Quando abbiamo visto “Been So Long” in occasione del London Film Festival e poi l’abbiamo rivisto una volta uscito su Netflix, non potevamo non rimanere ipnotizzati dai colori, dal messaggio positivo e dal ritmo di questo musical interamente ambientato a Camden. Nel suo percorso per ritrovare la fiducia in se stessa e riuscire ad amarsi e ad amare, la protagonista Simone (Michaela Coel) è aiutata da sua sorella Yvonne. Yvonne è una donna dalla grande forza vitale, sempre pronta a regalare un consiglio o una parola di conforto alla sorella maggiore ma, nonostante la sua apparente sicurezza, anche lei ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti come tutti gli altri.
Abbiamo incontrato Ronkẹ Adékoluẹjo a Londra per la prima volta sul red carpet del London film festival, quando “Been So Long” è stato presentato al pubblico britannico, e ora abbiamo avuto l’occasione di parlare con lei delle sfide e dei momenti più memorabili di un progetto vivace e trascinante come “Been So Long”, scoprendo anche qualcosa di più su Ronkẹ.
Le piacerebbe interpretare un tipo di personaggio “alla Mulan”, o un’impavida eroina in stile 007.
Yvonne è una sorella e una zia amorevole, e questo è reso chiaro dal suo comportamento per tutto il film. Inoltre, la chimica tra te e Michaela è sorprendente. Essendo lei la tua migliore amica, qual è stato il momento più divertente che avete condiviso sul set? E come avete lavorato sul legame tra Simone e Yvonne?
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È divertente perché Michaela è probabilmente più estroversa di me nella vita reale, è più esperta di me su come essere aperta con le persone, quindi credo di aver preso ispirazione da lei per Yvonne, mi sono ispirata al suo essere aperta e disposta ad avere una connessione con tutti. Mi sembra che abbiamo un po’ “rubato” l’una dall’altra per creare i personaggi che stavamo interpretando. È divertente.
Quindi ne avete anche discusso insieme?
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Sì! Voglio dire, abbiamo semplicemente passato tutto il tempo assieme, cosa che avremmo fatto comunque nella vita di tutti i giorni. È stato molto divertente, e Michaela è una forza. Era la prima volta che recitavo come protagonista in un film, ma ho avuto la fortuna di poterlo fare ogni giorno accanto alla mia migliore amica. Dato che è molto esperta averla accanto è stata una sicurezza in più per me, ho imparato molto sul lavoro perché la mia migliore amica era lì, potevo chiederle come funzionavano le cose.
“…ho avuto la fortuna di poterlo fare ogni giorno accanto alla mia migliore amica”.
“Been So Long” è stata definita come la risposta di Camden Town a “La La Land”: cosa ne pensi?
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Penso che siano due progetti molto diversi. Anche se non conosco nessuno dei dettagli riguardanti “La La Land”, so che “Been So Long” è stato in lavorazione circa un decennio, tra le varie cose, quindi risulta divertente che questi film escano più o meno negli stessi anni e, come spesso accade con i musical, si tende ad usarne uno come esempio per convalidare gli altri, ma io li vedo indipendenti e unici. Ho visto “La La Land” e mi è piaciuto: ho pensato che fosse fantastico.
Hai avuto la possibilità di vedere la versione teatrale di “Been So Long” in passato?
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Non l’ho visto a teatro, ma conosco lo sceneggiatore e conosco Arinzé Kene, che interpreta Raymond.
Com’è stato lavorare su un progetto che mostra così bene lo spirito di Camden Town e, in realtà, di tutta Londra?
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Mi è piaciuto vedere questo lato di Londra ed essere parte di un progetto che mostra questo particolare volto della città al mondo.
Potrei sbagliarmi, ma non è stato girato interamente a Camden, giusto? È stato girato anche vicino ad Angel.
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Esatto. Abbiamo girato a Camden, ma anche nella zona Est di Londra e qualche scena in studio. Ad esempio, la mia scena folle era stata girata in uno studio. È stato così divertente.
Come descriveresti in parole il film?
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A parole, direi che il film è sorprendente, divertente e confortante.
“Sorprendente, divertente e confortante”
A livello vocale come hai lavorato su Yvonne, sul suo modo di cantare e anche sul suo modo di ballare?
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Volevo essere sicura che Yvonne fosse abbastanza libera fisicamente. A volte ho la sensazione che, quando proviamo a trasferire qualcosa dal palco al grande schermo, si perda la fisicità, la mobilità di un personaggio, che personalmente è un aspetto che mi diverte molto. Yvonne è connessa a ogni singola parte del suo corpo, vive tutto ciò che le capita dalla testa ai piedi, quindi lavorare su di lei è stato divertente. C’erano prove su prove, sia di canto che di danza, sempre. Quando ho visto il film, ho pensato: “Dov’è tutta la danza che mi hanno fatto fare?! Perché non è nel film?”.
Così mi sono preparata per Yvonne, che volevo avesse un che di felino. Proprio come un gatto, può essere piuttosto imprevedibile.
Sì, il suo personaggio appare proprio come un gatto: spinge via le persone quando si sente minacciata.
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Sì! Sono molto contenta che si noti.
Hai vissuto qualche sfida particolare in questo personaggio?
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Oh, no.
Quello che ho trovato liberatorio era la sua fiducia e il coraggio nel vivere la propria sessualità, il modo di vivere la propria intimità essendo una donna sessualmente attiva. Mi è piaciuto vedere una donna così, mandare un messaggio positivo nel vivere la propria sfera intima e di body positivity, perché sento che ci sono ancora molti tabù su questo e sulle donne in generale. È stato divertente perché quando ho girato il film non avevo un fidanzato, mentre ora sì: è venuto a vedere il film con me e prima non mi sarebbe importato, ma con lui accanto ho pensato: “Oh, come lo farà sentire?”
È stato bellissimo; anche lui è un attore, quindi ha capito quello che stavo facendo.
C’è una canzone in particolare che Yvonne canta: “Everyone can change”, in cui si percepisce come Yvonne stia mostrando in un certo senso le proprie insicurezze, dopo che è stata una figura di supporto per gli altri protagonisti per tutto il film. È un personaggio molto forte e una canzone così dolce indirizzata a sua sorella ti fa chiedere se non stia anche parlando a se stessa. Cosa ne pensi?
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Sono d’accordo. È così bello come la vita possa essere tutto, buona e cattiva, e sento che Yvonne ne ha una comprensione anche se non sa come articolarla. Quindi, in quella canzone, quello che volevo in modo particolare era avere l’opportunità di verbalizzare a me stessa che, se il mio percorso non funziona in questo momento, posso sempre cambiare. Yvonne può cambiare, chiunque può cambiare. E mi sembra che in quel contesto questa canzone dia un certo conforto ma la isoli anche, in un certo senso. È stata una canzone difficile da cantare perché avevo bisogno di farla suonare nel modo giusto: devi renderla bella, ma ci deve essere anche emozione. E come trasmetteresti l’emozione ad un pubblico? Ma sembra che il messaggio sia passato, quindi direi che funziona.
“Yvonne può cambiare, chiunque può cambiare”.
Qual è stato il tuo momento preferito nell’interpretare Yvonne?
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In particolare mi sono piaciute le unghie finte, le ciglia e i capelli tinti! Yvonne è eccentrica, tutto è una performance per lei, e mi è piaciuta quella parte. È stata stravagante in tutto, l’ho amato in Yvonne e dovrei curare questo aspetto di me stessa, ma mi piace dormire.
Penso sempre che nel tempo in cui mi sono fatta i capelli, le unghie e il makeup, avrei potuto riposare. Dormire è molto importante e per me è un richiamo costante! [ride]
Lavori anche a teatro. Che cosa ha il palcoscenico che il grande schermo non ha, e viceversa?
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Sul palco hai un rapporto con i corpi che sono nella stanza, il tuo pubblico. Perché ognuno ha reazioni diverse rispetto al film e quando sei in una commedia teatrale, e sconvolgi il pubblico, li senti sussultare. Oppure li fai ridere e ridono con te. È come un accordo, un contratto. Direi che questa è la differenza tra palcoscenico e schermo. E mi manca, mi manca lavorare per il cinema perché per tutto l’anno ho lavorato a teatro e, anche se ne sono grata, mi manca lo schermo.
Ti sembra in qualche modo più “vero“ recitare sul palcoscenico, che sullo schermo?
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Forse no.
Immagino che quando reciti sul palco si possa seguire una narrazione cronologica: inizi, segui il percorso dell’opera e poi finisci. Quando stai girando, invece, puoi dover filmare la scena finale il primo giorno di set. Quindi penso che sì, in questo senso potrebbe essere più vero, più umano, lavorare sul palco.
Che tipo di storie sogni di raccontare?
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Voglio fare fantasy, sci-fi e azione. Voglio andare nello spazio e voglio avere dei superpoteri. E vorrei anche fare dei film d’azione.
“Voglio fare fantasy, sci-fi e azione”.
Cosa c’è nel tuo futuro?
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Speriamo di poter lavorare sempre di più per il cinema, girare film e lavorare anche a teatro.
C’è qualche musical a cui vorresti partecipare?
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Ho sempre desiderato essere parte del cast di “Chicago” quando ero più giovane, ma non so se vorrei farlo ora.
Must-Have sul Set: Caramelle e acqua, per lavare via tutto lo zucchero che ho mangiato prima. E un buon libro.
Superpotere: Mi sembra di abbracciare bene, il mio è un abbraccio confortante. E se potessi avere un superpotere, sarebbe il teletrasporto: passiamo così tanto tempo su autobus, aerei e treni, mentre probabilmente avrei più tempo per fare le cose di cui stavo parlando prima, più tempo per farmi i capelli e per la manicure. Vorrei teletrasportarmi dal mio letto. Ad esempio ora fuori il clima è grigio e uggioso, e vorrei teletrasportarmi sulla spiaggia.
Epic Fail sul lavoro: Ero a scuola di recitazione, era il nostro spettacolo del terzo anno. Stavamo facendo questo spettacolo chiamato Shema ed io ero una lavandaia, quindi come costumi ci hanno dato queste gonne di cotone che erano state fissate sul retro, ma ci hanno anche dato delle sottovesti e grembiuli. Così un giorno ho deciso di non indossare la mia voluminosa sottoveste e la mia gonna si è slacciata, ma era ancora su grazie al grembiule. Quindi non avevo modo di notare che, dietro, la gonna aveva scoperto il mio fondoschiena e per l’intera sequenza in cui stavamo ballando e facendo giravolte ci siamo accorte che il pubblico era più vivace del solito, ma non capivo cosa stesse succedendo.
Mi sono voltata verso una mia amica e appena ha notato cosa non andava si è messa a ridere, è letteralmente scoppiata a ridere sguaiatamente! E io ho risposto: “Sei poco professionale, perché stai ridendo?” Così lei si è avvicinata, mi ha sollevato la gonna e coperto il fondoschiena, ed è stato allora che ho cominciato a ridere anche io. Era ridicolo! E poi il mio gruppo non ha mai smesso di parlarne, per tutto l’anno! Ma ho fatto un sacco di squat, quindi non è un problema perchè il mio sedere è bellissimo. Che epic fail, però… A ripensarci, avrei proprio dovuto mettere quella sottoveste!
“Mi sembra di abbracciare bene, il mio è un abbraccio confortante”.
La tua isola felice: La mia cucina. Non necessariamente perché mi piace cucinare tutto il tempo, ma semplicemente preferirei sedermi in cucina piuttosto che in salotto. È molto strano.
Poi vicino a dove vivo scorre il Tamigi. Per arrivarci devi attraversare un campo e alcune cose volte il terriccio fa un po’ schifo ma, una volta arrivata, è solo pace e un enorme campo. Stanno per costruirci delle case, quindi non potrò più andare ma è un luogo così tranquillo.
Accento preferito: Adoro l’accento degli Stati del Sud, quelli del profondo Sud degli Stati Uniti. Hanno tutti questa cadenza strascicata! Parlano così lentamente, penso che sia a causa del caldo, si può sentire il calore delle loro voci. Quattro anni fa ho preso parte ad una commedia ambientata a New Orleans nel 1836. Adesso diventerà un film e spero che mi chiederanno di farne parte!
Teatro
Cinema
Film preferito da bambina e adesso: “Mulan”! Non mi ero mai resa conto, quando ero giovane, del ruolo che la società gioca sulle donne ogni giorno e del motivo per cui ero così attratta da questa donna che, in fin dei conti, ha salvato suo padre dalla guerra ed ha salvato la Cina. È un personaggio fantastico. Solo quando cresci capisci che eri attratta da quel personaggio a causa di quella forza e del suo significato.
L’ho rivisto di recente su un aereo: stavo lavorando a New York e, sul volo di ritorno l’ho guardato e piangevo, sono stata in lacrime per tutto il tempo! Tutte le canzoni, tutte le parole… Come film è davvero profondo.
Il mio film preferito ora, quello che guarderei all’infinito, è “Tina – What’s Love Got to Do with It” su Tina Turner, e Tina è stata incredibile. Mi piacciono un sacco di film d’azione, penso che sia terapeutico, se hai una brutta giornata guarda un film in cui si fanno esplodere delle cose. Ma sto pensando, “Quanti film d’azione con protagoniste donne conosco?” Credo di doverne scrivere uno.
Parola preferita: Yuur. Ho un amico che ha trasformato la parola “sì” (yes) in “yuur” e adoro il modo in cui suona, oltre che il modo in cui mi fa sentire. Penso sia una bellissima parola.
Personaggio che vorresti essere: Ursula di “La Sirenetta“, sarebbe divertente! Mi piacerebbe.
Emoji preferito: 🤔
L’ultimo binge-watch: “American Gods”, l’anno scorso ho fatto una trasmissione radiofonica per Neil Gaiman e tutti stavano parlando dei libri. Ma poi il mese scorso ho pensato: “Dai, vediamo questo American Gods” ed è incredibile! Questo è il tipo di cose che voglio fare.
Cosa hai già spuntato dalla lista dei desideri: Lavorare con Steven Spielberg. È divertente quando la vita prende queste pieghe inaspettate.
Non era la parte che immaginavo, ma l’ho incontrato, mi ha inserito in un suo film: non è stato un ruolo importante, ma ho avuto modo di conversare con lui e alcune persone sono semplicemente magiche. Questa è sicuramente una cosa che mi sono affrettata a spuntare dalla lista! Non ho ancora viaggiato in business o in prima classe, ma vorrei farlo perchè mi hanno detto che è incredibile. Penso che ci sia questa assurda quantità di ricchezza nel mondo e solo poche persone possono accedervi, è assurdo: mi piacerebbe essere ricca, ma mi spaventa anche un po’ perchè se hai i soldi poi senti di doverli spendere.
Non mi importerebbe se qualcuno pagasse per il mio viaggio in prima classe, però! [ride]
Il tuo progetto dei sogni: Ci ho pensato molto. Immagino che, per la Mulan che è in me, il mio ruolo dei sogni sarebbe un personaggio simile a lei. Voglio far esplodere le cose, ma anche avere la capacità di cambiare il mondo proprio come farebbe Mulan. Penso che sarebbe un film più che un’opera teatrale.
Oppure un ruolo alla Viola Davis, sul genere del suo personaggio in “How to get away with murder“. È incredibile: un personaggio forte, ma c’è anche una vena tragica in lei. Quello sicuramente sarebbe un progetto da sogno. Avendo anche l’opportunità di incontrare persone che comprendono questa visione, penso che sarebbe divertente.
“Voglio far esplodere le cose, ma anche avere la capacità di cambiare il mondo proprio come farebbe Mulan”.
La cosa più bella nel girare “Been So Long”: Ricordo che alcuni giorni, mentre stavano cambiando le luci o cose del genere, io e George [MacKay] abbiamo avuto queste conversazioni belle e profonde. George è una persona molto aperta, pensa a tutti. È sinceramente altruista e quelle conversazioni erano davvero belle. Mi piacerebbe molto lavorare ancora con George, mi piacerebbe lavorare di nuovo con lui molto presto perché è un attore incredibile e un meraviglioso essere umano.
Ops! Break Time
Snack Crush: Ci sono queste tortine di riso al sapore di mirtillo e vaniglia. Una volta che le mangi non riesci più a smettere, sono buonissime. Ho rifornito casa adesso, e porto anche dei pacchetti con me.
Dolci o popcorn: Dolci, ma non puoi mangiarne tanti prima che la bocca inizi ad avere qualcosa di strano, che sia impastata.
Dato che siamo italiani… Hawaiian pizza, sì o no? No! L’ananas sulla pizza non ha senso.
Photos by Johnny Carrano.
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