Abbiamo incontrato Wyatt Oleff nei panni di Stanley in “IT” e ora lo rincontreremo di nuovo come… Stanley, ma in “I am Not Okay With This“, la nuova serie originale Netflix.
Noi lo abbiamo anche incontrato a Los Angeles, in una location anni ’70, dove ci ha raccontato dei Stanley della sua vita, della sua ultima serie TV e del perché potrebbe essere perfetto per interpretare il nuovo Scott Pilgrim.
“I Am Not Okay With This” è tratta dall’omonima graphic novel di Charles Forsman, autore anche di “The End of the F***ing World”, mentre i produttori della serie sono gli stessi di “Stranger Things” e di “The End of the F***ing World”. Quindi, siamo pronti a scommettere che questa nuova serie sia destinata ad essere molto più che “Okay” per tutti noi!
Per questa “serie irriverente“, Wyatt si è riunito con Sophia Lillis, la sua co-protagonista in “IT”, la quale interpreta Syd, un’adolescente che scopre di avere abilità soprannaturali, e Stanley è il suo vicino che vuole il meglio per lei, descritto dall’attore stesso come un “moderno Duckie Dale“.
Per la nuova serie Netflix “I am not Okay with this”, hai ritrovato Sophia Lillis con cui avevi lavorato in “It”. Cosa puoi dirci di questo progetto, a parte il fatto che il tuo personaggio ha lo stesso nome?
Interpreterò solo Stanley per il resto della mia vita. [ride]
“I Am Not Okay With This” è una serie irriverente che racconta di Sydney, un’adolescente che scopre a malincuore di avere abilità supernaturali. La storia segue l’evolversi delle relazioni di Sydney ed esplora la sua psiche per cercare di capire cosa succede nella sua testa in seguito a tutti questi cambiamenti e scoperte.
Stanley, il mio personaggio, è così sfigato che è figo. È come un moderno Duckie Dale di “Bella in rosa” e ha un gran stile, è stato davvero divertente indossare tutti i suoi costumi di scena! Ma lui tiene molto a Sydney e vuole solo il meglio per lei e vive cercando di avere sempre un sorriso genuino.
“Interpreterò solo Stanley per il resto della mia vita”.
“…è così sfigato che è figo”.
Come hai lavorato con Sophia sulla costruzione della loro relazione?
La cosa divertente è che non abbiamo quasi dovuto lavorare su come creare il nostro rapporto nella serie, ci conosciamo così bene che ci siamo semplicemente fidati l’uno dell’altra e sapevamo cosa volevamo dall’altra persona durante le riprese. Ci sentiamo a nostro agio tra di noi, il che ci permette di recitare come veri amici nella serie e credo proprio che questo si percepisca guardandola. E vale anche per il resto del cast!
Quale aspetto di Stanley ti piace di più?
Direi che ciò che ammiro di più in Stanley è il suo sentirsi libero. Non gli interessa cosa pensano gli altri di lui, ed è sempre sé stesso al 100%. C’è qualcosa nel suo essere così libero che mi ispira ad essere me stesso a mia volta, invece di cercare di essere qualcun altro per fare colpo sulle persone.
“C’è qualcosa nel suo essere così libero che mi ispira ad essere me stesso a mia volta, invece di cercare di essere qualcun altro per fare colpo sulle persone”.
Nella serie dici: “Chi ha bisogno delle scarpe?” [“Shoes, who needs them?”], dove andresti a piedi nudi?
Decisamente non per strada, è un’idea terribile. Invece, se non ti togli le scarpe quando vai in spiaggia, sei destinato a non godertela al meglio, quindi andrei sicuramente scalzo in spiaggia.
Una serata fuori con Stanley, dove andresti?
Con Stanley andrei sicuramente al mercatino dell’usato. Ha un gusto nel vestire spettacolare e mi piacerebbe vedere cosa sceglierebbe per me. Sono sicuro che sarei immediatamente più figo!
Qual è invece il tuo personaggio preferito nella storia del cinema?
Ci sono davvero troppe opzioni. Non mi sono mai focalizzato molto su un personaggio preferito, piuttosto su un film o una storia. Ma direi che potrebbe essere Joker, come quello interpretato da Heath Ledger o da Joaquin Phoenix.
Per quanto riguarda “IT”, come ti sei preparato per il ruolo? Hai letto il libro prima di girare?
A dire il vero non avevo nemmeno il libro prima di girare il film. L’ho comprato che eravamo già a metà delle riprese e ho pensato “si, lo leggerò tutto quanto” ma alla fine avrò letto una sessantina di pagine e sono ancora lì.
Abbiamo intervistato Nicholas Hamilton e anche a lui abbiamo chiesto del libro e ha detto “mio dio, no. È troppo lungo”.
Ad essere onesti, ha ragione. È molto lungo. E dopo 60 pagine mi son detto che non ero pronto per una relazione a lungo termine con quel libro. Ma per il personaggio credo di aver adottato un approccio interessante: ho semplicemente creato una playlist di solo musica degli anni ‘80. Ero già interessato alla musica di quel periodo, e una volta ottenuto il ruolo in “It”, che si svolge proprio negli anni ‘80, ho unito le due cose e cominciato ad ascoltare solo quel genere di musica. La playlist l’ho creata in base a quello che pensavo avrebbe ascoltato Stanley e devo dire che è stato divertente come processo per entrare nel personaggio. E anche solo stare con tutti gli altri mi ha aiutato a calarmi nella parte: lavorando insieme abbiamo trovato sintonia con i nostri personaggi.
“…per il personaggio credo di aver adottato un approccio interessante: ho semplicemente creato una playlist di solo musica degli anni ‘80”.
Hai aggiornato la playlist per il secondo film?
No. Dato che era passato del tempo mi sono semplicemente immerso di nuovo nel mood della playlist come l’avevo creata due anni prima.
Com’era il mood sul set? Era cambiato qualcosa tra il primo e il secondo film?
Nel primo film eravamo più coinvolti, giravamo tutti insieme praticamente ogni giorno. Il secondo capitolo invece è meno focalizzato su di noi, di conseguenza entravamo e uscivamo dal set in continuazione. Ma l’energia è stata la stessa, Andy Muschietti ci mette sempre anima e corpo. Sembrava che le cose fossero cambiate ma in realtà nulla era cambiato davvero. Era solo un cast e alcuni membri della crew diversi. Non c’è stata molto differenza ma allo stesso tempo è stato è stato tutto diverso. Non so bene come descrivere questa strana sensazione.
E, a proposito del cast, come hai interagito con il tuo Stanley adulto?
Andy Bean interpreta Stanley da adulto e lui è una delle mie persone preferite in assoluto. Mi assomiglia in maniera spaventosa e penso che sia per questo che andiamo così d’accordo, ci rivediamo entrambi l’uno nell’altro. Lo ammiro. È come vedere me stesso nel futuro. È una persona davvero fantastica, ci prendiamo sempre in giro a vicenda. Abbiamo davvero un ottimo rapporto. Sul set, è capitato che mi chiedesse dei consigli sul “nostro” personaggio.
Qual è il tuo personaggio preferito di “It”?
Penso che il mio preferito sia probabilmente Ben Hanscom. È così carino e coccoloso. È il classico personaggio sempre presente per il proprio gruppo di amici. Non ha sempre una visione ottimistica, ma in un certo senso ce l’ha. E vuole davvero bene ai suoi amici.
Qual è stato il primo film horror che non ti ha fatto dormire la notte?
Non ricordo esattamente quale sia stato il primo ma recentemente è stato probabilmente “Noi” di Jordan Peele. Non so il perché, di certo non è il film più spaventoso che io abbia mai visto ma mi ha tenuto sveglio, e mi sono ritrovato a chiedermi, “E se adesso il mio Doppelgänger entrasse dalla porta?”. C’è stato un momento in cui mi sono svegliato e non riuscivo a riaddormentarmi per cui mi sono distratto con il telefono per almeno mezz’ora. Alla fine sono riuscito ad addormentarmi.
Grande schermo o piccolo schermo?
Penso che ogni mezzo sia valido per la narrazione di storie diverse. Per esempio, se stai cercando di raccontare una storia molto lunga, forse una serie temporalmente limitata su Hulu o Netflix sarebbe utile. Se invece vuoi raccontare una storia più breve e confinata nel tempo, allora il film è perfetto. In generale, direi il grande schermo, girare un film lo sento più vicino a me. Poi, per esempio, girare “I Am Not Okay With This” è stato sostanzialmente come fare un film, quindi direi che tutto dipende dalla storia e dal contesto.
“Penso che il mio preferito sia probabilmente Ben Hanscom. È così carino e coccoloso”.
Qual è il tuo accento preferito?
Ero in grado di replicare quello Scozzese, era davvero divertente ma adesso non ci riesco più. Ci sono troppe vocali e suoni da saltare ma sì, direi quello Scozzese.
L’ultimo Binge Watch?
“The End of the F***ing World”, la serie di Jonathan Entwistle che è anche il creatore di “I Am Not Okay With This”. Ho trovato il momento perfetto per guardarla, ero a New York da solo e annoiato e l’ho vista tutta in una notte: mi è davvero piaciuta.
Qual è la “tua” canzone?
“Holding out for a hero” è uno dei classici della mia lista. Un’altra è “Last Train Home” di Pat Metheny Group. Voglio sempre riascoltarla. Queste sono le due che mi rappresentano.
Dato che hai anche recitato nel film “Guardiani della Galassia” e che anche “I Am Not Okay With This” parla di poteri, qual è il tuo superpotere o quello che vorresti avere?
Vorrei avere poteri telekinetici, sono utili in ogni situazione. Ad esempio, se non volessi alzarmi, potrei semplicemente fare in modo che le cose vengano da me. Questa è solo pigrizia ma… se invece dovessi avere a che fare con missioni da supereroe, questi poteri sarebbero perfetti perché mi permetterebbero di avvicinare o allontanare le persone da me, praticamente infrangendo le regole; potrei sollevare me stesso, in modo da poter quasi volare.
Il tuo Must Have sul set?
Un buon cast e troupe. Voglio semplicemente andare d’accordo con le persone con cui sto lavorando. Questo vale davvero per qualsiasi lavoro, ma desidero solo divertirmi sempre con tutti e, finora, è stato così per ogni progetto e quindi credo di esserne abbastanza soddisfatto.
Epic fail sul lavoro?
Ce n’è stato uno di recente, durante le riprese di “I Am Not Okay With This” dove penso che ci siano voluti undici take prima di ottenere quello giusto, solo perché stavamo facendo confusione con le battute più e più volte. È stato imbarazzante ma succede a tutti.
Se potessi andare a cena con 3 persone del passato/presente/futuro chi sceglieresti?
Il primo sarebbe Junji Ito, uno scrittore di graphic novel. Edgar Wright sarebbe figo e poi Elton John.
Qual è invece il tuo videogame preferito?
L’ultimo “The Legend of Zelda: Breath of the Wild” è così perfetto! Ero così emozionato per l’uscita di quel gioco e non ha deluso le mie aspettative. È stato un momento magico, ho aspettato 5 ore in fila al Best Buy fino a mezzanotte per averlo. E ne è assolutamente valsa la pena.
Perché su Instagram ti definisci “Semplicemente Scott Pilgrim e dintorni”?
Il film in generale, i riferimenti che fa il film e i videogiochi… penso sia tutto molto nel mio stile. Mi piace il tono generale del film e poi, i miei capelli… quello che sto dicendo è che potrei interpretare Scott Pilgrim senza problemi. [ride]
“L’ultimo “The Legend of Zelda: Breath of the Wild” è così perfetto!”
Un’ultima domanda… ti sei mai spaventato sul set di “It”?
Non c’è stato un momento esatto in cui mi sono spaventato ma ce ne sono stati un paio che non mi aspettavo: per esempio c’è un momento in cui camminiamo nelle fogne e parti del corpo galleggiano tra di noi, ma non ci avevano spiegato cosa avremmo trovato quindi non saperlo è stato un po’ spaventoso. Mi ha fatto battere forte il cuore per un po’. Anche la prima volta in cui abbiamo visto Pennywise sul set è stato un momento importante per tutti noi.
The Film Wall
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