Cantante, ballerina, attrice di cinema e di teatro, Paola Calliari è un’artista a tutto tondo, con tutte le carte in regola per lasciarci a bocca aperta con la sua performance in “Carla”, il nuovo film di Rai Fiction e Anele in cui interpreta la nemica-amica dell’étoile Carla Fracci.
Diretto da Emanuele Imbucci, “Carla” è il primo film sulla vita della leggenda della danza mondiale, in sala dall’8 al 10 novembre e in televisione su Rai 1 il 5 dicembre: Paola ci ha raccontato del suo personaggio, Ginevra Andegari, della libertà dell’interpretare una figura fittizia in una storia di vita vera, e del valore del “movimento” nella sua esistenza. Per “essere” in tutto e per tutto, “dando attenzione al respiro” e sperimentando, a qualunque costo.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Stavo guardando il film “Zorro” (non ricordo quale) e vidi mio padre commuoversi durante una scena. Non avevo mai visto mio padre commuoversi e rimasi incredula nel percepire la magia che un film può avere nel toccare l’animo di una persona.
“…la magia che un film può avere nel toccare l’animo di una persona”.
Sei tra i protagonisti di “Carla”, la fiction diretta da Emanuele Imbucci incentrata sulla vita di Carla Fracci. Qual è stata la tua prima reazione quando hai letto la sceneggiatura e la prima domanda che hai rivolto al regista?
Dopo aver letto la sceneggiatura, non ho visto l’ora di andare sul set. All’inizio non c’ è stata una domanda in particolare che ho fatto ad Emanuele. Ricordo che la prima volta che ci siamo incontrati su zoom era per il provino; ho iniziato a parlargli di come vedevo Ginevra e insieme abbiamo discusso sulle scelte del personaggio.
Cosa puoi raccontarci sul tuo personaggio, Ginevra Andegari, e che tipo di ricerche hai svolto per prepararti ad interpretarlo?
Ginevra inizialmente è nemica di Carla ma con gli anni diventano migliori amiche. La bellezza di Ginevra sta nella sua capacità di riconoscere la natura e genialità di Carla e quindi di sostenerla senza ulteriori competizioni, anzi la incoraggia, le è leale e presente nei momenti difficili della sua vita. È un personaggio non esistito realmente ma aggiunto per questioni drammaturgiche e porta un messaggio importante di solidarietà tra donne. Non essendo un personaggio reale, ho avuto molta libertà nel crearlo. Tanti spunti sono nati anche nel vedere foto e film d’epoca per studiare il portamento e il modo di parlare. Ho ripreso a fare lezioni di danza classica online anche se il mondo della danza mi è molto familiare. Ho preso, però, la maggior parte degli spunti dalle conversazioni con Emanuele.
Volevamo una Ginevra moderna e anche un po’ ribelle.
“È un personaggio non esistito realmente […] e porta un messaggio importante di solidarietà tra donne”.
Com’è stata l’esperienza sul set di “Carla”, considerata la grandissima e da poco scomparsa personalità internazionale che celebrate e omaggiate?
Non andavo su un set di un lungometraggio da qualche anno, quindi l’emozione, l’eccitazione e la gratitudine sono state grandi. Ho avuto la fortuna di incontrare la Signora Fracci sul set alla Scala e non dimenticherò mai l’energia, l’eleganza e la regalità che emanava ma anche il suo rapportarsi agli altri in maniera gentile.
Sei un’amante della danza e una ballerina tu stessa: com’è nata questa passione e cosa ti ha spinta a volerla combinare con quella per la recitazione?
Dal bisogno di muovermi. A cinque anni dissi a mia madre: “Che noia deve essere starsene fermi immobili in una tomba senza potersi muovere!”. Credo che questa frase descriva allo stesso tempo il mio bisogno innato di movimento, voglia di sperimentare e di vivere. Unire la danza con la recitazione è per me elevare entrambe.
“Che noia deve essere starsene fermi immobili in una tomba senza potersi muovere!”
Come descriveresti “Carla” in una sola parola?
Perseveranza.
Cinema, teatro, musica e danza sono i tuoi quattro mondi: ce n’è uno in particolare tra questi che rappresenta te, Paola, più di tutti gli altri?
Il teatro, perché per me racchiude l’azione, le immagini e la poesia che trovo sia nel cinema, nella danza e nella musica e perché mi permette di condividere un’esperienza irripetibile con più persone dal vivo.
“AZIONE, IMMAGINI E POESIA”
La recitazione, la danza, il canto sono arti che richiedono stimoli, ispirazioni per essere svolte in maniera autentica: chi o qual è la tua fonte di ispirazione?
La vita stessa, la natura, le persone che conosco ma anche gli sconosciuti e le storie che più mi rimango impresse.
Qual è stato l’incontro artistico più significativo per te, fino ad ora?
L’ incontro con il regista e pedagogo russo Anatolij Vassiliev con il quale ho studiato diversi anni.
Cosa significa per te “sentirsi a proprio agio nella propria pelle”?
Quando sei in grado di conoscere a fondo, accettare e padroneggiare i tuoi pregi, difetti, la tua luce, la tua ombra, le tue cicatrici… ma anche fregartene di quello che pensa la gente e semplicemente “essere”.
Il tuo must-have sul set o sul palco?
La mia borraccia che tiene acqua calda o tè.
Le prime tre canzoni della tua playlist?
In questo momento sono: “Vulcan” di Shogun, “Asiko Mi Ni” di The Nigerian Police Force Band e “Andate Tutti Affanculo” di The Zen Circus.
Il libro che stai leggendo?
Per lavoro ora sto rileggendo alcuni testi di Anton Cechov, ma i prossimi della lista sono “The search for Omm Sety” di Jonathan Cott e “An evil cradling” di Brian Keenan.
Un epic fail sul set e/o sul palco?
Epic fail non proprio ma sicuramente ci sono stati diversi momenti difficili, dove le cose non sono andate come volevo o dove la mia performance non è stata soddisfacente per me, tante volte dovute da inesperienza. Sul set del primo film dove sono uscita come protagonista femminile, “The Start Up – Accendi il tuo futuro”, per esempio, ho sofferto moltissimo perché non mi sentivo all’altezza; avevo l’ansia da prestazione nonostante D’Alatri sia un regista favoloso e avesse fatto di tutto perché mi sentissi a mio agio.
“…ci sono stati diversi momenti difficili, dove le cose non sono andate come volevo…”
Di cosa hai paura?
Per assurdo il formaggio. Da piccola mi obbligavano a mangiarlo a scuola e da lì è nato il trauma.
La tua isola felice?
Può essere ovunque. Quando mi prendo il tempo per meditare o muovermi liberamente dando attenzione al respiro.
Photos by Johnny Carrano.
Styling by Sara Castelli Gattinara.
Makeup & Hair by Vanessa Vastola.
Thanks to Others srl.
LOOK 1
Total look: Red Valentino
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Earrings: Alcoolique
LOOK 2
Dress: Philosophy Lorenzo Serafini
Earrings: Alcoolique
Collant: Calzedonia
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LOOK 3
Earrings: Alcoolique
Collant: Calzedonia
Underwear: & Other Stories
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LOOK 4
Blazer: Red Valentino
Beachwear: Asos
Earrings: Alcoolique
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