In una soleggiata giornata a Londra (persino troppo soleggiata per essere Londra), abbiamo conosciuto questo ragazzo incredibile che si chiama Zackary Momoh (o semplicemente Zack) che si dà il caso interpreti il personaggio di Seth Butler nella nuova serie tv di Netflix “Seven Seconds“. È un dato di fatto: la serie sarà un successo, considerando anche che la direzione e produzione è di Veena Sud, ideatrice di “The Killing”. “Seven Seconds” racconta dell’omicidio di un afroamericano quindicenne a Jersey City che viene insabbiato da parte della polizia, ma che farà partire la ricerca della verità.
Ma ritorniamo a Zack. Si è presentato in sella alla sua bella (diciamo pure bellissima) Harley Davidson e, sin dal primo momento, abbiamo capito che era un ragazzo con cui sarebbe stato facile parlare, talentuoso e un attore appassionato al suo lavoro. Ha chiacchierato con noi riguardo la sua carriera, la sua Fede e filosofia di vita per cui dice: “non bisogna arrendersi mai“. Abbiamo adorato il suo viso sempre sorridente e, la passione per tutto ciò che fa è palpabile, ovunque si trovi.
_______________________
C’è stato un momento preciso in cui hai scoperto o deciso che volevi diventare un attore?
_______________________
Penso di aver sempre voluto recitare. Da bambino ero in un talent show dove recitavo e ballavo e penso che sin da quel momento ho voluto recitare a livello professionale. Pensavo “in questo modo farò soldi…o nel caso in cui non dovessi riuscire a farli, continuerò comunque a recitare.” Ero, credo, all’Università e penso di aver avuto circa 20 anni, forse 19, quando decisi di non voler più studiare marketing.
_______________________
Sei mai stato sul punto di “arrenderti” nella tua carriera?
_______________________
No, non sono mai stato sul punto di arrendermi. Se c’è una cosa di cui c’è bisogno nell’industria cinematografica è la fede e la perseveranza, perché ci sono molte delusioni, tanti no.
Tutto, tutte le mie reazioni, tutte le cose difficili successe, ogni avversità, hanno costruito il mio carattere; e più tutto ciò diventava difficile, più mi spingevano a voler fare meglio.
_______________________
C’è qualcuno che ti ha ispirato, sia nella vita che nel lavoro?
_______________________
In questo momento, molti registi mi ispirano, a livello di come loro riescono a far provare un’emozione, un pensiero o semplicemente per come dirigono. Come Kahlil Joseph, Guillermo del Toro…
_______________________
Hai visto “La forma dell’acqua“?
_______________________
Si, e potremmo stare qui a parlarne anche per un’ora e mezza. È bellissimo ed è come se tutto fosse in continuo movimento, niente di statico. Tutto quanto va e viene o a destra o a sinistra, come l’acqua. Ho visto “Il labirinto del Fauno”, ma non mai stato un tipo da “ohhh, Guillermo del Toro!”, ma guardare questo film è stato fantastico.
Ci sono molti attori che mi ispirano; come Daniel Kaluya, che è appena stato nominato agli Oscar, e conosco anche molti attori di teatro che ho visto recitare e mi hanno lasciato senza parole. Come Jonathan Ajayi, che si è appena diplomato alla scuola di recitazione, eppure vedi questa passione in lui.
_______________________
Qual è stata l’esperienza che ha influenzato maggiormente il tuo modo di recitare e di identificarti con un personaggio?
_______________________
Penso sia stato quando ho interpretato un personaggio in un teatro che conteneva massimo 70 persone, e venivo pagato circa 200£ al mese e per tre mesi e ho dormito sul divano di mio cugino. Vivevo molto lontano dal teatro e utilizzavo la bicicletta per spostarmi, perché non potevo permettermi né i soldi per il treno né per il bus. E mi sono concentrato unicamente in quel ruolo sia quando dormivo che quando mangiavo o respiravo.
Con quel personaggio ho davvero allargato i miei orizzonti creativi e questo mi ha permesso di spingere me stesso in un modo in cui non mi ero mai esposto prima. E questo mi ha cambiato davvero tanto, permettendomi di dare il 100% , tutto me stesso, non preoccupandomi dei sacrifici che avrei dovuto affrontare, e questa è una cosa che ti torna sempre indietro; bisogna rafforzare le proprie abilità.
_______________________
È facile per te separare la vita privata da quella del personaggio? O è stato sempre molto intenso come la volta di cui ci hai parlato?
_______________________
In certo senso, sì e no. Quando non sono sul palco o sul set si, sono io. Anche quando dicono “cut!”, sono sempre io. Tuttavia, ci sono alcuni dettagli che quando vai a casa rimangono come incastrati dentro di te. Mi ricordo che, mentre interpretavo un certo personaggio, mi svegliavo sudato ogni notte dallo stesso incubo in cui immaginavo di strangolare la mia fidanzata nel letto.
Quando ho recitato in Seven Seconds, mi sentivo come Seth Butler, che ha dei modi totalmente diversi dai miei, come il modo di porsi, ma ciò nonostante lo ritrovavo incastrato in me. Sebbene fossi a New York, parlavo con un accento inglese, e ovviamente il personaggio che dovevo interpretare aveva invece un accento Newyorkese e del New Jersey. Così al market sono passato dal dire “Allora scusi, potrei avere questo e questo e questo…” , con il tempo, alla fine di Seven Seconds, imparai a dire “Yo, dammi questo, e anche quello e poi fammi anche un caffè”. E nella mia mente ero tipo bleah.
Mi sono poi accorto che succedeva anche quando parlavo alle persone; iniziavo il discorso spontaneamente con il mio accento inglese, ma finivo la conversazione con “dimmi tutto yo buddy”. Quindi per rispondere alla domanda: si e no.
_
Quando recitavo in Seven Seconds, mi sentivo come Seth Butler, che ha dei modi totalmente diversi dai miei, come il modo di porsi, ma ciò nonostante lo ritrovavo incastrato in me.
_
_______________________
Per Seven Seconds hai vissuto a New York per sei mesi; Com’è stato vivere lì? Ti è piaciuto?
_______________________
Ah, New York è una delle mie città preferite al mondo! Innanzitutto, ho ‘affrontato’ tutte le stagioni: le tempeste di neve, la pioggia, l’umidità, il sole…È come Londra, in certo senso, ma ha più elettricità. Ho la sensazione che abbia sempre tanta energia ed è davvero la città che non dorme mai. Lo so perché, quando vivevo a Brooklyn e uscivo di casa, chiacchieravo con gente simpatica, finivo improvvisamente in qualcosa di folle o in qualche evento. Anche nel fare solo un salto al bar o in un una caffetteria c’era sempre qualcosa da fare, qualcosa di divertente.
Penso di essere rimasto rintanato in casa per il primo e il secondo mese, ma una volta entrato in sintonia con il personaggio, ho deciso di uscire di più e di godermi New York. L’ho adorata: le persone e la sua atmosfera.
_______________________
Seven Second ora è online su Netflix. Come ti senti?
_______________________
Emozionato.
È passato molto tempo, perché le riprese sono finite a luglio dell’anno scorso …quindi non mi sembra vero! L’ho visto mesi fa quindi ora so come verrà accolto. Inizialmente mi chiedevo come, ma ora lo so. Specialmente con tutto quello che sta succedendo in questo periodo. Questa serie tv è davvero diversa ed è il tipo di show che preferisco, un crime thriller.
_______________________
È anche il mio preferito!
_______________________
Hai visto la serie “The Killing“? Anche questa è di Veena Sud. Devi assolutamente aggiungerlo alla tua lista!
Io intanto devo ancora finire “True Detective” e “Fargo”.
_______________________
Cosa ti ha convinto a partecipare al progetto?
_______________________
Primo tra tutti, aldilà del mio personaggio, la storia. Penso che la storia, a prescindere dai fatti di cronaca, racconti di ciò che sta accadendo a molte sorelle e fratelli neri, a causa dei dibattiti tra “The black lives matter” (ndr movimento per il rispetto della vita delle persone di colore) e “The blue lives matter” (ndr movimento per il rispetto della vita dei poliziotti). Da sempre sentiamo parlare di famiglie in tribunale che dicono: “Nostro figlio/figlia non merita di morire”. E poi sentiamo la versione della polizia.
Altra ragione per cui ho deciso di partecipare al progetto era il cast coinvolto. Come ho detto sono un grande fan di The Killing, e di Gavin O’Connor, che ha fatto Warrior; e di Lawrence Bender che, insieme a Kevin Brown come executive producer, ha prodotto molti dei film di Quentin Tarantino.
Ed è Netflix: sai che sarà qualcosa di buono perché è di Netflix. Inoltre, la sceneggiatura era davvero ottima e fu un’opportunità per me; il personaggio è complesso, pieno di contenuti e per un attore è sempre importante recitare un ruolo così conflittuale.
_______________________
Cosa vorresti che la gente imparasse da questa Serie TV?
_______________________
Prima di tutto è certamente un grande show! Questo è sicuro.
La serie si occupa di capire il conflitto dietro le decisioni della gente. Probabilmente impariamo di più sull’umanità quando succedono questi tragici eventi, finiamo per vederle come un hashtag e diventano un simbolo dell’ingiustizia.
Quello che davvero vediamo è come ciò si ripercuote sul nucleo famigliare, come i padri, le madri reagiscono. Li vediamo sempre forti, ma quando spegniamo il televisore, quando loro tornano a casa al loro vuoto, c’è un forte senso di colpevolezza e solitudine. Penso che questa serie sarà importante per le persone per capire, e vedere le cose non solo come un semplice hashtag.
_
Il personaggio è complesso, pieno di contenuti e per un attore è sempre importante recitare in un ruolo così conflittuale.
_
_______________________
Cosa ci puoi dire invece riguardo “The Kill Team”?
_______________________
È basato sul documentario e la storia vera di soldati in Afghanistan, appena dopo l’occupazione del paese. Dopo la fine della guerra, rimangono molti soldati laggiù e molti di questi sono addestrati a uccidere e sono molto, molto annoiati. Così commettono crimini contro uomini comuni afgani solo per poter sparare e uccidere. In “The Kill Team” recito con Alexander Skarsgård e Nat Wolf, che interpreta il ruolo del sergente Bruer, un uomo che sembra aver visto tutto e riesce a non stupirsi di nulla.
È un film interessante che penso possa far aprire gli occhi: spesso si sente parlare di patriottismo e di andare a combattere per il proprio Paese, ma il film va aldilà di questo, e parla di come ciò colpisce gli uomini che vivono davvero lì.
In “Seven Seconds”, ho dovuto parlare con diversi veterani di guerra. Questo mi è servito a capire meglio la mente di un soldato: tu indossi quell’uniforme e tu sei l’uniforme. Questa è la tua identità e devi sempre averla con te.
_______________________
Qual è il ruolo dei tuoi sogni?
_______________________
Immagino un ruolo da protagonista in una pellicola che provochi pensieri sulle relazioni, che siano tra padre-figlia, padre-figlio o marito e moglie. Qualcosa che susciti forti emozioni sia in me che nel pubblico.
Must have on set: Il the verde. Sono da sempre un amante del the verde. E le cuffiette.
Superpower: Telecinesi.
Epic Fail sul lavoro: Ero sul palco e recitavo in “From Morning to Midnight” al National Theatre. In una scena indossavo questa sottoveste/mutande e un vestito che potevi agganciare e sganciare velocemente a causa dei cambi d’abito. Erano tutti movimenti rapidi e quando dovetti saltare e saltai, la sottoveste andò giù. Avevo l’orchestra dietro di me. Avevo il fondoschiena scoperto, ma non ero ancora rivolto al pubblico, e c’era l’orchestra che esclamò “oooh”, perché sapeva che nel giro di 5 secondi mi sarei dovuto girare. Allora cercai di non girarmi e feci tutti passi di lato. É stato imbarazzante, ma molto divertente…tutti quanti si sono divertiti.
La tua isola felice: Un qualsiasi posto tranquillo dove posso stare con Dio e pregare.
Accento Preferito: Irlandese e Newyorkese.
Film preferito, da bambino ed adesso: “Dragon Ball Z”! Tornavo a casa tutti i giorni e facevo i miei compiti velocemente per vederlo. E “Pagemaster”, quello con Macaulay Culkin e Whoopi Goldberg, dove lui si trasforma in un cartone animato. Per tanto tempo sognai di poter diventare anche io un cartone. Avevamo questo bagno senza finestre e quindi dentro c’era buio pesto. Mi chiudevo lì dentro e mi dicevo “Spero di diventare un cartone animato!” e potevo immaginare di diventarlo. Fu forse la prima volta in cui ampliai la mia immaginazione.
Ad oggi, “Moonlight” e “Get Out”. Questi due film…non vorrei dire che mi hanno stupito, mi hanno lasciato senza parole.
Parola preferita: Dope (ndr. Figo)
Citazione preferita: È tratta dalla Bibbia, “L’amore non abbandona mai le persone. Non smette di aver fiducia, non perde mai la speranza, non si arrende mai.” È il 1 I Corinzi 13:7-9.
L’ultimo Binge-watch: “Altered Carbon” che non ho ancora finito, e “The Expanse”, che è molto bella.
Cosa hai già spuntato nella tua lista dei desideri: Ho recitato un fantastico ruolo in una serie drammatica, ho comprato una Harley Davidson, e voglio viaggiare in più posti possibili.
La cosa più bella mentre giravi “Seven Seconds”: Penso sia il rapporto con alcune persone meravigliose. Ci sono persone davvero interessanti con cui mi sono divertito tanto. Anche la creatrice è stupenda. Ho dovuto interpretare un personaggio che non avrei mai pensato di fare e non ho mai pensato di affrontare una tale battaglia nell’interpretarlo. Questo è l’obiettivo di ogni attore.
Ops! Break Time:
Snack Crush: Qualsiasi cosa al formaggio e piccante.
Dolci o Popcorn: Popcorn, assolutamente.
Dato che siamo italiani…Hawaiian pizza, si o no? Non matto della pizza, preferisco un buon piatto di pasta. Preferisco non immischiarmi.