Si può dire che Patricia de Nicolaï sia nata per essere una profumiera, dal momento che è nata nella famiglia Guerlain. Ma Patricia ha fatto molta strada e ha raggiunto diversi obiettivi importanti durante la sua carriera (inclusa la nomina a Cavaliere nella Legion d’Onore francese). Insieme al marito, ha fondato l’universo Nicolaï, uno spazio di creatività, innovazione e, soprattutto, aperto a tutti, sia donne che uomini.
Ispirati dal suo percorso, abbiamo chiesto a Patricia com’è davvero essere una profumiera, la storia dietro il suo ultimo profumo “Riviera Verbena” ispirato all’Italia e trovare le note giuste per dare vita a fragranze sempre nuove e originali. E non abbiamo parlato di “note” a caso…
Com’è iniziata la tua carriera nel mondo dei profumi? È stata la tua famiglia, ad influenzarti in qualche modo, oppure è stata una tua decisione quella di perseguire questa carriera?
Ho iniziato a convincermi di voler fare la perfumer durante i numerosi stage che ho fatto mentre frequentavo la ISIPCA (una scuola di profumeria a Versailles) e, soprattutto, quando lavoravo in laboratorio. Prima di allora, non sapevo se era davvero questo il percorso che volevo seguire… Da piccola, ovviamente, ero circondata da profumi che, inconsciamente, hanno strutturato il mio gusto olfattivo e alimentato la mia passione per le fragranze raffinate e armoniose. Ho studiato chimica e poi, in realtà, ho scoperto l’esistenza della ISIPCA casualmente, in un centro scolastico. Insomma, sono stati gli stage a darmi i segnali che nella vita volevo davvero fare la perfumer e nient’altro. Dopo il diploma, non mi sono sentita particolarmente supportata dalla mia famiglia… Secondo loro, il destino della famiglia doveva risiedere nel “naso” di un uomo!
Perciò, ho lavorato come apprendista perfumer in alcune aziende e, dopo 6 anni, ho fondato insieme a mio marito il brand NICOLAÏ.
Sei un “Cavaliere della Legion d’Onore”, hai vinto numerosi premi e ricoperto molti ruoli importanti nel corso della tua vita, oltre ad aver fondato NICOLAÏ. Com’è andata, finora? Qual è il ricordo di cui ti senti più fiera?
Finora, mi è andata benissimo. Sono molto orgogliosa di tutti i riconoscimenti che ho ricevuto e, oltre a NICOLAÏ, sono fiera del mio impegno nel mondo dei profumi e, soprattutto, del lavoro che ho fatto quando ero Presidente dell’Osmothèque (l’esclusivo conservatorio internazionale per le formule dei profumi). Sotto la mia presidenza, l’associazione ha ottenuto una fama più ampia ed ha accresciuto la consapevolezza che il nostro lavoro ha un peso patrimoniale e dev’essere preservato con cura. È parte del trend generale per cui tutte le attività guardano al loro passato per comprendere il presente. Ad oggi, nel campo dei profumi, tutti conoscono l’Osmothèque e io sono felice di essere stata una promotrice attiva della valenza artistica di questo lavoro.
“Ho studiato chimica e poi, in realtà, ho scoperto l’esistenza della ISIPCA casualmente, in un centro scolastico. Insomma, sono stati gli stage a darmi i segnali che nella vita volevo davvero fare la perfumer e nient’altro. Dopo il diploma, non mi sono sentita particolarmente supportata dalla mia famiglia… Secondo loro, il destino della famiglia doveva risiedere nel “naso” di un uomo!”
Ho letto che, all’inizio della tua carriera, hai dovuto fare i conti con episodi di discriminazione di genere nell’industria dei profumi. La situazione è cambiata col passare degli anni? E, a proposito, quali sfide hai affrontato e come le hai superate?
Di sicuro la situazione è migliorata rispetto a quando ho iniziato! Finiti gli studi, mi sono messa alla ricerca di un lavoro da junior perfumer ma, essendo donna, non è stato facile… Ricordo che, quando ero una stagista, mi venivano sempre offerti tirocini in campo valutazioni/vendite, ma mai in quello della formulazione. Questa discriminazione di genere non era giusta, ma a quei tempi era la norma. Ad ogni modo, devo dire che oggi le cose sono cambiate. Ora ci sono molte donne nel campo della formulazione e che sono state riconosciute Perfumer. In effetti, l’80% dei candidati al master dell’ISIPCA sono donne. Ecco perché i team creativi delle imprese di profumi oggi sono molto femminilizzati. Evidentemente, la discriminazione si è affievolita rispetto all’esperienza che ho vissuto io. In realtà, credo sia una tendenza generale, non solo del mondo del Profumo. Basti pensare alle facoltà di giurisprudenza o medicina, con sempre più studentesse.
Inoltre, una delle sfide più importanti che ho dovuto affrontare è stata conciliare la mia vita professionale e familiare. Ho avuto 2 figli mentre lavoravo come apprendista perfumer e, quando sono rimasta incinta del terzo, ho pensato di prendermi una pausa… Ma mio marito, Jean-Louis, non era affatto d’accordo! Lui era convinto che se mi fossi presa una pausa, sarebbe stata la fine della mia carriera… E probabilmente aveva ragione… E fu allora che ebbe l’Idea di avviare un’impresa tutta nostra, in modo tale che io potessi gestire in maniera equilibrata la mia vita professionale e familiare.
Cosa significa, per te, essere un “naso” donna?
Ad essere sincera, non vedo la differenza… Secondo me, che sia uomo o donna, il perfumer è prima di tutto un artista.
Quali sono i valori fondamentali in cui crede NICOLAÏ?
Direi autenticità, indipendenza, raffinatezza, innovazione ed eleganza parigina.
Da dove ricavate la maggior parte dei vostri ingredienti?
Dai migliori fornitori di Grasse, il miglior “mercato azionario” di materie prime al mondo! È a Grasse che si trova il meglio del know-how, soprattutto nel campo del trattamento di ingredienti naturali.
Ti va di raccontarci della vostra nuova fragranza ispirata all’Italia?
L’Italia ha indubbiamente ispirato il nome, “Riviera Verbena”, ma la fragranza è, piuttosto, un tributo alla Costa Azzurra. La Costa Azzurra è una fonte di ispirazione meravigliosa per tutti quei perfumer che vogliono materializzare qualcosa attraverso una fragranza. Se ti capita di fare una passeggiata da qualche parte nel sud della Francia quando l’inverno è agli sgoccioli, vieni immediatamente rapito da un vortice di profumi fantastici! D’altronde, non si è soliti dire che i confini della regione di Grasse sono i fiori? È questa sensazione – quest’atmosfera primaverile e lussureggiante che esalta i sensi – che volevo ricreare con Riviera Verbena.
Qual è la fragranza di NICOLAÏ di cui sei più orgogliosa e perché?
Ce ne sarebbero così tante! È difficile sceglierne una, è un po’ come dover scegliere chi è il tuo figlio preferito… Ad ogni modo, se proprio devo, forse scelgo Baikal Leather Intense, una fragranza con note di cuoio e una testa di yuzu molto gradevole e affascinante, ma anche Cap Néroli, perché adoro il profumo dei fiori d’arancio, e infine Poudre de Musc Intense, che lascia una scia durevole, meravigliosa e piacevole.
Qual è, invece, una fragranza che ti piacerebbe creare in futuro?
Probabilmente, la musica, che è la mia seconda passione. Nella prossima vita, sarò un compositore. Arrangiare note, cercare armonie, evocare emozioni… In effetti, non è un mestiere molto diverso da quello che faccio ora!
Il tuo must-have quando formuli una nuova fragranza.
Un team efficiente che mi supporti in laboratorio per discutere e valutare l’evoluzione di una formula durante il processo creativo della fragranza.
“Se ti capita di fare una passeggiata da qualche parte nel sud della Francia quando l’inverno è agli sgoccioli, vieni immediatamente rapito da un vortice di profumi fantastici! D’altronde, non si è soliti dire che i confini della regione di Grasse sono i fiori?”
In che modo indossare un profumo ti fa sentire te stessa e a tuo agio nella tua pelle?
Il profumo è il tocco finale della routine giornaliera. È parte della tua personalità. Scegliere un profumo che faccia al tuo caso è una decisione difficile ma importante. Riflette la tua anima, deve sorprenderti e, soprattutto, darti autostima.
Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Fondare NICOLAÏ! Quando mio marito mi ha proposto di lanciare il brand, verso fine anni Ottanta, è stato un totale salto nel vuoto. Allora, erano tempi in cui i brand di profumi di nicchia erano praticamente invisibili. Ovviamente, c’erano già Diptyque, L’Artisan Parfumeur e Annick Goutal, ma finiva lì, quasi nessuno li conosceva all’epoca… Siamo stati coraggiosi a provarci e sono fiera del successo che abbiamo avuto e di essere stati tra i pionieri del movimento. E sono anche fiera di essere rimasti indipendenti, a differenza degli altri!
Chi o cosa ti ispira sul lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni?
Formulare una fragranza è un processo difficile, fatto di alti e bassi. Bisogna seguire una disciplina quotidiana per progredire con le proprie creazioni, che a volte ti fanno dubitare di varie cose, quando ti ritrovi bloccato… Perciò, è importante condurre una vita affettiva equilibrata. Io amo mantenere vivi e stretti i rapporti con la mia famiglia, i miei amici e le persone care. Le materie prime nel mio laboratorio a volte sono anche fonte di ispirazione, così come i viaggi o le nuove conoscenze.