A Venezia con la serie TV “D’Argent et de Sang” di Xavier Giannoli, presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di quest’anno, Olga Kurylenko è la protagonista della nostra Cover Story di ottobre, in un ritratto che va oltre i confini del personaggio e si addentra nell’essenza delle passioni umane.
Durante una piacevole chiacchierata, abbiamo condiviso i nostri punti di vista sulla serie di Giannoli, un prodotto inedito che esplora le varie fasi dello scandalo della carbon tax avvenuto in Francia tra il 2006 e il 2009, di cui entrambe effettivamente sapevamo poco. Olga ha svelato le complessità del suo ruolo, esplorando i lati più oscuri della psiche umana, riflettendo su come l’ingordigia, dominata da desideri insaziabili, possa portare a conseguenze impreviste.
In una successione di paragoni tra la serie tv e la vita, Olga si è abbandonata ad un flusso di pensieri sul significato della felicità vera, e su come la contentezza non stia nella ricerca dell’eccesso, ma nell’imparare ad apprezzare ciò che già possediamo, anche e soprattutto le più semplici fonti di gioia. A volte, mi ritrovo a pensare che forse dovremmo credere un po’ di più ai luoghi comuni; forse, la felicità si trova veramente nel semplice gesto di riconoscere i tesori più genuini che abbiamo.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Quando ero bambina, quando studiavo pianoforte alla scuola di musica, una volta ci portarono a vedere “Amadeus”. Penso facesse parte del programma e ricordo che mi spaventò un po’. È un film forte.
Parlando di “D’Argent et De Sang”. Qual è stato il tuo primo pensiero leggendo la sceneggiatura? Cosa ti ha attratto di questo ruolo?
Ciò che mi ha colpito di più del mio ruolo è il fatto che fosse basato su qualcosa di veramente accaduto. Ho pensato, “Wow, è successa una cosa pazzesca e non troppo tempo fa”.
Io non ne avevo idea.
Esattamente, non ne sapevo nulla nemmeno io, quindi ho dovuto fare delle ricerche su Internet ed era tutto molto intrigante, così come il fatto che lo show sarebbe stato un thriller ambientato proprio nel cuore di Parigi. Voglio dire, tutte queste cose sono accadute nel bel mezzo di Parigi e sono andate avanti per diversi anni!
Inoltre, la cosa più importante che mi ha convinta a partecipare al progetto è stata Xavier [Giannoli], perché avevo appena visto il suo film “Le illusioni perdute” che ho trovato un capolavoro; ho pensato: “Wow, che regista, vorrei lavorare con lui anche solo per un giorno”. Sapevo che il mio sarebbe stato un ruolo secondario, ma volevo lavorare con lui perché è un genio. E questo è bastato a convincermi.
Come ti sei preparata per un personaggio del genere? Ci sono sfide specifiche o aspetti del personaggio che hai trovato particolarmente intriganti e stimolanti?
Ho seguito molto la sceneggiatura: è così che lavoro solitamente. Parlando con Xavier, ho scoperto che ciò che gli piaceva di me quando mi ha scelto era che pensava che forse potevo identificarmi con il mio personaggio perché la mia storia personale ha certe somiglianze con la sua, non sotto ogni aspetto, ma condividiamo alcune cose. Ad esempio, il mio personaggio è una straniera – è una donna di origini italiane, ma vive in Francia – ed è una “sopravvissuta” che probabilmente proviene da una situazione di povertà. È una ragazza che vuole farsi largo nel mondo, che non aveva niente crescendo; così Xavier me l’ha descritta, ed è qualcosa in cui posso davvero identificarmi. Anche io non avevo molto crescendo, quindi sì, potevo sicuramente identificarmi in quella parte del suo passato; anche con il suo istinto di sopravvivenza, che è tipico di quando vuoi conquistare il tuo posto nel mondo. Tuttavia, su come farcela, ognuno fa le proprie scelte: alcune persone ce la fanno sfruttando quello che hanno, come il mio personaggio, che ha un bell’aspetto e lo usa per raggiungere i suoi obiettivi; sai, a volte per sopravvivere non puoi che usare tutto ciò che hai. E lei ha visto di tutto, è stata con gangster, è finita in situazioni sporche, ma non è stupida, è molto astuta nello stesso modo in cui la sopravvivenza è astuta. Segue il suo istinto, gioca con le persone, le usa per arrivare dove vuole arrivare.
Inoltre, è dipendente dal successo, perché quando hai sempre avuto niente, a volte la fama, il denaro e i diamanti, quando li ottieni improvvisamente, ti danno alla testa. Infatti, al mio personaggio il successo ha dato alla testa, le piace essere guardata, i paparazzi la seguono e ne è orgogliosa. Vuole vantarsi della sua bella vita, che per lei è un traguardo. Per lei, sopravvivere è anche un traguardo. Alcune persone potrebbero avere altri obiettivi da raggiungere, ma il suo è così basilare probabilmente perché proviene da un passato così difficile che anche solo sopravvivere diventa motivo d’orgoglio. È qualcosa di davvero importante.
Io non sono quel tipo di persona; voglio essere riconosciuta per il mio lavoro, ma ovviamente posso capire chi vuole farcela a tutti i costi se proviene da una situazione di povertà. In ogni caso, alcune persone non fanno le scelte più intelligenti.
“Sopravvivere diventa motivo d’orgoglio”
Quindi è stato abbastanza facile per te connetterti con il personaggio perché pensi di condividere un passato comune.
Sì, quello che condivido con lei è fondamentalmente un passato di povertà, immagino. Ma sai, non ho mai voluto raggiungere i miei scopi nel modo in cui lo fa lei, ad esempio sposando o uscendo con un ragazzo ricco. Qui è dove non “combaciamo” perché, come puoi immaginare, ho incontrato molte persone nella mia vita e, se avessi voluto, sarei già stata con uno di quegli uomini molto tempo fa.
Non era la mia priorità. Volevo farcela in modo diverso. Ma come ho detto, ognuno fa le proprie scelte. Per lei, questo è il traguardo finale e ne è orgogliosa.
Insomma, la serie racconta lo scandalo della carbon tax in Francia, ma secondo me parla anche delle passioni umane e di come si possa andare ben oltre l’avidità in certe situazioni estreme. Cosa speri che gli spettatori portino a casa dopo aver visto questa serie? Quali messaggi e insegnamenti?
Ci sono molti messaggi più o meno nascosti. La serie mostra dove l’avidità può lentamente condurti. L’obiettivo dei personaggi all’inizio non è di certo “perdersi”, loro vogliono solo essere ricche. Quello di cui non si rendono conto è che anche se non vuoi, in qualche modo ti perderai se agisci da disperato. Soldi e successo ti divorano; arrivano lentamente, si insinuano dentro di te. Così si potrebbe riassumere la dinamica dello show: inizialmente i personaggi vogliono solo fare soldi, poi emergono altre cose, come gli affari sporchi, la lussuria, le ragazze che scoprono di poter avere e così via, finché non diventano estremamente avidi.
Se non apprezzi cose più “elevate” nella vita, potresti finire come loro, che perdono tutto il loro senso morale finché nulla è più sacro. Uccidono per i soldi, mancano di rispetto alle donne, l’avidità li porta al punto di uccidere membri della loro famiglia. Di sicuro all’inizio i personaggi non avevano un piano del genere, perché l’intero processo è quasi una sorta di automatismo: una volta nel loop, vuoi sempre di più e non sei mai sazio e probabilmente ti rendi conto dell’entità di ciò che hai fatto solo quando è troppo tardi, ma non riesci a prevedere. È molto sottile, la lussuria, si impossessa gradualmente di te. Secondo me, hai bisogno di soldi solo fino ad un certo punto… Nel senso, quanto denaro puoi desiderare? Ad un certo punto è la follia che trionfa nel momento in cui ti ritrovi a pensare cose come: “Ok, adesso compro cinque auto perché posso permettermelo”. Ma ho davvero bisogno di cinque auto? O è solo comprare cose per il gusto di spendere soldi? Si perde la capacità di pensare con consapevolezza.
“Di sicuro all’inizio i personaggi non avevano un piano del genere, perché l’intero processo è quasi una sorta di automatismo: una volta nel loop, vuoi sempre di più e non sei mai sazio e probabilmente ti rendi conto dell’entità di ciò che hai fatto solo quando è troppo tardi, ma non riesci a prevedere”.
Sì, in un certo senso è un lavaggio del cervello.
Esattamente, e finisci solo come un recipiente vuoto. E il fatto è, ne vale davvero la pena? Penso che sia un modo molto noioso di vivere la tua vita perché perdi la capacità di apprezzare veramente ciò che hai. Sul serio, a volte sono contenta di non essere nata ricca, perché quanto sarebbe stato noioso per me? A cosa avrei aspirato? Ho fatto tutto quello che ho fatto esattamente perché non sono nata ricca. Ovviamente, da ragazza non pensavo che questa sarebbe stata la mia vita. Quando sei più giovane, forse non avere soldi ti fa soffrire e desiderare di avere più cibo, ad esempio. Ad ogni modo, naturalmente non per tutti funziona così, e non sto dicendo che la povertà non sia una cosa orribile, ma allo stesso tempo, se io avessi avuto tutto fin dall’inizio, probabilmente non apprezzerei tutto ciò che ho oggi. E l’incapacità di apprezzare le cose porta alla depressione. Infatti, i personaggi della serie sono tutti depressi. Non se ne rendono conto, ma sono profondamente tristi. Penso che dovremmo riflettere di più su ciò che inseguiamo nella vita perché le conseguenze possono essere spiacevoli se non lo facciamo. Anche se capisco che è più facile a dirsi che a farsi perché, purtroppo, desiderare disperatamente le cose fa parte della natura umana. La serie, infatti, non fa altro che ritrarre la natura umana.
L’avidità è sempre esistita e continuerà ad esistere, per quanto possa essere triste ammetterlo.
La serie è un mix perfetto di profondità emotiva e momenti carichi di tensione e azione. Come hai gestito l’equibrio tra questi diversi aspetti nella tua interpretazione?
Ho cercato semplicemente di provare per davvero tutte le emozioni. Quando recito, vado sul set e divento il personaggio, credo nella storia. Devi solo esserci e non fingere.
Hai fatto ricerche specifiche sul periodo e su cosa è realmente accaduto? La serie si basa su un libro…
Non ho letto il libro. La sceneggiatura era sufficiente per me. Avevo solo bisogno di concentrarmi sul mio personaggio, e lei non era nel libro. Ma volevo saperne di più, ovviamente, su questo scandalo. Ne ero affascinata, così ho letto tutti gli articoli che ho trovato oltre alla sceneggiatura. Ho anche cercato di tenere sempre a mente che sarebbe stata una rappresentazione romanzata dei fatti, perché non avremmo fatto un documentario, e mi sono concentrata sul mio personaggio studiandolo nel modo in cui era stato scritto da Xavier. Era molto importante.
C’è qualcosa di nuovo che hai imparato su te stessa da questo progetto?
Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo su di me. Questa volta in particolare, non ci ho davvero pensato molto e anche se l’avessi fatto, penso che fosse probabilmente un processo di apprendimento inconscio. È buffo, forse, ma il mio processo di apprendimento avviene a livello emotivo; per esempio, io amo leggere, e quando leggo un libro, lo assorbo tutto all’istante. A volte, se mi chiedessi di cosa parla un libro, non saprei davvero come risponderti perché non ricordo i libri come “parole su carta”, ma so quando mi hanno cambiato e verso quali nuove direzioni. Le lezioni che apprendo mi rimangono impresse a livello emotivo, non teorico. Non sono brava con le parole, forse, o non imparo in quel modo, mi spiego? È come se assorbissi le cose, sentissi le cose e le parole diventassero sentimenti. E una volta che vengono fuori, mi rimangono dentro. Non le lascio andare via.
“È buffo, forse, ma il mio processo di apprendimento avviene a livello emotivo”
Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
È una bellissima domanda. Sai cosa significa? Significa smettere di desiderare le cose, non volere più di quello che hai, non essere avidi. È, mi pare, il principio del buddhismo, la via per essere sereni è “non volere”, giusto? Ovviamente, in quanto esseri umani, come è possibile raggiungere questo stato mentale? Forse non è al 100% fattibile perché siamo uomini e donne e nella nostra vita succedono troppe cose, ma potremmo sforzarci di raggiungere una percentuale accettabile.
Poi, significa non paragonarsi agli altri. Io non l’ho mai fatto, non sono mai stata gelosa delle altre persone. Non capisco, che senso ha pensare: “Questa persona è migliore di me”? Piuttosto, diciamoci: “Interessante, cosa ha fatto questa persona per ottenere questa cosa? Forse dovrei fare anche io così”. Essere un ammiratore è molto meglio che essere arrabbiati ed invidiosi, no? Questo mi fa sentire a mio agio, perché non vorrei essere come qualcun altro. E di sicuro ci sono persone più belle, più di successo e più ricche di me, ma non io ho bisogno di più. Ho già abbastanza.
Non so perché vogliamo sempre di più. Non so da dove venga questa bramosia, quella stessa avidità di cui parlavamo prima. In ogni caso, io sono molto felice con quello che ho. Non ho bisogno di un naso più bello o cose simili, so di dover dire grazie a mia madre e a mio padre per quello che ho, non ho fatto niente per meritarmelo. Ma purtroppo, conosco persone che si distruggono anche se non c’è nulla di sbagliato in loro. Penso che dobbiamo imparare ad apprezzare un po’ di più quello che abbiamo e, in un certo senso, come dicevo, alcune persone nascono più fortunate di altre, e naturalmente la povertà esiste ovunque, ma in qualche modo dovremmo cercare di far fronte alle nostre mancanze senza cedere alla disperazione. E se stai cercando disperatamente qualcosa, è un problema, un fallimento, perché la disperazione non è mai un buon sentimento. Bisognerebbe desiderare solo con il 50% delle proprie forze affinché sia un sentimento salutare, secondo me, e pensare, “Se non funziona, va bene lo stesso” invece di distruggere sé stessi e la propria vita.
È bello avere ambizioni, senza dubbio, ma credo che dovremmo tutti rilassarci un po’. Penso che sia l’unico modo per essere felici.
È così che dovremmo vivere.
Esattamente.
Photos by Johnny Carrano.
Makeup by Francesca Angelone.
Hair by Emanuele Chiera.
Styling by Karolyne Leibovici.
Thanks to Armani Beauty.
Location: Hotel Excelsior Venice Lido Resort.
LOOK 1
Total look by Pucci
LOOK 2
Total look by Armani – Boucheron