulle opere di Stephen King, “IT” e “Dark Tower”, anche se in nessun caso guarderebbe spontaneamente e volentieri un film horror.
Non vogliamo dirvi altro della nostra intervista con Nicholas, continuate a leggere!
Riguardo “Danger Close: The Battle of Long Tan”, cosa ti ha fatto dire “si” a questo progetto?
Sono onorato che abbiano pensato a me per il ruolo. È una storia cosí importante per i veterani Australiani. Avere la possibilità di onorare quelle “voci” che hanno combattuto e sono morte sul campo di battaglia. Era impensabile. E anche lavorare con Kriv Stenders che è un regista leggendario in Australia.
Che tipo di ricerche hai fatto per interpretare il tuo personaggio?
Non ho fatto molta ricerca, i produttori del film erano già coinvolti nel progetto da 15 anni e conoscevano ogni minimo particolare della storia. Non c’era davvero nessun dettaglio che sapevo potesse andare storto con loro, sapevo che dovevo andare sul set, dire le mie battute, “atterrare” sui miei segni, bagnarmi e così via e quindi sapevo che se l’avessi fatto sarebbe andato tutto bene.
“Avere la possibilità di onorare quelle ‘voci’ che hanno combattuto e sono morte sul campo di battaglia”.
Qual è per te l’importanza di raccontare questo tipo di storie realmente accadute?
Questa è una storia che non ho nemmeno imparato sui libri di scuola ed è assurdo se si pensa al significato di questa battaglia e quanto essa sia recente. Il fatto che non ne abbia mai sentito parlare prima di leggere la sceneggiatura mi ha colpito. Erano 108 uomini australiani contro forze armate di 1500/2000 persone. È un avvenimento storico e dovrebbe essere insegnato nelle scuole, in particolare in quelle australiane. Credo che si debba continuare a raccontare queste storie in modo che le generazioni odierne e quelle future possano capire cosa sia realmente accaduto.
Com’era il mood sul set?
È stato divertente. Perché ogni mattina ci svegliavamo circa alle quattro e salivamo tutti su un autobus per andare sul set perchè eravamo sempre gli stessi attori nelle stesse scene, la battaglia è durata circa 3 ore e mezza.
Sali sull’autobus con gli stessi ragazzi alle 4 del mattino ogni giorno, corri per sistemarti, truccarti, rivestirti con l’uniforme bagnata del giorno prima e vai sul set con la tua arma. E alle 7 stai già girando. Se non fossimo stati uniti sul set quanto lo eravamo noi, sarebbe stato un problema girare. E non posso lamentarmi di nulla. Potevi lamentarti quante volte volevi del freddo, o di quanto fosse bagnato, delle lunghe giornate e delle alzatacce mattutine. È stato estenuante. Ma non è nulla se paragonato a quello che hanno passato i soldati in battaglia. Stai per lamentarti e poi pensi: “oh no, io non posso farlo”.
“Credo che bisogna continuare a raccontare queste storie in modo che le generazioni odierne e quelle future possano capire cos’è realmente accaduto”.
Qual è un’altra storia vera che ti piacerebbe portare sul grande schermo?
Mi piacerebbe fare un biopic su David Bowie.
Penso che ne stiano facendo uno in questo momento. Adoro questo tipo di storie, voglio dire, il film di Freddy Mercury e quello di Elton John sono entrambi fantastici. Le storie vere devono essere raccontate. Raccontare di qualcuno come Freddy Mercury che ha affrontato le proprie battaglie, non solo nella sua carriera ma anche nella sua vita personale… È davvero bello vedere cosa c’è dietro “le quinte” e cose simili.
Quindi ami molto la musica…
Si, adoro la musica in generale. Ultimamente ho cercato di dedicarmici a livello professionale. Amo la musica, e il potermi esibire. Sono una di quelle persone che può ascoltare praticamente tutti i generi di canzoni e, anche se una non mi piace, sono in grado di apprezzarla.
“Mi piacerebbe fare un biopic su David Bowie”.
Un film australiano che tutti dovrebbero vedere, a parte il tuo ultimo film?
“La Generazione Rubata“. È una storia commovente e molto struggente. Penso che molti film australiani ruotino attorno alla trama degli indigeni, il che è fantastico perché non c’è stato alcun rispetto per loro quando siamo arrivati per la prima volta in Australia. E la maggior parte della nostra industria cinematografica rispetta e vuole raccontare la loro storia.
Il tuo personaggio cinematografico preferito?
“Il Miglio Verde” è il mio film preferito. Mi piace molto il personaggio di Tom Hanks e John Coffey interpretato da Michael Clarke Duncan. Il modo in cui Duncan trasmette certe emozioni così vividamente mi fa piangere ogni volta.
“La Generazione Rubata”
“Il Miglio Verde”
Per quanto riguarda “IT”, come ti sei preparato per interpretare Henry Bowers? E hai letto il libro?
Non ho letto il libro, è troppo lungo. Sono più di mille pagine. Ho guardato alcune scene del primo Henry Bowers e ho parlato con Jarred Blancard che per primo lo ha interpretato e ho guardato la miniserie nell’89. Ma non c’erano molte ricerche da fare. Siamo andati sul set e per qualche motivo sono riuscito a far emergere quel lato psicotico più facilmente di altri.
È uno di quei ruoli che ami odiare. E lo stesso vale per me. Voglio dire, anche solo con il personaggio ho avuto una relazione amore/odio, perché puoi vedere il lato buono, tutto scaturisce da suo padre, dalla sua vulnerabilità di fronte alla figura paterna. Penso che questo valga per molti bulli, non è che sono cattivi per il gusto di essere cattivi, c’è sempre qualcosa dietro per cui fanno quello che fanno.
Qual è il tuo personaggio preferito di “IT”?
Non può che essere Pennywise. È terrificante. E Bill [Skarsgård], che lo interpreta in questo film, è così genuino e simpatico ma quando si trucca e si traveste…essendo altissimo…è terrificante in persona.
“Non può che essere Pennywise”.
Il primo film horror che non ti ha fatto dormire la notte?
Non guardo mai film horror. Non credo di averne mai visto uno di proposito. Non c’è mai stato un momento in cui mi sia venuta voglia di vederne uno. Voglio dire, ammiro le persone che hanno guardato “IT” perché sono state abbastanza pazze da farlo. Ma le persone che guardano film horror … Non ci arrivo. Lo rispetto. Ma non capisco il voler sentirsi spaventati. Immagino che sia adrenalina.
Dopo “IT” e “La torre nera”, qual è il prossimo progetto di Stephen King di cui farai parte?
Bella domanda. Avrei sempre voluto far parte di “Stand by Me – Ricordo di un’estate” se mai rifaranno l’adattamento. Ma in realtà non vorrei lo facessero. Credo che il personaggio di River Phoenix mi calzerebbe a pennello.
“Avrei sempre voluto far parte di ‘Stand by Me – Ricordo di un’estate’”.
Qual è il tuo accento preferito?
L’accento americano. Mi sono trasferito qui solo un anno fa e ora sono più americano di quanto non lo sia mai stato. A volte quello australiano si fa sentire, ma penso che sia meglio perché ogni volta che vado per audizioni e cose del genere posso ingannarli sul fatto che sono americano e poi, quando scoprono che sono australiano, è un po’ uno shock ed è divertente.
L’ultimo binge watch?
Sto per finire “Madame Secretary”, che è meraviglioso, con Téa Leoni che interpreta il Segretario di Stato degli Stati Uniti. Non ha il successo che merita. Téa Leoni è fenomenale e non trovo difetti in nessuno degli attori che fanno parte dello show. Ne vale davvero la pena. È una di quelle serie di cui nessuno parla ma bella tanto quanto “Breaking Bad”.
Qual è la tua isola felice?
Il lavoro. Mi è sempre piaciuto stare sul set più di non starci. Stare dentro la roulotte, sul set … Solo il fatto che stai lavorando, che stai facendo quello che hai sempre sognato. È appagante e mi rende molto felice.
Il tuo superpotere o quello che vorresti avere?
Teletrasporto. Credo sia il migliore.
L’invisibilità è stupida perché sei lì che cammini in giro e nessuno ti vede. Il che se sei a Hollywood lo fanno tutti. Volare è terrificante, lento…puoi essere colpito da aerei e uccelli. Il teletrasporto è semplice. Specialmente se hai una relazione a distanza e cose così. Rende tutto più semplice.
Il tuo must have sul set?
Non è una cosa fisica ma è il rispetto. Ho sempre vissuto secondo il principio che (e me lo hanno sempre insegnato fin da quando ero bambino) devi trattare le persone con il rispetto che ti viene dato. Non avere mai paura di far notare alle persone che non ti rispettano che non stanno facendo la cosa giusta. Ma se qualcuno ti mostra rispetto, non far sì che vada sprecato. Rispettali anche tu, soprattutto su un set cinematografico, il rispetto dev’essere rivolto a ogni membro della troupe, persino alla persona con un ruolo meno importante, se dai loro il rispetto che meritano, come merita qualsiasi essere umano, allora il film avrà un sapore migliore.
Hai mai pensato di scrivere o dirigire?
Vorrei farlo. Ci sono alcuni progetti che ho adocchiato e che mi piacerebbe produrre o dirigere un giorno. Ma ci sono tantissimi contenuti che vengono prodotti al giorno d’oggi per tutti i vari servizi di streaming, c’è molto anche in televisione e tanti film che stanno per uscire. È un mercato così competitivo. Quindi quando sarà voglio essere sicuro che si tratti di un grande progetto e a cui sarò orgoglioso di affiancare il mio nome. Per quanto riguarda lo scrivere, sto scrivendo molta musica ultimamente e questo “sazia” la mia voglia di scrivere.
“Non è una cosa fisica ma è il rispetto”.
Se potessi scegliere di andare a cena con 3 persone del passato/presente/futuro, chi sceglieresti?
Kevin Feige, il regista della Marvel. Sono un grande fan della Marvel. Se volessi parlare con qualcuno dei segreti dei film, sarebbe lui. Poi…Tom Hanks e Barack Obama.
Andando un po’ indietro nel tempo con “Captain fantastic”, qual è il ricordo più bello che hai del film, a parte mostrare il dito a tutti sul red carpet di Cannes?
Tra i film in cui ho lavorato, questo è uno dei miei preferiti. Tutti erano così genuini, gentili e Viggo, che interpretava nostro padre, è l’essere umano più gentile che abbia mai incontrato. Ed è stata una figura paterna per tutti sul set. Siamo stati molto fortunati con quel set. Solo il fatto di stare con lui, anche le lunghe e stressanti giornate si sono trasformate in momenti molto divertenti.
Cosa puoi raccontarci del tuo ultimo progetto “Endless”?
“Endless” parla di una coppia di adolescenti che dopo essere stata coinvolta in un terribile incidente stradale, vede il mio personaggio morire. E invece di andare in qualunque posto ci sia dopo la morte, resta bloccato in un limbo. Questa storia è stata raccontata già tantissime volte ma “Endless” lo fa in modo innovativo e differente. È sulla falsa riga di “Ghost” ma con alcuni colpi di scena che ti fanno fare il tifo per le persone coinvolte.
Dato che hai menzionato che scrivi musica, c’è qualcosa che uscirà a breve?
Vorrei. Ho provato a tenermi occupato con ciò che mi rende felice e sto facendo audizioni e meeting ogni settimana. Devo solo trovare il tempo di registrare e produrre un singolo. Vorrei tanto farlo. Io e i miei amici abbiamo delle belle canzoni che vorremmo far uscire. Sono molto emozionato ma non so quando accadrà.
The Film Wall
35mm & Fuji Instax
Credits:
Photo & Video by Johnny Carrano
Stylist: Rima Vaidila
Grooming by Danni Katz using House 99 / TraceyMattingly.com
Look 1
Tee: BRAXDON ALEXANDER
Leather pants: TRIPP
Stripe blazer: CLUB MONACO
Look 2
Brown suede jacket: VINTAGE
Polo: SANDRO
Jeans: WRANGLER
Loafers: CELINE
Look 3
Shirt: DIOR
Thanks to Waive Car