Nell’inebriante mondo delle fragranze, in cui i profumi raccontano storie ed evocano emozioni, Sonia Constant si distingue come una profumiera visionaria e pioniera. La sua passione profonda per le fragranze è sbocciata in una carriera segnata dalla creatività e dalla resilienza: con alle spalle una formazione di prestigio presso la scuola di Givaudan, Sonia ha seguito la sua strada fondando il suo brand, Ella K, nel 2018.
In occasione del lancio dell’ultima creazione di Ella K, il profumo Amber K, Sonia e io abbiamo chiacchierato delle sue esperienze di vita e carriera e della sua visione del mondo, esplorando il viaggio che sta facendo, le sfide che ha dovuto affrontare in quanto donna nell’industria profumiera, e la sua visione per un futuro del settore più inclusivo.
Qual è la tua prima memoria olfattiva?
È il profumo di mia madre, ovviamente, ricordo che indossava sempre profumi alla rosa.
Poi, anche l’erba appena tagliata da mio padre nel nostro giardino.
Sei un’esperta nell’industria profumiera. Quando hai realizzato che questo sarebbe stato il percorso giusto per te?
Quando ho frequentato il mio primo corso in Givaudan, l’azienda profumiera numero uno al mondo: lì ho capito che era il lavoro dei miei sogni. Non avevo dubbi, da appena entrata nella scuola.
E la tua passione per i profumi da dove deriva?
Ricordo che quando ero piccola mio padre mi sgridava spesso perché mescolavo i campioncini di profumo [ride]. Anche i miei nonni mi dicono che quando ero bambina adoravo andare a visitare i giardini, fare passeggiate nella natura, andare dal fioraio: la mia prima parola è stata “fleur” (fiore). Poi ad un certo punto ho iniziato a scrivere poesie, e c’è un testo che ho scritto da piccolissima in cui parlavo di profumi, fiori, odori. Quindi a quanto pare questa passione è sempre strada dentro di me.
Qual è stato il più grande ostacolo che hai dovuto superare durante il tuo percorso?
Essere una donna in questo settore. Noi donne dobbiamo sempre controprovare il nostro talento: dobbiamo essere grandi il doppio degli uomini per esistere. Quando sono uscita dalla scuola di profumeria, le porte si sono aperte istantaneamente per i miei colleghi uomini, mentre io ho dovuto lavorare sodo su altri piccoli progetti e crescere lentamente, poco per volta. È stato complicato.
Quando ho fondato il mio brand, ero – e sono ancora – l’unica donna ad aver creato il proprio brand di profumi. Soffriamo della sindrome dell’impostore, secondo me, quindi ci vuole molto coraggio per affrontare un percorso che è lungo il doppio rispetto a quello degli uomini.
Ma tu ce l’hai fatta. Questo secondo te significa che l’industria sta cambiando in termini di inclusività e rappresentazione femminile?
Ce l’ho fatta, sì, quindi sto un po’ spianando la strada per le altre donne. Eppure, ho creato Ella K nel 2018 e da allora nessuna donna ha seguito la mia strada, mentre quando Francis Kurkdjian ha fondato il suo brand nel 2007, quindi quasi dieci anni prima di me, è stato effettivamente imitato da altri profumieri che hanno seguito il suo esempio creandone di loro.
Le donne sono spaventate, credono di non essere capaci, di non essere abbastanza. La sindrome dell’impostore è molto comune, soprattutto tra le donne più adulte, che credono sia troppo tardi per loro o pensano che non valga la pena rischiare in questo settore creando un proprio brand e assumendosene tutte le responsabilità. Sai, quando crei il tuo brand, se è un fallimento è colpa tua perché non sei solo il profumiere, ma sei anche il direttore artistico, quindi dipende tutto da te e devi essere forte.
Che peccato, perché ci sono così tante profumiere di talento al mondo.

“Le donne sono spaventate, credono di non essere capaci, di non essere abbastanza”
Le fragranze di Ella K raccontano viaggi olfattivi unici, che corrispondono ai tuoi viaggi “veri” con la Leica al tuo fianco. Dici che durante questi viaggi, crei “uno spazio mentale in miniatura” per catturare profumi sconosciuti che poi in seguito analizzi. Come funziona esattamente questo processo?
Allora, quando viaggio, porto con me un bicchiere speciale che ha un piccolo buco sul fondo. Quando trovo un fiore con un odore interessante, lo isolo con il bicchiere, inserisco nel buco un tubicino che finisce con un filtro appartenente ad una piccola macchina di pompaggio. La macchina pompa le molecole dal fiore al filtro che dopo due ore sarà saturo. A questo punto, posso portare il filtro in laboratorio, dove analizzano il profumo del fiore o di qualsiasi cosa emani un odore, come tabacco, tè.
Sei anche una chimica?
No, non lo sono. Questo sistema, che si chiama Scent Trek®, è brevettato da Givaudan e io ho sempre bisogno di chimici che analizzino le molecole. A volte, però, alcune di queste molecole non sono conosciute o riconoscibili, quindi deve entrare in gioco l’immaginazione del profumiere per dargli un nome e una personalità. È come un dipinto Impressionista, naturale, ma con il prisma della visione.
Scent Trek® non è solo un sistema di riconoscimento del fiore, è anche la mia visione, l’atmosfera. Mi piace paragonare la sinestesia, ovvero la traslazione di un senso in un altro senso, con il mio lavoro: Scent Trek® misto ai sentimenti suscitati dall’atmosfera.
Ne “I fiori del male”, Baudelaire dice: “Les parfums, les couleurs et les sons se répondent”, gli odori, i colori e i sensi si rispondono. È così che descriverei il mio processo di creazione.
È super affascinante.
Parlando ora del tuo ultimo profumo, Amber K: nasce da un tuo viaggio a Punta Cana e dal desiderio di catturare l’essenza della pelle dell’amato. Come hai tradotto questo concetto in un profumo?
Durante quel viaggio, il mio compagno non era con me, in quel momento ci eravamo lasciati, ma io volevo catturare il suo odore per portarlo sempre co me. L’ispirazione è nata da questo bisogno. Quindi, per Amber K, tramite Scent Trek® ho estratto l’odore della pelle del mio compagno e l’ho mescolato con gli odori di Punta Cana, ovvero una combinazione di tabacco, sigari, e spider lily, che sono dei bellissimi fiori bianchi il cui odore ricorda un po’ la vaniglia e il cacao. Nella formulazione, poi, ho anche aggiunto cacao vero e fave di tonka. Volevo creare qualcosa di sensuale, un profumo che raccontasse la storia di una donna che si sente triste perché ha rotto con il suo amato, ma è resiliente e fiduciosa che si innamorerà di nuovo.
Infatti, le note di Amber K evocano un contrasto tra dolcezza e profondità, femminilità e forza. Cosa credi che renda questa fragranza unica?
Il fatto che sia molto semplice, che la sua formula sia essenziale, solo una combinazione di tabacco, cacao e “pelle umana”. Sai, la pelle del mio compagno è pazzesca perché lui non fuma e non beve, quindi ha un odore buonissimo, mi ricorda un croissant appena sfornato, burrosa e dolce. Questo elemento dona un tocco molto specifico alla fragranza.
Inoltre, Amber K è la prima fragranza ambrata che ho creato per il brand, anche se non ho utilizzato la classica ambra, piuttosto una versione moderna: ho usato Ambrofix, che è un ingrediente legnoso molto moderno prodotto da Givaudan.
Tra passato, presente e futuro dove collocheresti questa fragranza?
La collocherei nel passato, perché è stata ispirata da un viaggio che ho fatto nel passato in un momento del passato in cui io e il mio partner non stavamo insieme e che non riguarda il presente (ora stiamo di nuovo insieme). Mi ricorda come ho attraversato quel momento difficile con grande forza.
Amber K è come un avatar: è te, ma una versione più forte e migliore di te.

“una combinazione di tabacco, cacao e ‘pelle umana‘”

Qual è stata la scoperta olfattiva più sorprendente che hai fatto grazie al tuo lavoro?
La capacità degli ingredienti di evocare emozioni. Quando ho iniziato a fare questo lavoro, ero affascinata dal fenomeno; ora, so quasi tutto quello che c’è da sapere, ogni accordo è schedato nella mia testa, ma all’inizio è stato come scoprire per la prima volta che il giallo e il blu mescolati danno il verde, era magia. Infatti, ti senti come un piccolo mago che all’improvviso capisce alcuni misteri della vita che in pochissimi conoscono – capisci che hai la possibilità di far innamorare le persone attraverso una tua creazione. A me, per esempio, basta anche solo l’odore di un uomo a farmi innamorare di lui, quindi sento di avere il potere di rendere le persone più desiderabili con un semplice “spruzzo”.
Mi piace essere una maga buona che porta gioia o sensualità alle persone.
Sì, credo sia un potere straordinario, che include anche evocare ricordi e connettere le persone.
Qual è stata l’ultima cosa che hai scoperto su te stessa, invece, grazie al tuo lavoro?
Ho scoperto quanto sia difficile. È un percorso lunghissimo e a prescindere da quanto lavori sodo e da quanta passione hai, devi essere molto forte e umile. In questo campo ci sarà sempre qualcuno pronto a criticarti, quindi devi essere molto coraggioso.
Quali sogni e speranze hai per il futuro?
Sogno e spero di continuare a sviluppare Ella K, anche in altri Paesi come il Sud America, e di continuare a condividere la mia storia e la mia visione del mondo. Insomma, vorrei che il brand cresca ma resti comunque di nicchia.

Come dicevi, Amber K rappresenta una donna forte e sicura di sé, che crede in sé stessa e nel suo potenziale. Cosa significa per te sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Per me, ti senti forte quando sei allineato con chi sei veramente. Se segui la tua strada, ti sentirai bene nella tua pelle.
Credo sia importante anche avere sane abitudini quotidiane: mangiare cibo sano, fare sport e meditare. Io mi sento molto meglio nella mia pelle ora a 46 anni di quando ne avevo 20, e penso dipenda anche dal cibo che mangio, dalla meditazione e lo yoga che pratico e dalla maggiore consapevolezza che ho di me stessa. Quando sei giovane, sei ancora alla ricerca di un’identità, e quando la trovi, ti allinei con chi sei davvero e diventi più sicuro nel tuo corpo.
E qual è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Sai, prima parlavamo di quanto la mia sia una professione prettamente al maschile, quindi fare il lavoro che faccio è stato il mio più grande atto di ribellione. Voglio avere qualità nel mio brand, tante donne in squadra, per poter contribuire ad un cambiamento nel settore.
Qual è la tua più grande paura?
Che qualcosa possa accadere ai miei bambini. È l’unico evento che mi devasterebbe davvero – potrei sopravvivere a qualsiasi altra cosa, perdere il lavoro, perdere soldi, ma il pensiero dei miei figli che soffrono è insopportabile.
Qual è la tua isola felice?
È dentro di me, quando medito, quando la mia anima si separa dal corpo e mi sembra di levitare. Puoi andare dove vuoi con la mente il quel momento, è un po’ come dopo un orgasmo, quella sensazione di distacco dal tuo corpo e di sospensione nell’aria.
È allora che la tua anima è libera.
Thanks to Negri Firman PR & Communication.
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