Shawn-Caulin Young rappresenta lo storytelling in tutte le sue forme; è attore, produttore, regista, sceneggiatore ed insegnante, ma non perde occasione per dire che non si smette (e non si dovrebbe smettere mai) di imparare.
Ci ha raccontato la sua esperienza come insegnante, i suoi progetti futuri e i segreti dell’ultimo e più difficile ruolo che abbia mai interpretato: Crystal in “Heart, Baby!” un film che racconta la vera storia di un prison boxer (pugile incarcerato) del Tennessee, George Lee Martin, che rifiuta l’opportunità di uscire di prigione e partecipare alle Olimpiadi del 1984, e del suo migliore amico Doc, che ha una crisi di fede dopo aver scoperto la scioccante ragione per cui George ha rifiutato il ritorno in libertà.
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Iniziamo con una domanda “semplice”: cosa ti ha spinto a diventare attore?
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Quando ero piccolo non ero il bambino più atletico, anzi, ero piccolo, gracile e non molto coordinato. Facevo fatica ad inserirmi e a sentirmi a mio agio, ho lottato molto per trovare il mio posto. Quando ho iniziato il liceo, ho scoperto la recitazione. Recitare mi ha dato modo di trovare la mia voce. Guardando indietro, credo che quella è stata la prima volta in cui mi sono sentito come se avessi qualcosa da dare. Recitare mi ha fatto sentire come se valessi qualcosa.
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Cosa significa per te essere uno storyteller?
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É la ragione per cui sono quello che sono oggi. Esplorare le vite e le storie dei miei simili mi ha insegnato a provare compassione ed empatia non solo nei confronti degli altri ma anche di me stesso. É ciò che mi spinge ad alzarmi dal letto al mattino. Credo che essere uno storyteller sia uno dei lavori più importanti e nobili al mondo. Gli storyteller mostrano alle persone cosa significa sentirsi felici, tristi, innamorati in tutte le sfumature. Siamo lo specchio per l’umanità. É attraverso le nostre storie che abbiamo l’unica abilità di inspirare, guarire, intrattenere e ricordare alle persone cosa significa sentirsi vivi.
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Attore, regista, produttore e insegnante, perché è importante per te essere tutto ciò al contrario di dedicarti solamente ad una di queste professioni?
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Per me, sono tutte una cosa sola. Di certo richiedono un bagaglio di competenze e conoscenze diverse ma alla fine della giornata sono tutte una forma di storytelling. Il mio obbiettivo è di essere il miglior storyteller che posso essere grado di essere. Punto. Non credo nel limitare me stesso per come posso esprimermi e presentarmi al mondo. Detto questo, ho ancora molto da imparare!
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Di quale libro ti piacerebbe fare un adattamento cinematografico?
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Oh, è una scelta tosta. Credo che dovrei dire “L’Alchimista” scritto da Paulo Coelho. É uno dei miei libri preferiti. Lo adoro perché è una storia perfetta di autoliberazione.
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Come insegnante, qual è la prima cosa che dici ogni volta che inizi ad insegnare ad una persona nuova? Il ricordo più bello che hai dell’esperienza di insegnante?
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La prima cosa che dico è qualcosa del tipo “Sono qui per aiutarti nel trovare l’espressione più autentica di te stesso. Ti posso mettere alla prova, ma non è perché voglio avere ragione, è perché voglio che tu trovi la versione più reale e calma di te stesso nel momento. É qui che tu non stai più recitando ma stai esistendo”. Il mio ricordo più bello dell’insegnamento risale a qualche anno fa quando stavo lavorando in un campeggio per bambini. C’era questo bambino diversamente abile davvero talentuoso. Era così una fonte d’ispirazione perché a differenza degli altri bambini, non importava cosa richiedessero la storia o il momento, lui c’era sempre, pronto ad andare oltre i suoi limiti. Non era spaventato di lasciarci vedere chi era dentro. Il giorno seguente, mi si avvicinò dopo la lezione e mi diede un regalo. Poi mi abbracciò e mi disse “mi hai aiutato a sognare di nuovo”. Inutile dirlo, sono scoppiato in lacrime e singhiozzavo disperatamente. Credo che nulla potrà mai superare quel momento.
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Di “True Detective”, sappiamo che non puoi dirci molto, ma visto che siamo grandi fan, puoi raccontarci qualcosa riguardo la nuova stagione? Eri un fan prima di entrare a far parte del cast? Com’era l’atmosfera sul set?
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Sono un grande fan della serie, particolarmente della prima stagione. Quando ho saputo di essere stato preso, la mia testa è quasi esplosa dall’entusiasmo! Tutto quello che posso dire è che la prossima stagione sarà niente in confronto a ciò che abbiamo visto in precedenza. É cruda e molto, molto veritiera. L’atmosfera sul set è magica. La dinamica del cast e della crew, in particolare tra Mahershala Ali e Stephen Dorff, è fuori da questo mondo. Credo che possa essere per ora la miglior stagione.
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In “Heart, Baby!” come ti sei preparato per la parte di Crystal? E più in generale, segui qualche preciso step quando ti stai per approcciare ad un personaggio oppure ogni volta è un’esperienza completamente diversa?
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Ogni ruolo è diverso e ognuno richiede un suo tempo per prepararlo. Gran parte di ciò che faccio come da attore è al momento. É fatto alla giornata. Quindi non posso stabilire un momento o come dirò una specifica battuta, ma posso scoprire chi sono come quella persona che sto impersonando. La preparazione per il ruolo di Crystal in “Heart, Baby!” è stata probabilmente la cosa più difficile e folle che abbia mai fatto. Ho lavorato sulla parte per più di 6 mesi prima che cominciassimo a girare. Al fine di cogliere a pieno la sua complessa identità femminile, ho fatto di tutto per riuscire a comprendere com’era effettivamente camminare in delle scarpe da donna intrappolato in un corpo maschile. Ho iniziato il mio processo intervistando molti dei miei amici trans-gender e persone che avevano conosciuto Crystal per comprendere meglio le sue insicurezze e i suoi punti di vista sulla vita, sull’amore e sulla fede. É da qui che ho costruito la base del personaggio di Crystal.
Ho lavorato con membri della facoltà di recitazione e movimento alla mia Alma Mater, la “The Hartt School”; ho studiato etichetta, postura e le tecniche di camminata dalla ex Miss America; praticavo vocalizzazione femminile ogni giorno e studiavo privatamente con l’acting guru Larry Moss. Mi sono immerso così profondamente nel ruolo che ho addirittura cambiato il mio aspetto fisico con extension ai capelli e con ciglia finte, mi sono fatto crescere le unghie per 6 mesi e ho lavorato con un personal trainer per perdere 11 kg. Ho anche reso femminili alcune parti del mio volto con trattamenti cosmetici.
“…è stata forse la cosa più difficile e folle che abbia mai fatto.”
“Ho vissuto la mia vita come una donna durante gran parte del processo.”
Ho vissuto la mia vita come una donna durante gran parte del processo. Volevo essere più rilassato possibile quando fosse arrivato il momento di girare. Non volevo essere un qualunque attore che interpretava Crystal, volevo impersonare Crystal con la stessa libertà e totalità in cui interpreto me stesso. Detto ciò, Crystal è veramente tornata in vita grazie al talento di molte persone, come Robin Matthews, vincitore dell’Academy Award per il miglior make-up, Yolanda Mercadel, la diva dell’hair-style, Claire Breaux, straordinaria costume designer, e i loro rispettivi team. Il mio tempo vissuto come Crystal mi ha lasciato sia meravigliato sia sconvolto. Sono giunto ad alcune scoperte profonde riguardo l’identificazione e l’espressione di genere e sui pregiudizi della società nei confronti delle trans-donne. Ho fatto esperienza di una notevole liberazione dai modi in cui prima definivo me stesso…ma ora guardo con stupore alla discriminazione, all’oggettivazione, alla degradazione, alla solitudine e al pericolo che tante donne affrontano ogni giorno.
Spero che il tempo e la dedizione che ho dato a questo ruolo porti un po’ di consapevolezza su queste questioni.
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In che modo, se ce n’è uno, ci si sente differenti nell’essere parte di un progetto che porta sullo schermo qualcosa che è veramente successo?
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É un onore a dir poco, ma è diverso rispetto agli altri progetti per via della responsabilità che hai nei confronti delle persone che l’hanno vissuta. Il mio lavoro era onorare Crystal e tutti gli uomini e donne che hanno vissuto questa storia. Ogni sofferenza o sconforto che ho potuto provare nel processo svanisce a confronto di tutto quello che lei o i compagni detenuti hanno provato.
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Se potessi descrivere “Heart, Baby!” in una sola parola, quale sarebbe?
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Amore.
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Il tuo must-have sul set?
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Pazienza, musica, allegria…. e un sacco di drink energetici senza zucchero UPTIME.
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Un’epic-fail sul lavoro?
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Stavo lavorando alla serie Netflix “Godless“; il mio personaggio era un pioniere norvegese che stava conducendo buoi e una carrozza per l’America sud-occidentale. Durante la prima ripresa, mi sono talmente innervosito che invece di condurre i buoi, i buoi hanno condotto me! Nella mia testa dicevo, “Ci siamo Shawn… stai per morire! E se non muori, sarai sicuramente licenziato!”. Fortunatamente, non è successa nessuna delle due cose. Grazie a Dio avevo un ottimo supporto fornito da addestratori di animali e assistenti sul set che insieme mi hanno fatto stare al sicuro e aiutato a farcela!
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Il tuo film italiano preferito?
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“La vita è bella”.
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L’ultimo binge-watch?
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“Here and Now – Una famiglia americana” della HBO.
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La cosa più bella mentre giravi “True Detective” e “Heart, Baby!”?
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La crew. Non fraintendetemi, adoro i miei colleghi attori e tutti, ma è sempre la crew che adoro di più. Loro fanno il vero lavoro. Sono sempre i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene. Senza uno ed ognuno di loro, nessuna storia potrebbe realizzarsi.
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Cosa ti riserva il futuro?
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In questo momento sto per finire la scrittura al mio debutto da regista, “Standstill”. É un corto che ho scritto, diretto e prodotto e che tratta di un giorno della vita di una giovane donna vittima del traffico di persone in America. É un pezzo molto forte che sta per essere sviluppato in un lungometraggio.
Credit Photos: Umberto Mantineo