Quando una passione diventa la tua vita, puoi considerarti una persona fortunata.
Quando una passione diventa il tuo lavoro, hai vinto.
E Paloma Garcia-Lee ha dimostrato di essere una vincitrice: dopo un’incredibile carriera nel mondo dello spettacolo, ha ottenuto il ruolo di Graziella nel film premio Oscar “West Side Story“, creando un personaggio ispirato ai precedenti adattamenti (e all’opera originale di Shakespeare) e infuso con la sua personalità e i suoi sentimenti.
Sono un grande amante dei musical, quindi avere avuto l’opportunità di chiacchierare con Paloma sul suo ruolo e su tanto altro è stato un sogno. Durante la nostra intervista, si è rivelata un’artista disposta a esplorare percorsi diversi per far crescere la sua personalità e le sue capacità e, soprattutto, per mostrare la sua umanità, che è l’unico vero must-have sia sul palco che sullo schermo. Con Paloma, abbiamo danzato attraverso i suoi ricordi sul set di “West Side Story”, la sua amicizia con Mike Faist e Ariana De Bose, i suoi generi musicali preferiti (ovviamente) e l’avere paura della paura stessa. Dimostrandosi sempre grata per le sue isole felici e per ogni nuovo capitolo della sua vita.
Sei attrice, ballerina, cantante e performer. Cosa ti ha fatto capire che volevi far parte di questo mondo? Ti ricordi un momento specifico?
Ci sono stati così tanti momenti cruciali nella mia vita che hanno affermato e riaffermato che volevo trascorrere una vita nel mondo dell’intrattenimento. Penso di essere sempre stata attratta da questa carriera perché i miei genitori lavoravano nel business, quindi sono cresciuta in questo mondo. Sento di essere stata chiamata per diventare un artista, per guarire me stessa e, si spera, ispirare la guarigione degli altri attraverso l’arte. Mi sento così viva, così magnetica, così nel mio mondo quando faccio arte, parlo di arte – semplicemente è quello per cui sono qui – in molti modi. Ci sono stati diversi momenti cruciali in cui ho scoperto i miei desideri, la mia identità e il mio amore per quello che volevo fare. Sento di essere in continua evoluzione come artista e quei “segni”, quei momenti, continuano a verificarsi, e continuo a scoprire sempre più modi per usare la mia arte, la mia voce, la mia passione.
Hai avuto e stai avendo una carriera incredibile a teatro. Com’è stato finora il tuo percorso? Qual è l’ultima cosa che ti ha sorpreso di questo mondo?
Sono sorpresa di come i miei sogni continuino a crescere. Sono molto fortunata, e non mi è sfuggito che, prima ancora di essere a metà dei miei vent’anni, avevo realizzato così tanto e ho potuto rendere realtà alcuni dei miei più grandi sogni. E questo continua a succedere: non vedo l’ora di scoprire cosa mi porteranno i prossimi 12 anni della mia carriera e della mia vita. Sto cambiando marcia con passione e ambizione, lavorando verso un capitolo completamente nuovo della mia arte e delle cose che voglio fare. È elettrizzante. Mi sento rinvigorita come non mi sentivo da tanto tempo, ed è sorprendente per me come fluiamo e rifluiamo e come la nostra arte cresca, si sposti e si espanda nel tempo.
Parlando di musical, interpreti Graziella in “West Side Story” di Steve Spielberg. Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura?
Mi sono sentita in soggezione leggendo ciò che Tony Kushner aveva realizzato. Ho pensato che fosse incredibile. Ad ogni scena, continuavo ripetere: “È così intelligente” ad alta voce mentre leggevo. C’era così tanta profondità, così tanta cura, così tanta innovazione. Ero estasiata.
“Sento di essere in continua evoluzione come artista e quei ‘segni’, quei momenti continuano a verificarsi nella mia vita e continuo a scoprire sempre più modi per usare la mia arte, la mia voce, la mia passione”.
Come hai lavorato sul tuo personaggio? Hai tratto qualche ispirazione dal musical originale o dal film del 1961?
Conoscevo molto bene sia il musical originale che il film del ’61. Qualcosa di cui si parla raramente – se vogliamo tornare al testo originale di “Romeo e Giulietta” – è che Graziella sia Rosalina, e questo si capisce nel nostro film. Compare a malapena nel testo di Shakespeare, ma in realtà è un pezzo molto importante del puzzle. In “Romeo e Giulietta”, Rosalina è l’ex amore di Romeo, che finisce per incontrare Giulietta mentre si trova ad una festa dei Capuleti, dove si è recato inizialmente con l’intento di vedere e possibilmente parlare proprio con Rosalina. Questa trama la includiamo nel nostro film e aggiunge uno strato di profondità, dando ulteriore spessore al personaggio, e molto più di quanto non sia mai stato fatto prima. Sono una grande fan di Ginka Trikonis, delle Graziella del passato e delle varie produzioni, ma ho scavato in profondità in me stessa e ho permesso a questo personaggio di ispirarsi a me, alla mia connessione con Mike, con Ariana e alla mia innata umanità. La descrizione di Graz include molti attributi che già possiedo, quindi si tratta più di alleggerirmi come attore e semplicemente permettere a quegli aspetti di farsi avanti in modo attuale e genuino.
Ci sono state delle sfide nell’interpretare Graziella? E quanto di te stessa hai incanalato in questo ruolo?
Ho messo così tanto di me stessa in questo ruolo. Graz e io volevamo solo infonderle più profondità, sfumature e umanità di quanto non avessi mai visto prima e concederle lo spazio e la libertà di uscire dalla pagina e saltare fuori dallo schermo in un modo nuovo. C’è stato un immenso piacere e gioia nel portarla in vita. Di riportarmi in vita.
Nel film, Graziella ha un rapporto intimo con Riff, interpretato da Mike Faist, che ha avuto a sua volta un’incredibile carriera nell’industria dei musical. Pensi che questa somiglianza tra i vostri percorsi ti abbia in qualche modo aiutato a plasmare la relazione tra questi personaggi? Come avete lavorato insieme sulla vostra chimica (che è incredibile, soprattutto durante il ballo in palestra)?
Mike e io ci siamo connessi subito come esseri umani. Abbiamo semplicemente permesso alla nostra chimica organica di svilupparsi ed esistere, e l’abbiamo portata avanti nel lavoro. Ci avviciniamo all’arte e alla vita con una pienezza e una passione simili che erano profondamente legate tra loro. Ci sono stati molti momenti di allineamento con il nostro incontro e il lavoro comune su questo progetto. Penso che la nostra gioia e celebrazione di quel momento della nostra vita sia certamente percepibile sullo schermo.
Tu e Ariana DeBose, che interpreta Anita, siete grandi amiche, mentre, nel film, i vostri personaggi sono rivali. Com’è stato doversi trasformare in nemiche durante le riprese?
Penso che Grazi e Anita siano in realtà più competitive tra loro e non necessariamente nemiche. Dubito che a porte chiuse, o se si incontrassero per strada, sarebbero mai veramente cattive o maliziose tra loro. Quando Anita entra nella bottega e Graziella le parla in modo aggressivo, abbiamo a che fare con una posta in gioco molto alta: ci sono rabbia, confusione e dolore, ma anche in questo frangente, Graziella cerca di salvarla. Penso che ci sia una dinamica psicologica più profonda in gioco che differisce dalla mentalità gang/nemici che i ragazzi al contrario potrebbero avere l’uno con l’altro. Entrambe abbiamo dimostrato un’energia competitiva molto gioiosa e feroce nel ballo in palestra. Siamo così fan del lavoro reciproco che, tra una ripresa e l’altra, ridevamo sempre di qualcosa e condividevamo tanti piccoli momenti insieme, guardando la performance l’una dell’altra, facendo il tifo per l’altra. Quando abbiamo girato la scena nella bottega alla fine, eravamo entrambe a nostro agio nell’avere a che fare con una serie di eventi così pesante e traumatica. È stata una gioia, un dono fare questo film con una donna che amo così profondamente nella mia vita. Ci ha legate in un modo completamente nuovo.
“La descrizione di Graz include molti attributi che già possiedo, quindi si tratta più di alleggerirmi come attore e semplicemente permettere a quelle cose di farsi avanti in modo attuale e genuino”.
Com’è stato provare la coreografia del film? Quanto tempo ci è voluto per preparare tutti i numeri di danza?
Il processo di prova e il periodo di tempo differivano per tutti: i ragazzi provavano per mesi, le ragazze degli Shark avevano un periodo di prove ancora più lungo a causa di numeri come “America” e “I Feel Pretty”. “Dance At the Gym” è l’unica volta in cui ballo nel film, e abbiamo messo insieme la maggior parte di quel numero in una settimana: poi abbiamo avuto giorni di prove, di follow-up e giorni di ripasso, giorni senza riprese, ecc. Quello è un numero così iconico e ci sono così tanti elementi in movimento, è stata un’impresa enorme. Non ci sono abbastanza parole per descrivere Justin Peck, che si è occupato della coreografia del film, e dei suoi assistenti Patricia Delgato e Craig Salstein. Dov’è l’Oscar per la migliore coreografia? Justin è uno dei più grandi coreografi del nostro tempo. È così intelligente, e non riesco a immaginare nessuno migliore di lui per questo lavoro. Il suo movimento è incredibilmente viscerale, musicale, umano, elettrico – lo adoro. Sono stata una sua fan per così tanto tempo e lavorare con lui in questo modo è stato adorabile. Vorrei che il mondo potesse vedere la totalità di ogni momento di ogni numero di danza. La sua attenzione ai dettagli e la cura per ogni passo, ogni momento è seconda a nessuno. C’era così tanto rispetto per noi sul set e avevamo un personal trainer a tempo pieno, riscaldamenti quotidiani e siamo stati trattati come gli atleti che siamo, è gioioso portare la danza sul grande schermo in questo modo: spero che questo aiuti un pubblico più ampio ad avere maggior rispetto per il lavoro delle figure come noi.
A proposito di musical, qual è il tuo preferito?
Ne ho così tanti. Sono una grande fan di Stephen Sondheim e adoro “Sunday in the Park with George”, la profondità di quel musical è sbalorditiva. Non sono sicura che potrei mai sceglierne uno solo però, ne ammiro così tanti. Ho trascorso gli ultimi 12 anni lavorando nel teatro e ho visto innumerevoli spettacoli che mi hanno lasciato senza parole – penso che gli artisti dei musical siano alcuni dei più talentuosi e versatili del pianeta e spero che continueremo a vedere Hollywood coinvolgere quelli di noi che provengono da quel mondo.
Quali sono i primi 3 artisti che stai ascoltando in questo?
Amo la musica e ho un gusto musicale molto ampio. Di solito mi piace la Motown e la musica soul e R&B. Le mie playlist abituali includono Smokey Robinson, Marvin Gaye, Sam Cooke, The Temptations, Mary Wells, The Sapphires – quella lista potrebbe continuare all’infinito. Ascolto anche un sacco di retro-pop/new soul e sono stato un fan di Durand Jones e degli Indications per anni: Aaron Frazer che è il loro batterista e cantante ha appena pubblicato anche un album solista incredible. È bellissimo vedere quando un artista ottiene il riconoscimento che merita: ero seduta in un ristorante l’altro giorno e a un certo punto è partita una delle canzoni di Aaron e ho sorriso sentendola. Avete visto il film “That Thing You Do?” Quando sentono la loro canzone alla radio per la prima volta? Mi chiedo sempre come debba essere. Faccio una digressione – in questo momento i miei tre big che ascolto a ripetizione sono Cleo Sol, Raveena ed Eloise! Sono nuove cantanti che fanno musica che mi fanno ballare.
Una canzone per descrivere questo momento della tua vita?
“Searching for a New Day” – Sharon Jones e i Dap Kings ultimamente. Come anche “Young Love” – Cleo Sol. E per completare il trio…. “Daddy” di Della Reese.
“Ho trascorso gli ultimi 12 anni lavorando a teatro e ho visto innumerevoli spettacoli che mi hanno lasciata senza parole: penso che gli artisti dei musical siano alcuni dei più talentuosi e versatili del pianeta e spero che continueremo a vedere Hollywood coinvolgere quelli di noi che provengono da quel mondo”.
Se potessi interpretare il personaggio di un musical, sia del passato che del presente, chi sceglieresti e perché?
Non credo che siano ancora stati scritti i ruoli che voglio interpretare. Spero di creare del materiale originale con registi, sceneggiatori e compositori. Sono molto attratta dal grande schermo in questo momento e il mio cuore vorrebbe prendere parte ad un period drama o a qualcosa di soprannaturale, interpretare un personaggio che si sviluppa e cambia attraversando profondi conflitti e trasformazioni. Ho così tanti aggettivi a cui potrei pensare inerenti al prodotto, personaggio e opera in cui vorrei immergermi. Mi piacerebbe poi fare una serie musical o un film musical in cui possa entrare ancora più profondamente in me stessa, dove posso cantare canzoni che mettono alla prova la mia voce (sento che non diamo abbastanza spazio ai contralti ad esempio), e potrei mostrare tutto ciò che ho da offrire come attrice e anche come ballerina. Sono multitasking, e non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui potrò dimostrarlo al mondo intero.
Un epic-fail sul lavoro.
Il numero di epic fail e blooper che accadono soprattutto dal vivo sul palco di Broadway sono sbalorditivi. Ho fatto di tutto, dal dimenticare le parole di una canzone a cadere a terra di faccia, dal dimenticare la coreografia agli ingressi mancati a causa di imprevisti durante i cambi d’abito, dal perdere le scarpe alle parrucche che cadono: il teatro dal vivo è la cosa più impegnativa perché non puoi semplicemente urlare “taglia” quando qualcosa va storto; devi farlo funzionare e andare avanti, ma di fronte a 2.000 persone è sia mortificante che emozionante.
Il tuo must-have sul set/palco.
Non importa dove stia lavorando, ho bisogno di avere uno spogliatoio/van calmo e curato. Ho bisogno di avere dei momenti tranquilli per iniziare la mia giornata e per entrare nella parte. Inoltre… Questo suonerà sciocco ma amo i waffle: una buona giornata sul set inizia con un waffle e un caffè. Adoro anche Bacon, Egg & Cheese Sandwich e i giorni di Broadway di solito iniziano con questi. Quindi, fondamentalmente: pace, tranquillità e colazione.
Cosa significa per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Sto scoprendo la mia autenticità ogni giorno di più. In questo momento, per me, sentirmi a mio agio nella mia pelle significa dire quello che penso, stare con le persone, in luoghi e ambienti in cui mi sento apprezzata, e fidarmi abbastanza di me stessa da dire di no a cose che non sento in linea con i miei obiettivi e il mio percorso. Essere me, davvero, veramente, per quella che sono e onorare tutte queste cose in modo coerente. Cado facilmente nelle dinamiche “people-pleasing”. Penso che l’industria dell’intrattenimento abbia condizionato gli artisti ad esistere in uno stato di neutralità e timidezza che è tossico per gli artisti stessi. Lavoro ogni giorno per rimanere in uno stato di creazione, curiosità, passione e apertura, immergendomi più a fondo nella mia personalità autentica e permettendomi di essere, come persona e artista, sempre in continua evoluzione in ogni stanza e spazio.
Di cosa hai paura?
Che domanda meravigliosa. Risponderò nel modo più vulnerabile e onesto possibile. Ho paura di avere paura. Lo dico con tutto il cuore: ho paura di non avere il coraggio di inseguire tutto ciò che voglio in questa vita. Voglio davvero saltare, rischiare e ad avere l’audacia di essere l’umano, l’artista che voglio essere. Devo costantemente liberarmi dall’idea del “Se ottengo il lavoro – allora posso”, “Quando il regista giusto mi sceglie”, “Quando arriva il ruolo giusto”: mi do il pieno permesso di essere unicamente me stessa, e l’umana che sono e sto persino iniziando a giocare con l’idea di prendere una penna e scrivere il mio brano. Penso a donne come Ilana Glazer, Greta Gerwig, Phoebe Waller-Bridge – loro sono la mia santa trinità – che hanno trovato la loro strada, che possono anche non sentirsi viste nelle sceneggiature o nei ruoli che trovano sulla loro strada – e così hanno fatto comunque – e hanno preso carta e penna e osato rivelarsi senza aspettare che gli altri dessero loro il permesso. Ho paura di scegliere la paura, di trattenermi e di ritrovarmi poi sul letto di morte pensando: “Vorrei aver fatto questo”.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Nel 2019 ho deciso che avrei cambiato tutto nella mia vita e avrei fatto qualcosa ogni giorno per puntare la mia bussola verso il nord. Ho deciso, con tanto amore e con tanta gratitudine di mettere fine ad un capitolo (incredibilmente riuscito e bellissimo) della mia vita e voltare pagina per scriverne un altro. Ho deciso di seguire i miei sogni più grandi, quelli per cui dicevo sempre “un giorno” e “quando sarà il momento giusto”. Quello che ho iniziato a capire crescendo è che non c’è momento migliore di oggi per vivere la vita che vuoi vivere ed essere la persona che vuoi essere. Il tempo non è promesso ed è facile scegliere la paura dell’ignoto o la paura del fallimento rispetto ai salti e ai rischi che una vita ricca e appagante potrebbe richiedere.
Qual è la tua isola felice?
Ne ho così tante e vanno dalla piccola cosa più semplice come la tazza di caffè perfetta al mattino alle passeggiate con il mio cane. La sensazione di essere in sella al mio cavallo e sentire quel legame di un animale che mi permette di essere il suo partner. Sono così felice quando mi connetto profondamente con un amico, adoro connettermi con le persone. Certo, adoro essere nel mio lavoro, nel mio ruolo, essere sul set o sul palco. Sentirmi creativa. La danza. La sensazione quando si striscia nel letto dopo una lunga giornata e si può lasciare andare tutto e respirare. Ho così tanti posti felici. E di questo sono grata.
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Photos by Caitlin McNaney.