Star di una delle più apprezzate e universalmente amate serie Netflix, “Sex Education”, Patricia Allison è un essere umano profondamente intenso, una persona brillante. A qualunque domanda le rivolgessi, lei aveva la migliore risposta immaginabile: ecco cosa mi ha colpito di lei (oltre al suo già universalmente noto talento): non riuscivo a smettere di ripeterglielo, volevo solo esprimerle la mia ammirazione, per la sua visione del mondo e per il suo lavoro. Perché tutti noi dovremmo trovare un linguaggio per esprimere le nostre emozioni: ecco cosa mi ha insegnato, ecco la consapevolezza che vorrebbe riconoscere nella nostra società.
In altre parole, quale migliore nuova voce e fonte di arricchimento per il nostro Format sulla Salute Mentale? E la migliore Cover Story che avremmo potuto desiderare per questo mese.
Cross-over e ribaltamenti generazionali, la sete di comunicazione e auto-analisi, gli enigmi della nostra mente, carne e anima, il sogno di un approccio al sesso senza filtri e senza vergogne, di un mondo in cui il corpo ci viene insegnato come si deve, in cui ce ne prendiamo cura come un unicum, e apriamo dialoghi mai sdoganati prima: tra una passeggiata, un boccone veloce e un bel viaggio in macchina, Trish si è lasciata andare a questi pensieri, in nome del cambiamento, l’unica costante delle nostre vite. Perché siamo esseri umani e, in perfetta armonia con la natura da cui abbiamo origine e a cui torniamo sempre, siamo mutevoli: il segreto per sostenere il ritmo delle nostre vite fluide è accettarle per come sono e accettare noi stessi per come siamo.
Un mantra per descrivere Patricia Allison? La gratitudine è chiave, l’avanguardia è sentiero. Semplice così.
Spesso si dice che l’adolescenza è un periodo difficile. Se ripensi alla tua infanzia e adolescenza, cosa ti viene in mente?
Domanda super interessante. Quelli dell’adolescenza possono essere davvero anni difficili, perché è la fase in cui devi fare i conti con tutti gli ormoni che ti invadono il corpo e non sai come gestirli a volte, me lo ricordo bene. La prima cosa che mi viene in mente, se ripenso alla mia adolescenza e crescita, è la costante ricerca di me stessa. A 15 o 16 anni mi domandavo, “Chi sono?”, a 18 mi facevo ancora la stessa domanda, e ora, che ho 27 anni, continuo a chiedermi la stessa cosa, e se ci penso mi viene da ridere. Quindi, l’adolescenza è difficile perché ci si deve abituare a tutti gli ormoni, ma col tempo si impara a conviverci, anche se la situazione non cambia secondo me, oppure cambia ma in modo diverso. In ogni fase della mia vita emerge una parte di me, e non è vero che col tempo diventa facile, che una volta raggiunti i 22 anni capisci tutto della vita, ed è questo che fa paura, perché un tempo ero convinta che una volta compiuti 25 anni avrei avuto tutte le risposte di cui avevo bisogno, e invece non è andata così. Quindi, il segreto è tenere a mente che sei sempre giovane, hai sempre da imparare, e ogni fase è sempre una novità.
Hai dei rituali o qualcosa che fai sempre quando ti svegli al mattino, o prima di andare a dormire? Per esempio, alcuni, prima di andare a letto la sera compilano una lista di cose per cui sono grati, o rituali simili… Tu cosa fai, invece?
Io ho iniziato a farmi una lista mentale mentre faccio stretching la sera, prima di andare a dormire – faccio sempre stretching prima di dormire, perché altrimenti non riesco ad addormentarmi, e medito un pochino, una decina di minuti di pura respirazione, per schiarirmi le idee. In quel momento lì, mi prendo del tempo per riconoscere gratitudine la mia giornata. Ho imparato che più tempo dedico al sentimento della gratitudine, e meno ne passo a riempirmi la vita di paure e ansie e così, quando attualizzo la mia gratitudine, mi sento così bene dopo perché mi fa anche rendere conto che c’è qualcosa che probabilmente mi turba, anche se mi sento convinta che vada tutto bene. Rimette tutto di nuovo in prospettiva, il che è importantissimo per me affinché possa continuare a conoscere me stessa e capire chi mi serve nella vita, cosa mi serve.
I momenti di gratitudine ti aiutano a capire certe cose e ti aiutano anche a filtrare ciò di cui non hai bisogno, che penso sia altrettanto cruciale.
Con “Sex Education” avete aperto un dialogo molto importante. Che tipo di percorso hai seguito nella tua vita per diventare chi sei oggi, per riuscire a parlare così apertamente?
È una bellissima domanda. Io credo che, in alcuni casi, accettare il percorso che stai facendo sia già un inizio, così come avere pensieri del tipo, “Okay, sono arrivata a questo punto, e da qui che partirò”, e anche che siamo tutti diversi. Sono una persona molto spirituale e questo emerge sempre da quello che faccio e dalla mia visione della vita in termini della direzione che voglio prendere e quindi, nel corso degli anni, e ancora di più dopo “Sex Education”, ho avuto il tempo e il privilegio di conoscere molti libri e autori, donne che mi piace davvero seguire, che mi hanno aiutata a trovare la mia voce e un altro linguaggio, un altro modo di comunicare, e per me, i libri sono il meglio che c’è, adoro leggere. La lettura è un altro dei miei rituali, qualcosa che amo fare quotidianamente, perché trovo che riservarsi del tempo da dedicare al silenzio, alla lettura, all’apprendimento, è meraviglioso, e oggi c’è gente che scrive libri davvero stupendi. Il nostro mondo sta cambiando, costantemente, basti pensare alla nostra idea di genere, a come ci consideriamo reciprocamente, e le relazioni, e come ci relazioniamo allo spazio, a noi stessi, e a quel tipo di dialogo, quindi è quello il percorso che voglio intraprendere, voglio essere sempre sul pezzo in quanto a cambiamenti, voglio essere in grado di ammettere gli errori che ho compiuto in passato senza rimproverarmi ma, piuttosto, andare avanti in modo sano, imparando dai miei errori e concedendomi di fare errori. Credo che sia questo che ci dimentichiamo di fare, è questo che ci aiuta a capire chi siamo, a volte.
Perché siamo esseri umani…
Sì, siamo esseri umani, facciamo degli errori, e non c’è niente di male nel fallire, perché significa che stiamo rischiando, significa che abbiamo coraggio. Direi che è proprio questo che voglio fare io, essere coraggiosa e audace, e questo a volte può significare anche fallire e non avere successo in quel preciso momento, perché serve perdere una battaglia per vincere una guerra. Magari non è sempre come sembra, e non dovremmo prendere tutto ciò che ci accade di “negativo” come una situazione davvero negativa, perché non sai quali porte potrebbero aprirsi da lì. Quindi, è quello il percorso che voglio fare, anche imparando a non aver paura di conoscermi, di dire di no alle cose che non ho voglia di fare, di porre dei limiti, a me stessa anche, così riesco a non lavorare troppo e ritagliarmi del tempo per me, perché può essere complicato – quando fai l’attore, sei il tuo lavoro, e se è così, quand’è che stacchi?
“Serve perdere una battaglia per vincere una guerra”
Quanto è importante, secondo te, avere un’educazione sessuale ma anche nel campo delle emozioni e dell’empatia?
Secondo me è importantissimo informarsi su ciò che riguarda il sesso e il nostro corpo, dobbiamo prendercene cura, è parte del self-care, prenderci cura di noi e capire noi stessi. Parte del processo, per me, è anche rivendicare la conoscenza: la mia impressione è che, quando andavo a scuola, non ho imparato abbastanza sull’apparato riproduttivo femminile, quali ormoni funzionano quando, facendo scattare determinati meccanismi; quindi, mi sto informando da sola, sono curiosa di conoscere queste cose.
Ma mi chiedo come starebbero le cose se a scuola l’argomento fosse stato affrontato in modo diverso. Mi chiedo se dovremmo “guardare in faccia” il sesso invece di averne una gran cazzo di paura e di lasciarci intimorire dal pudore che gli è legato e sentirci in imbarazzo e a disagio a causa di tutti i nostri problemi e insicurezze, perché siamo esseri umani, è qualcosa con cui abbiamo a che fare ogni giorno, no?
Dobbiamo capire che è necessario trovare un altro linguaggio universale per parlare di emozioni, di cosa succede durante il sesso, e senza scollegare le due cose, e imparare a considerare il corpo come un unicum che include anche la mente e la sua salute, e capire che quest’ultima è importante tanto quanto proteggerci fisicamente con un preservativo, e poi pensare alla situazione in cui puoi coinvolgere chi ti sta attorno comportandoti in un certo modo.
Ci sono dei libri o autori in particolare che ami, che porti nel cuore?
Sì, ci sono tanti autori che amo. Di recente, alcune voci nuove hanno scritto libri molto interessanti, soprattutto autori di colore che scrivono di tematiche LGBTQ, transgender, dell’essere gay e di colore, di cosa significa essere donna. “Ragazza, donna, altro” di Bernardine Evaristo è un libro stupendo, e anche “The Transgender Issue” di Shon Faye, è quello che sto leggendo adesso.
Anche Chimamanda Ngozi Adichie è un’autrice straordinaria, ha scritto “Americanah” in cui parla di immigrazione in maniera molto accurata. Anche Bell Hooks, “All About Love” è un suo bellissimo libro, parla di misoginia in modo molto positivo, secondo me, e non è facile! Scrive di amore e delle sue idee su come affrontarlo, e adoro la sua visione del mondo.
La psicoterapia è ancora un grosso tabù, così come lo è, più in generale, la richiesta di aiuto. Almeno in Italia. È un’impressione che hai anche tu? E in che modo ti piacerebbe cambiare le cose?
Sì, è così anche in Regno Unito. Anche se, di recente, io e la mia famiglia ci siamo riuniti, ne abbiamo discusso, ne sono venute fuori cose del tipo “mi sento un po’ emotivo”, e io ho cercato di fargli capire che non c’è niente di male nel parlarne. Ora, i più anziani nella mia famiglia si rivolgono a noi più giovani per trovare nuovi modi per comunicare e capire cos’è che stanno attraversando e come si stanno sentendo, è qualcosa di mai successo. Penso che dovremmo proprio cercare di liberarci di questo tabù sulla psicoterapia, perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno con cui parlare, di fare yoga, o qualunque tipo di esercizio che aiuti a liberare la mente. È bello avere qualcuno con cui parlare, e capire come esprimere e metabolizzare le nostre emozioni.
Tutti noi abbiamo bisogno di sfogarci.
“Ora, i più anziani nella mia famiglia si rivolgono a noi più giovani per trovare nuovi modi per comunicare e capire cos’è che stanno attraversando e come si stanno sentendo…”
Da quello che dici, sembri davvero molto legata alla natura. Che ruolo gioca nella tua vita?
È tutto per me. È vitalità. È il cordone ombelicale del mondo. Prima di tutto, ci circonda ovunque siamo, è l’aria che respiriamo, è ciò che mi ispira, mi aiuta a trovare l’ispirazione; il sole mi dà la forza di alzarmi e andare avanti, è tutto per me. Cerco di essere riconoscente alla natura, perché ho l’impressione che a volte ci dimentichiamo che le stelle spuntano in cielo la sera e la luna ha il suo ciclo e che tutte queste cose succedono sempre a prescindere, il sole sorge e poi tramonta e noi non dobbiamo fare assolutamente niente, così come non dobbiamo fare niente per respirare, succede e basta. Tutte queste cose succedono da sempre, e il pensiero mi rassicura, perché so che questi elementi sono qui e hanno un potere più grande di quello che immaginiamo.
Quindi, la natura ti ricarica, in un certo senso.
Esatto, mi ricarica! In effetti, mi metto proprio in contatto con la terra, pratico l’earthing, sai quando immergi i piedi nella terra per un ricambio degli ioni nel tuo corpo, così rilasci tutti gli ioni positivi e accogli quelli negativi, che è una cosa positiva dato che siamo sempre attaccati ai nostri cellulari e computer e siamo spugne, da lì assorbiamo tutte le informazioni. È importante disintossicarsi e ricominciare, immergersi nella foresta, anche solo camminando tra gli alberi, si è immersi nella natura anche così, e riuscire a rendersene conto è bellissimo, tanto quanto concedersi di ricominciare e cambiare idea, liberare le emozioni.
Sono convinta che la natura possa essere la nostra migliore amica, se usata nel modo giusto. È per questo che dobbiamo prenderci cura dell’ambiente ed è per questo che sono così profondamente delusa dai governi e dal tempo infinito che ci hanno messo a prendere sul serio la rivoluzione climatica; adesso, tantissimi ragazzi hanno preso in mano la situazione, denunciando certe corporazioni, e i governi, e io lo trovo emozionante. Li appoggio a pieno.
Quanto conta per te essere coerente con te stessa oppure, al contrario, non esserlo affatto a volte?
Questa è bella! [ride] Faccio del mio meglio per essere coerente con me stessa, ma i miei piani cambiano in continuazione per via del mio lavoro, dei vari viaggi che devo fare, dei vari fusi orari in cui mi trovo, quindi tutto ciò di coerente che posso permettermi nella mia vita sono le piccole routine, le cose che faccio al mattino appena sveglia o subito prima di andare a dormire: mi ritaglio sempre del tempo per leggere, o una 20 di minuti per ascoltare musica e starmene per conto mio, quasi in dormiveglia, è qualcosa a cui non rinuncio mai, a prescindere. Quindi è questa la sola e unica coerenza della mia vita, i momenti in cui so che ho bisogno di prendermi del tempo per me e trovare quel tempo, perché non sono stata molto brava a farlo in passato.
Ecco la mia costante, mi ricorda di prendermi cura della mia salute.
Ti sei mai sentita sola? Se ti è capitato, come hai affrontato la solitudine?
Sì, io mi sento sempre sola! [ride] Ma va bene. Ogni volta che mi sento sola, cerco di ricordare a me stessa, sempre perché sono una persona abbastanza spirituale, quante “me” sono lì a farmi compagnia in quel momento. In effetti, mi ringrazio per essere lì presente, e mi dico, “Usciamo insieme, sfruttiamo il tempo che abbiamo insieme, scopriamo cosa ci piace e cosa non ci piace…” e masturbarsi funziona sempre quando ci si sente soli! [ride] Fa parte del gioco. Sto cercando di cambiare il mio atteggiamento a proposito, quindi quando mi assalgono pensieri del tipo, “Oh no, panico, mi sento sola, mi annoio”, ricordo a me stessa che non ho bisogno di altri per provare emozioni. Di cos’è che ho bisogno da quella persona? Ecco, è anche un’occasione per riflettere: perché sento di aver bisogno di qualcun altro? Magari non sto prestando abbastanza attenzione a me stessa. Quando faccio qualcosa che ho voglia di fare, mi sento bene e non mi sento più sola. Ma anche quando ci sentiamo soli, ci basta ricordarci che abbiamo la nostra mente, il nostro corpo e la nostra anima a farci compagnia e a parlare con noi.
“…PERCHÉ SENTO DI AVER BISOGNO DI QUALCUN ALTRO? MAGARI NON STO PRESTANDO ABBASTANZA ATTENZIONE A ME STESSA”.
Cos’è, per te, la sensualità?
Odori. Un buon odore. Una dolce carezza. Un ambiente comodo, accogliente. Baci delicati. Amore, amare qualcuno, toccare qualcuno con intenzioni sincere, comprensive e tanto gentili.
Qual è stato il miglior “vaffanculo” della tua vita?
Quando riesco a superare una mia grande paura; la prima volta che ho fatto sky diving.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto su te stessa?
Ho riscoperto il mio coraggio, interessante come cosa. Durante una chiacchierata con mia madre, lei mi disse, “Quando eri piccola, eri così coraggiosa e audace!”. In quel periodo ero un po’ giù – sai com’è, è inverno, che ci vuoi fare? A volte è un periodo buio – e quindi mia mamma mi ricordò quella cosa, e usò la parola “coraggio”, e io lo trovai interessante. Ci ho meditato su, chiedendomi: “Cosa fa di me una persona coraggiosa oggi? Cosa posso fare che mi dia coraggio?”. La prima cosa che mi è venuta in mente è il non sentirmi felice tutto il tempo, concedermi di provare tutte le emozioni che sto provando e di non allontanare nessun tipo di sentimento né reprimerlo…
…solo avere il coraggio di provare le emozioni.
Di recente, hai detto di voler dirigere e produrre. Quali sono le storie che sogni di raccontare e in che modo vorresti arrivare ai cuori della gente attraverso i tuoi progetti?
C’è una storia molto interessante che mi piacerebbe raccontare, ma non l’ho ancora scritta, però vorrei farne qualcosa: ha a che fare con l’ambiente e la storia agricola del Kenya. Lì tutte le donne sono contadine, gli uomini non si occupano dei campi, sono le donne ad occuparsene, e questo ha un grande peso storico, così come il modo in cui hanno combattuto contro le terre desertiche e la carenza di acqua per riuscire a far crescere gli alberi e a coltivare il terreno, e poi, ovviamente, c’è la questione del cambiamento climatico, quindi è importante capire che ciò in cui il nostro mondo si sta probabilmente trasformando non possiamo affatto prevederlo, e sta già diventando imprevedibile in molti posti in Africa e dalle parti in cui sono cresciuta io.
Voglio raccontare storie che abbiano un peso politico e siano attive, ma cha abbiano anche un gran cuore, tematiche in cui identificarsi, e magari qualcosa di mai visto prima. Mi piace quel tipo di visione che ricorda un po’ lo stile del mockumentary/documentario, con una portata storica; magari può essere anche un prodotto informativo, dare informazioni su come possiamo tramandare ai posteri, e ai presenti, questi metodi agricoli, e tirare avanti.
Con recitazione e regia è stato amore a prima vista, oppure un innamoramento graduale?
Sentivo che la recitazione era l’unico modo in cui riuscissi a comunicare con me stessa. Quando l’ho capito, ho pensato, “Oh, ha perfettamente senso, mi piace usare le mie energie in questo modo, e sento di potermi mettere al servizio di queste storie”. Sentivo di riuscire a comprendere i personaggi e quindi volevo davvero godermi la sensazione di essere lì con loro. È sempre stato parte di me. Per quanto riguarda la regia, il desiderio è nato da “Sex Education”, in realtà, da quando ero sul set e osservavo Ben Taylor alla regia divertirsi durante il processo, improvvisare, e poi è anche un derivato dei miei studi di recitazione alla East 15, in cui improvvisavamo e creavamo. Quindi, l’impulso alla regia è sempre stato in un angolino della mia testa, semplicemente non sapevo come collegarlo al resto. Affiancare gli esperti e osservarli al lavoro è la cosa migliore da fare, perché impari così tanto, ed è questo che mi fa innamorare di qualcosa, quando guardo qualcuno con grande talento fare il proprio lavoro, ti dà una gran carica. Se conosci qualcuno disposto ad aiutarti e tanto gentile da “sciogliere i nodi”, allora riesci a capirci di più su te stesso, e penso sia parte del gioco anche per quanto riguarda la regia, dirigere significa anche conoscere le attrezzature con cui stai lavorando, gli attori. Essere un’attrice mi sta aiutando moltissimo con la regia, perché so bene cosa voglio e in che direzione voglio muovermi.
“Sentivo che la recitazione era l’unico modo in cui riuscissi a comunicare con me stessa”.
Che cosa ti dà conforto?
Ho una coperta ponderata che è davvero incredibile! [ride] Pesa circa 2 kg e mi ha cambiato la vita, mi dà davvero conforto…
Sul serio, però, ciò che mi conforta è la consapevolezza che il cambiamento è una costante e quindi non ha senso averne paura perché, come abbiamo detto prima, il cambiamento è l’unica coerenza nella nostra vita, a sua volta in costante cambiamento.
Cosa ti spaventa di più?
Il compiacimento. Ho paura che un giorno non mi importi più di quello che faccio. Mi spaventa la possibilità che finisca a fare qualcosa che mi mette a mio agio e che mi faccia diventare un po’ compiacente. Ci sono un sacco di cose che mi fanno paura, ovviamente, ma a livello artistico, mi spaventa l’idea di rimanere bloccata.
Cosa ti fa sentire al sicuro, invece?
È buffo, ma è la mia cagnolina. Chiunque abbia un animale domestico probabilmente sa cosa intendo, ma lei mi fa sentire al sicuro nel senso che mi dà quell’amore costante che è l’amore incondizionato; chiaro, anche quello dei nostri genitori è amore incondizionato, ma siamo circondati da amore condizionato! Forse, mi fa sentire al sicuro perché mi ricorda che c’è così tanta bontà nel mondo, che c’è tanto amore e che bisogna saper perdonare. Grazie al mio cane, ho imparato molto su me stessa ed è una cosa bellissima, lei è la mia famiglia.
Cosa significa per te avere rispetto per te stessa?
È importantissimo. Secondo me, avere rispetto per me stessa è una cosa meravigliosa, è un ottimo punto di partenza, sono convinta che sia impossibile rispettare gli altri ed essere rispettati dagli altri a meno che noi, in primis, non portiamo rispetto a noi stessi e amiamo noi stessi.
Cosa definiresti “essenziale”?
“Essenziale” è qualcosa che posso mettere in borsa e portare in viaggio per volare in un certo posto ad una certa ora, perché spesso realizzo “Oh, tra un paio d’ore devo essere in quel posto perché domani devo girare questa cosa” ed è una cosa improvvisa, perché infatti la mia vita è una sorpresa e non sto mai ferma. Essenziale è, molto semplicemente, prendermi cura di me prima di ogni cosa, assicurarmi di essere in grado di alzarmi e fare quello che devo fare.
Essenziale: acqua, amore e abbracci.
Ho bisogno di affetto, ho bisogno di parlare, essenziale per me è anche avere qualcuno in grado di comunicare con il mio cervello secondo i suoi meccanismi.
Qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Quando mi sono fatta fare il mio primo tatuaggio senza dirlo alla mia famiglia; avevo 18 anni, non era niente di che, non ero minorenne o cose così, ma mia sorella mi aveva raccontato che mio padre detestava i tatuaggi e lei se ne era fatti di nascosto, quindi ho pensato, “Voglio farlo anch’io!” [ride].
Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup by Vanessa Vastola.
Hair by Claudia Raia.
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