Nel vasto panorama delle discipline olistiche, le Costellazioni Familiari Original Hellinger rappresentano uno strumento potente per comprendere sé stessi e le proprie dinamiche interiori. Valentina Delise, costellatrice familiare e ideatrice di un metodo innovativo, è una “dispensatrice di felicità” che ho avuto il piacere di intervistare. Durante la nostra chiacchierata, mi ha spiegato in particolare come il suo approccio unisca il lavoro sulle costellazioni a un percorso che coinvolge mente, corpo e anima. “Se vuoi davvero trasformarti, non puoi lavorare solo su un piano: devi integrare il livello animico, fisico e mentale”: da questa visione nascono i suoi eventi esperienziali, come “The Circle”, che combina tecniche di meditazione, danza e visualizzazione, e “I Viaggi della Farfalla”, weekend di benessere pensati per accompagnare le persone in un percorso di consapevolezza profonda.
Ma il cammino che l’ha portata fino a dove si trova ora non è stato privo di sfide. Valentina ha dovuto attraversare momenti di grande difficoltà, tra perdite familiari, crisi personali ed economiche, fino a trovare la propria strada. Una strada fatta di ricerca, di studio e di un desiderio profondo di aiutare gli altri a raggiungere la consapevolezza e la pace interiore.

Dato che sei una “dispensatrice di felicità”, qual è il tuo primo ricordo felice?
Sai, da piccola non mi capacitavo di come mai le persone adulte non fossero mai felici, piuttosto sempre tristi e arrabbiate. Ho dei genitori abbastanza conosciuti a Roma, nel “mondo della notte”, quello patinato, e quindi crescendo mi sono creata un’immagine che potesse rientrare in quel mondo, ovvero quella di una donna super figa, che però nella realtà aveva un grandissimo buco interiore. Questo buco mi faceva andare sempre più in basso, fin quando poi non è arrivata la malattia di mia madre: a quel punto, ho iniziato a svegliarmi. Ero una viziata, avevo tutto, facevo ciò che volevo, e quando mia madre si è ammalata è stato come se mi fossi svegliata da un sogno per passare ad un incubo. Dopo la morte di mia madre, sono caduta ancora di più nel baratro: nel giro di due anni, mi sono ritrovata a perdere tutti i soldi che avevo a causa di una seconda società che avevo avviato con un mio carissimo amico che mi stava derubando, e in più avevo una relazione tossica con un narcisista. A quel punto, mi sono fermata e ho iniziato a cercare qualcosa che mi potesse aiutare a uscire fuori dal baratro.
Forse il primo sorriso, il mio primo accenno di felicità, è stato il giorno in cui ho fatto il mio primo Cerchio. È stata la volta che ho visto uno spiraglio di luce nella situazione in cui mi trovavo.
Hai scoperto degli “ingredienti stupefacenti” per una vita più gioiosa. Quali sono questi ingredienti e come possono trasformare la vita di chi si affida a te?
Ci vogliono tre ingredienti importanti: prima di tutto, il coraggio di fermarsi e riconoscere di avere un problema; il secondo ingrediente è l’umiltà, necessaria per abbassare la testa e chiedere aiuto in un contesto difficile; il terzo è il desiderio. Le persone non desiderano più, non sanno più che cosa vuol dire. Quando vengono da me la prima volta, io alle persone faccio una domanda: “Cosa vuoi?”. La maggior parte delle persone non lo sa, ed ecco qui che entra in gioco l’“ikigai”, una parola giapponese che esprime il concetto del perché siamo al mondo, della nostra missione di vita. Forse oggi dovremmo fermarci e domandarci se il nostro lavoro può essere la nostra missione, se ci piace davvero quello che stiamo facendo. Una volta scoperto, apri le porte alla speranza, e qui entra in gioco un altro ingrediente, ovvero la fede. Se inizi ad avere fede che dopo il percorso che stai facendo c’è qualcosa di più grande che ti aspetta, allora diventa tutto molto più fluido.
E che cos’è la felicità duratura?
La felicità duratura è quando riesci ad equilibrare due frequenze: un’ottava più alta e un’ottava più bassa. Immagina che ti dicano che hai vinto il premio Pulitzer e inizi ad esternare la felicità che provi, a chiamare tutti, eccetera: per una legge di compensazione, più vai su e più per forza dovrai scendere giù. Ma qual è il movimento da assecondare quando sei felice? È un movimento interiore: l’esplosione deve essere interna, invece noi viviamo nell’esteriorità. Quando inizi a farti delle domande differenti, avrai delle risposte differenti. Io credo che le parole creino la tua realtà: se inizi a cambiare le parole, inizi a cambiare la tua realtà, se inizi ad osservare durante la giornata quali parole usi, ti renderai conto di quanto magari parli negativamente di determinate cose, che ti ritornano, poi.
Ho creato un Diario apposito per questo viaggio, perché quando vieni da me tu non lavori solo con me, ma anche con te stesso: io ti do i “compiti a casa”, ovvero degli esercizi propedeutici che ti fanno capire dov’è il problema, e lì inizi a conoscerti. Ogni giorno per sei mesi compili un foglio dove dovrai rispondere a domande sempre uguali, finché poi non troverai degli altri esercizi più avanti dove vai a scardinare alcuni punti salienti del tuo io interiore, magari elencando cose per cui sei grata, l’opposto di quello che pensi guardandoti allo specchio, eccetera.
In questo modo, con questi esercizi, impari ad aprirti e anche ad accettarti.

“Io credo che le parole creino la tua realtà: se inizi a cambiare le parole, inizi a cambiare la tua realtà”
Anche sforzandoti di scrivere cose che non pensi? Come l’opposto di quello che vedi guardandoti allo specchio?
Esatto. Lavoro anche sul tema delle “affermazioni potenti” per scardinare le false credenze. Facendo questo esercizio ti accorgi di quanto alcune frasi che pronunci in realtà stonano, di quello che dici e quello che non riesci a dire perché non ti permetti di dirlo, forse perché tuo padre e tua madre ti hanno detto che non te lo potevi permettere.
Non dimentichiamoci che viviamo in uno stato cattolico, dove “sacrificio” è uguale a “felicità” e se ti sacrifichi significa che sarai felice… Ma chi l’ha detto?
Infatti, io mi ritrovo spesso a pensare che la felicità devo meritarmela.
Ecco e invece non è vero. Se scardiniamo quel tipo di credenze lì, è già un grande passo avanti.
Ma secondo te il cambiamento personale può influenzare quello collettivo? In che modo una maggiore consapevolezza individuale può portare a un mondo più armonioso e positivo?
Una bellissima domanda, mi emoziona moltissimo. Rispondo partendo con una cosa che ci raccontò Bert Ellinger.
Ellinger è stato un grande teologo e un giorno scrisse un articolo che si intitolava “Anche Hitler è stato un bambino”, per cui poi fu cacciato da Berlino. La questione era: chi è che crea le guerre? Le guerre le creano le persone, nate ovviamente all’interno di un sistema familiare. La pace, quindi, non può che nascere all’interno del sistema familiare stesso. Come possiamo parlare di pace se proviamo odio per la nostra famiglia, per i nostri genitori che ci hanno dato la vita? Noi siamo in questo mondo grazie a loro, a prescindere da quello che hanno fatto, e solo per questo dovremmo ringraziarli e trovare quella spinta del perdono e della gratitudine. Allora immaginiamoci un mondo in cui nelle famiglie c’è la pace: non esisterebbero le guerre, non ci sarebbe modo di creare una guerra, perché la guerra è interna ad ognuno di noi.
Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stessa grazie al tuo lavoro?
Assolutamente. Io ho vissuto una vita da vittima, non mi sono mai valorizzata, non avevo autostima, ero la bambina di cui dicevano “è tanto brava ma si applica poco”, ero dislessica, ero discalcula. Col tempo, sono cambiata e ho conosciuto tanti aspetti di me, ho cominciato a scrivere dei blog, ho riscoperto anche delle mie passioni, la danza per esempio. La mia sicurezza è stata uno dei regali più grandi che mi sia concessa nel mio percorso: io ero quella che aveva paura di parlare in pubblico, mentre oggi faccio video, parlo davanti a platee di 70/80 persone, insomma ho tirato fuori quello che già avevo dentro e non sapevo di avere. Sai, noi siamo fatti di energia, abbiamo dei punti di energia molto potenti nel nostro corpo che si chiamano chakra e che spesso sono bloccati; quando inizi a fare dei lavori spirituali, è come se il flusso d’energia ricominciasse a fluire in tutto il corpo, ed è questo che genera creatività, purezza mentale, coraggio, visioni.
E qual è la tua più grande fonte di ispirazione, sia nella vita lavorativa che in quella quotidiana?
Mi ha aiutato tantissimo osservare la moglie di Bert Hellinger, Sofia Hellinger: lei è quella che ha aperto la scuola, perché Bert era lo scienziato dell’amore, ma non aveva nessuna intenzione di creare nessuna scuola e non ci sarebbe stato nessun Costellatore se non fosse stato per Sofia. Stare accanto a un uomo di così tanto spessore non è una cosa facile, perché vieni sempre messa al secondo posto, ma è riuscita benissimo a non farsi oscurare. Per questo è stata fonte di grandissima ispirazione per me.

Qual è stato il tuo più grande atto di coraggio?
Lasciare l’uomo con cui sono stata per dieci anni. Gli voglio bene ancora, continuiamo a sentirci, ma è stata per me una delle cose più difficili da fare.
E il tuo più grande atto di ribellione?
Ce ne sono stati diversi. Prima di tutto, andare contro mio padre e il suo pensiero, sentendomi abbastanza sola ma allo stesso tempo nel giusto. Poi, anche uscire fuori da un gruppo di amici con varie forme di dipendenza, da sostanze comprese, il che penso mi abbia salvato la vita.
Qual è la tua più grande paura?
Un tempo ti avrei risposto la paura di rimanere da sola, ma due anni fa mi è successa una cosa molto importante, una relazione. Secondo me la relazione è uno dei modi più veloci per evolversi, perché l’altro ti fa vedere esattamente tutto ciò che non vuoi. Oggi ti direi non ho paura di nulla: tutto quello che viene lo accolgo.
Oggi mi stanno succedendo delle cose che un tempo mi avrebbero messo paura, ma che oggi mi scivolano addosso.
Invece qual è per te il significato di stare bene nella propria pelle?
Bellissima frase. La prima cosa che mi viene in mente è che la pelle rappresenta il nostro primo strato, e io mi vedo bella a prescindere dalle rughe, e questo è anche un passaggio importante che sto attraversando. Ho quasi 50 anni e riconosco che ogni anno c’è qualcosa di me che cambia, anche a livello ormonale, il che per noi donne è qualcosa di potentissimo che può farti uscire di testa se non sei ben radicata. Io mi sento bene nella mia pelle perché sto accogliendo tutto ciò che mi arriva con benevolenza e non con ansia o con paura o sentendomi “diversa”.
E qual è l’ultima cosa o l’ultima persona che ti ha fatto sorridere?
Il mio compagno attuale, lui mi fa sorridere, è buffo. Anche una cara amica, una mia cliente, che ho conosciuto però da poco, e che è entrata nella mia vita e mi fa tanto ridere. Lei mi ricorda tanto com’ero io, un “grande giullare di corte”. Sai, quando ero più giovane il mio soprannome era Sally, ero sempre dappertutto, facevo ridere tutti, perché la mia indole è questa e oggi non è cambiata, ma si è fusa con una versione di me più matura. Quando rivedo in altri quel tipo di euforia, capisco che può esserci tanto dolore dietro.
Qual è la tua isola felice?
Io sono Sagittario, ho difficoltà a stazionare. Direi però che la mia isola felice è il posto in cui decido di stare in un certo momento. Fino a pochi anni fa io vivevo con mio padre nella sua villa a Fregene; da due anni, d’inverno mi trasferisco in una casa sulla spiaggia, che in questo momento è la mia cuccia, l’habitat in cui mi sento bene.
La mia isola felice è il luogo in cui scelgo di trovarmi.
Thanks to Maicol Zambotti.
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