Ogni settore vanta delle leggende che, con le loro azioni e dichiarazioni, hanno portato alla luce delle verità inconfutabili che hanno cambiato per sempre la natura di quel settore stesso.
Nell’ambito della skincare, Paula Begoun rientra indubbiamente tra le leggende: conosciuta anche come “The Cosmetic Cop” (la poliziotta della cosmesi), Paula ha trascorso tutta la sua carriera, anche prima della fondazione del brand Paula’s Choice, a sottolineare l’importanza della ricerca scientifica per la formulazioni di prodotti efficaci e sicuri. Per questo, il “motto” del brand è “Beauty begins with truth”: la bellezza ha inizio con la verità, sempre. Verità rispetto agli ingredienti, all’applicazione, ai risultati.
Questi i valori che caratterizzano Paula’s Choice e in nome dei quali Paula, grazie anche alle sue numerose pubblicazioni, ha sfatato molti falsi miti negli anni (gli ultimi della lunga lista? I gua sha non servono se non a muovere la pelle inutilmente e le maschere in tessuto possono essere evitate).
In occasione del lancio europeo dei nuovi prodotti al CBD di Paula’s Choice, il CBD Oil + Retinol e il CBD Skin Transformative Treatment Milk, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere, tra Milano a Seattle, con Paula in persona per parlare dell’efficacia del CBD contro l’”inflammaging”, delle particolarità di questi nuovi must-have e delle difficoltà affrontate per lanciarli sul mercato.
Abbiamo colto l’occasione anche per scoprire la sua nuova concezione di “tempo” e per sottolineare ancora una volta (perchè non è mai abbastanza), l’importanza della ricerca per costruire una skincare routine solida e che apporti dei reali benefici.
Perchè se non apporta dei risultati visibili, non è skincare. Punto.
Hai accennato che questo momento storico, per te, è uno dei più emozionanti per la skincare. Quali sono i cambiamenti migliori a cui stai assistendo, e come pensi che cambierà il mondo della skincare negli anni a venire?
Non so come cambierà negli anni a venire, ma quello che so che sta accadendo ora, e che va avanti da circa 10-15 anni, è l’aumento delle ricerche, l’incredibile quantità di testi scientifici che abbiamo a disposizione oggi, indipendenti, fatti molto bene.
È stato questo il cambiamento più fenomenale della mia vita in quanto formulatore alla costante ricerca dei modi migliori per prendersi cura della propria pelle. Quindi si tratta davvero della ricerca straordinaria, perché prima la gente non studiava la pelle più di tanto, chissà perché, e la maggior parte delle informazioni sugli ingredienti della skincare provenivano dai produttori. Non significa che sia un male, ma sono informazioni parziali, unilaterali. Come dico sempre, se quelli sono gli ingredienti che funzionano, quali erano gli ingredienti che hai provato e che non hanno funzionato? E, ovviamente, loro hanno solo ingredienti che funzionano, quindi la ricerca non è molto indipendente, è chiaro. Dunque, si tratta proprio della quantità di ricerche indipendenti e di testi scientifici sulla pelle, non c’è paragone rispetto a qualche anno fa.
Hai anche parlato dell’ “inflammaging”. In che modo i prodotti CBD possono combatterlo?
Inflammaging, infiammazioni: negli ultimi dieci anni, le ricerche hanno messo in chiaro che si tratta di un problema importante per quasi tutti i disturbi della pelle. L’acne è un disturbo infiammatorio, la rosacea è un disturbo infiammatorio, la pelle grassa è un disturbo infiammatorio, l’invecchiamento cutaneo è un disturbo infiammatorio, quindi qualunque cosa si possa fare per interrompere il processo infiammatorio è importante. Con Paula’s Choice ho passato anni a formulare prodotti con ingredienti antinfiammatori, quindi l’informazione sull’infiammazione non è una novità. La novità riguarda quanto sia dannosa.
Le ricerche erano solo ripetere che l’infiammazione, in particolare se causata dall’esposizione al sole o dall’inquinamento, danneggi solo la pelle. Da circa 10 anni a questa parte invece, i testi scientifici ci stanno dicendo che la serie di conseguenze di alcuni danni cutanei può avere ripercussioni sugli organi e causare cancri in tutto il corpo, non solo sulla pelle. Quindi, qualunque cosa si possa fare per interrompere quel processo infiammatorio, è fondamentale, e la particolarità del CBD – considerando che il corpo ha un proprio sistema endocannabinoide, produce da sé una propria forma di cannabinoidi, ma a causa dell’età, dei danni causati dal sole, e delle irritazioni a cui sottoponiamo la nostra pelle, esso smette di essere in grado di produrne a sufficienza per aiutare la pelle – è che non esiste nessun altro ingrediente che contenga un sistema endocannabinoide.
“Inflammaging, infiammazioni: negli ultimi dieci anni, le ricerche hanno messo in chiaro che si tratta di un problema importante per quasi tutti i disturbi della pelle (…) quindi qualunque cosa si possa fare per interrompere il processo infiammatorio è importante”.
Ora, si potrebbe controbattere che i peptidi in quanto categoria di ingredienti sono una cosa diversa, esiste un sistema peptidico capillare, ma noi non ci spingiamo fin là; da un punto di vista scientifico, è possibile osservare quanto siano diversi, ma pensare a questi siti recettoriali sulle cellule della pelle che riconoscono i cannabinoidi, il CBD nello specifico, che raggiunge direttamente le cellule, si siede su di esse e dice: “Voglio che ignoriate quest’infiammazione che vi sta svolazzando intorno. Stop, non voglio che la riconosciate, la sto spingendo lontano da voi”, è sbalorditivo. Ci sono molti modi in cui affrontare la lotta contro l’infiammazione, e il CBD non è l’unica via. Ciò non significa che non servono gli antiossidanti per contrastare i danni dell’inquinamento: abbiamo bisogno di ingredienti rimpolpanti per reintrodurre nella pelle ceramidi, acidi ialuronici, ingredienti idratanti, acidi grassi Omega, vitamina C, che è il principale antiossidante nella pelle, per ridare alla pelle quello che non riesce più a produrre da sé. Ma il meccanismo in cui il CBD funziona come parte di una skincare routine completa è piuttosto affascinante.
Qual è stata la sfida più difficile nell’introduzione su mercato dei prodotti CBD?
Tutte le assurde stronzate legali, perché il CBD non è legale dappertutto. Abbiamo scelto una forma di CBD, il distillato a spettro completo, che include una traccia di THC, perché le ricerche sembrano mettere abbastanza in chiaro che, in presenza di una gamma di cannabinoidi, il CBD funziona meglio. Alcune aziende stanno usando il CBD senza THC, o senza alcun tipo di cannabinoide, solo CBD e, ripeto, credo che le ricerche abbiano dimostrato che il cosiddetto “effetto entourage”, la sinergia di una vasta gamma di cannabinoidi, è il modo più vantaggioso per ottenere i benefici e l’effetto che desideri ottenere dall’uso del CBD.
Hai un preferito tra i due prodotti CBD?
Uno dei motivi per cui creiamo versioni diverse è per soddisfare i bisogni di persone diverse. Ci sono 7 milioni di persone sul pianeta, e ovviamente io non sono conosciuta da 7 milioni di persone, ma data la diversità della popolazione mondiale, se stai già usando un prodotto contenente retinolo, soprattutto quelli ad alta concentrazione di retinolo, non ti serve il CBD + Retinol, piuttosto potresti provare con lo Skin Transformative Treatment Milk.
Inoltre, anche le texture sono diverse: alcune persone preferiscono una certa texture ad un’altra. L’idea era quella di dare alle persone più opzioni, questo è sempre stato un focus importante per Paula’s Choice, di dare alle persone molte opzioni in modo da permettere loro di trovare la combinazione di prodotti in grado di offrire risultati ottimali per il loro tipo di pelle e per i loro bisogni della skincare.
“L’idea era quella di dare alle persone più opzioni, questo è sempre stato un focus importante per Paula’s Choice, di dare alle persone molte opzioni in modo da permettere loro di trovare la combinazione di prodotti in grado di offrire risultati ottimali per il loro tipo di pelle e per i loro bisogni della skincare”.
Sei anche una famosa sfatatrice di miti: qual è il mito più recente che dovrebbe essere sfatato, secondo te?
Oddio, stai scherzando? Ce ne sono tantissimi! È assurdo! Gli ultimi probabilmente sono i jade roller, il massaggio Gua Sha e tutte quelle stronzate sui massaggi, le maschere viso in tessuto. Non ha fisiologicamente senso massaggiare la pelle, vederla muoversi su e giù, la pelle invecchia e le fibre elastiche sono molto fragili. Le fibre elastiche della pelle sono delle fasce elastiche che fanno rimbalzare indietro la pelle; se insisti a tirarle, favorisci l’azione della gravità e dei danni del sole, e alla fine quella fascia elastica non solo si allunga, ma si rompe! I jade roller non servono a nulla, spostano semplicemente la pelle qua e là. Si dice di tutto a proposito dell’aiutare gli ingredienti in fase di assorbimento, ma non tutti devono essere assorbiti, anzi, sarebbe una pessima skincare. Quando formulo un prodotto skincare, penso sempre a cosa deve rimanere in superficie, cosa deve penetrare un po’ più in profondità, e cosa deve andare ancora più a fondo: questa è un’ottima skincare! Quindi, ciò che si dice a proposito del far assorbire gli ingredienti mi fa andare fuori di testa, e molti di quei consigli fanno male alla pelle.
Le maschere viso in tessuto non sono necessariamente nocive per la pelle, alcune sono formulate decentemente, altre hanno ingredienti accettabili, ma nella maggior parte dei casi sono solo maschere appiccicose e irritanti e non valgono il tempo che si perde a tenerle sul viso, la pelle non ne trae alcun beneficio in confronto a una skincare routine fatta bene. Perché perdere tempo su qualcosa che non fa davvero la differenza e non aiuta la pelle in modo significativo? Mi agito, ecco perché sto lontana dai social, non posso farcela a sentire certe cose.
“Quando formulo un prodotto skincare, penso sempre a cosa deve rimanere in superficie, cosa deve penetrare un po’ più in profondità, e cosa deve andare ancora più a fondo: questa è un’ottima skincare! Quindi, ciò che si dice a proposito del far assorbire gli ingredienti mi fa andare fuori di testa, e molti di quei consigli fanno male alla pelle”.
Hai detto che il tempo è molto prezioso, e abbiamo decisamente avuto tanto tempo per pensare lo scorso anno. Com’è cambiata la tua concezione dell’esperienza del tempo nel corso degli ultimi mesi?
All’inizio ero molto turbata. Io viaggio molto, viaggiare è una delle gioie della mia vita, una delle mie passioni. L’aver dovuto rinunciare a certi viaggi mi ha devastata. Poi, col passare del tempo, e ho parlato anche con altre persone di questo, ho scoperto i benefici del non dover fare e disfare le valigie, correre in aeroporto, preoccuparmi di trovare un taxi o del traffico. Adoro le mie case, sono molto fortunata, ho case in zone bellissime, e sono sorpresa del fatto che sopravvivo benissimo senza viaggiare; i viaggi hanno occupato molto del mio tempo, e mi hanno allontanata da tante persone che amo. Avevo una “bolla COVID”, conosci questa espressione? Un gruppo di persone della cui compagnia mi fidavo durante il COVID. Quindi, non ho rinunciato alla socialità, anche se ero molto attenta al modo in cui socializzavo, più che altro all’aperto, o se stavamo dentro avevo ventilatori accesi in tutta la casa; quando stavamo fuori, a seconda delle necessità di ognuno, indossavamo le mascherine, e non eravamo mai in più di tre o quattro, e con tutto il rispetto per la vostra età, ma non ho mai avuto millennial in casa. Nessuna offesa quando dico che non mi fido dei millennial [ride].
Quindi, ho scoperto che il non viaggiare è stato uno dei risvolti positivi per me. Ciò non significa che non voglia più viaggiare, ma riesco ad immaginarmi di viaggiare in modo diverso. In realtà – e so che Paula’s Choice non vorrà sentire quello che sto per dire – penso che quello che riesco a fare con un evento via Zoom sia molto più potente di ciò che riuscirei ad ottenere da una presentazione in presenza, perché con Zoom riesco a raggiungere molte più persone. Credo sia stato uno dei più grandi e inaspettati cambiamenti nella mia vita, perché ho passato decenni a viaggiare, sono molto fortunata, ho la possibilità di visitare posti meravigliosi; sono sorpresa, è stato un gran cambiamento.
Ultima domanda: dato che hai tirato in ballo il tema del viaggio, hai una skincare routine particolare per il jet-leg?
Il jet-leg non è una tipologia di pelle, così come non lo sono l’età e le stagioni. L’unica cosa che faccio, per quanto riguarda la skincare routine, quando il volo ha una durata molto lunga, è portarmela sull’aereo, quindi faccio la mia skincare sull’areo. Bagnare la faccia con acqua sorgiva non serve a niente, è una perdita di tempo, l’acqua non è un ingrediente della skincare, non nutre la pelle, non la idrata, è una cosa sciocca. Ma se sono su un volo di lungo raggio, mi porto dietro la mia skincare e la faccio in bagno, prima di mettermi a dormire poi, quando mi sveglio, faccio quella mattutina. Non puoi fare niente per la pelle da jet-leg se non ciò che fai tutto l’anno, ovvero prendertene cura al meglio, e restituirle sempre ciò che non riesce a produrre da sola o, nel caso dell’esfoliazione, che non può fare da sola.